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Finalmente arriva il giorno tanto atteso! Il 29 Agosto. Michael lo vive come un giorno uguale agli altri, noi fans assolutamente no. Anzi, ho capito che è più importante per noi che per lui! Ricordo ridendo quelle volte in cui ero a Roma il giorno del suo compleanno. Preparavo una bella torta e cantavo canzoni alle mie foto che ricoprono tutta la parete della stanza. Lo festeggiavo così e chiudendo gli occhi esprimevo sempre il solito desiderio: “Spero proprio che un giorno riuscirò a vedere Michael e dirgli quanto lo amo e quanto è importante per me”. Questa mattina la prima cosa che ho fatto è stato augurargli buon compleanno. Non mi sembrava vero, dopo tanti anni, di aver fatto gli auguri al VERO Michael e non alle foto. Indovinate dov’era? Nella sala da ballo. Provava. Billie Jean è un pezzo che non richiede altri ballerini e deve contare solo sulle sue forze e la musica, anche se questo non è mai stato un problema. Non si impone un limite massimo, punta alla perfezione, e quando la raggiunge alza ancora di più l’asticella di difficoltà. Questa settimana si è impegnato veramente tantissimo, qualche volta sono riuscita a vederlo provare. La maggior parte delle volte, mentre lui provava, rimanevo con Wayne e contattavamo qualche amico di Michael. Insomma, è il Re del Pop e merita una festa di compleanno come si deve! Ho passato diverse notti insonni a pensare a qualche potenziale regalo degno del “Re del Pop”, il che è assurdo perché al mondo non esiste persona più famosa ma allo stesso tempo più umile di lui, proprio perché la sua figura non è come quella delle grandi star di Hollywood, ma un concentrato di amore e semplicità. Cosa posso fare? Cosa posso inventarmi per il compleanno di una persona come lui? E alla fine, dopo molti cambiamenti improvvisi di idee, ecco che arriva quella giusta…
Michael, fortunatamente, sarà in sala di registrazione tutto il giorno. E’ dalle dieci che se n’è andato! Generalmente, se mi avesse dato una notizia del genere, sarei morta all’idea di passare un intero giorno a Neverland senza di lui e l’avrei implorato di portarmi con sé, ma oggi è un punto che va a mio vantaggio, assurdo ma vero. Avrò più tempo per preparare la mia sorpresa… Certo però, è il giorno del suo compleanno e lavora il doppio! Sala di registrazione tutto il giorno, celebrazione con premio la sera. Mi rimbocco subito le maniche, partendo proprio da dove tutto è cominciato: il Giving Tree. Ho già in mente tutto quello che devo fare. Sarà perfetto! Michael tornerà per le cinque e mezza, sei. Ce la farò?
Mi arrampico sempre più in alto, fino a raggiungere la piattaforma. Improvvisamente sulla mia spalla, leggiadro come una ballerina, compare Bubbles, catapultandosi giù da un ramo sopra la mia testa. –Hey!– esclamo.
Non la smetterà mai di farmi sorprese…
-Da dove salti fuori? Michael ti ha lasciato qui oggi?
Il piccolo scimpanzé annuisce agitando la testolina pelosa. Lo afferro da sotto le braccia e me lo tengo in grembo, grattandogli la pancia e il retro delle orecchie, proprio come piace a lui, mentre si accoccola beatamente.
–Dimmi, lo sai che è un giorno speciale oggi?
Lui non muove un muscolo, concentrato nella sua beatitudine, ma so perfettamente che sta ascoltando.
–E’ il compleanno del tuo padroncino, lo sai? Mi darai una mano?
Annuisce di nuovo, apparentemente soddisfatto ed entusiasta dell’idea.
–Okay, allora comincia ad appendere questi, dove più ti piace!– e gli lascio tra le mani dei festoni colorati. Lo scimpanzé li scruta per un attimo e poi comincia ad arrampicarsi sui rami più alti. Forse lo prende come un gioco divertente, ma intanto io posso dedicarmi ad altro. Per prima cosa faccio lo stesso con dei fili di luci e li distribuisco omogeneamente, in modo che tutto l’albero sia illuminato, ma al centro rimanga un po’ buio per poter vedere le stelle. Mi rendo presto conto che per una cena servirebbero un tavolo e delle sedie, ma che è praticamente impossibile caricarli su un albero di quelle dimensioni, così mi limito a stendere una piccola tovaglia rossa e argento sulla piattaforma di tronchi, come un picnic, e adagio due soffici cuscini. Sopra vi sistemo delle piccole candele e apparecchio per due. Ora manca solo il tocco finale: dato che Michael ama i fiori, al centro della tovaglia sistemo un vaso pieno d’acqua con un  bouquet di girasoli, i fiori preferiti di Michael, quelli che gli ispirano allegria e per questo chiama “i fiori felici”, tutt’attorno tante piccole delicate margherite bianche, un altro dei suoi fiori preferiti perché è il più semplice e quello che i bambini imparano per primo a disegnare, il fiore per eccellenza e, infine, un’unica, stupenda rosa rossa da poco sbocciata al centro. L’aria sa di fresco, di pulito e il Giving Tree, già di per sé così speciale, ha assunto un aspetto ancora più magico. Non oso immaginare come sarà stasera, al buio, completamente illuminato. Bubbles, poco più su, armeggia con un festone. Ormai i rami ne sono quasi pieni. E’ uno spettacolo indescrivibile!
–Bravo Bubbles, continua così! Io vado in cucina, ci vediamo dopo.
Agita vigorosamente la mano e indica il festone, lasciando intendere che è molto occupato.
Beh, è da molto tempo che non cucino, lo devo ammettere, ma con un buon ricettario, una cucina del genere a disposizione, tempo e creatività ce la posso fare! Devo riuscire a cucinare qualcosa di speciale per una persona speciale.

Verso le sei ho finalmente preparato tutto. Frank mi ha dato una mano prendendo la strada più lunga per tornare a casa. Mi affretto a portare tutto sul Giving Tree, faccio una doccia e lascio un biglietto sul tavolo della cucina.

Auguri Applehead! Com’è andata in studio? Mi sei mancato, ma ti aspetta una sorpresa. Ci vediamo alle 18:30 in punto nel “nostro posto segreto”.
I love you!
Claudia

Sono stanca, ma soddisfatta. Chissà che faccia farà Michael… Sarà sorpreso? Se lo aspettava? Non resta che scoprirlo…

Nell’attesa che passi questa mezz’ora mi sorge un dubbio: Michael avrà trovato il biglietto? Mi guardo intorno. E’ tutto così bello, così perfetto, ma manca lo spirito gioioso di Michael.
–Hey Bubbles, vieni qui!
Appena lo scimpanzé arriva alla mia altezza, ridacchiando gli infilo un cappellino a punta colorato sulla testa. Anche lui ridacchia e comincia a giocare con l’elastico sotto il muso tirandolo.
–Sei bellissimo.
-Si può?– chiede ridacchiando a sua volta una dolcissima voce proveniente dal basso. Subito dopo compare un pallido viso angelico. Il corpo magro si muove agilmente tra un ramo e l’altro, come se conoscesse a memoria la posizione esatta di ogni singolo ramo, piccolo o grande che sia. Guardo l’orologio. Le sei e mezza in punto. Appena mette i piedi sulla piattaforma rimane a bocca aperta, letteralmente, senza sapere che dire. Ora che è cominciata a calare la notte l’effetto è ancora più spettacolare.
–Auguri!– grido andandogli incontro.
L’ultima cosa che vedo è il suo estasiato sorriso e i suoi occhi in cui puoi trovare riflesso il Paradiso, poi i nostri corpi si allacciano in un morbido e profumatissimo abbraccio. Mi sollevo, come sempre, leggermente in punta di piedi e per un attimo, protetta in quell’abbraccio, mi sembra di non percepire più il terreno sotto i piedi. Sì, prima era tutto perfetto, ma nulla è completo senza di lui e non esisterà mai cosa più magica di un suo abbraccio, neanche Neverland, perché se Neverland risplende di magia è tutto grazie a lui.
Dopotutto neanche l’Isola Che Non C’è è perfetta senza il suo Peter Pan.
Appena ci separiamo da quell’abbraccio, riporto lo sguardo sul suo viso e noto qualcosa brillare negli occhi. Lacrime, che piano scorrono sul suo viso, senza che faccia troppa fatica a nasconderle.
–Grazie, è la cosa più speciale che qualcuno abbia mai fatto per me!
-Beh, non esagerare adesso– rispondo visibilmente imbarazzata, ma lui mi risponde una cosa davvero inaspettata.
–Solo perché sono Michael Jackson non significa che non sappia più distinguere i gesti piccoli e speciali da quelli grandi e superflui.
Gli stringo forte la mano e lui accetta quella mia risposta silenziosa con un sorriso di gratitudine.
Mi attira a sé con delicatezza, poi mi fa volteggiare, ritrovandomi di spalle al suo viso. Sento il calore del suo corpo contro le scapole e il suo petto che aderisce perfettamente nell’incavo della mia schiena. Con voce dolce mi sussurra in un orecchio: -Questo vestito ti sta d’incanto.
L’unica cosa che vedo è un ricciolo posarsi sulla mia spalla. Il respiro mi muore in gola. Sì, ho indossato proprio il vestito nero che ha deciso di comprarmi al centro commerciale e un paio di scarpe nere col tacco dello stesso colore, eleganti e trasgressive. Pensavo di fargli una sospresa, ma per la verità la sta facendo lui a me.
–Ho… ho pensato di indossarlo almeno il giorno del tuo compleanno visto che ti piace tanto– deglutisco con un improvviso groppo in gola.
-Hai pensato bene, infatti.

Lo faccio accomodare sui cuscini, dopodiché, un po’ alla volta, facendo avanti e indietro dalla cucina al Giving Tree, porto tutto sulla piattaforma. Incominciamo a cenare. Ogni volta che sollevo lo sguardo dal piatto e incrocio il suo sorriso sento annodarsi la bocca dello stomaco. E’ difficile mangiare in questo modo! Purtroppo non c’è niente da fare, nonostante ci conosciamo ormai da un po' non smetterà mai di farmi questo effetto, perché rimaniamo sempre una fan e un idolo. Maglia bianca con lo scollo a V, camicia bianca sbottonata che lascia intravedere la catenina d’oro che brilla sul petto, dondolando su e giù al ritmo del suo respiro, pantalone nero della tuta e mocassini lasciano pensare sempre: “Mio Dio quanto è perfetto! Lo amo!”
-Ti è piaciuto?– gli chiedo.
-Era buonissimo… Un momento, vuoi forse dire che hai cucinato te?
-Tutto. Sì, beh, almeno ci ho provato.
-Wow, non sapevo sapessi cucinare così bene!
Faccio spallucce. –Nemmeno io.
-E se ti facessi cucinare più spesso?
-Dietro i fornelli tutto il giorno? Io? Nah, non so se mi ci vedo!
Scoppiamo a ridere.

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