Wow, ma che ore sono?
L'orologio sulla scrivania segnava le 4.30 del mattina.
Un giorno capirò perchè non riesci a dormire, davvero.
Io: shhhh.
Mi alzai senza svegliare Toby, tanto ronfava profondamente come anche i piccoli.
Presi le mutande dal pavimento, i pantaloncini e una canotta.
Il reggiseno?
Io: stica.
Mi infilai tutto, afferrai il telefono dal comodino, indossai le havaianas e uscii.
Madonna che caldo, sicura funzionino i condizionatori?
Apparii in cucina e non trovai nessuno. Mi sembrò strano, così andai in salone: niente.
Sentivo però delle risatine leggere.
Andai alla porta sul retro e vidi LJ, Jeff e Zero fumare e mangiare della pizza riscaldata.
Uscii anche io.
Ok, fa proprio caldo. Dopo controlla i condizionatori.
Io: ragazzi, che fate?
Zero: canniamo. Vuoi unirti?
Afferrai l'accendino, un pezzo di pizza ormai freddo e mi buttai sulle gambe di Jeff stringendomi a lui.
LJ: allora, questa cosa che ormai riesco a reggere le canne mi uccide.
Jeff: sono finiti i tempi di spogliarsi davanti a Sland.
Mi feci qualche tiro.
Io: concordo pienamente. Troppo agitata per farmi prendere dal fumo.
Zero: non pensiamoci eh? Stiamo shalli.
Io: concordo pienamente. Che facciamo?
LJ: stiamo un altro pochino qui dai, non ci fa male.
Io: okay, ma non troppo. Chi lo sa cosa passa nella mente di Jack Frost?
Jeff: chi?!
Io: andiamo, Jack Frost! Quello che porta il gelo e la neve! Nulla eh?
Zero: ummmm no.
LJ: io lo conosco! Da piccolino mamma diceva che se non mettevo d'inverno il cappello Jack Frost sarebbe venuto a pizzicarmi le orecchie.
Jeff: wow.
LJ: giuro, ne ho ancora il terrore puro.
Zero: si spiega il perchè del tuo perenne cappello ora. Comunque, rientriamo? Ha rinfrescato davvero.
LJ: merda merda, andiamoooo. Non voglio mi pizzichi le orecchie.
Jeff: non ci crederai davvero, vero?
Ci fu un secondo di silenzio.
LJ: .... No. Però dai.
Rientrammo dentro, mettemmo su il caffé e preparammo la tavola per la colazione.
LJ: Clock.
Io: dimmi.
LJ: pulisci e metti in ordine... Ancora.
Io: smettetela tutti con questa storia che se pulisco e metto in ordine sto agitata!
Effettivamente era vero: avevo questo fastidiosissimo tic, sin da piccolina.
Io: vabbe, come se vi desse fastidio che io pulisca. Non lo fa mai nessuno qui!
Zero: calma. Prendi un po' di caffé.
LJ: certo, calmiamola con il caffé, sensato.
Jeff: in effetti.
Zero: sh.
Bevemmo quel caffé, decisamente non tra i migliori bevuti.
Zero: dovremmo uscre oggi! È tanto che non lo facciamo tutti insieme!!
Io: non so se me la sento... Voi andate magari, vorrei restatare con Toby in pace.
Jeff: dai Clocky, andiamo tutti, non puoi non mancare!
Io: davvero ragazzi, non ne ho voglia. Questo 'doppio lavoro' mi sta uccidendo, è un miracolo che mi regga in piedi! Vorrei stare tranquilla una giornata.
LJ: in effetti è piuttosto pesante, ma ci fai l'abitudine poi. Che ne dite se noi ci portiamo tutti, mentre tu e Toby ve ne andate al mare coi bambini?
Io: grazie LJ! Siete dei veri amici, pezzi di merda.
Jeff: la riconoscenza.
Zero: ok, vado da Pupp.
LJ: ti seguo.
Jeff: uuuh roba a tre. Interessante. Arrivooo.
Io: inizio a cucinare per la colazione, sono già le 5.30. E poi mi sembra di aver visto della polvere su quello scaffale. A dopo.
LJ: ossessiva.
Se ne adarono nelle loro stanze, mentre io rimasi sola con i miei pensieri. Almeno per un po'.
Finalmente.
Io: Lucas? Dove sei scemo ahah.
Lucas: effettivamente ora non ha più quel fascino incontrarci.
Apparve seduti sul bancone della cucina sfogliando una rivista e sorseggiando una birra.
