Capitolo 43-Come ai vecchi tempi.

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Off: non hai intenzione di dirglielo vero?
Io: ma certo che no, sei matto?
Off: quindi, se ho capito bene, hai intenzione di andare all'inferno da tuo padre e rubare un non so che cosa diabolico per trovare Jill, senza che lo sappia nessuno?
Io: sempre detto che sei intelligente.
Off: e me lo stai dicendo perché...?
Io: perché tu possa ovviamente distrarre tutti.
Off: ovviamente... Facile poi...
Io: ehi, mai detto sarebbe stato facile.
Off: perché non ti fai aiutare da Toby?
Io: deve riposare, sarà stato almeno 24 h buone senza dormire, poi l'incontro con la madre malata... Non voglio appesantirlo ancora di più, vorrei piuttosto riposasse.
Off: ok, ma Lucas e Pupp?
Io: Lucas è così preso da Jason e Pupp dalla piccola Natalie, non voglio disturbare nessuno dei due.
Off: e alla grande Natalie chi ci penserà?
Io: lei stessa. Ora, se mi permetti, dovrei andare.
Off: sicura? La puoi trovare in altri modi? Tipo il tuo potere, no?
Io: a quanto pare no, c'ho provato, ma lei è introvabile. Ho saputo poi che l'unico modo per trovarla è questa sorta di pozione che si trova da D.
Off: e chiedergliela semplicemente?
Io: oddio, ma ogni tanto ascolti quando mi sfogo con te?! LUI LA VUOLE MORTAAA.
Off: vero anche questo.
Io: come anche tuo fratello. A loro, per ora, non posso affidarmi.
Off: io invece, perché ti fidi di me?
Io: quella sera, nei boschi, tu ti sei fidato di me non uccidendomi, ma crescendomi. Ora tocca a me ricambiare la fiducia.
Off: ok, ci sto. Sta attenta e non fare cazzate.
Io: ehi, sono sempre invisibile io. Ciao papi, stai attento anche tu. E controlla Toby, quando si sarà svegliato puoi dirgli tutto, basta che non venga giù.
Off: ci penso io. Ciao piccola.
Io: ciao papi.
Lo abbracciai e scomparvi, addentrandomi nei meandri dell'Inferno.
Io: ma mannaggia, perché mi attacco così tanto alle persone?
Zeta: forse perché ami amare?
Io: mi hai fatto prendere un colpo! Che ci fai qui?!
Zeta: tutte quelle regole erano così noiose...
Io: le ho scritte io.
Zeta: ops. Poi ti ho sentita parlare con Off, sai, non dovresti lasciare socchiusa la cantina.
Io: non era socchiusa!
Zeta: di nuovo ops.
Io: insomma sei uno spione che mi trova noiosa. Stai proprio guadagnando punti eh?
Zeta: ahahah daaai. Sono sempre parente tuo ora.
Io: oh nono, sei parente di mio marito e dei miei figli, con me non hai nulla in comune, solo un certificato di matrimonio.
Zeta: sai, mi piaci. Non sei noiosa come le tue regole.
Io: oh, fantastico. Ora sta zitto, se mi becca mio padre sono morta.
Zeta: ma sei già-
Io: zitto.
Zeta: ok.
D: c'è qualcuno?
Io: mi dispiace Zeta.
Zeta: di ché?
Lo spinsi fuori dal nascondiglio, mostrandolo a D.
D: Zeta, cosa ci fai tu lì?
Io: oh sai, facevo compagnia agli insettini bruciati che si trovano qui.
D: tu sei proprio strano. Come va lassù?
Zeta: niente, ho trovato una casa e una famiglia finalmente, ora devo solo inserirmi.
D: e lei?
Zeta: chi?
D: mia figlia cretino!
Zeta: ahhhh, quella lei! Bene bene, simpatica e dolce. Oddio, cocciuta e ha sempre cose per la testa, ma almeno fa ridere!
D: proprio mia figlia. Ora, con tua madre?
Zeta: è morta qualche ora fa... L'ho vista andare in paradiso per il giudizio, prego per lei.
D: buffo detto da un demone.
Zeta: oh, io amo questo posto, non sono l'unico a sentire voci finalmente! Ma lei ha sempre pensato al bene di tutti in vita, si merita pace almeno dall'altra parte.
D: bene. Ora torna al tuo lavoro.
Zeta: subito, signore. Buona giornata.
D: me lo auguro.
Mio padre scomparve nella solita nuvola di fumo.
Io: insettini bruciati? AHAHAHAH
Zeta: la prossima volta brucio te. E sai che posso.
Io: bene. Ora dammi la mano.
