Siamo finalmente in giro per il centro. Non mi ci vuole molto a capire che Londra è prettamente una città medievale e gotica, come si riflette nella maggior parte delle sculture e nell’architettura degli edifici più antichi. Ci sono dappertutto articolate strutture, torri, palazzi… E’ inoltre ricca di statue di personaggi del passato che vi hanno abitato e cambiato la storia. La cosa che più mi colpisce è la pulizia delle strade, i giardini ben tenuti come fossero nati il giorno prima, la disponibilità delle persone, ma allo stesso tempo anche la loro impeccabile compostezza. La nonna di Alessandra ci ha spiegato dove si trovano i luoghi più importanti. “Londra è sempre affollata, di giorno e di notte” ci ha spiegato “quindi fate molta attenzione!” Ci risulta abbastanza difficile parlare inglese ventiquattro ore su ventiquattro, ci dobbiamo abituare. Decidiamo subito di prendere l’autobus per andare a vedere il Big Ben. Persino prendere l’autobus è un’emozione: il classico veicolo tinto di rosso e… a due piani! Ovviamente noi, avventuriere come siamo, ci accomodiamo sui sedili del secondo piano. E’ una stranissima sensazione vedere l’autobus sfrecciare a destra e a sinistra, ma nessun autista che lo guida. Arrivate finalmente alla celebre e antica torre dell’orologio, scattiamo molte foto da mostrare poi ai nostri genitori una volta tornate.
Mio padre, quando ero più piccola, era spesso via per lavoro e quasi sempre doveva venire qui a Londra. Al suo ritorno mi raccontava di tutti i posti che aveva visto e dei numerosi tragitti che faceva, descrivendoli nei minimi particolari. Io immaginavo tutto ad occhi aperti e mi ripromettevo che, sì, un giorno avrei visitato anche io quei posti descritti in maniera così spettacolare e dettagliata.
Dopo aver attraversato tutto il Tower Bridge sopra il Tamigi, ci addentriamo nelle stradine adiacenti che costeggiano qualche negozio e numerose birrerie, con i banconi perennemente affollati di persone incollate ai boccali di birra, sia di giorno che di notte. Sempre più spesso notiamo tabelloni con manifesti e volantini del concerto di Michael. Sembra che l’intera città non pensi ad altro per questo weekend, del resto, proprio come me. I manifesti sono tutti uguali ma, non so per quale motivo, mi fermo ad osservare e commentare a tutti quelli che vediamo e così, inevitabilmente, ci ritroviamo ad immaginare come sarà la serata del concerto. Ogni tanto Alessandra prova a distrarmi dalle gigantesche immagini che troneggiano sui cartelloni, ma ogni volta che ci riesce mi fermo a quello seguente e mi pianto lì sulla strada come un palo.
Dopo un’accurata ricerca sulla cartina, troviamo un negozio di vestiti ed entriamo per dare un’occhiata. Sì, certo! Altro che occhiata… Dopo un’oretta usciamo con le buste cariche di maglie, jeans e braccialetti. In seguito ci fermiamo anche alla biblioteca, in un parco e infine ci infiliamo in una libreria all’angolo della strada. Rimango ad osservarla incantata e studio la composizione della vetrina; quando torneremo a Roma dovrò apportare qualche modifica alla nostra libreria. C’è anche un piccolo angolo dedicato ai cd e, come sempre, cerco disperatamente la lettera “M”, alla ricerca di nuovi dischi di Michael.
Come ultima tappa, ci fermiamo ad un bar.
-Siete pronte per ordinare?- chiede la cameriera, arrivata neanche due minuti dopo che ci accomodiamo ad uno dei tanti tavolini all’aria aperta.
-Due succhi di frutta vanno benissimo.
-Che gusto? Abbiamo Ace, pesca, pera, mela, ananas, ciliegia…
-Vanno bene due alla pesca– la blocco mentre Alessandra annuisce sorridente.
Quando la cameriera se ne va, tiriamo un sospiro di sollievo.
-Qui sono tutti TROPPO servizievoli– esclamo, come se mi stessi togliendo un peso dallo stomaco.
Scoppia a ridere.
-Già, è proprio vero. Anche io mi sento trattata in modo diverso.
-E poi ricordati il tassista– continuo imperterrita.
-Ecco il vostro succo, ragazze.
-Grazie!
Tiriamo un sorso dalle cannucce colorate che sbucano da due alti bicchieri di vetro.
-Dicevo, ricordati il tassista… Ha chiacchierato tranquillamente con noi, ci ha dato un biglietto da visita con un’informazione non indifferente, ci ha scontato il prezzo ed è stato fin troppo paziente, anche quando non sapevamo l’indirizzo. Però lui mi stava davvero tanto simpatico!
Beviamo un altro sorso.
-Sì, è stato gentilissimo!– concorda passandosi una mano dietro al collo.
Non sembra che le vada tanto di chiacchierare, piuttosto ascolta in silenzio, ma ad un certo punto fa una domanda che mi spiazza.
-Claudia, posso chiederti una cosa?– esordisce con un sorriso.
-Certo, dimmi.
-Cosa faresti se incontrassi Michael per strada?
Mi va di traverso il succo e inizio a tossire.
-Hey, ti senti bene? Okay, non farò più domande del genere– solleva le mani in segno di resa.
-Il punto è… Perché fai domande del genere?– chiedo con la voce un po’ rauca.
-Non so– e afferra la cannuccia tra i denti. –Pura curiosità.
-Tu cosa faresti se vedessi l’idolo di tutta una vita?– le chiedo sarcastica, anche se in tutti questi anni non l’ho mai sentita parlare di una persona che ami alla follia (escluso il fidanzato).
