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Dopo una mattinata piena di pensieri, arriva l'ora di pranzo. La cameriera traffica in cucina, mentre io e Mike siamo seduti sulle poltrone nella grande sala, guardando un po' di tv.
-Signor Jackson, il pranzo è pronto!
Con mio grande stupore, quando entriamo in cucina, il tavolo è completamente vuoto, neanche un piatto, un bicchiere, posate... niente. Esito per un attimo. Michael ride, non so se a causa della mia faccia, e mi porta fuori, oltre una grande vetrata posta sul retro della cucina che affaccia su un porticato. Scopro che c'è un'Outside Kitchen, ossia una cucina esterna, all'aperto. Oltrepassate le vetrate ci ritroviamo sotto una tettoia, organizzata con tavoli e panche da picnic ricoperte di cuscini. A tenerci compagnia c'è anche la statua di uno chef vestito con divisa e cappellone bianco, una mano sul petto e l'altra che sorregge un grande vassoio con un coperchio. Il porticato si affaccia sul verde prato con tappeti di fiori colorati e una piccola fontana circolare, quasi un laghetto. Le mie porzioni sono molto ricche e abbondanti, mentre quelle di Michael vegetariane (non ricordo dove l'avevo letto, forse su uno dei megazine che ho a casa) e da questo capisco perché Michael sia così magro. Mangiamo piano, ma io ho lo stomaco chiuso e non tocco quasi per niente il cibo.
-Non ti è piaciuto?- mi chiede mentre salgo le scale per andare in camera a prepararmi.
-Al contrario, è stato buonissimo, ma ho lo stomaco chiuso.
-Non ti senti bene?- chiede con un leggero tono di preoccupazione. Lo amo quando fa del suo meglio per prendersi cura di qualcuno!
-Sì, è solo che quando devo fare qualcosa di importante o di diverso dal solito mi passa la fame.
Non dice niente, ma sorride e quel sorriso per me vale più di mille parole, come un conforto, come il tepore di un abbraccio.
-Che cosa devo mettere per le prove?
Effettivamente mi rendo conto di aver fatto una domanda molto imbarazzante, ma non vorrei presentarmi con gli indumenti sbagliati.
-Metti la cosa più sportiva che hai. Facciamo solo delle prove.
Annuisco e salgo in camera. Quando scendo mi presento con una canottiera, un pantaloncino corto, le mie vecchie scarpe da ginnastica porta-fortuna e i capelli raccolti in una coda.
-Così sei perfetta- esclama con gli occhi che brillano.
-Grazie- arrossisco. -Anche tu stai benissimo vestito così.
Indossa pantaloni neri attillati, la maglia bianca con lo scollo a V, una camicia azzurra leggermente sbottonata e ai piedi i soliti mocassini neri. Ma che dico, non sta benissimo vestito così, è proprio uno schianto! I capelli neri gli ricadono sulle spalle contornando quel suo viso angelico; prende un elastico che ha al polso insieme ad un braccialetto rosso e li lega in un codino. Vorrei fargli notare che rimane comunque uno schianto e che tra un po' svengo sul serio.
Il clacson di una macchina in lontananza rompe l'atmosfera.
-Ah, questo è Frank. Oggi ti presento anche il mio autista.
Ci infiliamo nella Rolls Royce e prima che Frank possa chiudere la tendina...
-Frank, questa è Claudia.
-La signorina Claudia?- esordisce lui come se avesse visto la settima meraviglia del mondo.
-Sì, proprio lei.
-Lietissimo di conoscerla, io sono Frank!
-Il piacere è tutto mio.
Dalla voce mi pare di notare che è la stessa persona che aveva accompagnato me e Ale a casa di nonna Hilary dopo il primo incontro con Michael, ma non ci eravamo mai presentati ufficialmente.
-Il signor Jackson mi ha parlato molto di lei.
-Davvero?- chiedo stupita.
-Hey Frank, possiamo partire per favore?- chiede Michael con un sorrisetto timido e tutto rosso in viso.
-Ahahah okay, scusi!
Michael che ha parlato di me? Questa sì che non me l'aspettavo!!! Alza la tendina e la macchina parte spedita. Per un po' di tempo regna il silenzio tra di noi, poi mi chiede premuroso: -Sei ancora agitata?
-Non come prima- rispondo, ma è una bugia.
In realtà sono agitatissima. Non ho mai vissuto un'esperienza del genere e dovrò cercare di fare una buona impressione sugli altri.
-I ballerini e il coreografo sono eccitati, non vedono l'ora di conoscerti! Vedrai, sono tutti molto simpatici.
"Caspita, sono arrivata da un giorno e già mezzo mondo sa di me...".
Cerco di far apparire una faccia divertita e nascondo la preoccupazione dietro un sorrisetto tremante.

