Capitolo 13

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CAPITOLO 13
 
 
-Harold, metti un po’ di musica?- gli chiesi allacciandomi la cintura di sicurezza. Iniziò a cambiare frequenza.
-Aspetta! Torna indietro- ascoltai una canzone familiare.
 
Wherever you go, whatever you do 
I will be right here, waiting for you 
Whatever it takes, or how my heart breaks 
I will be right here waiting for you 

I will be right here waiting for you.  Era la mia canzone preferita. Quella che adoravo da sempre e che non ho mai dimenticato.
-Questa la ricordi, eh?- ridacchiò
-Oh! È la canzone che amo in assoluto. Ho sempre sognato di ballarla al mio matrimonio- iniziai a ricordare quando la sera prima di addormentarmi ascoltavo questa canzone e immaginavo di ballarla, con un uomo. Iniziai a canticchiarla cercando di ricordare che tipo di uomo immaginavo all’epoca. Era alto, i capelli scompigliati e… gli occhi! Erano verdi. Erano quelli di Harry, ne ero sicura. Ma come potevo immaginarmi Harry? Già, lui era il mio idolo, era logico immaginare di ballare la mia canzone preferita con lui. Eppure sembrava che avessi già vissuto quella scena.
-Hai una bella voce, sai?- mi disse.
-Harry?- mi voltai con aria preoccupata.
-dimmi.- continuava a tenere gli occhi sulla strada.
-Ti è mai capitato di vivere un momento in cui ti sembra che già è accaduto?- cercai di evitare i giri di parole.
-Ehm…si. A dire il vero mi capita spesso quando sto con te. Ecco perché penso che le cose vanno come devono andare. Non sto rimpiangendo nulla.- sembrava molto calmo e obiettivo. In me che non si dica arrivammo a destinazione.
- Oh! Guardali.- vedevamo già Louis e gli altri che giocavano a calcio, mentre le ragazze erano sedute a terra che parlavano.
-goooooooaaaal. Gooooooooaaaal. Sono un fenomeno. Un fenomeno.- urlava Louis.
-è stato solo un colpo di fortuna,amico.- Zayn lo rincorreva.
-ciao ragazzi. –alzai la voce per farmi sentire.
-ehy sei guarita?- Niall si avvicinò e mi abbracciò.
-si, grazie ad Harry.- mi voltai verso di lui. Notai che aveva indossato gli occhiali da sole. Le ray-ban nere. Era davvero perfetto. L’uomo perfetto. Mi abbracciò.
-ehy Lù! Ti trovo in forma.- era Amy. C’erano tutti tranne Perrie.
-bene, ora che ci siamo tutti. Che ne dite di aprire il banchetto?- propose Niall.
Trascorremmo quella giornata tra giochi, risate e scherzi. Sembravamo la famiglia perfetta, quella della pubblicità della mulino bianco. Sembrava un sogno. Io e il famoso cantante Harry Styles. Non potevo ancora crederci. Ma dovevo ancora fare i conti con le critiche, con la stampa. Non ero ancora pronta a tutto questo. Sicuramente il nostro picnic sarebbe uscito sulle prime pagine di tutti i giornali locali. Ma io come dovevo comportarmi? Cosa dovevo fare? E se sarei stata bocciata come fidanzata di Harry? E se Harry mi avrebbe lasciato per questo?
Quella giornata chiamai anche mamma, per avere notizie. Fortunatamente filava tutto liscio lì in Italia. Dopo non molto mi chiamò anche il mio amico. Gli raccontai tutto e disse che finché non conosceva Harry di persona non avrebbe mai creduto a quelle parole. Per lui rimaneva sempre un bugiardo.
A fine della giornata mi resi conto che ero circondata davvero da belle persone. Erano molto simpatici. Ti mettevano di buon umore, soprattutto Louis. Quella giornata potetti constatare anche il rapporto tra lui ed Harry. Non erano semplici amici. Erano fratelli. Si capivano a volo,ridevano di battute che solo loro capivano. Tutto quello che si diceva su di loro era pura immaginazione. Ecco perché mi convinsi di non dare tanto retta ai giornali. I giornalisti, la stampa, non sapevano di loro. Non sapevano di noi. A quella vista non potetti non ricordarmi di Pasquale. Mi mancava davvero molto. Non vedevo l’ora di andarmene solo per rivederlo ed abbracciarlo. Ma soprattutto mi mancava la mia famiglia, i miei amici, la mia patria. Mi mancavano quelle giornate soleggiate. Il caos di Napoli. La pizza, la lingua, i pranzi in famiglia. Ora capivo Harry. Era difficile stare per tanto tempo lontano dalla tua mamma, dalla tua famiglia. Erano pur sempre le persone più importanti della tua vita. Ma se davvero avessi sposato Harry…la mia famiglia sarebbe rimasta a Napoli? Come potevo vivere il resto della mia vita senza di loro? Chi mi dava consigli se non mia mamma? Con chi trascorrevo il Natale, Pasqua e tutte le festività se non con la mia famiglia? all’improvviso divenne tutto così difficile davanti ai miei occhi. La nostra relazione non era affatto semplice. Presupponeva molti sacrifici. Ma io ero disposta a sacrificarmi per Harry? Ero disposta a lasciare tutto e formare una nuova famiglia in un nuovo posto? Non ne ero più così sicura. Soprattutto ora che Harry doveva partire. E una volta sposati, sarei rimasta sola in casa mentre lui era impegnato tra prove, interviste e concerti?
