24

799 54 5
                                    

In aeroporto c'è tanta gente. Non è un buon segno. Il cuore nel petto mi batte di nuovo come un tamburo, sono nervosa, ma non mi sento più così piccola in mezzo alla grande folla. "Al mio fianco c'è Michael e niente andrà storto" questo è quello di cui cerco di convincermi.
Non appena le porte dell'aeroporto si aprono, la guardia del corpo lascia i nostri bagagli ai poliziotti, che li fanno passare sul nastro e li portano via. Almeno evito di fare figuracce! Un poliziotto mi afferra per un polso, proprio come la prima volta e Wayne, che è il più forte e robusto, si schiera al fianco di Michael posandogli una mano sul braccio, pronto ad intervenire nel caso di attacco. Da destra e sinistra fanno capolino altri poliziotti, mai visti tanti in vita mia. Si schierano a cerchio attorno a noi, come uno scudo protettivo e avanziamo velocemente (penso verso l'aereo, ma in realtà non so dove perché non vedo niente davanti!). Michael nota la mia espressione preoccupata e mi sorride, tranquillizzandomi. In lontananza mi pare di sentire delle urla e spero non sia quello che penso. I poliziotti iniziano ad agitarsi e a fare forza; sembra quasi che quella barriera ne debba sconfiggere un'altra. Si crea un piccolo varco tra gli agenti e riesco a sbirciarvi attraverso. Come immaginavo c'è un mare di gente e giornalisti che gridano impazziti e agitano le mani dietro a delle transenne. Michael appare tranquillo e cerca di sorridere. Mette due dita a "V" facendo il segno di pace e copre il volto con una mano. Le domande dei mass media sono sempre molto insistenti.
-Dove andrà adesso?
-Farà qualche altro concerto? E dove?
-Chi è questa ragazza? Da dove salta fuori?
Tanti flash. Le urla impazzite dei fans. Michael mi afferra la mano e mi trascina verso destra, come se volesse proteggermi da qualcosa. Alzo la testa e sopra di me c'è il cielo. Siamo fuori l'aeroporto. Michael mi fa segno di stare attenta alle scale e finalmente... siamo nell'aereo! Ho paura che anche qui scoppierà un disastro, ma non c'è nessuno tranne noi. Dai finestrini si vedono ragazze e bambini che agitano le mani, piangono e urlano disperati, in lontananza. Michael saluta per l'ultima volta e si lascia andare stremato sul sedile.
Ci sono tantissimi posti vuoti e io vorrei sedermi vicino a lui, ma ho paura di dargli fastidio, di violare la sua privacy proprio come hanno fatto i giornalisti.
-Siediti- mi dice in quel preciso istante sorridendo.
Annuisco, mi guardo attorno e muovo qualche passo incerto verso i posti più vicini alla coda dell'aereo.
-Ma dove stai andando?- chiede perplesso.
-A sedermi... penso.
Penso? Ma che sto dicendo? Certo che sto andando a sedermi!
-Vieni, siediti qui! Te l'ho già detto che non mi piace stare da solo.
La sua mano batte sempre più insistente sul sedile affianco a lui. Sorrido con gratitudine, mi siedo emozionata e allaccio le cinture. Decolliamo. Le persone mano a mano spariscono lontano, come i problemi. Con la coda dell'occhio sbircio di lato. Michael mi guarda sorridente.
Mi chiede: -Gomma?- porgendomi una scatola rossa con su scritto Big Red.
-Sì, grazie!
Anche lui ne prende una, ma mi lascia semplicemente senza parole perché la lancia in aria e la lascia atterrare direttamente in bocca, inclinando la testa indietro per non farla cadere a terra. Non mi trattengo e mi metto a ridere. Sto cercando in tutti i modi di comportarmi in maniera composta, senza fare stupidi errori o essere sbadata come al solito e poi arriva lui, Michael Jackson, che si mette a giocare con le gomme proprio come è mio solito fare quando sono a casa, sotto le occhiatacce torve di mia madre.
-Gusto? Vediamo se indovini!
-Mmh...- mangiucchio in fretta la gomma e mi concentro intensamente sul sapore. -Non sono sicura, ma direi... cannella?!
-Però! Mi stupisci!
