Capitolo 53-Credere.

90 9 3
                                    

La cena andò alla grande, anche se l'imbarazzo tra Kirai e Jill che accidentalmente erano stati messi uno di fronte all'altro si fece sentire a lungo. Poi si sciolsero e iniziarono a parlare di tutto e di più.
Tornammo a casa giusto il tempo per cambiarci e indossare i nostri soliti vestiti per uccidere, poi ognuno prese la propria strada, da soli o in gruppi.
Io inizialmente me ne andai da sola, per poi raggiungere Toby che si era staccato da Masky e Hoodie in un'appartamentino parigino.
Uccidemmo una famiglia di cinque persone, per scendere poi nell'appartamento sottostante.
Lì trovammo la porta già scassinata, così, incuriositi, entrammo senza troppi problemi.
Trovammo una ragazza svenuta legata su una sedia, gonfia su un occhio e con il sangue che le colava dalla testa.
Sentimmo delle persone chiacchierare, erano dei ladri concentrati su una cassaforte.
Quando ci videro si scagliarono contro di noi, che li facemmo fuori in pochi minuti.
La ragazza riprese i sensi, così decisi di interrogarla brevemente mentre Toby cercava del cibo e qualcosa di forte per farla riprendere al volo.
Io: come ti chiami?
X: Marie, voi chi siete?
Io: inizialmente eravamo venuti qui per ucciderti, cara, ma sai, non sopporto chi si mette in posizione di potenza seviziando una povera ragazza. Che fai nella vita?
Marie: studio... All'Università...
Io: ottimo Marie, continua nei tuoi studi. Il destino vuole che invece di ucciderti noi ti abbiamo salvato la vita. Non sprecarla, succede davvero raramente. Che cosa studi?
Marie: medicina... tra due giorni devo tenere la tesi per laurearmi in ginecologia.
Io: cosa che in futuro ci servirà, probabilmente. Bene Marie, i patti sono questi: noi ti abbiamo risparmiata, tu diventerai la nostra ostetrica. Sai, nella nostra casa non è raro nascano bambini e ogni volta trovare delle dottoresse da uccidere in seguito è una scocciatura. Quindi faremo così: tu verrai, farai nascere gli eventuali bambini e te ne andrai senza dire nulla. Ci stai?
Marie: per la mia vita? Certo che ci sto.
La slegai, così che poté stendersi sul divano.
Io: hai bisogno di qualche punto. Hai un kit?
Marie: sotto al lavandino.
Io: Toby, prendi il kit. Hai trovato qualcosa di forte?
Toby: dello scotch e della vodka.
Io: quale preferisci?
Marie: lo scotch.
Io: ottimo. Porta la bottiglia e tre bicchieri.
Bevemmo insieme, mentre io ricucivo la ragazza. Poi sciacquai la ferita e lavai i bicchieri, per evitare di lasciare altre tracce.
Io: ora dobbiamo andare.
Marie: ehi, e per ritrovarmi?
Io: oh, non preoccuparti, ti troverò sempre ovunque andrai. Addio.
Toby: sfrutta ciò che ti abbiamo donato: una seconda possibilità.
Scappammo dalla scala antincendio, molti condomini parigini ne avevano una.
Toby: hai fatto bene a risparmiarla e aiutarla.
Io: ogni tanto i punti paradiso non fanno male, certo, a me non servono a granché. Però il destino ha voluto così.
Toby: olista?
Io: l'olismo è interessante, tutto è collegato. Ogni singola azione che fai ne compromette un'altra e così in loop. Come ho detto, tesi interessante.
Toby: sicuramente molto semplice come concetto.
Io: si e no.
Toby: andiamo a casa?
Io: sono quasi le due, purtroppo dobbiamo. Stringiti a me.
Mi prese dolcemente il braccio e ci ritrovammo nel bosco vicino casa, circa ad un trecento metri da essa.
Io: facciamo una passeggiata, ti va?
Toby: certo.
Chiacchierammo per un pochino, fino a quando non incrociammo Masky, Hoodie, Jeff, Pupp e Lucas.
Io: Jason?
Lucas: non so, per uccidere spesso ci dividiamo.
Io: capisco.
Dopo pochi secondi comparve vicino a noi.
Jason: a vostra grande richiesta, eccomi.
Io: sei inquietante.
Ridemmo tutti insieme, per poi rientrare a casa.
Pupp: com'è andata la serata?
Jeff: fiacca, solo cinque vittime...
Lucas: a me è capitato bene: pigiama party.
Jeff: che culo sfondato hai?
Lucas: ehhh sapessi.
Io: naaa tutto normale per noi. Ne abbiamo persino salvata una.
Tutti si bloccarono.
Jeff: che?
Toby: era una ragazza che stava per essere rapinata e probabilmente stuprata. Ce la siamo messa buona da parte, tutto qui.
Pupp: come mai?
Io: sta per laurearsi in ginecologia, sai, a quanto pare in casa nostra è una delle cose che serve di più dato che si sfornano bambini alla velocità della luce.
Pupp: ehi, è inutile che guardi me, voi due avete iniziato eh!
Io: appunto, quindi ho trovato io una soluzione.
Jeff: oh beh, almeno è bona?
Avvertii in quel momento il suono di uno schiaffo.
Era arrivata Jane.
Jane: chi dovrebbe essere bona?
Jeff: porca troia tu mi fai paura. Comunque ovviamente tu amore mio grandissimo.
Jane: ecco, già meglio.
Io: com'è andata?
Jane: tutto tranquillo, anzi quasi un po' fiacchetto.
Io: eh, questo periodo è così a quanto pare.
Entrammo in casa, cercando il più possibile di mantenere il silenzio, senza ottimi risultati.