Chissà cosa aveva in serbo per me il destino ora.
-Andiamo a fare una passeggiata?- mi chiese il riccio.
-Andiamo.- lo presi per mano e ci incamminammo.
-Ragazzi ci vediamo tra un po’- avvertì gli altri.
-Mi raccomando Styles, fa il bravo- urlò Louis.
-Vedrò se è possibile.- rispose di rimando facendomi arrossire.
-che bella giornata- inspirò aria pulita.
-Già.- facevamo dondolare le nostre mani unite, mentre camminavamo quasi da soldati.
-Una farfalla gialla!- urlai inseguendola come se fossi una bambina.
-sta attenta qui l’erba è troppo alta.-  in effetti non so come ci ritrovammo in un campo dove l’erba era altissima, si vedeva solo metà busto.
-Lù, non credo che si possa giocare tra l’erba alta. È pericoloso. Potrebbero… esserci dei serpenti.- continuava a blaterare.
-Oh suvvia Styles. Facciamo un patto. Se riuscirai a prendermi andremo via di qui e continueremo con la nostra passeggiata rilassante.- iniziai a prendere le misure.
-Altrimenti?- continuò
-Tu…inizia a correre.- e così iniziò il nostro gioco.
-Hey, non è giusto- urlò.
-Non mi prenderai comunque, Styles!- ridacchiai. Man mano che correvo, il fiatone aumentava e le gambe iniziavano a farmi male, ma io non cedetti.
Poi improvvisamente non sentivo più i suoi passi. Guardai indietro e non c’era. Dove si era cacciato?
-Dai Harry lo so che ti sei nascosto da qualche parte.- ritornai indietro e lo vidi accasciato a terra.
-Harry.- fu quasi un sussurro. Mi avvicinai e vedevo che cercava di respirare, ma non ci riusciva. Affannava violentemente e si mise una mano sul petto, mentre l’altra cercava qualcosa nelle tasche.
-Harry, che cosa…?- ero spaventata, terrorizzata. Che cosa gli stava accadendo? Poi dalla tasca posteriore dei jeans prese un inalatore portandolo alla bocca e lo vidi man mano rilassarsi. Lo feci stendere, ponendo la sua testa sulle mie gambe, mentre vedevo che il suo respiro si stava regolarizzando. Quando si sentì sicuro tolse l’inalatore dalla bocca e mi guardò con gli occhi di un bambino impaurito. Fu allora che capì che era un attacco d’asma.
-è tutto finito. Tranquillo.- gli passai una mano tra i capelli e gli sorrisi dolcemente. Ricambiò il sorriso e poi iniziò a parlare.
-Scusa- disse debolmente.
-E di cosa Harry? È colpa mia se ti ho fatto correre troppo. Per fortuna lo avevi con te quell’inalatore. Ma adesso chiudi gli occhi e rilassati.-
-Va tutto bene. Non è niente.- fece il duro.
-No, Harry stai sdraiato ancora un po’ e rilassati.-lo appoggiai nuovamente sulle mie gambe.
-Ma proprio perché sto comodo!- sorrise malizioso. Continuai ad accarezzargli i capelli mentre il leggero venticello estivo scompigliava i nostri capelli e il brusio dell’erba ci calmava. Ma nonostante ciò non sapevo come era potuto succedere tutto ciò. Eravamo soli, nessuno poteva aiutarci, poteva soccorrerlo. Ed era stato un attimo. Una questione di minuti e Harry sarebbe potuto…oh! Non voglio nemmeno pensarci. Fatto sta che in quei minuti non sapevo cosa fare. La paura, il terrore mi aveva portato a non reagire secondo ragione. Grazie al cielo Harry sapeva già le manovre da fare.
-Hey non rimuginare troppo. È tutto passato.- mi accarezzò la guancia distraendomi dalle mie fantasie oscure. Poi si alzò a mezzo busto e mi invitò di stendermi con lui, accoccolandomi al suo petto.
-Ci sono abituato ormai, non stare male per me.- iniziò ad accarezzarmi i capelli.
-No, è che io mi sono sentita impotente. Non potevo chiedere aiuto che eravamo soli, non sapevo che cosa fare, ti vedevo lì a terra con la mano sul petto che non riuscivi a respirare, e…- scoppiai in un pianto isterico.
-Shhhh. Non piangere piccola. Ti capisco ma è tutto passato.- mi strinse più a sé.
-Ti prego, fa che sia la prima cosa che porterai dietro quando usciamo. Fai in modo che ne avrai sempre uno con te- singhiozzai.
-Te lo prometto- soffiò contro il mio viso e lasciandomi un bacio casto sulle labbra.

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