Zeta: che?!
Io: oh santo Cristo, giusto 16 anni puoi averci.
Gli afferrai la mano e ci resi invisibili.
Io: non staccarti mai da me, o sarai di nuovo visibile.
Zeta: sono invisibile?! Che figata!
Io: si, ma la gente ti sente. Quindi zitto e non toccare nulla!
Camminammo per tutto l'atrio e la sala del trono, fino ad arrivare all'infermieria.
Era pieno di monaci incappucciati di nero, che mescolavano cose strane creando fumi colorati e aromi diversi.
Se ne andarono dopo poco, alla ricerca di una radice strana dal nome incomprensibile.
Staccai la mano da Zeta e mi resi visibile.
Io: allora, cerchiamo un infuso viola acceso con scritto 'Ut inveniat eam, ubique'.
Zeta: Cos'è? Latino?
Io: sì, significa 'per trovarla, sempre', ora muoviti.
Dopo qualche minuto di ricerche, Zeta si era già rotto e iniziò a mescolare cose. Nel casino che stava creando, almeno, trovò la pozione.
Io: almeno sei servito a qualcosa, ora andiamocene.
Lo presi per una manica e lo portai in camera sua.
Io: ora stai buono qui. Non voglio ti succeda altro, o Toby mi ucciderà.
Zeta: tiene a me?
Io: diciamo che gli ricordi tanto vostra madre. Quindi fermo qui sa!
Me ne andai in cantina, sfogliando uno dei libri polverosi di Sland.
Io: allora, dove sei?
Trovai la pagina della pozione, con tutto il procedimento.
Io: la pozione c'è, l'oggetto più caro...
Cacciai il rossetto dal reggiseno, poggiandolo vicino al libro.
Io: eccolo qua. Ora che manca? 'Tre capelli, alla pozione vanno mescolati: quello della persona che non si è rassegnata, quello della persona che l'ha amata e quello della persona che di più l'ha aiutata. Un quarto capello,l va legato all'oggetto caro: quello della persona che di più l'ha odiata.' e te pare semplice?! Allora, sicuro un mio capello ci va.
Me ne staccai uno dalla radice, infilandolo nella boccetta con il liquido viola, che fece divenire quest'ultimo di un verde prato..
Io: verde speranza. Ora devo prenderne una da LJ.
Mi infilai nella camera di LJ, mentre lui riposava.
Io: scusami.
Gli staccai un capello e lui si svegliò di soprassalto.
LJ: che cazzo fai?!
Io: vedrai, mi ringrazierete.
Tornai in cantina chiudendo a chiave la porta.
Io: eccolo.
Infilato il capello, il liquido divenne di un rosso scarlatto.
Io: rosso passione. Allora, chi è che di più l'ha aiutata?
Ci pensai al lungo, ripercorrendo le varie tappe della vita con Jill.
Io: ma certo! Toby le promise di arrivare addirittura ad ucciderla pur di aiutarla.
Entrai in camera mia, dove Toby dormiva profondamente.
Gli staccai un capello biondo, ma neanche se ne accorse per quanto era stanco.
Io: grazie amore mio.
Tornata in cantina, misi anche il terzo capello nella boccetta che divenne di un blu intenso.
Io: blu amicizia. Ora devo prendere il capello di chi l'ha odiata di più. Nina forse? No, prima erano tanto amiche.
Mi si accese la lampadina.
Io: ovvio, Jeff.
Andai in camera sua, presi la sua spazzola, ma nulla, nessun capello.
Io: mannaggia a Jane.
Andai quindi da Jeff, che sul divano giocava a FIFA con Off, EJ e Ben, mentre Jane e Nina si mettevano lo smalto, Liu e Katy si sbaciucchiavano, Pupp giocava con la piccola e Zero si ingozzava.
Mi resi quindi invisibile e avvicinata a Jeff, gli tirati un capello.
Jeff: AIA! COSÌ NON VALE BEN!
Ben: ma cosa vuoi?!
Jeff: mi hai tirato i capelli.
Off: che femminucce.
Tornai in cantina dopo aver alzato una gran rissa.
Legai accuratamente il capello intorno al rossetto, poi vi ci versai la pozione bluastra.
Un fumo nero come la pece si alzò, mentre l'oggetto illuminato prese a volteggiare.
Io: nero come l'odio. Ti prego, dimmi dove si trova Jill.
Lessi, di striscio, sul libro che bisognava dare una ragione valida per trovare la ragazza perduta.
