Mi asciugo le lacrime con una mano, un po’ di rimmel mi ha rigato le guance e sporcato le dita di nero. Mi invita a sedermi su una delle sue poltroncine, mentre Wayne mi soccorre prontamente con un bicchiere d’acqua, ma anche quella fa fatica ad arrivare alla gola e le mani mi tremano tanto che ho paura di farlo cadere a terra. Cerco di calmarmi, ma anche se chiudo gli occhi e non vedo più nulla, sento la sua presenza accanto a me e il suo profumo. Dopo cinque lunghi minuti di silenzio riesco finalmente a calmarmi e Michael riprende a parlare. Il suo sguardo cade sulla mia maglietta, dove è in bella vista la stampa del suo viso e, come se non l’avesse notata prima, sorride estasiato e sussurra: -Nice T-Shirt!– rivolgendomi il pollice in su.
Normalmente mi verrebbe da ridere all’idea, ma ora che sta accadendo veramente riesco solo a dire un frettoloso: -Thank you!
Forse lo ha detto per allentare la tensione e per mettermi a mio agio, non so, poi si china su di me dolcemente, mi accarezza una guancia e asciugando una lacrima con il pollice mi chiede premuroso: -Stai bene?
Sorrido per fargli capire che è tutto okay, ma non è proprio così.
-La ringrazio!
-Dammi del tu. Puoi chiamarmi Michael.
Annuisco freneticamente con la testa, ho paura che tutto ciò che dica sia sbagliato.
-Sei un po’ intimorita, vero?– dice sedendosi in una poltroncina accanto a me e afferrandomi la mano.
E’ incredibilmente grande e calda, con dita affusolate che si allacciano alle mie. La stringo forte, un po’ tremante. Vorrei dirgli che, sì, sono intimorita, ma il solo fatto di averlo accanto mi fa sentire bene, completa, ma non riesco a dirglielo.
-Mi dispiace Claudia. Avrei tanto voluto trovare un modo più semplice per poterti parlare.
Un po’ mi fa ridere il modo in cui pronuncia il mio nome. Scandisce bene le lettere e il tono di voce cambia leggermente, proprio come fanno gli stranieri. Mi viene da pensare: “Non avrei mai creduto possibile che avrei sentito pronunciare il mio nome da lui. Sento che gli sa dare qualcosa di speciale che non ha mai avuto prima.” Con le sue dolci parole riesce a mettermi a mio agio, ma appena ripenso che gli sto accanto ritorna il nervosismo. Non mi ha ancora detto perché sono qui e cosa c'entro con tutta questa storia.
-Scusa Michael, ma come fai a sapere il mio nome? E poi vorresti parlare… con me?
Questa storia è troppo assurda per essere vera. Pensavo di essere qui perché sono una delle fortunata fan che possono avere l’onore di abbracciare il loro idolo, non perché ci fosse un motivo preciso.
Rimango accecata da un sorriso che farebbe svenire chiunque.
-E’ stata proprio brava! Ha saputo gestire benissimo la situazione e non ha opposto resistenza– esclama contento Wayne mandando giù un sorso d’acqua.
-Sai– continua Michael –mi sei sembrata perfetta in tutto, sin dalla prima volta che ti ho vista.
Nota la mia espressione perplessa.
-Come, scusa?
Non riesco a capire più niente e questa cosa mi rende veramente nervosa. Affondo le unghie nel bracciolo della poltrona.
Sorride di nuovo. Se continua a sorridere così non saprò mai la verità, perché sverrò prima che me lo dica.
-Beh, diciamo che so qualcosina su di te, Claudia.
Sto in silenzio. Creare tensione è sempre stato uno dei suoi giochetti preferiti, anche quando si tratta dell’inizio di un concerto o dell’apparizione dalla finestra di un albergo.
-Per esempio… so che abiti in Italia, a Roma, e che una notte sei andata a ballare Billie Jean sotto un portico. Mentre ballavi non pensavi più a niente, ti sei isolata dal mondo… Arrivato il momento del moonwalk ti sei scontrata con un uomo in nero e hai iniziato una strana conversazione con lui. Sei una grande fan di Michael Jackson (pronuncia quel nome come se fosse uno sconosciuto) e sei uscita di notte perché non riuscivi a prendere sonno, qualcosa- si corregge –più di qualcosa ti turbava.
Mi tiro piano su dalla poltrona, sorreggendomi con le braccia. Come può sapere tutte queste cose? Michael coglie l’incredulità nel mio sguardo, così si avvicina piano.
-Ero io, Claudia. Avevo bisogno di te e non sapevo come rincontrarti, così l’unica cosa che potevo fare era darti due biglietti per farti venire al concerto… Veramente, non sai quanto sono contento di averti incontrato di nuovo!