Mi metto a ridere.
-Hai ancora paura?- chiede cambiando improvvisamente tono.
-Non più di tanto. Tu, piuttosto, non hai paura di quello che potrebbero farti i fans?
-Questo non è niente. La gente, soprattutto le ragazze, si apposta fuori casa e sono costretto a mandare Wayne a sistemare la faccenda, perché se uscissi io, non riuscirei più ad entrare. Pensa che alcune cercano di prendermi l'orologio, un braccialetto o addirittura di strapparmi i vestiti e ciocche di capelli per avere una parte di me. Vorrebbero dividermi in mille pezzi. Devo proteggermi in tutti i modi e mi dispiace, perché non lo fanno con cattiveria, ma mi distruggerebbero... A dirla tutta è una cosa che odio, è come se mi strappassero via un pezzo d'anima- e, come al solito, nasconde l'amarezza dietro un sorriso palesemente falso; quel sorriso un po' amaro dipinto sulle labbra, come se stesse a significare "E' tutto okay" quando alla fine non è vero.
Non mi sembra per niente divertente una storia del genere. Alla fine, parlando con lui, mi accorgo sempre di più che è una persona come tutte le altre, solo dotata di molto talento e con una forza mostruosa nel saper affrontare questo tipo di vita così duro. Si sbaglia di grosso chi lo chiama "strano", "diverso" e altri stupidi nomignoli, perché Michael è un uomo come tanti altri con dei sentimenti, non è solo una macchina fabbrica soldi per le persone che lo circondano. Siamo noi a creare gli idoli, siamo noi a creare il mito, la leggenda e quando prende il via poi diventa inarrestabile. Parlo con lui come se l'avessi sempre fatto, una cosa molto naturale, e quando ritorno a guardarlo con gli occhi di una fan ci penso su un attimo e mi dico: "Non ci credo. E' magia!" Rimango di nuovo attratta dai suoi occhi, sembra di vederci riflesso il paradiso dentro. Che sia un angelo? Mi facevano sognare ogni volta che li vedevo in una foto, ora mi sento quasi rapita da loro avendoli a qualche centimetro dai miei. Sono il ritratto della purezza e dell'innocenza.
-Al momento la cosa che mi fa più paura è il volo e distrarmi mi fa bene.
Okay, d'accordo, sta indubbiamente deviando il discorso in un'altra direzione, ma... Avete capito cosa ha appena detto?
-Tu? Paura dell'aereo? Ma se viaggi di più così che con la macchina!
Annuisce ridendo, consapevole dell'assurdità di questo fatto. Poverino!
Sfodero un sorriso: -Michael, non mi hai ancora detto dove stiamo andando.
-Sicura?
-Sì. Mi hai detto che sarei stata da te, che saremmo andati in America, ma non mi hai mai detto dove!
-Oh, hai ragione...!
Sorride (cavolo, come fa a sorridere sempre in questo modo?), ha un'espressione furbetta e, nonostante la mia curiosità, mi provoca limitandosi al silenzio.
-Allora???- chiedo impaziente.
-E' una sorpresa!
-Dai, Michael, ti prego!
-No, non se ne parla- scuote l'indice da destra verso sinistra, facendo "ntsk ntsk" con la bocca.
-Okay, va bene, mi arrendo. Quanto dovrò aspettare più o meno per saperlo?
-Circa undici ore e mezza più il viaggio in macchina per arrivare...
Mi illumino. Sì, dai che lo dice!
-...in quel posto.
-Oooh...-incrocio le braccia al petto spazientita.
Non c'è storia, non c'è modo di estorcere quest'informazione. Beh, tanto vale aspettare.
Sento che in qualunque posto ci porterà questo aereo sarà perfetto se ci sarai tu con me.
In quel preciso istante la mia curiosità viene attratta da uno strano oggetto che si intravede accanto ad una piccola valigia, a qualche metro da noi; aguzzo la vista. Sembrerebbe una tela.
-Che cos'è?- chiedo, ma già immagino che cosa sia.
-Ehm.. niente... uno scarabocchio...- risponde vago.
-In tal caso posso assicurarti che adoro i tuoi "scarabocchi". Ho visto alcune foto e posso assicurarti che sei un artista! Sei... ECCEZIONALE!
