Io: vomita, starai meglio.
Jeff: non ne ho bisogno! Sto beeeeenissimo.
Il ragazzo era chino sul cesso, obbligato dalla sottoscritta.
Io: allora bevi questo.
Gli passai di nuovo bicarbonato e limone sciolti nell'acqua.
Jeff: cos'è? Se è una medicina non la voglio!
Io: è un mojito, muoviti.
Jeff: finalmente mi capisci!
Tirò giù la bevanda tutto d'un fiato, lasciando solo qualche grume non sciolto di bicarbonato.
Subito si buttò con la testa nel centro del water e vomitò per almeno 7 minuti.
Io: meglio.
Jeff: diciamo che l'alcool sta evaporando nel mio vomito.
Io: ottimo.
Jeff: perché mi aiuti?
Io: sei uno dei miei migliori amici.
Jeff: non sei in obbligo però.
Io: sì che lo sono ahah.
Jeff: perché mai?
Guardai fuori dalla finestra, ripensando al passato.
Io: vieni.
Toccai il suo braccio e tutto si fece buio.
********
Jeff: ma dove siamo.
Io: è il primo giorno passato nella casa. Ecco, sto arrivando con Off.
Ci mettemmo sul porticato, guardando quella docile bambina che arrivava ansiosa e spaventata.
Off: tranquilla, sono buoni. Ma non irritare Jeff.
Jeff: lo prendo come un'offesa.
Io: shhh, stiamo per arrivare.
Entrammo insieme ai due del ricordo, nessuno poteva vederci tanto.
Jeff: ma chi so?
Io: ahahah non ti riconosci neanche più? Quello sul divano rosso sei tu, con EJ e Ben. Poi ci sono LJ e Nina sull'altro, stanno chiacchierando. Ora non preoccuparti, arriverà anche Jane cantando a squarciagola dalla cucina.
In quell'istante arrivò la ragazza con due grandi cuffie sulla testa cantando una canzone vecchissima.
Jeff: mio dio.
Tutti si bloccarono, scrutando la piccola me.
Off: questa è Natalie, l'ho trovata questa mattina a vagare nel bosco.
Jane: piacere! Io sono Jane. Lei è quella che Lui cercava?
Off: sì, dura da trovare.
LJ: gracilina.
Natalie: ehi, non sono gracile.
Nina: lasciala in pace, Jack. Io sono Nina, tranquilla, è proprio stupido. Loro sono Ben ed EJ.
EJ: ciaooo.
Ben: piacere, Ben.
P.Jeff: io sono Jeff, lontana dalla mia stanza.
Jane: oh, suvvia. Non esagerare! Tranquilla, a lui già piaci. È che è stronzo e non vuole ammetterlo.
Off: le parole.
Jane: pure.
Off: hai dieci anni.
Jane: e tu ne avrai tremila. Vecchio.
Off: ti disintegro.
Io: ora guarda, la figura di merda più bella della storia ahahah.
Infatti, in quel momento scese Toby dalle scale.
Off: lei è Natalie. Lui è Toby, il proxy.
Toby: pia-piacere.
Finì a scendere le scale ma purtroppo inciampò nell'ultimo gradino, cadendomi praticamente sopra.
Tutti scoppiarono a ridere, noi compresi.
Toby: benvenuta e perdonami.
Natalie: grazie ahahah.
Jeff: che deficiente il ticci!
P.Jeff: Ticci, portami un bicchiere d'acqua.
Jane: Jeff!
P.Jeff: hai ragione. Portami SUBITO un bicchiere d'acqua.
Toby: tranquilla Jane... Arriva.
Natalie: no che non arriva.
P.Jeff: che?
Natalie: ho detto che non arriva. Non finché non ti scusi e chiedi per favore.
Il ragazzino si alzò in piedi, afferrando il suo coltello.
Jeff: che cretino ero.
Io: per fortuna l'hai fatto invece.
P.Jeff: ripeti.
La bambina iniziava ad arrabbiarsi e non sapendo ancora dominarsi, la BM scattò subito.
Essa si scagliò contro il ragazzo disarmandolo e buttandolo a terra.
Poi si calmò, si alzò e gli rilanciò il coltello.
Natalie: chiedi scusa.
Tutti risero, prendendolo per il culo.
P.Jeff: aveva ragione Jane, mi sei piaciuta subito.