Frank parcheggia l'auto e scende ad aprirci gli sportelli.
-Signore, siamo arrivati- si rivolge a Michael in tono servizievole.
C'è un cancello e sopra un cartello con scritto MJJ STUDIOs in caratteri ben visibili. Dentro ci sono tanti edifici che da fuori sembrano uffici. Sulla strada attorno ad essi c'è tanta gente indaffarata che cammina avanti e indietro: cameraman, registi, uomini in divisa... Sembra di essere a Cinecittà, su qualche set cinematografico, ma molto più in grande! Al nostro passaggio, come per magia, ognuno smette per un attimo di fare il proprio lavoro e ci saluta cordialmente.
-Michael, ma questi non sono studi di registrazione?- chiedo.
-Anche, ma ci sono delle palestre dove i ballerini ed io proviamo per esibizioni, concerti e per girare mini-film. Un pezzo di Moonwalker è stato girato proprio qui.
Moonwalker è un film documentario, il cui protagonista è appunto Michael, uscito un anno fa. Ricordo ancora quando l'ho visto la prima volta: ero letteralmente incollata al televisore, con gli occhi spalancati, cantando tutti i pezzi.
-Questo posto è spettacolare!- esulto.
-E indovina? Tra qualche giorno partiamo per New York!- esclama eccitato.
-Hanno fissato lì il prossimo concerto?
-Esatto. Che te ne pare?
-Fantastico! Non sono mai stata a New York. Ma non avevi detto che avevamo circa due settimane di tempo?
Ecco che l'ansia si fa di nuovo sentire. Il tempo stringe.
-Sì, ma dobbiamo arrivare prima sul posto perché bisogna preparare il palco e provare lì prima del concerto. Vedrai, ci sarà da divertirsi.
Intanto siamo arrivati davanti ad un edificio dalle pareti grigie. Da una porta con una vetrata si intravedono delle sagome colorate che si muovono. Entriamo in una palestra tutta illuminata e in un attimo sono investita da voci maschili profonde e confuse.
-Buongiorno signor Jackson, la stavamo aspettando!
-Buongiorno signore!
-E' lei la ragazza italiana? Come si chiama?
-Buongiorno a tutti ragazzi! Questa è Claudia, la ragazza italiana che si aggiungerà ai nostri ballerini. Claudia, questo è il ballerino e coreografo LaVelle Smith.
-Piacere!
Davanti a me c'è un uomo sorridente leggermente più basso di me, dalla pelle scura e snello, con un ciuffo di capelli nero. Nel presentarsi rivela una voce molto profonda, ma simpatica e confortante.
-E questi sono gli altri ballerini: Randy Allaire, Evaldo Garcia e Dominic Lucero.
Stringo a tutti la mano, chi più forte e deciso, chi più delicato.
Me li presenta uno ad uno, così cerco di fissare bene i nomi in testa. Mi sento un'intrusa soprattutto perchè sono tutti maschi. LaVelle, molto gentile, mi rassicura dicendo: -E' normale avere paura di affrontare una cosa così grande.
Sembra abbia capito il mio alto stato d'ansia.
-Michael mi ha già detto tutto. Ha parlato tanto di te...
-Davvero?- continuo a chiedere sbigottita.
Mi viene il dubbio: "E quando, se ci conosciamo da poco tempo?"
-Ragazzi, tutti in posizione! Claudia, i ballerini sanno già la loro parte. Vieni che ti spiego la tua.
Per tutto il pomeriggio imparo passi e passi di danza e non mi fermo un secondo. Oltre a LaVelle c'è Michael che mi dà delle dritte fondamentali. Ascolto ogni consiglio e non tralascio neanche una parola o un movimento, per quanto possa sembrare futile. Mi aspetto che se non riesco a fare bene un passo il mondo mi crolli addosso, invece non è affatto così! Non si arrabbia mai nessuno (soprattutto Mike), sono tutti dotati di una comprensione e dolcezza immensa, ma anche di molta tenacia e fiducia. Un pezzo si riprova fino a quando non esce alla perfezione! Dopotutto non sono passata ai piani alti, ma a quelli altissimi... Mi chiedo se riuscirò a reggere il ritmo. Osservo Michael, il mio Maestro, e studio nei minimi dettagli ogni suo movimento, ogni suo passo per poter migliorare. L'ansia sparisce. Non è un ambiente pieno di montati e rimproveri, al contrario, sono molto stimolata a fare del mio meglio e anche se è un lavoro duro (non posso negarlo) non mi pesa per niente. Persino il mio indiscusso idolo prova e riprova milioni di volte senza fermarsi. Chi l'avrebbe mai detto che per fare quello che fa si impegna così tanto? Vorrei andare lì e dirgli: "Michael, fai una pausa. Cerchi la perfezione senza renderti conto che lo sei già!" Non so, forse mi aspettavo che non provasse con noi perché è troppo bravo, o che non sbagliasse mai, ma non è così. Certo, pretende molto, ma questo perché non vuole mai deludere i suoi fans e pretende più da sé stesso che da noi!