Io: ti sei dato a quella sponda? Interessante.
Lucas: ah ah ah.
Scavallò le gambe e riapparve sedeto al tavolo, mangiando una fragola.
Io: smettila, ho pulito ora.
Lucas: forse LJ ha ragione...
Mi riapparve davanti al viso.
Lucas: sei davvero ossessiva.
Sorrise stupidamente e si trasportò ancora sulla sedia.
Lucas: che si mangia a colazione?
Io: il soli-
Stavo pulendo una macchia sul pavimento quando notai un'ombra dietro la porta, proprio alle spalle del ragazzo.
Lucas: cosa?
Io: emmm? Il solito, stavo dicendo.
Mi rialzai lentamente e senza farmi accorgere afferrai un coltellaccio da cucina.
Lucas: che buono. Però meno zucchero nei waffles, erano proprio dolcissimi l'altro giorno.
Io: okay.
In realtà non avevo capito niente, stavo osservando quell'ombra, che seguiva i movimenti di Lucas come per copiarli. Ovviamente non era la sua, la luce era posta dietro di lui ed era impossibile che anche l'ombra si trovasse alle sue spalle.
Lucas: ehi, mi stai ascoltando?
Io: certo! Meno zucchero nei waffles, intesi.
Mi avvicinai sempre più, ma con calma, al ragazzo.
Lucas: mi sembri strana.
Io: io? Ti pare? Nono, sto benissimo.
Non ero sicura l'ombra potesse sentirci, quindi, per evitare casini, parlai parafrasando.
Io: sai, non mi piace il sole. Rivela i mostri.
Il ragazzo mi guardò perplesso.
Lucas: ummm ok.
Capì che cercavo di dirgli qualcosa.
Lucas: comprensibile. Che tipo di mostri?
Io: non saprei, quelli oscuri, che si nascondono dietro ogni oggetto amplificandone l'oscurità. Hai presente?
Prese una penna e su un lembo del giornale scrisse 'skiá?' ('ombra?')
Annuii lievemente.
Lucas: ah capito. Ma dove si trovano questi mostri?
Io: per esempio alle spalle delle persone, dietro le porte o vicino le scale. Per esempio...
Lucas: ma che forme hanno?
Io: di persone volendo, sai, vogliono imitarci. Cercano di imitare ogni tuo movimento, così da copiarti. Ehi, posso farti una foto nella penombra? Uscirebbe fighissima.
Lucas: si certo.
Il ragazzo si mise in posa, sorrise e alzò la mano sinistra in cenno di saluto.
Anche l'ombra fece uguale.
Scattai la foto senza flash, fortunatamente l'ombra era nitidissima, pur essendoci della luce.
Io: bella eh?
Gliela feci vedere, ma lui scosse la testa, non avave visto nulla.
Lucas: che dici di un po' di tè? Lo faccio io.
Io: lì c'è il bollitore.
Non capivo cosa stesse capitando.
Si alzò, ma l'ombra non lo seguì. Ora imitava me.
Decisi di agire.
Io: puoi sentirmi?
L'ombra non fece alcun movimento.
Io: ombra, puoi sentirmi?
Fece un passo indietro, come fosse spaventata.
Io: ehi ehi, calma. Non ti faremo del male.
Si rimise al suo posto.
Lasciai il coltello e andai là.
Io: puoi capirmi?
Fece un piccolo cenno.
Io: perchè sei qui?
Non disse nulla.
Io: okok... Almeno dirci chi ti manda?
Gli sfiorai la testa e il mio dito divenne nero, come sporco di inchiostro.
L'ombra parlò, con una voce alterata, come contraffatta: se ne sentivano tre, una cupa, una normale e una stridola.
Ombra: vi cercano, vi vogliono, vi avranno.
Scomparve, correndo via lungo la parete e sgusciando via dalla porta.
Lucas: come hai fatto?
Io: hai sentito?
Lucas: cosa?
Io: quelli che ha detto!
Lucas: non ho sentito niente. Volevo sapere come ti fossi ridotta il dito così. Ehi, l'ombra?!
Io: come, non hai visto nulla?! Mi sono avvicinata e-
Notai che ero tornata al mio posto.
Io: ma come... Io sono andata da lei! Mi capiva, mi ha parlato, l'ho toccata!!
Lucas: sei davvero scossa, prendi del tè.
Mi guardavo intorno come sperduta, non sapevo cosa fosse successo.
Io: so che fare!