Ridacchiò e se ne andò in cucina.
********
Ci ritrovammo nella stessa posizione dell'inizio.
Jeff: continuo a non capire. Ti ho trattata di merda.
Io: mi hai reso quella che sono oggi. Io ti devo il mondo intero. Perciò non chiedere più perché ti aiuto, io ti aiuterò sempre.
Jeff: grazie Clock, mi è servito. Dopo che ho finito di vomitare poi, vado anche a chiedere scusa a Ticci va.
Io: potresti iniziare non chiamandolo così.
Jeff: ehi donna, non esageriamo.
Ridemmo, continuando a parlare del più e del meno finché non decise di alzarsi e andare a riposare.
Io: stai buono eh.
Jeff: quando mai non lo sono stato.
Risi mentre il ragazzo sorridente si chiudeva nella camera.
Andai poi da LJ, che aveva anche lui bisogno di un supporto e Lucas non era il migliore a consolare.
Erano ancora in cucina, Lucas leggeva una rivista di auto, mentre l'altro era nella stessa posizione di prima.
Io: ehi LJ.
Lucas: io vado. A dopo. Dov'è Jason?
Io: davanti camera di Nina.
Lucas: grazie.
Scomparve, lasciandomi sola con LJ.
Io: come stai?
LJ: di merda?
Io: non è colpa tua.
LJ: sì che lo è.
Io: assolutamente no.
LJ: sono stato un cretino.
Io: qualcuno sta giocando con noi LJ, non è colpa tua. Sono sicura, poi, che voglia proprio farci sentire dei perfetti idioti.
LJ: ci sta riuscendo benissimo allora.
Io: non abbatterti, Nina ora è al sicuro a riposare. E dovresti andare anche tu, dai.
LJ: ok...
Io: vai in camera di Zeta, è fuori a fare una passeggiata con Jill.
LJ: ummm dici che quei due...?
Io: spero di no, altrimenti inizio a pensare qua dentro ci sia un filtro d'amore che viene spruzzato ai nuovi arrivati! Si trova più amore qui dentro che da Uomini e Donne, dai.
LJ: ahahah okay. A dopo.
Il ragazzo scomparve, con l'aria un po' truce.
Io: e sono di nuovo sola.
In quel momento apparvero Lucas e Jason.
Io: mai una volta che alla frase 'di nuovo sola' non appaia nessuno!
Jason: ehi, scusa eh.
Lucas: pensavamo di farti felice. Eh vabbe.
Io: ahahah cretini, scherzavo.
Giocavo con le dita, spellicinando tutte le punte e facendo uscire il sangue. Era uno dei miei svariati tic nervosi, come arricciarmi i capelli con le dita o aprire e chiudere la bocca facendo scattare la mascella.
Lucas: tutto bene?
Io: eh? Sisi.
Lucas: ti stai massacrando le unghie e la pelle.
Io: sono solo nervosa. Che ore sono?
Jason mi guardò negli occhi per un istante.
Jason: si è fatto mezzogiorno.
Io: oh! Devo chiamare Maria! Volete venire con me?
Lucas: passiamo tra una mezz'ora, dobbiamo sbrigare una cosa veloce.
Io: si ma se dovete scopare ditelo e basta su.
Lucas: dio quanto sei pervertita. Devo ancora aggiustare quel suo dannato computer!
Io: ma darlo a Ben?
I due si guardarono ad occhi spalancati.
Lucas: cretino, perché hai chiesto a me?!
Jason: eh boh che ne so io!
Lucas: allora glielo portiamo, vediamo il problema e arriviamo. Dove stai?
Io: sotto in cantina.
Lucas: ok, a tra poco.
Me ne andai in cantina, chiudendo la porta come al solito a chiave, prendendo prima i piccoli e mettendoli nella culla a riposare.
Acceso il computer, chiamai subito la mia amica.
Io: ehi ciao! Mi senti Mary?
Maria: tesoro! Ciao! Sisi ti sento benissimo! Come va là, tutto bene sì?
Io: insomma, i soliti problemi contro il male peggiore del nostro. Da te?
Maria: uh, la solita vita noiosa. Senti, è venuto qualche tempo fa un ragazzetto a cercare te e Toby. Ummm, com'era il suo nome? Ah sì, Alex.
Io: sisi è il suo fratellastro! Sai, sconvolgente per Toby scoprirlo su due piedi.