Io e Toby, una volta entrati in camera, ci buttammo sul letto ancora con i vestiti sporchi e, stretti l'uno all'altra, guardavamo con noia il soffitto.
Io: noioso eh, ma rilassante. Non trovi?
Toby: oh sì. Dovrei mettermi a dormire...
Io: sì dovresti.
Toby: stai un po' con me?
Io: certo amore, come sempre. Ma prima cambiamoci, non voglio sporcare troppo di sangue il letto.
Mentre il ragazzo si dava una sciacquata, io mi cambiai e mi accesi una sigaretta, che fumai seduta sul davanzale.
Vidi una ragazza correre sulla strada, in tenuta sportiva, con il giubbino catarifrangente e le cuffie nelle orecchie.
Io: assurdo, sono le due e mezza di notte. A quale sano di mente verrebbe in mente di allenarsi ora?
Ne passò un'altra, poi un'altra ancora e così nel giro di pochi minuti vidi un'intera fila di quelle che sembravano maratonete.
Io: amore, vieni a vedere!
Toby non poteva credere ai suoi occhi, così pian piano chiamammo tutti raccogliendoci in salone ad ammirarle.
Finché, avvertita anche Sofia, quest'ultima non ci illuminò sull'accaduto.
Sofia: ah non lo sapevate? È un gruppo molto grande di donne che si riuniscono di notte per correre, raccogliendo anche fondi per la lotta contro il suicidio. È un'associazione molto bella, mi sarei anche iscritta se non fosse per la gamba rotta...
Io: che ti sei rotta tentando il suicidio.
Sofia: 100 punti a Serpeverde.
Io: modestamente.
Jane: beh, secondo me sono matte. Cioè è tardi, fa freddo, è buio. Non correrei mai fossi in loro.
Nina: decisamente neanche io.
Jill: beh magari ad alcune dà uno scopo nella vita.
Lucas: cioè?
Jill: se combattono il suicidio, vuol dire che molte di loro soffrono di depressione o magari problemi di salute/familiari molto seri. Quindi magari incontrarsi ogni settimana di notte per correre con altre donne come te può essere di aiuto, qualcosa che ti sprona ad andare avanti.
LJ: sì ma è notte.
Io: è una bella iniziativa.
Pupp: non se il tuo pane quotidiano è il suicidio per depressione tesoro. Queste qua mi rovineranno.
Ci ridemmo su, tornando ognuno nella propria stanza.
In camera, Toby si buttò subito nel letto, riuscendo ad addormentarsi in 10 secondi netti.
Io: il mio bambinone.
Così, non avendo nessuno con cui parlare nella mia stanza, scesi al piano di sotto e mi preparai una cioccolata calda, ne avevo troppa voglia.
Una volta pronta, ci misi una generosa quantità di panna e una spolverata di cannella sopra, gli dava un tocco migliore.
Avvertii qualcuno che mi osservava, quel brivido lungo la schiena che viene quando si percepisce qualcosa dietro di noi.
Poi, uno starnuto e una bella bestemmia.
Io: Lucas, le bestemmie.
Lucas: oh andiamo, volevo farti prendere un colpo.
Io: ti ho sentito 10 minuti fa.
Mi sedetti sul tavolo, porgendo al ragazzo una tazza come la mia.
Lucas: ehi, come sapevi l'avrei voluta?
Io: ogni volta che preparo qualcosa arriva qualcuno a scocciare la mia quiete, quindi mi tengo sempre preparata.
Lucas: uhhhh la cannella, come faceva la nonna.
Io: sì! Ma non capisco perché non viene buona come la sua.
Lucas: quello è il trucco delle nonne, non lo saprai mai finché non diventerai una di loro.
Io: ahahahah verissimo. Allora, con Jason tutto ok?
Lucas: magnificamente. Ogni tanto c'è un battibecco eh, ma so come farmi perdonare poi.
Io: e questa è la parte che non vorrei sapere, grazie.
Lucas: stupida ahahah.
Io: senti, volevo chiederti una cosa.
Lucas: dimmi tutto.
Io: se dovessi andare via, tu che faresti?
Lucas: mi devo preoccupare?
Io: nono assolutamente, è una di quelle frasi tipiche dei pigiama party di dodicenni. Allora?
Lucas: dipende, andare via dove?
Io: lontano, in un posto che non potresti raggiungere.
Lucas: lo raggiungerei, ovviamente.
Io: eh, ma non si può! Non lo puoi fare.
Lucas: sempre odiato le persone che dicevano questa frase: io posso capovolgere il mondo con un dito volendo. Questo devi mettertelo in testa, perché io ti troverei sempre.
Io: ahahah grazie. Però ti chiedo una cosa: se succedesse davvero una cosa del genere e non me lo auguro mai, non venire a cercarmi, prenditi cura di Toby.
Lucas: ma lui se la cava benissimo! Cioè è forte e vaccinato ahahah.
Io: sai meglio di me che quei giorni che non ci sono stata in attesa del mio giudizio sono stati i peggiori della sua vita. Erano ripresi i tic, non parlava, si arrabbiava, urlava e piangeva. Io non potrei mai andarmene sapendo che nessuno è a vegliare su di lui al posto mio. Quindi giurami, in onore della nostra lunga lunga amicizia e fratellanza, che se mai succedesse una cosa così, tu staresti qui a prenderti cura di Toby e i piccolini.
Lucas: te lo giuro, sorellina. Anche se ora, mi stai facendo paura.
Io: tranquillo.
In realtà, davo un consiglio che io stessa non rispettavo.

Ticciwork| Vero Amore 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora