Capitolo 57
Harry mi prende per mano e ci affrettiamo a salire in macchina.
-Cazzo parti, macchina di merda.- l’auto proprio non vuole partire e io sono ansiosa e paurosa. Dopo vari tentativi la macchina si accende e Harry accelera vergognosamente. Mi attacco al sediolino e guardo con occhi sbarrati la strada. Intanto prego che non succeda niente.
-Lo so Lù, ma questa è un’emergenza.- sa che non mi sono mai piaciute le macchine che vanno veloci.
-Cavolo, perché? Perché non si può avere un attimo di pace?- sbatte la mano sullo sterzo. Ha ragione. Abbiamo vissuto questi tre mesi d’inferno e proprio quando le cose stavano prendendo la giusta piega, si presenta un nuovo problema.
-Harry, calmati. Non è detto che sia successo qualcosa di così grave. Vedrai che Gemma starà bene e i medici sono riusciti a salvare il bambino.- cerco di calmarlo. O sto cercando di convincere me? Il fatto è che questa cosa mi tocca, non solo perché è Gemma, ma perché potrebbe succedere anche a me. Lui sospira e guarda fisso la strada davanti a lui.
-Tu stai bene?- mi chiede.
-Si sto bene, non preoccuparti.- osservo le macchine che superiamo velocemente.
-è che non hai acceso lo stereo.- spiega. Sorrido e faccio il mio solito rito. La musica ci sta rilassando e ogni tanto sento Harry canticchiare. Lo guardo sorridente e non posso ancora crederci che lui è qui, affianco a me, bello come il sole. I suoi capelli scombinati, le labbra a cuore, il suo sguardo…non credevo di rivederlo ancora. E pensare che diventeremo genitori. E pensare che i miei sogni si coroneranno tra pochi mesi. Io, lui e la nostra bambina. Già, perché sono sicura che sarà una femmina. E poi sia io e che lui speriamo sia così. Mi accarezzo la pancia, ma resto ancora a guardarlo.
-Che c’è?- mi sorride.
-Niente- rispondo timidamente.
-Non andrò più da nessuna parte, promesso.- siamo fatti così, ci capiamo al volo io e lui. mi mette una mano sulla pancia e sorride. Si, sono felice. Per una volta dopo tre mesi, sono felice. E lo immagino giocare con nostra figlia sul divano. Quando le darà da mangiare, quando le cambierà il pannolino o le farà il bagnetto. Quando l’accompagnerà a scuola e quando le proibirà di uscire il sabato sera con un ragazzo. Più lo guardo e più il mio cuore si gonfia. Non vedo l’ora di vederlo con nostra figlia tra le braccia.
Quando arriviamo all’ospedale corriamo subito verso la camera di Gemma. Stanza 569. saliamo con l’ascensore al quarto piano e guardandoci intorno vediamo Anne. Le corriamo incontro e sembra essere preoccupata.
-Dov’è Gemma?- chiede Harry alla madre.
-è qui dentro che dorme.-Anne ci guarda confusi. Lei non sa ancora nulla di quello che è successo tra noi.
-e il bambino?- chiedo affannando.
-i medici dicono che sta bene, è solo nato prematuro. Ma dovrà stare nell’incubatrice per circa due mesi.- sospiriamo rilassandoci. Fortunatamente nulla è andato storto.
-Possiamo entrare?- chiede il riccio e la madre fa un accenno col capo. Entriamo nella stanza e Liam è seduto accanto a lei col capo chino. Lo salutiamo e restiamo in piedi accanto al letto.
-Sta bene?- chiedo per prima.
-Si- si limita a rispondere. Deve essere distrutto.
-Ma cosa è successo?- azzarda Harry.
-Stavamo in cucina. Lei stava preparando la colazione mentre io ero in salotto per accendere il camino. Poi la sento urlare e mi precipito in cucina. La vedo piegata e con una mano un po’ sporca di sangue. Ho chiamato subito l’ambulanza che è venuta il prima possibile. I medici dicevano che era un aborto spontaneo ma lei insisteva dicendo che sentiva ancora il bambino nel suo grembo. I medici si sono messi subito all’opera e hanno scoperto che il cuore del bambino batteva ancora. E così l’hanno fatta partorire prematuramente. Ora dicono che si è stabilizzato e che stanno entrambi bene, ma io ho avuta una paura che…che non so descrivere. Penso solo che sia un miracolo.- lo vedo ancora tremare. Harry è rimasto impietrito mentre io cerco di non piangere. Harry fa un passo avanti e tocca la spalla di Liam, cercando di confortarlo. Io mi tocco ancora la pancia. Non so cosa pensare. Harry mi lancia uno sguardo spento e poi guarda la sorella che dorme nel letto.