CAPITOLO 17
-Allora dove andiamo?- chiesi tutta euforica alla mia guida turistica mentre accendevo la radio. Anche se era l’ultimo giorno che passavo con Harry ero felice.
-Prima tappa, London Eye! – rispose con una voce metallica. Si girò e mi guardò strano quando vide che utilizzavo il mio telefono come microfono e cercavo di imitalo cantando sulle note di What makes you beautiful. Scoppiò a ridere e allungò il braccio facendomi il solletico. Ma subito si ricompose alla guida.
-Come mai tutta questa felicità?- mi chiese.
-Perché dovrei essere triste? Sono a Londra, nella macchina del cantante che ha fatto innamorare milioni di ragazzine e che tra l’altro è anche il MIO ragazzo. E che bel ragazzo!- gli lasciai un bacio sulla guancia.
-No, io sono un uomo qualunque, forse con un lavoro che mi porta ad essere amato da milioni di persone…ma sono un semplice essere umano, come quello lì. - indicò un vecchio uomo. A giudicare dalla pancia sembrava uno di quei pensionati che stava portando a spasso il suo cane.
Scoppiai a ridere. era davvero buffo quell’uomo.
-Mi piace farti ridere. La tua risata sonora mi riempie il cuore.- continuò senza neanche lasciarmi rispondere
- Ecco, lì è dove ci siamo incontrati la prima volta. Chissà a quest’ora cosa stavo facendo se non ti fossi buttata addosso!-
-Ehy, sei stato tu che mi hai urtata.- Cominciammo a litigare amichevolmente, dopodiché arrivammo a destinazione.
-Prego Mam’selle!- mi aprì lo sportello della macchina porgendomi una delle sue grandi mani.
-Mercì Monsieur!- scesi dalla macchina e mi posizionai affianco a lui, mentre ammiravo quella ruota gigantesca.
-oooh! Sappiamo anche il francese!- feci una smorfia.
Mi prese per mano e ci avviammo verso London Eye. Pagò i biglietti e dopo aver aspettato in fila per circa un’ora salimmo sulla “giostra”. Era bellissima Londra da li su. Si poteva vedere tutto.
-Ehy guarda la casa di Barbie.- gridai come una bambina facendolo ridere.
-Si, la casa di Barbie. Ma guarda quello è il mio giardino con la piscina e più avanti c’è la tua casa.- indicò le varie casette. Sembravano le casette del monopoli e le persone sembravano formiche. Ma era tutto così affascinante.
-Harry è bellissimo.- appoggiai i palmi delle mie mani sul finestrino lasciando le impronte. Avvicinai anche il viso al vetro appannandolo. Harry, che era seduto di fronte a me, si mise al mio fianco, mi stinse per la vita, e iniziò a baciarmi sul collo, com’era suo fare ormai.
-Dovremmo venire anche di sera, quando si vedono tutte le luci piccole. Londra è più bella illuminata. Anche il Big Bang si vede meglio.- indicò quel monumento che una volta segnò l’ora del nostro incontro. Devo davvero tutto a Londra.
-Lù- affermò d’un tratto mentre prendevamo in giro i pedoni.
-Dimmi- girai il viso facendo incrociare i nostri sguardi.
-Cosa devo sapere del tuo passato?.- sapevo che si riferiva a quanto accaduto al bar.
-Oh Harry non è niente di particolare, sai l’adolescenza non è proprio il periodo più bella della vita per certi aspetti.-
-Dimmelo, ti prego.-mi accarezzò la guancia, sfiorando il labbro inferiore col pollice.
-è solo che io non volevo ragazzi quando ero più piccola. Non credevo nell’amore- risposi sinceramente.