Io: sì, capisco... Ti prego, io sono quella che non si è mai rassegnata. Ne ha passate tante e non perché è stata abbindolata da un mostro deve anche lei essere creduta tale! Lei è un'amica, un così solare ragazza, un fida alleata di scherzi! Era una persona così divertente e solare e il solo pensiero di saperla a piangere in preda alla solitudine e la disperazione per ciò che ci ha fatto, mi fa morire ogni secondo. Quindi, umilmente, chiedo a chiunque abbia creato questa pozione di trovarmela, cosicché io possa riabbracciarla e saperla al sicuro.
Il fumo si dissolse in un secondo, l'oggetto smise di girare e brillare.
Mi scese una lacrima, non c'ero riuscita?
Quella lacrima pregna di sentimenti, cadde proprio dal mio occhio sul rossetto, che fece letteralmente scintille.
Io: oh cazzo.
Lo presi in mano e quello mi fece vedere l'esatta posizione di Jill: si trovava in una casa abbandonata negli stati uniti.
Io: oh Jill, come ci sei arrivata là?! Ti vengo a prendere immediatamente.
Salii di fretta in camera mia, quando ero tanto emozionata scordavo di potermi trasportare.
Entrata nella stanza accesi la luce e mi vestii pesante.
Toby: amore, come mai ti stai vestendo?
Era ancora un po' addormentato.
Io: a New York fa freddo in questo periodo!
Toby: dove?!
Si alzò in piedi di corsa.
Io: ho trovato Jill! È in una casa abbandonata di New York.
Il ragazzo mi guardò storto.
Io: sì, lo so. Lei ci ha fatto penare per più di un anno, o forse da sempre. Ma saperla da sola mi uccide! Non le abbiamo dato la seconda occasione di cui tutti abbiamo usufruito.
Toby: la sua sarà la decima.
Io: quindi? Tutti meritiamo di essere felici. Non posso piangere tutte le sere perché lei è sola, anche io merito di non sentirmi più sola.
Il ragazzo si scostò, con la tristezza nello sguardo.
Toby: ti senti sola... Con me?
Io: non lo so, devo solo trovare qualcuno che si senta come me, cosicché, per puro egoismo, io mi senta amata. Lei deve essere salvata, non fermarmi proprio tu ti prego.
Toby: mai ti ostacolerei.
Io: grazie.
Finii proprio in quell'istante di infilarmi le scarpe.
Toby: immagino tu non voglia io venga.
Io: è una cosa che devo fare da sola. Tu però puoi fare una cosa per me.
Toby: tutto.
Io: va di sopra e non far sentire solo anche tuo fratello.
Toby: di sopra?
Io: Sland.
Toby: comprendo. Ma lui non è mio fratello.
Io: è la cosa più vicina ad una famiglia che tu abbia mai avuto, non buttare nel cesso tutto. Ma almeno, sappi che il bagnato si recupera.
Toby: come hai fatto?
Io: a far che?
Toby: a perdonare Lucas.
Io: ho smesso di concentrarmi su ciò che avevo provato, iniziando a provare cose nuove. E poi scusa, tu l'hai conosciuto oggi Zeta.
Toby: non mi riferivo a lui.
Io: e a chi?
Toby: a mia madre. Si è rifatta una vita senza cercarmi un attimo, perché dovrei piangere per la sua morte e sperare vada in paradiso, se non voglio?
Io: la scelta è tua, ma ricorda che anche lei era un essere umano. Ora vado, ci vediamo più tardi, spero di esserci per cena.
Toby: sta attenta e non mangiare le cose che ti offrono gli sconosciuti!
Io: mai, mammina.
Toby: oh, non prostituirti eh!
Io: questo non posso promettertelo ahahah. Ora vado, stai tranquillo.
Toby: come no.
Io: ah, dì a Off che sono tornata e che può smetterla di fare il palo.
Toby: ummm oookay.
Gli lasciai un bacio sulle labbra.
Io: ciao ciao.
Mi trasportai in un vicoletto che puzzava di immondizia.
Io: che disgusto.
Sbucai fuori e un vento gelido mi colpì il viso.
Io: dio santissimo, come possano vivere qui dio solo lo sa.
Sentivo centinaia di migliaia di voci nella testa, tutte con pensieri ipocriti o consumistici.
Io: che merda di persone.
Riconobbi subito la casa che avevo visto.
Io: Jill, tieni duro.
La porta era sbarrata, ma una finestra era spaccata sul lato sinistro.
Io: oh, devo proprio?
Purtroppo era pieno di gente e trasportarmi sarebbe stato rischioso.
Io: che palle.
Mi infilai da quella finestra rotta, graffiandomi anche la mano e un ginocchio.