-Oh, grazie!- risponde timidamente. -L'arte mi attrae molto. Rimango a fissare un quadro per ore fino a quando non riesco a trarne tutti i particolari. Sembra quasi... sì, che mi parlino e piango, perché un dipinto sa trasmetterti molte emozioni. Adoro soprattutto quelli che ritraggono scene religiose, bambini e animali. A te piace disegnare?- chiede distogliendo il pensiero.
-Tantissimo. A casa ho un album pieno di disegni. Quando ne sento il bisogno, prendo carta e matita e inizio a creare. Il bello è che quando qualche cosa non esce, sono capace di lavorarci in continuazione fino a quando non ottengo ciò che voglio.
-Proprio come me con la musica!
Caspita, abbiamo tante cose in comune io e Mike!
-Cosa ti piace disegnare?- continua lui.
E' visibilmente incuriosito, ma io arranco, brancolando nel buio.
-Beh, ecco... In generale un po' di tutto, ma quando si parla di ritratti disegno... te- e ora sono io quella che china il capo intimidita.
-Oh, bello! Vorrei tanto vederli...- sospira trasognato.
Lui? Che vuole vedere i miei disegni???
-Non cambiamo discorso, voglio vedere la tua tela.
Insomma, era da questa domanda che siamo partiti.
-Meglio di no, non è finito... No.
-Facciamo così- mi volto verso di lui puntando un gomito sullo schienale per assicurarmi che capisca le mie parole. -Quando lo finisci me lo fai vedere e poi io ti faccio vedere i miei. Va bene?
-Okay...
-E' una promessa?
-Sì.
Mi tende la mano con un sorriso, come per fare un patto. La stringo. E' forte, grande e calda. Lo vedo un po' come un legame che non potrà mai sciogliersi.
Wayne è qualche sedile più avanti. Sembra non si accorga di nulla. O magari è solo costretto a far finta di non sentire. Il lavoro della guardia del corpo è proprio duro! Devi fare i turni di notte, lottare contro tanta gente che urla e spinge, vivere con un idolo come Michael e scambiarvi poche parole... Io non resisterei neanche una settimana.
-Non ho mai viaggiato su un aereo quasi completamente vuoto! E' una strana sensazione...
-Ormai ci ho fatto l'abitudine e per me è molto meglio così- sospira -Ho un po' di sete. Tu?
-Anche io.
-Cosa ti piacerebbe bere?
-Quello che prendi tu va bene.
Chiama una hostess e in poco tempo arrivano due grandi bicchieri pieni di succo arancione.
-Che cos'è?
-Succo di carota. E' il mio preferito.
-Non l'ho mai assaggiato.
Faccio un sorso.
-Sai che è proprio buono?
Annuisce e tira un sorso anche lui.
Guardo fuori dal finestrino. Il panorama è bellissimo, ci sono tante nuvole candide e il cielo è di un colore misto tra l'azzurro e il blu. Mi incanto vedendo quello spettacolo. Non so quanto tempo sto con il naso schiacciato contro il vetro, ma solo dopo questo tempo interminabile mi accorgo che Michael è diventato stranamente silenzioso. Mi volto e lo trovo addormentato. Dentro di me penso: "E' bello anche quando dorme!"
E' incredibile, quando è in piedi sembra la persona più forte del mondo, quando dorme diventa un tenero angelo. Ha la faccia di un bambino stanco.
"Chissà se sta sognando... E cosa sta sognando?"
Mi sembra brutto continuarlo a guardare, ho paura che mi veda anche ad occhi chiusi, ma non posso farci niente! Mi perdo nell'espressione del volto, in quel corpo così perfetto... qualche ricciolo ribelle gli ricade sugli occhi e ha quella bocca che sembra continui a sorridere. Ho una voglia matta di accarezzare la sua guancia, di scostargli le ciocche di capelli dagli occhi e sussurrargli che lo amo, come farebbe una mamma con il proprio bambino addormentato in grembo.

Osservo attentamente la tela che esce dalla valigia. Prima o poi scoprirò di cosa si tratta.
Prendo le cuffie e le infilo nelle orecchie, chiudo gli occhi e dopo qualche minuto cado addormentata anche io.

We are ForeverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora