CAPITOLO 22
Mentirei se dicessi che i successivi giorni senza Harry volarono velocemente. In realtà la malinconia e la solitudine coloravano tutti i giorni, dunque una mattina mi svegliai presto, stranamente, e decisi di andare a fare jogging al parco. Tuttavia non avevo alcuna tuta con me, in quanto non avrei mai pensato di andare a correre, così mi ricordai delle parole di Harry e del fatto che mi aveva rimasto le chiavi del suo appartamento
Feci un sorrisetto e uscii di casa. L’aria era alquanto frizzantina. Come al solito sentivo freddo, anche perché avevo solo il pigiama addosso. Aprii la porta di casa Styles e la chiusi alle mie spalle. Non so il perché ma mi venne da ridere. così la mia risata rimbombò per tutto l’appartamento. Non ero mai entrata in casa di altri quando questi erano assenti. Era molto strano per me. Tuttavia mi precipitai nella camera di Harry. La busta di biscotti vuota affianco ancora sul comodino, i cartoni della pizza a terra e il letto in disordine. Fu bellissima quella sera. Mi sedetti un po’ sul letto. Appoggiai la testa sul suo cuscino. Riuscivo a sentire ancora quell’odore di mele. Chiusi per un attimo gli occhi. Quei sorrisi maliziosi, le labbra a cuore, i suoi baci, le carezze, le risate isteriche, le lacrime, quegli occhi verde smeraldo. Quanto mi mancavano. Ad un tratto però mi vibrò il cellulare. Pensai fosse un messaggio ma invece era una chiamata. Chissà perché avevo il silenzioso.
-Pronto.- sembravo essere scesa dalle nuvole.
-Hey, bellissima, che stai facendo?- finalmente era lui.
-Sono a casa tua, Harry.- alzai la testa dal cucino sedendomi sul ciglio del letto.
-Lo so, ecco perché ti ho chiesto che cosa stai facendo.- era molto divertito, lo sentivo.
-Come fai a sapere che sono qui da te? Te lo ha detto mia cugina?- gli chiesi.
-No, è che quando sono fuori si attiva un sistema di telecamere nel mio appartamento. E attraverso un’applicazione sul telefono posso vedere tutto ciò che succede in casa quando io non ci sono.-
-Wow, fantastico! Non pensavo esistesse un’applicazione del genere. Peccato, Styles, volevo spogliarmi qui.-
-Guarda che la telecamera non te lo vieta mica?- scoppiammo a ridere.
-In realtà sono venuta perché mi servono un paio di pantaloncini per andare a correre, ce ne hai?- mi alzai e mi avviai verso l’armadio.
-Certo ma non sono lì, in quell’armadio.-
-Diamine Styles, stai diventando inquietante! Ma dov’è questa telecamera?- mi girai intorno alla ricerca di qualche spia.
-è inutile, non la troverai mai. piuttosto quello che cerchi si trova nell’armadio della stanza accanto.-
Dunque andai nella stanza affianco. Aprii l’armadio.
-Styles, tuta per ogni occasione?-
-Certo! Dalla più elegante a quella più sportiva.- scoppiai a ridere.
-E ora quale dovrei prendere?-
-Prendi quella blu a sinistra. Vedi deve esserci sia il pantalone che il pantaloncino. Le maglie le trovi nella cassettiera affianco.-
-Wow. Devo dire la verità, sei molto ordinato. Non ti facevo un tipo così. - feci come mi disse, ma presi solo il pantaloncino. Andai verso la cassettiera e aprì il primo cassetto e subito mi colpì una maglia. Era tutta gialla con la scritta blu “NIKE” sul petto. Perfetta.
-In realtà è mia mamma che sistema in quel modo la mia roba. Ma comunque non sono poi così disordinato.-
-Quindi è tua mamma che ti fa il bucato, che ti stira le camice, e ti pulisce casa?- presi il pantaloncino e la maglia e l’appoggiai sul braccio.