Corsi di sopra, afferrando il telefono, e andai da Sland.
Sland: dimmi. Sono molto impegnato.
Io: esisto Ombre mandate a spiarci e imitare i nostri movimenti?
Sland: vengono dette Ombre del Sole. Perchè?
Io: Ombre del Sole... Ummm, ottimo.
Mi buttai verso l'enorme libreria, andai sulla O e sulla S e presi tutto quello che riguardava queste creature. Erano almeno una dozzina di libri, ma non mi interessava.
Sland: cos'è successo?
Io: mera curiosità.
Sai che posso leggerti nella mente ora?
Io: solo se te lo consento.
E ora non è proprio il momento Sland.
Sland: lo saprò prima o poi?
Io: si, questo si. Ma ora non ho tempo, grazie!
Uscii con la pila di libri in mano e mi trasportai in cantina.
Perchè qui?
Io: è tranquillo.
Accesi tutte le luci e feci un po' d'ordine.
Tornai sopra, afferrai nutella, biscotti, tazza e teiera e scesi ancora giù.
Che profumino.
Io: vero? Questo tè è buonissimo.
Intendevo le teste putrefatte, sono disgustose.
Io: e tu non guardarle.
Intendevi noi.
Io: sisi, ora zitta.
Iniziai a leggere i libri, uno per uno, e imparai tantissime cose.
Allora, mettiamo un po' d'ordine nella tua testa. Nostra... Vabbe su.
Io: si, allora.
Presi un foglio e iniziai a fare un elenco puntato, per non scordare nulla.
Io: sappiamo che sono ombre-scagnozzi, solitamente usati da entrambe le parti, quindi sia da D che da D2. Si nutrono dei raggi del sole, perciò vengono dette Ombre del Sole. Di solito vengono spedite per imitare le persone e assumerne i comportamenti tipici da trasmettere a un demone o un angelo esperti nella trasfigurazione, così da entrare nella comunità senza problemi. Possono esser viste solo da demoni o angeli molto molto potenti, si spiegherebbe perchè li ho visti. Comunque, che altro c'è?
Possono comunicare!
Io: vero, molto importante. Possono parlare. Inoltre sono tangibili, ma a chi le tocca lasciano una sostanza appiccicosa simile a inchiostro che si insinua sotto la pelle. Non può essere levata.... Cazzo.
Calma, stiamo andando bene. Continua.
Io: finito, tutto qui...
Guardai bene i libri e vidi che la copertina di uno di questi era particolarmente gonfia.
Presi il mio coltello e lievemente la sollevai. All'interno erano presente dei fogli. Alcuni parlavano di cose che avevo già letto, un altro invece era una specie di incantesimo per evocarli con tutto il procedimento e il necessario per il rito.
Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno!
Io: si, ma è molto complicato. Non sono una strega, ci vorrà tanto...
Muoviti allora.
Nascosi i libri nel sottoscala, con tuti gli appunti e, preso il foglio, mi trasportai in cucina.
Io: ho bisogno di zenzero, zucchero, sale, peperoncino, acqua bollente, buccia di un limone, del sangue di chi vuole evocare l'ombra, 'sangue' dell'Ombra e radice di mandragora... E dove cazzo la prendo?!
Sland...?
Io: ummm. SLAND!
Nel momento stesso in cui apparve io mi trasportati nel suo studio.
Cercai le radici nell'armadio degli ingredienti e gingilli vicino alla scrivania e una volta presa, scomparii in giardino, vicino alla finestra della cucina senza farmi vedere.
Riuscii a tenere fuori dalla testa Sland così non poteva trovarmi. Si guardò un po' intorno e se ne andò via.
Tornai in cucina e mi misi a preparare la pozione.
Seguii alla lettera la pozione, punzecchiandomi la punta dell'indice per far uscire il sangue nero dell'ombra e il medio per il mio.
Finito di prepare, la travasai in varie bocette di vetro. Ne presi una e le altre 7, avevo un pochino abbondato, le infilai nella dispensa sotto al lavandino etichettandole con 'veleno'.
Io: abbiamo la pozione. Ora?
Guardai bene il foglio, diceva che dovevo evocare l'ombra con l'incantesimo e lanciargli la pozione contro cosicché non possa scomparire.
Io: geniale. Qui dice che si possono evocare solo all'alba, quando il primo raggio di sole penetra nella buia notte.
Guardai l'orologio, l'alba era passata già da venti minuti.
Io: merda... Farò domani.
Purtroppo Sland riuscì ad entrarmi in testa.
Arrivo arrivo...
Andai nel suo studio, chiudendo bene la porta.
Io: si?
Sland: cosa succede? Prima chiedi informazione su un essere antichissimo, poi prendi dei libri, mi chiami e mentre sono via rubi dalla mia scorta personale? Cosa succede Clock!
Io: un'Ombra del Sole era qui in casa...
Sland: cosa?! È gravissimo questo. Bisogna-
Io: vorrei risolvere io senza alzare polveroni, se possibile.
Mi guardò un attimo.
Sland: sei sicura di farcela?
Io: sicura? Non al 100%, ma ho raccolto informazioni, so come agiscono, so cosa fanno, so come evocarli. Non sono esseri cattivi, non attaccano chi li evoca. Non mentirò dicendo che sono sicura di potercela fare, ma sono sicura di volerci provare.
Sland: così sia. Hai tutto?
Io: si, informazioni, pozione e incantesimo. Devo solo attendere la prossima alba.
Sland: ottimo. Puoi andare.
Stavo per uscire.
Sland: ah e fai sì che questo non si verifichi mai più, sono stato chiaro?
Io: cristallino.
Uscii dalla stanza, percorsi le scale, infilai gli stivaletti e uscii fuori.
Non presi neanche il telefono, non avevo voglia che qualcuno potesse trovarmi.
Dove ce ne andiamo?
Io: conosco un bar non troppo lontano da qui, una birra non ha mai ucciso nessuno.
Quale? Quella bettola lungo la strada?
Io: si.
Meraviglioso.
Camminai a lungo, non mi andava di trasportarmi, volevo provare a fingere di essere viva. Camminando, mi illudevo di esserlo un minimo.
Eccolo lì. Non fare troppo la strana, o ti guarderanno male.
Io: sto andando ad un bar aperto h24, alle 5 del mattino per prendere una birra, seminuda, con la pelle praticamente color perla e gli occhiali da sole. Pensi che non mi giudicherebbero già così?
Ottima osservazione Sherlock.
Io: grazie, ora zitta.
Avevo, grazie a dio, una banconota da venti stropicciata nella tesca della felpa nera.
Mi sedetti al bancone, quel posto era davvero squallido, in vero stile film americano e mezzo vuoto.
Barista: cosa ti porto?
Io: ummm... Uno scotch doppio senza ghiaccio. Il più economico che hai.
Barista: amica, sicuro di reggerlo a quest'ora?
Io: amico, ho retto di peggio ad orari più improbabili. Scotch doppio senza ghiaccio, il più economico che hai. Grazie.
Barista: ai suoi ordini.
Riempì tre dita di un bicchiere largo.
Io: grazie. Lascia anche qui la bottiglia.
Barista: okay. Con tutta la bottiglia, fanno 10.
Io: tieni, puoi portarmene un'altra così non prendo il resto?
Si abbassò sotto il bancone cacciando un'altra bottiglia. Me la porse, prendendo i soldi con l'altra mano. Li inserì nella cassa, fece il giro e si sedette affianco a me.
Afferrò da dietro il bancone una bottiglia di vodka e un bicchierino.
Io: amico, sei sicuro di reggerlo a quest'ora?
Barista: amica, ho retto di peggio ad orari più improbabili.
Io: bella risposta. Cosa ti costringe a lavorare in questo posto?
Feci calare in una botta sola tutto il contenuto del bicchiere.
Barista: lo stesso che porta una ragazza a venire in questo posto a bere da sola. La più completa solitudine.
Io: ma non bevo da sola, o almeno non mi sembra.
Barista: giusto.
Era carino, alto, muscoloso, moro con degli occhi nerissimi.
Io: come ti chiami?
Barista: Tommaso, ma i miei amici mi chiamano Tom. Tu?
Io: Clo-
Mi bloccai un attimo.
Io: Cloe, mi chiamo Cloe. Se avessi amici, probabilmente mi chiamerebbero Clock. Sono molto puntuale ahahah.
Tom: interessante. E questa 'Clock' è fidanzata?
Io: sposata con due figli.
Un attimo ci rimase di merda.
Io: ahahah, è la vita.
Tom: incidente?
Riempii il bicchiere e me lo scolai ancora.
Io: amore.
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Ticciwork| Vero Amore 2
FanfictionIl seguito della mia precedente storia, Ticciwork-Vero amore. I nostri 'amici' resteranno fedeli fin proprio la fine?