-Stai andando benissimo!- mi incita lui, mentre guarda mangiando un lecca-lecca, seduto su una sedia di fronte a me.
Sorrido entusiasta, anche se sono un po' a disagio con tutti questi occhi puntati addosso, ma la musica mi prende così tanto che per interpretarla non penso più a chi ho intorno.
-Te l'avevo detto che avresti imparato alla svelta. Questa è solo una parte della coreografia, il resto te lo insegneremo domani. Ora facciamo un'ultima prova con la musica e non ti preoccupare se non ti ricordi qualcosa.
Dalle enormi casse provengono le note e Michael inizia a cantare. Ha una voce stupenda e mi perdo nelle sue parole, come se ci cascassi letteralmente dentro. Mi lascio andare e ballo come non avevo mai fatto prima, mi scateno in pista proprio come i miei amici ballerini. "Il palcoscenico è a vostra disposizione- ci dice sempre Michael- ora lo dovete fare vostro". Negli specchi posti di fronte (che servono per rivedere i passi e far capire al ballerino dove sbaglia, imparando l'autocorrezione) vedo una ragazza che non sono io. Non penso di essermi mai sentita così soddisfatta. Era questo di cui avevo bisogno, vivere le mie passioni: il ballo, la musica e Michael. "Quando torno a Roma posso benissimo aprire una scuola di ballo" mi dico. "Guarda qua! In mezza giornata di lezione con il Re del Pop sono cambiata tantissimo". Insomma, anche io sono stupita dell'immediato risultato. Sono eccitata, carica d'adrenalina e avere Michael davanti mi fa sentire ancora più... più... è un sentimento talmente bello e mai provato che non so descriverlo! Muove braccia, corpo, piedi in contemporanea, sembra quasi che voli su quel palco. Il risultato è questo: ballo la mia parte alla perfezione! Ricevo molti complimenti, sono intimidita e non so cosa dire, perciò rispondo "Grazie" a destra e a sinistra. Alla fine vado nello spogliatoio per cambiarmi e bere perché ne ho un urgente bisogno e anche per scaricare tutta la tensione. Mi sento inspiegabilmente più leggera, libera, una sensazione che forse ho sempre cercato ma non sono mai riuscita a trovare fino ad oggi. E poi... ho appena ballato con Michael e i suoi ballerini, non nella mia camera a Roma. Sono in America! Il solo pensiero di essere qui è pura magia.
-Hey!- mi ferma LaVelle poco prima di uscire. -E' andata bene oggi.
-Sì, molto bene- rispondo contenta. -Non ho mai ricevuto tanti complimenti tutti in una volta.
-Con chi lavoravi prima?
-Veramente non ho mai lavorato per qualcuno.
-Wow, allora hai la danza proprio nel sangue!
-In Italia ho fatto ginnastica ritmica...
Mi posa una mano sulla spalla.
-E' impressionante la fortuna che abbiamo avuto ad incontrare una persona come Michael Jackson, ma non mi sto riferendo all'artista. No. Bisogna prima vederlo come Maestro di vita. Solo allora riuscirai a cogliere a pieno il suo messaggio.
Annuisco, senza sapere cosa rispondere, ma consapevole fino in fondo che tutto ciò che mi sta dicendo LaVelle è la pura verità. Michael è semplicemente la persona più genuina del mondo, ma solo chi lo vede con il cuore e non con gli occhi riesce a capirlo, ad apprezzarlo per quello che veramente è.
E così, sin dal primo giorno, capisco che questo non è un vero e proprio corpo di ballo, ma una famiglia, con cui ci si può confidare e scherzare.

Fuori ormai si è fatto buio. Frank ci sta aspettando nella Rolls Royce parcheggiata proprio davanti al cancello.
-Che ore sono?- chiedo a Michael.
Lui scosta la manica della camicia e controlla l'orologio. -Le otto.
-Non mi sembrava fosse passato così tanto tempo!
-Mi dispiace se ti sto mettendo fretta per le prove, ma di solito occorrono mesi di preparazione e a questo punto ci rimane pochissimo tempo...
-Non ti preoccupare! Sta andando tutto bene... anche se spetta a te decidere come sto facendo il mio lavoro- Sorrido. -Comunque avevi ragione, non c'era motivo di essere preoccupata. Sono stati tutti molto simpatici e carini con me, mi sanno far sentire a casa.

Arrivati a Neverland mi aspetto che mi corregga su qualche cosa che non andava nella coreografia, invece niente. Scopro presto che quando è momento di relax, non si parla di lavoro, ma solo di divertimento!

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