-Si ancora lei. Viene da me quando ha tempo, a volte ci incontriamo a volte no. Le scarpette le trovi in quel mobile alle tue spalle.-
- 46? Mio Dio Harry cos’hai al posto di un piede?- scoppiò a ridere.
-Perché tu quanto porti?- mi chiese.
-40!- Esclamai, ponendo le sue scarpe al posto loro.
-Neanche il tuo si può definire “piedino”.-
-Di certo non porto 46.-
-Ma io sono un uomo. -
Continuammo a fare battibecco per un po’. Quanto avrei voluto però guardarlo negli occhi.
-Non vorrai mica andartene via col pigiama? Puoi cambiarti.- scesi giù per le scale avviandomi alla porta.
-Addio casa Styles, ci rivedremo presto!- feci segno con la mano e uscii.
-Ok, ma entra più spesso in casa così potrò vederti.- Salutai Harry ed andai a casa. Mia cugina si era appena svegliata e stava facendo colazione.
-Dove sei andata? E di chi sono quelli?- disse sorseggiando del latte.
-Sono di Harry e ho deciso di andare a correre stamattina. Vieni anche tu?-
-No. Mi scoccio. Ma più tardi dobbiamo uscire che mi devo comprare il vestito per il compleanno di Liam.-
-Ok.-
Quando uscii il tempo era ancora grigio e le strade erano annebbiate. Sembravano le tre di notte! Tuttavia per riscaldarmi iniziai dirigendomi al parco. Mi misi le cuffiette nelle orecchie e cercai di non pensare a Harry. Mi fermai in quanto non ce la facevo più a correre. Mi curvai toccando la punta delle scarpe con le dita delle mani. Ma ad un tratto mi ritrovai schiacciata a terra.
-Scusami, non ti avevo vista!- si alzò da me e mi porse la mano per aiutarmi. Accettai il gesto e mi rialzai.
-Scusami di nuovo ma con questa nebbia, non ti avevo vista. Stai bene?- si toccò il capo grattando. Era un uomo alto. Il capelli alzati e scuri. Gli occhi altrettanto scuri. Ma a di la verità erano davvero belli. Di solito si apprezzano sempre gli occhi chiari, ma anche quelli scuri hanno la loro bellezza e misteriosità. Le labbra sottili erano coperte dalla barba abbastanza lunga. Le mani erano grandi ma non tanto come quelle di Harry. Sì, in fin dei conti Harry era molto più imponente di quell’uomo. Portava dei pantaloncini aderenti neri e una canotta anch’essa aderente e nera, dalla quale si potevano notare i suoi muscoli.
-No, non ti preoccupare, sto bene.- gli risposi facendogli un sorriso, dato che non sapevo cosa fare.
-Bene, io sono Christopher, ma tu puoi chiamarmi Chris, piacere di conoscerti.-
-io sono Lucia, ma puoi chiamarmi Lù.- ci stringemmo le mani.
-Non sei di qui, vero?- mi chiese aggrottando le ciglia.
-No, vengo dall’Italia, sono qui per una vacanza.- dissi squadrandolo meglio.
-Oh, l’ho capito dall’accento. E per quanto rimarrai ancora?-
-Partirò domenica mattina.- dissi guardandolo negli occhi. Lui fece lo stesso.
-Non so ma sembra di averti già vista, è possibile?- iniziammo a camminare.
-Bhè io abito qui vicino, ma forse mi avrai vista su qualche rivista o giornale.- dissi accennando un sorriso.
-Ah! Sì! Ricordo! Tu sei la ragazza di quel cantante famoso, giusto?-
-Si! Harry.-
-E come mai sei venuta da sola?- A parte le continue domande sembrava simpatico, una brava persona.
-È fuori per lavoro.- chinai il capo e notai che anche lui come Harry aveva dei piedi lunghi.
-Ho capito. Ti dispiace se ti invito per un caffè? O il tuo ragazzo sarebbe geloso?- rise.