-Penso proprio che rimarrei paralizzata, oppure gli salterei addosso. Tu?–
Ho una faccia sognante e mi guardo attorno come per accertarmi che Michael non stia attraversando la strada a mia insaputa mentre sono di spalle.
-Io penso di no.
-No cosa?
-Cercherei di essere normale, gentile, anche se non so se poi ci riuscirei effettivamente.
Affondo la cannuccia in bocca e tiro l’ultimo sorso di succo. Lasciamo i soldi sul tavolino e ce ne andiamo.
Giunte quasi alla casa della nonna di Alessandra, alla biforcazione in cui noi avremmo dovuto girare a sinistra per la via delle villette, lei mi afferra la mano e gira a destra. Cavolo, ha perso l’orientamento anche lei?
–Scusami, non dovremmo…
-Oh, ho fatto una piccola deviazione! Voglio portarti in un posto che ti piacerà.
E’ abbastanza tardi, ma l’emozione nel suo sguardo mi fa dimenticare l’orario e la seguo in silenzio.
Dopo una decina di minuti di camminata ci ritroviamo davanti ad un maestoso ed imponente edificio bianco di forma circolare. Wow, altro che Colosseo! Le porte sono chiuse, ma fuori è accalcata una piccola massa di persone urlanti che agitano striscioni al cielo e mostrano cartelli. Quando le voci si fanno più distinte, capisco che all’unisono stanno gridando il nome “Michael”. Nello stesso momento alle orecchie arriva una musica e poi una dolcissima voce armoniosa, come non ne avevo mai sentite prima. Il rimbombare delle struggenti note di She’s out of my life e questa voce è così vicina eppure lontana. Sto assistendo alle prove di Michael prima del concerto! Non posso crederci!!! Che tortura non poterlo vedere, ma sapere che è lì dentro. Mi volto verso Alessandra e apro la bocca come se volessi gridare, ma in realtà non emetto alcun suono. Corriamo verso la massa. Che emozione, sono finalmente anche io parte dei fans che gridano il suo nome e sono qui per lui! E’ una sensazione bellissima e indescrivibile. Mano a mano che il tempo passa, il cielo si copre di dense nuvole nere e il freddo sale. Prego “No, non può piovere proprio ora” ma invano, perché non passa molto tempo che le gocce di pioggia cominciano la loro rapida discesa. A malincuore lasciamo lo stadio e decidiamo di tornare indietro, come la maggior parte delle persone che sono qui con noi. Solo qualcuno, impavido e noncurante del freddo, continua ad alzare al cielo cartelloni con scritte che mano a mano vengono sbiadite dalla pioggia.
Per fare ritorno a casa impieghiamo il doppio del tempo perché la pioggia non ci mette molto tempo a trasformarsi in un acquazzone e noi non abbiamo l’ombrello (dobbiamo ancora abituarci ad andare in giro con l’ombrello a luglio).
Alla fine, evitando pozzanghere, traffico e masse di persone che si affrettano a tornare a casa, riusciamo ad arrivare a casa. La nonna ci fa subito entrare. L’acquazzone è diventato a tutti gli effetti un vero e proprio temporale! Ci avvolge in un altro profumatissimo abbraccio di lavanda e poi ci chiede come è andato il giro in centro. Si meraviglia molto quando vede le buste cariche di vestiti e scoppia a ridere. Ci racconta che alla nostra età se aveva un paio di vestiti era fortunata perché era l’epoca della guerra. Ci togliamo subito di dosso gli abiti inzuppati, facciamo una doccia e ci infiliamo dei caldi pigiami.
Dopo cena aiutiamo la nonna a sparecchiare e a lavare i piatti, poi andiamo in camera per aggiornare i nostri diari di bordo e chiacchierare ancora un po’. Ma proprio quando ci stiamo per infilare sotto le coperte, sento dei suoni, musica, e di nuovo quella voce. Mi è rimasta così impressa nella mente che mi sembra di sentirla ancora e ancora. Magari fosse così per sempre… Mi alzo in piedi e nonostante cerchi di fare piano, le assi di linoleum scricchiolano sotto il peso del mio corpo. Alessandra solleva lentamente la testa dal cuscino e sussurra: -Bello, vero?
–Allora lo senti anche tu??
Sgrano gli occhi, sommersa da un impeto di felicità. E’ tutto vero.
Lei annuisce e scosta le coperte dal letto per alzarsi. Faccio segno di stare in silenzio portando l’indice alle labbra e apro piano la finestra, anche se sta ancora piovendo e qualche schizzo arriva fino al davanzale di marmo. Il freddo mi investe e una folata di vento mi fa svolazzare ritmicamente i capelli, ma non mi interessa. Con questa voce che inonda la città persino il vento sembra unirsi al suo canto. Man in the mirror e la dolce voce di Michael che canta, rimbombante, e si sprigiona diffondedosi per tutta Londra. Il cuore mi si riempie di gioia e gli occhi di lacrime. Questa è la sua voce, non un cd registrato. Questo è il suo respiro, il suo amore, la sua potenza, la sua dolcezza. Il cuore prende a battermi forte. Può esserci un momento più bello di questo? Al lento ritmo delle note mi addormento piano, cullata da questa voce che mi sa trasportare in un mondo pieno di magia fatto solo di me, lui e la sua musica.
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We are Forever
Fanfiction《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 Claudia ha da sempre avuto una passione sconfinata per Michael Jackson e un sogno nel cassetto. Così, quando le si presenta l'opportunità di...