Io: oh merda, mi si sporcano i vestiti! Ess, ho rotto i pantaloni. Bene.
Entrata dentro mi sgrullai di dosso la polvere, fortunatamente il sangue era andato via.
Io: JILL! JILL DOVE SEI?!
Sentii delle bottiglie rompersi e rotolare, seguite poi da un tonfo forte e una bestemmiona.
Io: non cambi mai i modi eh?
Jill: ahahah, mai.
Attraversai la porta, li vi era la ragazza stesa a terra, con un vetro infilato nel polpaccio.
Io: aia, levalo dai.
Jill: non posso.
Io: non dirmi che ti fa schifo ahahah.
Jill: ti pare ahahah. No è che... Non sto particolarmente simpatica a tuo padre.
Io: cosa c'entra lui?
La osservai meglio, la pelle era bianca cadaverica, più del solito, le labbra screpolate e blu, i capelli rovinati e il resto del corpo pieno di ferite aperte.
Io: ti ha levato tutto?!
Jill: ahahah credo sia ora che io muoia ancora, dubito di poter tornare questa volta ahah. Ma meglio così. Mi ero guadagnata un posto in paradiso e l'ho buttato. Mi ero guadagnata la vostra fiducia di nuovo e l'ho buttata. La morte definitiva forse è l'unica cosa che non butterò.
Io: non pensarci nemmeno cara mia! Ho girato l'intera biblioteca di Sland per te! Ho rubato all'Inferno per te! Ho mentito a tutti per te! Ho lasciato Toby... Per te! Ora tu ti alzi da quel cazzo di pavimento e muovi il culo, altrimenti giuro che ti ammazzo!
La mia voce era rotta dal pianto e dai singhiozzi.
Jill: lo hai lasciato?
Io: non come pensi tu, ma sì, l'ho mollato a casa dicendogli che avevo bisogno di trovarti per capire cosa significava davvero la solitudine ed eccoti qui! Guardati, sembri il ritratto perfetto della carestia e della malattia! Sembri un essere umano.
Jill: non ti azzardare!
La ragazza scattò in piedi, aggredendomi.
Jill: NON SAI COSA HO DOVUTO PASSARE! NON SAI COSA HO DOVUTO FARE PER MANGIARE UN PEZZO DI PANE! SONO ARRIVATA A PROSTITUIRMI PER RIUSCIRE A BERE UN BICCHIERE D'ACQUA.
La pelle aveva riacquisito il suo colore grigio-morte, le labbra erano tornate di un rosa lucente e sulla pelle non vi era un graffio. I capelli poi, splendidi come li ricordavo.
Io: hai fatto tutto questo quando invece bastava arrabiarti.
Presi lo spechietto dalla tasca e glielo mostrai.
Jill: oh cazzo.
Io: mio padre non ti ha tolto nulla, ha solo fatto sì che tu ti isolassi, autodistruggendoti. Ma la colpa è la tua. Quindi ora vieni con me e io ti aiuterò, come ho sempre fatto.
Jill: non me lo merito e se ti tradissi ancora?
Io: io ti verrei ad aiutare ancora. Ma prima, credo che tu rivoglia la tua aura positiva.
Jill: cosa?!
Io: il tuo rossetto!
Jill: sapevo l'avresti trovato.
Glielo passai e lei esitò un attimo, poi lo aprì e se lo passò sulle labbra. La ragazza si illuminò completamente e poi iniziò a piangere.
Jill: lui me l'aveva rubata e messa qui dentro... Ora finalmente sono io! Grazie Natalie!
Io: di nulla Jill. Ora però, andiamo a fare shoppig ahahah.
Eravamo tutte impolverate e sporche.
Jill: oh sì!
Ridacchiammo.
Jill: novità?
Io: sì, è arrivato un nuovo ragazzo. È il fratello/fratellastro di Toby. Si chiama Alex, detto Zeta.
Jill: mmm e com'è?
Io: simile a Toby, ma con gli occhi scuri.
La ragazza mi guardò con la felicità negli occhi.
Jill: chissà se questo sarà davvero un nuovo inizio!
Io: te lo auguro e soprattuto me lo auguro.
Sfondammo la porta ridendo come coglione per poi andate per negozi scherzando come ai vecchi tempi.
Ma in quel momento speravo solo una cosa in cuor mio: era tutto vero, o solo lo scherzo sadico di un mostro calcolatore?

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Saaalve a tutti, mi sembra il minimo ringraziarvi per tutto il sostegno che mi date, per ogni complimento e ogni commento positivo.
Voglio solo augurarvi un anno felice, o almeno non un nuovo 2016!
Auguri di buon anno!
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