-No non credo, anche perché non c’è niente per cui c’è bisogno di ingelosirsi.- Dunque accettai e andammo in un bar vicino. La mattina la passai con quell’uomo parlando dell’Italia, di Harry, della nostra vita. Mi aveva davvero fatto bene quella chiacchierata, per un attimo mi dimenticai delle mie angosce e preoccupazioni. E ad essere sincere, mi piaceva come persona, mi stava davvero simpatico. Si era fatta l’ora di ritornare a casa, così salutai Chris e me ne andai.
-Aspetta Lù!- urlò una voce maschile.
-Non so come potrei rintracciarti se non mi lasci almeno il tuo numero.- ci scambiammo così i numeri di cellulare e finalmente potetti ritornare a casa.
-Perché ridi?- chiese Mary aggrottando le ciglia.
- No è che ho conosciuto un uomo e ho trascorso un po’di tempo con lui a parlare mentre ci prendevamo un caffè.-
-e Harry?-
-Ora lo chiamo subito. Spero mi risponda. Nel frattempo preparami un bella colazione.-
Presi il cellulare dalla tasca e trovai un messaggio.
“Spero di caderti addosso anche domani mattina! Xx. Chris.”
Era un appuntamento? Un invito a farmi svegliare presto la mattina per andare a correre con lui? Non risposi a quel messaggio. Insomma, cosa avrei dovuto dirgli? Quella mattina fu occasionale, dato che non riuscivo a dormire. Così composi il numero di Harry. Dopo un paio di squilli qualcuno rispose.
-Amore!-
-Harry! Come stai?- ero felicissima.
-Bene. Com’è andata la corsetta?.-
-Bene, bene. Ho conosciuto anche un uomo, Chris. Diciamo che è stato un’incontro un po’ strano in quanto mi è caduto addosso mentre correva. Siamo andati a prendere un caffè insieme e a dir la verità è molto gentile e simpatico. Ah! Non vedo l’ora di godermi il mare, la sabbia rovente, il sole che scotta, e non vedo l’ora di riabbracciarti, di baciarti e di sentire il tuo profumo.- dissi entusiasta.
-Come sei andata a prendere un caffè con quest’uomo? È uno sconosciuto! Avrebbe potuto farti del male.-
-Harry, sta calmo è una brava persona. Come ti ho già detto, non devi preoccuparti.-
-E invece sì, io mi preoccupo perché sono kilometri lontano da te e non posso vedere quest’uomo, chi è, che posti frequenta e quali sono le sue intenzioni.-
-quali sono le sue intenzioni? Harry non pensi di stare esagerando? Con quel caffè voleva solo scusarsi di quello che era successo nel parco. E poi sapeva che sono la tua ragazza.-
Iniziò a scaldarsi sempre più, cominciando a sparare cazzate. Non potevo ascoltarlo, così staccai la telefonata e mi diressi in cucina.
-Ecco la colazione! Come sta Harry? Ma sei arrabbiata?- chiese Mary.
-Ti sembro arrabbiata?.- dissi urlando istericamente.
-Molto.- ammise mia cugina.
Le raccontai tutto. Ma sembrava dare ragione ad Harry che a me.
-Insomma, ha ragione. È il tuo ragazzo, deve sapere con chi esci. Vuole solo tenerti al sicuro. Sa che esistono persone che…- la interruppi.
-Che cosa? So riconoscere la gente buona da quella cattiva. Ho 23 anni, non sono una bambina.-
Dopo colazione andammo al centro commerciale per fare un po’ di shopping. Continuavo a ricevere chiamate e messaggi da Harry del tipo: “Dove sei? Che stai facendo? Non farmi arrabbiare e rispondi”. Dio, quanto mi faceva irritare!
-Lù che ne dici di questo vestito?- era di pizzo rosa cipria con uno scollo a cuore e un nastro bianco in vita.
-si molto bello. Provalo!- nel frattempo risposi al messaggio di Chris che chiedeva cosa stessi facendo.
-Allora? Che mi dici? Come mi sta?- si girò su se stessa mostrandomi l’abito.
-ti sta un amore. Lo devi acquistare assolutamente.- le sorrisi dolcemente.
Mangiammo un panino al McDonald’s e ritornammo a casa con i piedi dolenti.