Capitolo 23

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CAPITOLO 23

-Oggi abbiamo qui a radio Dj di Cannes degli ospiti speciali. Coloro che hanno segnato l’adolescenza di milioni e milioni di ragazzine di tutto il mondo. Signori e signore gli One direction.- A quel nome balzai. Il cuore batté all’impazzata. Gli occhi incominciarono a farsi lucidi. Quel presentatore mi ricordò la mia adolescenza, quando rimanevo sveglia notti intere per una loro tweetcam, i pianti e i batticuori per un loro nuovo video,ore e ore a computer per una loro news, la voglia di andare a un loro concerto, i film mentali, le risate… sì, loro facevano parte della mia adolescenza. Loro mi avevano aiutato a combattere, a ridere, a godere. Mi avevano aiutata a crescere. E al pensiero che uno di loro mi amava, mi faceva rabbrividire. Ho sempre fatto in modo di farmi notare cercando di andare a qualche loro concerto (ma invano), cercando di farmi seguire su twitter…ma niente. Ma finalmente li avevo incontrati, li avevo conosciuti e mi ero innamorata anche della persona più bella al mondo.

-Bene ragazzi, come vanno le cose?

-Molto bene, grazie. Tra poco uscirà il nostro settimo album e siamo molto felici.- riconobbi la sua voce bassa e roca. Anche se avevamo avuto quella piccola discussione, in quel momento, avrei voluto tanto abbracciarlo forte a me.

- Si certo, l’album, ma Harry, gira voce che ti sei innamorato per davvero. Lei è una ragazza italiana. Non sarà solo una novità invece?- le lacrime continuavano a rigare il mio viso, ma rimasi sconvolta da quelle parole.

-Ehm… non credo di definirla novità. È vero è una ragazza italiana, conduciamo delle vite assolutamente diverse, abbiamo culture diverse, una patria diversa, usanze diverse, ma siamo più uguali di quanto voi pensiate. È vero sulle voci che circolano. Sono davvero innamorato di lei, dal primo giorno che ci siamo scontrati. Io non ho mai avuto una ragazza così dolce, fragile, coraggiosa, giocosa, intelligente, pazza e divertente. È forse per questo che a volte sono un po’ possessivo e geloso e per questo le chiedo scusa.- avevo sentito bene? Mi aveva chiesto scusa? ma si riferiva a me?

-oh abbiamo già delle scuse. È successo qualcosa Hazza?- rimasi pietrificata.

-Non ho voglia di parlare della mia vita privata, ora. Voglio solo Dire a tutti che amo la mia fidanzata come non ho mai amato nessuno a parte la mia famiglia.- iniziai a farmi di tutti i colori: verde, giallo, rosso, viola. Non sapevo se ero felice o triste. Felice perché Harry aveva detto quelle splendide parole e triste perché avrei voluto abbracciarlo e baciarlo in quel momento. Tuttavia, a quel punto, ero sicura che Harry mi amasse. Chi avrebbe detto quelle cose in radio? Chi si sarebbe scusato? Chi avrebbe urlato “ti amo” al mondo? Presi il pacco di fazzoletti sul comodino e iniziai a consumare man mano tutti i fogli che erano contenuti.

-Wow a quanto pare sei non solo cotto ma anche fritto di lei. Ma la freccia di Cupido non ha colpito solo te, vero Liam?- si sentivano delle risate di sottofondo. La risata più squillante era di Niall, la potevo riconoscere anche con i tappi nelle orecchie.

-Sì Mary.- accennò.

-Sai solo il suo nome?- risero. Quel giornalista era davvero pungente.

-No, ma non sarò qui a dirvi la mia vita privata.- una risposta secca, determinata e giusta. Aveva fatto bene Liam. Giornalisti arroganti!

-Ma le cose iniziano a farsi più serie per Louis, in questo momento della vita.-

-Sì mi sposerò con Eleanor a dicembre- accennò anche Louis. A quante pare l’unico a cui non importava di niente e nessuno era Harry. Non gli importava con chi stava parlando, se lo avrebbero saputo tutti o nessuno, lui si era scusato perché voleva.

-Dunque regna l’amore in casa Direction. Ma parliamo ora del vostro album…- continuarono a parlare riguardo il concerto, il loro ultimo album.

-Lù, sono a casa.- urlò mia cugina. Mi precipitai subito da lei, le posai le buste della spesa a terra e le raccontai tutto. Rimase sbalordita. Non per la risposta di Liam, ma per le parole dette da Harry. Mentre raccontavo entusiasta a Mary dell’intervista mi vibrò il cellulare.

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