Maria: oh certo che lo so, io so tutto! Comunque immagino povero ragazzo. Adesso come va?
Io: decisamente meglio tra loro, stanno legando molto e lui è davvero simpaticissimo.
Maria: buon sangue non mente cara mia! Verranno così anche i due pargoletti là dietro ahahah.
Io: ma no! Meglio se vengano su come me!
Maria: AHAHAHAHAH povero Toby! Comunque, raccontami un po' cosa sta succedendo dai.
Raccontai tutti gli avvenimenti degli ultimi due-tre giorni, spaventando lievemente la poverina.
Poi, arrivarono i due ragazzi!
Maria: ma dai non posso crederci! Mi fai preoccupare così...
Lucas: MARIA!
Maria: santo ragazzo! Come va la di vitaccia?
Lucas: non c'è male dai!
Maria: e quel ragazzotto là?
Io: lui è Jason Mary, il...
Guardai i due ragazzi, cercando approvazione nei loro occhi.
Maria: ah, il fidanzato di Lucas! Piacere io sono Maria, un'amica, per così dire, della Casa!
Lucas: come tu faccia rimane mistero!
Maria: ahahah un giorno ti spiegherò i miei trucchetti.
Jason: beh, piacere mio! Clock mi ha parlato tanto di te!
Io: ahahah beh, mi sembra il minimo!
Maria: davvero caruccio Lucas! Porti avanti il buon nome di famiglia! Gli altri come stanno? Masky e Hoodie?
Io: Hoodie un po' acciaccato, sai, te l'ho raccontato...
Maria: ah beh sì vero! Jeff si è ripreso?
Io: a dormire ora.
Lucas: ma raccontaci di te! Il tuo lavoro?
Jason: che lavoro fa, signora?
Maria: uh! Regola n. 1, non chiamarmi signora!
Jason: uh! Mi scusi!
Maria: e la n. 2, non darmi del lei!
Jason: infrante entrambe in una frase ahahah. Che lavoro fai?
Lucas: beh, Maria...
Maria: ma davvero non lo sa?
Io: non mi sembrava importante!
Maria: ma tesoro, io faccio il mestiere più antico del mondo!
Jason: ummm, in che senso?
Maria: sono una prostituta! Però come parola non mi è mai piaciuta, mi sa tanto di qualcosa che si vende, come un oggetto. Io vengo pagata come tutte gli altri lavoratori, pago le tasse e sono una persona come tante!
Io: io ti amo, lo sai.
Maria: ahahah lo so tesoro mio. Ora però, devo proprio andare. Ho un cliente dopo pranzo e per affrontare quel prete ho bisogno di tanti zuccheri. Ci sentiamo in settimana, ciao ciao!
Io: ciao Maryyyy!
Lucas: bella Mary!
Jason: è stato un piacere conoscerla, davvero!
Ci salutò per qualche altra volta e poi chiuse la chiamata.
Jason diede uno schiaffetto dietro la nuca di me e Lucas.
Jason: potevate dirlo!
Io: cosa?
Jason: che è una Escort?!
Lucas: eh, che sarebbe cambiato? Lei è un mito, davvero.
Jason: oh ho visto, davvero divertente. Però avrei evitato quella figura di merda!
Io: tranquillo Jason, tutti qui l'hanno fatta. Sul momento lascia spiazzati, ma con il tempo neanche, come hai visto, la troverai una cosa tanto rilevante.
Jason: lo spero ahah. Vieni su con noi?
Io: i piccoli dormono così tranquillamente, credo che rimarrò qui a fare qualche intruglio trovato nei libri di Sland.
Lucas: vorrei dirti stai attenta a non morire, ma ho perso il gusto in questa battuta...
Io: alleluja!
Lucas: quindi resta viva! Puahahahah, non mi smentisco mai.
Jason: muoviti decerebrato.
Se ne andarono, mano nella mano, lasciandomi sola china sulla scrivania.
Un fatto molto divertente, e degno di nota, è che su quella stessa scrivania ormai non facevo più esperimenti, perché li avevo già provati tutti. No, non lavoravo lì sopra, io piangevo. Sfogavo tutta me stessa, cercando di contenere le emozioni per tutta la giornata e lasciarle libere solo in quei momenti.
E così, accennato questo piccolo accenno, iniziai a piangere e sfogarmi anche quella volta.
Purtroppo, va detto come inciso anche che i demoni sono anime morte e risorte in corpi nuovi, del tutto uguali all'originale. Proviamo il doloro fisico, ma quello psichico è accentuato ancora di più, poiché è l'originale. Che significa? Le nostre emozioni sono tre volte più forti di quelle normali! Avete mai pianto per una persona a voi cara tristemente deceduta? Beh, moltiplicatelo per tre.
Così, finito anche questo inciso poetico, torniamo ai fatti. Quando ero triste piangevo, quando ero felice saltavo, quando ero malinconia mi sdraiavo sulla scrivania a guardare la polvere riflettersi nella luce fioca della finestrella. Quando ero arrabbiata invece, i casi erano due: se lo ero con me stessa, mi uccidevo in mille modi diversi; se lo ero con qualcuno, usavo una tavola di legno come saccone da box e lo distruggevo.
La casa insegnava tante cose, come appunto sfogare la rabbia. Da piccola mi infilavo nello stanzino delle scope, levato circa ai miei 15 anni, e rompevo tutto ciò che mi si parava davanti.
Poi, capii che il modo migliore di liberarsi è prendere a pugni le cose.
E quindi, trovata quell'asse di legno, adibii una piccola parte della cantina a spazio post-rabbia.
In dieci minuti riuscivo a sfogare la rabbia di una giornata intera tranquillamente, ma quel giorno prima di un'ora non finii.
Poi una voce mi distrasse.
Toby: ti fai male così.
Io: non ti ho sentito arrivare.
Toby: ho la mente vuota.
Io: può esse.
Toby: ripeto, ti fai male così.
Il ragazzo era appoggiato alla colonna finale delle scale e si riuscivano a intravedere solo gli occhi brillanti e le scarpe illuminate dalla poca luce, mentre io, vestita sportiva, ero al centro della stanza con una coda di cavallo alta e tanta BM arretrata.
Io: non mi fa male.
Toby: oh sì che te ne fa.
Si spostò verso la luce, aveva un paio di jeans neri con una catenella che spuntava da fuori la camicia a scacchi rossi e neri.
Io: esci?
Toby: vado a farmi un giro con Zero, Pupp, Rouge e Kage. Vieni?
Io: dovrei vestirmi.
Toby: allora su, lascia stare la rabbia.
Io: non ne ho tanta voglia.
Pupp: oh, non rompe il cazzo su.
Io: ma vi siete messi d'accordo per rompermi tutti la minchia oggi? Lasciatemi stare per una volta.
Zero: ti fa bene uscire!
Io: nel mondo di merda che ci circonda? No grazie, mi basta stare qui.
Rouge: oddio, quanto sei.
Io: ma mi spiegate da dove spuntate?!
Toby: ovviamente non siamo reali.
Zero: non ha capito che siamo frutto della sua mente?
Pupp: dubito abbia compreso di essere svenuta. Beh, lo sei cara.
Io: che?
Toby: siamo la proiezione della tua mente. Abbiamo tempo, non si accorgeranno di te prima di almeno un'ora. Allora, bisogna parlare?
Io: cosa volete!
Lo sfondo si fece tutto nero, sembrava di essere in una stanza senza né pareti né pavimento.
Io: ma dove siamo?!
Rouge: è la tua mente. Poco illuminata eh?
Io: DITEMI COSA VOLETE!
Toby: ci hai immaginati per una ragione: vuoi delle risposte, forse reputi le persone che interpretiamo come le più utili nel tuo scopo.
Io: voi quattro?
Rouge: uhhh, non dirlo agli originali però eh, è piuttosto offensivo!
Io: allora, cosa dovrei volere?
Zero: immagino che vuoi risposte riguardo a Zalgo.
Pupp: secondo me ne vuole su Jill. Non riesci ancora a fidarti eh?
Io: come potrei? Ne ha fatte di cazzate e anche se io mi fidi di lei al 100%, c'è sempre qualcosa dentro di me che mi fa dubitare di questa fiducia...
Toby: cosa pensi di lei?
Io: che abbia fatto tanta strada per essere arrivata fino a qui, che la sua forza sia immensa, che la sua volontà di ferro e...
Toby: questo ti spaventa.
Io: ovvio. Se riuscisse a battermi? Se fosse tutta una montatura per distruggerci, in particolar modo distruggere ME? Non reggerei un colpo del genere.
Rouge: a volte fidarsi del proprio istinto non è sbagliato.
Zero: altre volte fidarsi è l'unica ancora di salvezza.
Io: cosa credete debba fare?
Pupp: noi non lo sappiamo, devi essere tu a decidere. Siamo solo una mera e fallace proiezione della tua mente. Devi riformulare la domanda: cosa credo di dover fare?
Io: confrontarsi con sé stessi spesso uccide.
Toby: ma non farlo mai avvelena lentamente.
Io: mi state dicendo che se mi confronto con ciò che penso sbaglierei, ma se non lo facessi sbaglierei ancora di più?
Rouge: la vita è uno schifo, non renderla ancora più disgustosa con questi pensieri. Fa quello che ti senti di dover fare, vivi questa vita di merda, sbaglia, cadi, rialzati, continua il tuo percorso. Prima o poi arriverai alla baita che desideravi all'inizio della scalata e vedrai che ottimo caffè che servono lì.
Zero: ma ricorda di fidarti sempre dei tuoi piedi, loro ti sostengono nel cammino.
Pupp: noi andiamo ora, ti hanno trovata.
Toby: il sunto è: vivi di getto la vita, ma fidati sempre di ciò che fai.
Gli occhi mi facevano male, la testa scoppiava di pensieri e parole vuote. Aprii lentamente le palpebre, fui investita subito da un fascio di luce ammaliante.
D: ehi, bambina! Bambina tutto bene?
Io: ummm sì, tutto bene... Cos'è successo?
D: sei svenuta, non preoccuparti, ora ti porto su.
Dopo che mi aiutò a rialzarmi, mi prese sottobraccio e mi accompagnò per ogni singolo gradino fino alla porta.
Mi stesi sul divano e l'uomo mi portò subito un bicchiere di acqua e zucchero.
Io: grazie...
D: bevi, vado a chiamare Toby.
Dopo due secondi sentii il ragazzo gettarsi sulle scale, correrle di fretta e cadere sempre sull'ultimo gradino.
Toby: QUALCUNO RIPARI QUEL MALEDETTO GRADINO! AMORE?
Si fiondò ai miei piedi, mi prese le mani e guardò intensamente negli occhi.
Toby: come stai?
Aveva ovviamente il fiatone.
Io: ahahah calmo, sono solo svenuta.
Toby: con tutte le cose che ti son successe oggi, speravo con ansia potessi star bene. Dovevo stare con te...
Io: ehi, calmo! Sto bene, D mi ha trovata e dato acqua e zucchero. Mi sto già riprendendo. A proposito, grazie papà.
D: e di ché. Ero venuto per darti una certa notizia e per fortuna direi anche!
Io: che notizia?
D: diciamo che da domani sarai ufficialmente il mio diretto sottoposto.
Spalancai gli occhi dallo stupore, non riuscivo a crederci!
Io: e l'altro?
D: non invecchieremmo d'aspetto, ma di mente eppoi come. Si era completamente rincitrullito, quindi ha deciso di andar via. Mi sembrava una buona occasione per offrirti questo lavoro, un giorno spero ci sarai tu al mio posto.
Guardò attentamente il mio sguardo, sempre più stupito.
D: certo, se non lo vuoi non fa niente eh!
Scattai subito tra le braccia di mio padre, quella era l'occasione di un'eternità per un demone!
Io: ti pare che rifiuto?! TI ADORO.
Scostata da mio padre, mi fiondai nell'abbraccio di Toby, che aveva assunto il tipico sguardo fiero che tutte le donne sperano di vedere sul viso del proprio compagno.
Toby: hai sbancato 'more!
Io: siiiiii.
Toby: sono così fiero di te.~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Okok, mi odiate, lo so. Diciamo che mi si è fatto tardi con i tempi, dovevo finire questo capitolo da tipo una settimana, ma con il fattore "alternanza scuola-lavoro", non è stato affatto semplice.
Non mi vogliate male, che io vi adoro come al mio solito.
Vi ringrazio sempre per il vostro solito sostegno morale, che quello fa sempre bene a tutti.
Coccoline virtuali e niente, amatemi <3
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Ticciwork| Vero Amore 2
FanfictionIl seguito della mia precedente storia, Ticciwork-Vero amore. I nostri 'amici' resteranno fedeli fin proprio la fine?