Capitolo 58
Durante la notte vengo svegliata da un lamento. Apro gli occhi e vedo Harry che sta piangendo nel sonno, agitandosi appena.
-Harry- cerco di scuoterlo dolcemente. Lui continua a piangere e a ripetere “no!”
-Harry, svegliati!- gli do qualche schiaffetto sul viso e lui spalanca gli occhi. Mi guarda quasi per un minuto. Mi accarezza il viso realizzando che ci sono davvero e mi bacia con veemenza. Sento le sue lacrime bagnarmi il viso ed è come se sentissi anche io il suo dolore. Mi fa cadere sotto di se per poi continuare a fissarmi.
-Era solo un incubo- gli dico accarezzandogli il viso e rassicurandolo.
-Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te.- confessa con voce tremante e chiude gli occhi.
-E sto bene quando mi accorgo che ci sei- lui apre gli occhi e io porto le mie labbra sulle sue.
-Non vado da nessuna parte.- gli stampo un altro bacio e riprende a dormire. Io non ci riesco più. Penso a ciò che è successo pochi minuti fa e devo dire che mia ha sconvolta. Che significa “nei miei incubi”? è già accaduto altre volte? Il solo pensiero che Taylor ha assistito ad uno di questi suoi incubi mi fa male. lei non ha potuto consolarlo nel modo giusto, non sapeva la causa. Sospiro liberamente ora che penso che tutto è tornato alla normalità, o forse. Insomma c’è da organizzarsi per l’arrivo di nostra figlia e quasi tremo a pensarci. Ho sempre immaginato questo momento con lui, ma non credevo così presto. E ora che si è realizzato questo mio grande sogno, ho paura. Paura di fallire, perché non ne sarò all’altezza. Ho paura che sarò una madre isterica e incomprensibile. Una che urla ai suoi bambini e che non li lascia uscire di casa perché vuole tenerseli solo per se. Una che combina disastri, che non sarà capace di crescerli. Volgo il mio sguardo verso Harry, che sta dormendo beatamente appoggiato a me, e chiudo anche io gli occhi sperando di abbandonare quei pensieri e cercando di dormire.
La mattina successiva mi sveglio con la sua testa sul mio petto. Gli accarezzo i capelli tenendo ancora gli occhi chiusi. Lui sta russando e sorrido. Forse anche il suo russare mi mancava. Un odorino di pancake mi fa risvegliare del tutto.
-Harry- lo chiamo per svegliarlo. Voglio andare a fare colazione, ho troppa fame.
-Harry- lo richiamo più forte. Alza la testa e mi guarda con gli occhi semi-aperti sorridendomi.
-Buongiorno- mormora appoggiando ancora la sua testa sul mio petto. E il mio cuore aumenta i battiti.
-Buongiorno, anche a te.- gli bacio il capo e sorrido. Finalmente mi sveglio con lui su di me, con il suo odore sotto il mio naso e i suoi capelli tra le mani.
-Harry-
-Mmmm- ha troppo sonno, e non lo biasimo per ciò che è successo ieri. È stata la giornata più lunga e difficile della mia vita. In più c’è da aggiungere ciò che è successo stanotte.
-Andiamo a fare colazione? ho tanta fame- sento uno sbuffo sulla mia pelle e vedo che sta ridendo. Nel frattempo appoggia la sua grande mano sul mio ventre rigonfio.
-Devo chiamare il ginecologo- sbotta.
-Si, ma andiamo a fare colazione?- si alza sui gomiti, bacia la bambina e poi me.
-Avete fame?- ridacchia.
-Abbastanza da mangiare un intero ippopotamo- ridiamo.
-D’accordo. Scendiamo, sento odore di pancake.- dice e io mi ricompongo. Quando entriamo in cucina Anne è ai fornelli che cucina la colazione.
-Buongiorno. Dormito bene?- domanda la donna.
-Molto bene- rispondiamo all’unisono e ci guardiamo negli occhi.