A quelle parole affondo nuovamente la testa nello schienale della poltroncina e spero tanto che mi possa inghiottire. Quella famosa notte che continua a perseguitarmi ho tranquillamente conversato con Michael e per tutti quei giorni mi sono torturata al pensiero che non potessi vederlo??? Ed è per questo che mi ha chiamato? Per farmi sapere una cosa inimmaginabile? Devo avere gli occhi fuori dalle orbite e l’aria sconvolta. In realtà lui non sa VERAMENTE che strano giro abbia fatto per godermi una serata come quella. E perché dovrebbe aver bisogno di me? Tante domande e ragionamenti e l’unica cosa che mi esce fuori dalla bocca è: -Eri tu, Michael?
-Sì…
-Oddio… Grazie! Ho… ho sempre sognato di andare ad un tuo concerto e ora ti sto addirittura parlando… Non ci posso credere. Grazie di cuore.
-Non è tutto…- risponde sorridendo.
-Cosa vuol dire?
Si alza dalla poltroncina e scosta di qualche millimetro una tendina dalla finestra, quanto basta per spiare giù, ma non essere visto dai fans. Mi invita a fare lo stesso e mi metto in piedi barcollando, osservando di sotto. Accanto a lui mi sento così strana, diversa. Eccola lì, Alessandra! Aspetta impaziente e tiene gli occhi fissi sulla porta dell’hotel.
-Non mollano l’osso!– Wayne è molto irritato. –Adesso scendo giù e li sistemo io, quei giornalisti da strapazzo.
-Calmati Wayne. Prima o poi si stancheranno.
La sua calma è conciliante, come un invito a lasciarti trasportare dalle sue parole. Michael ha una voce così candida, gentile, calma e ferma allo stesso tempo, persino questa sembra musica. Dopo una breve pausa volge lo sguardo verso di me e lascia dondolare lentamente la tendina.
–Ti ho vista ballare quella sera e… cavolo! Sei così brava! Hai classe, stile, un ottimo senso del ritmo… Sai rifare a memoria i miei passi avendoli semplicemente visti su uno schermo.
-Ho visto molti video e…- rido con una lieve nota di imbarazzo –... ho fatto ginnastica ritmica– aggiungo.
Veramente, non so che dire. Mi ha presa alla sprovvista.
-Fantastico! Saresti perfetta.
-Per cosa?
-Ho avuto un imprevisto con un ballerino e ho dovuto arrangiare tutta la coreografia perché non avevo chi lo potesse sostituire. Il prossimo concerto si terrà a breve. Sto pensando che saresti perfetta!
Mi sembra di non aver capito bene. Mi sta chiedendo di lavorare con lui! Io? Michael, che fino a poco tempo prima neanche sapeva della mia esistenza, ora mi sta chiedendo di diventare sua ballerina? Avrei l’occasione di trascorrere le giornate con lui? Porto di nuovo una mano alla bocca cercando di nascondere l’emozione, non so cosa dire, vorrei solo che quella serata non finisse mai. Come fare a perdersi un’occasione del genere… Vorrei esplodere di felicità, mi sembra di camminare sulle nuvole. Avere i suoi sguardi e le sue risate sempre accanto a me, vedere la sua creatività e ballare sulle note delle sue canzoni, quel profumo che non mi abbandonerebbe mai, quella dolcezza infinita con cui si esprime. Sta accadendo tutto questo proprio a me.
-Sarebbe fantastico, un sogno! Ma a settembre ricomincia la scuola. Cosa dirò ai miei genitori? Dove dormirò? Mi sento costretta a rifiutare. Non voglio creare ulteriori problemi.
Michael mi guarda per un attimo con aria afflitta, stupita. Possibile che gli sia piaciuta così tanto quando ballavo che non vuole che vada via? Sento il cuore diviso in tanti piccoli pezzettini. Ma Michael mi tranquillizza con un improvviso sorriso.
-Il problema della scuola non c’è. Continuerò il tour d’estate, perché già da metà settembre inizierò a comporre un nuovo album. Per la casa non ti devi preoccupare. Starai con me! Spero solo che ti piacciano i bambini.
-Adoro i bambini, ma perché me lo chiedi?
-Lo scoprirai– dice con un mezzo sorriso e un’espressione misteriosa.
Mio Dio, quanto può essere bello!
-Per quanto riguarda i tuoi genitori… lì non posso dirti niente, ma se ti senti più tranquilla posso parlare io con loro.
-Io… non vorrei crearti disturbo.
-Assolutamente! Nessun disturbo. Mi farebbe piacere, di tanto in tanto, avere un po’ di compagnia.
Non ci posso credere. Nella testa sento dire in continuazione “Oh, mio Dio! Oh, mio Dio! Oh, mio Dio! Oh, mio Dio!” Non ho mai visto Michael in vita mia e oggi sono stata ad un suo concerto, ho parlato direttamente con lui e ora mi sta chiedendo di diventare sua ballerina!
-Posso pensarci su qualche giorno?– chiedo alla fine, stremata da troppi pensieri.
-Certo! Una settimana va bene?
-Benissimo.
-Questo è il mio numero. Fammi uno squillo quando avrai deciso cosa fare.
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We are Forever
Fanfiction《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 Claudia ha da sempre avuto una passione sconfinata per Michael Jackson e un sogno nel cassetto. Così, quando le si presenta l'opportunità di...