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Sto sognando forse? Se sì, non svegliatemi mai più, vi prego! Potrebbe trasformarsi nel mio più grande incubo. Si appoggia su un tavolinetto al centro della stanza e scarabocchia qualcosa su un foglietto. Lo afferro e guardo attentamente. C’è il numero di telefono e… l’autografo. Sento di nuovo una lacrima penzolare dalle ciglia, ma non voglio assolutamente continuare a piangere. Sono convinta che è la troppa emozione a farmi questi brutti scherzi! Balbetto un “Grazie!” implorante, incredulo, poi guardo l’orologio appeso alla parete. -Ora però si è fatto tardi, è meglio che vada.
-Sì, hai ragione.
Faccio per afferrare la maniglia della porta, ma Wayne e Michael mi bloccano.
-NONONONO! Ormai non puoi più passare qui sotto. Ti mangeranno viva! Ti inseguiranno per tutta Londra e si apposteranno sotto casa. Con chi sei venuta?
-Con un’amica– scosto leggermente la tendina e la indico col dito.
-Un’amica dici?– chiede Michael inclinando la testa di lato.
Annuisco.
–E’ difficile sbagliarsi! E’ quella ragazza lì, capelli lunghi e giubbotto nero, con l’espressione preoccupata. Si chiama Alessandra.
Si mettono tutti e due a ridere e sorrido leggermente anche io per cercare di allontanare il nervosismo.
Michael si accovaccia di nuovo sul tavolino e scarabocchia qualcosa con il pennarello nero, poi mi consegna il foglietto con su scritto To Alessandra from Michael Jackson with love. Nonostante non sia una fan, è un ricordo di questa sera e sono sicura che ne rimarrà contenta.
-Questo daglielo da parte mia. E’ un piccolo regalo.
-Certo. So già che ti ringrazierà tantissimo. E’ il più bel regalo che potessi farle!
Mi rivolge un sorriso, poi chiama: -Wayne! Prendi anche lei.
-Subito signor Jackson!
Metto un piede fuori la porta. Non posso andarmene, non ci riesco! E se non lo rivedrò mai più? Sento che più mi allontano più quella magia fatta di musica e sorrisi svanisce. Mi volto, è un attimo, e sprofondo ancora una volta tra le sue braccia. Non so dove riesco a trovare il coraggio, ma mi ripeto che probabilmente non avrò mai più un’occasione del genere, così sussurro: -Grazie ancora di tutto. I love you Michael.
-I love you too, little fan. I love you more.
Muovo a fatica i piedi verso la porta e mi guardo intorno un’ultima volta, consapevole che tutto questo non durerà per sempre. Sembra così surreale, come uno di quei sogni che faccio dopo aver ascoltato la musica di Michael per tutta la sera, eppure sono ancora qui, in questo albergo assolutamente troppo costoso per aver mai pensato di entrarvi e ho appena visto la persona che ha sempre saputo illuminare la mia vita semplicemente attraverso delle parole. Con Wayne al mio fianco, assolutamente protettore nei miei confronti, ci dirigiamo al piano di sotto verso la porta che dà sul retro, poi mi fa segno di aspettare un attimo. Esce di nuovo tra la folla di fans ed io trattengo il respiro. Riesco a sentire solo il boato di grida, nella speranza che anche altre persone possano salire per vedere il loro idolo, fino a quando non rientra con Alessandra, stranamente silenziosa, ma spaventata. Appena mi vede dall’altra parte della stanza mi rivolge un sorriso e mi corre incontro, cercando spiegazioni, ma io sono letteralmente in stato di trance e non riesco a spiccicare mezza parola. Se solo sapesse…
Un attimo dopo ci ritroviamo catapultate nella lussuosissima Rolls Royce di Jackson, in una strada deserta che mi fa uno strano effetto dopo essermi abituata alle folle. Diamo all’autista l’indirizzo e partiamo, avvolte in uno strano silenzio. Per Alessandra la presenza di quell’uomo al volante è del tutto estranea (e un po’ anche per me), quindi evitiamo di parlare o di farci prendere dagli isterismi; è davvero una tortura, vorrei raccontare nei dettagli tutto quello che ho appena vissuto, ma non saprei minimamente da dove cominciare, né descrivere la fusione di tutte le mie emozioni in un unico, incomprensibile, stato d’animo. Tuttavia sento gli occhi della mia amica che mi consumano con le domande che vorrebbe farmi e le conversazioni con Michael che mi affollano la mente. Il risultato è che questa macchina silenziosa diventa improvvisamente più rumorosa che una folla di fans impazziti.
L’auto frena. Con un’occhiata veloce fuori dal finestrino mi rendo conto che siamo sulla strada delle villette a schiera, illuminata dalla luce di qualche lampione.
–Va bene qui, signorina?
Quella voce mi riscuote dai pensieri.
-Benissimo, grazie! Mi saluti Michael e lo ringrazi ancora di cuore.
Fa un cenno d’assenso con la testa, scende, ci apre le portiere e l’attimo dopo ci ritroviamo da sole in strada, nel freddo della notte e il cuore che mi pulsa in tutto il corpo. Quando la macchina diventa un puntino confuso nell’oscurità e il rumore in lontananza è impercettibile, io guardo Alessandra negli occhi, lei guarda me e cominciamo a parlare l’una sull’altra alzando sempre più il tono di voce, gesticolando come sorde mute, a quell’ora della notte, come se tutto quello che abbiamo pensato in questo lasso di tempo sia esploso.
-Ma che è successo???
-HO VISTO MICHAEL! GLI HO PARLATO! L’HO ABBRACCIATO!
-Cosa??
-VUOLE CHE DIVENTO LA SUA BALLERINA, CAPISCI?!?!– e la afferro per le spalle e la scuoto.
-Scherzi? Stai delirando?–
Mi posa una mano sulla fronte.
-No, invece! O forse sì? Non posso immaginare che sia tutto così vero…
Immagino che possiamo sembrare due matte e molto probabilmente qualcuno ci tirerà un secchio d’acqua dalla finestra perché si è svegliato con le nostre urla, ma non mi interessa perché l’unica cosa che voglio fare ora è gridare al mondo che ho visto Michael e sono la persona più fortunata dell’universo! Improvvisamente, mentre sono intenta a raccontare con parole sconnesse e illogiche che non hanno senso, sento qualcuno gridare addirittura con una foga due volte maggiore della mia e dirigersi nella nostra direzione correndo. Smetto di parlare e mi volto bruscamente. Due ragazze, sui quattordici o quindici anni, arrivano sparate nella mia direzione gridando: -Eccola! E’ lì! Aspetta!!!
Quando ci raggiungono e siamo una di fronte all’altra, mi accorgo che una indossa una maglia con su stampata la faccia di Michael; l’amica accanto ride, con il fiatone che le sta divorando il respiro. Ma come hanno fatto a trovarmi? Non mi dite che hanno seguito la Rolls Royce per tutta questa strada. Se è così, è assurdo quello di cui è capace la gente! Il fatto, però, di avere una fan come me davanti mi fa rallegrare, perché ricordo ancora quanto era difficile a Roma conoscerne una.
-Eri tu la ragazza che… che è salita nell’hotel di Michael?– chiede con molta eccitazione, noncurante dell’affanno per la corsa.
-Sì, sono io– rispondo un po’ timida ma, lo devo ammettere, anche molto orgogliosa.
-Che cosa è successo? L’hai visto? Gli hai parlato?
Non mi va di raccontare tutto nei minimi dettagli ad una ragazza spuntata dal nulla, così mi limito a dirle: -Beh, sono entrata nella sua stanza e abbiamo parlato, mi ha abbracciato… ero molto confusa ma felicissima perché…- ma non mi fa finire la frase, come se avesse ottenuto quello che voleva.
–L’HAI ABBRACCIATO? MICHAEL JACKSON?
Annuisco.
–E cosa hai provato? E lui?
Entro nella confusione più totale. Come si fa a spiegare a parole quel miscuglio di sentimenti che si fondono insieme? Non potrei esprimere il sogno di una vita nemmeno con mille parole!
–E’ stato emozionante, sono scoppiata a piangere. Sono affondata nelle sue braccia e mi sono sentita protetta, in paradiso, e avrei voluto fermare il tempo. Era molto profumato, non saprei di preciso di cosa profumava, lo sento ancora nel naso, non lo dimenticherò mai…
-Scusa se te lo chiedo ma…- e finalmente sembra arrivare al punto -non ho mai avuto una fortuna del genere e vorrei tanto, insomma… sei il modo più concreto che ho per avvicinarmi a Michael. Posso abbracciarti?
Questa domanda mi lascia un attimo perplessa e un po’ mi fa ridere. –Ma certo che puoi!
Non so più dire se ero più estasiata io per aver abbracciato Michael o lei per aver abbracciato me. Mi ringrazia infinitamente salutandoci e torna sui suoi passi con l’amica fino a quando non scompaiono nella notte. Alessandra mi osserva, ricambiando il mio sguardo stupito per quanto è appena successo.
Dopo quello che è accaduto stasera non mi sconvolgerò mai più per tutto il resto della mia vita!
E prima che me ne dimentico estraggo dalla tasca il pezzo di carta con l’autografo e le dico con un sorriso: -Questo è per te.

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