Qualche giorno passò dopo l'arrivo di Katy. Non mi metto a raccontare le varie reazioni, tanto si sa chi è stato felice e chi meno al suo ritorno.
I giorni seguenti passarono... Beh, normali. Anzi, più che normali direi giusti, sì, giusti! Né lenti, né veloci, solo giusti.
Giusto il tempo per i bambini, quello per mio marito, per il cibo, gli amici la tv e gli omicidi.
Tutto in quei giorni era stato giusto e ordinario. Ma, come è ovvio che sia, qualcosa disturbò la quiete giusta casalinga.
Esattamente una lettera.
Una lettera? Noi non ricevevamo posta, perché semplicemente non avevamo un indirizzo postale.
Aprii il portone, per far entrare un po' d'aria nella camera e vidi quella strana lettera.
Io: e questa?
L'afferrai, sembrava una semplicissima lettera senza mittente e come destinatario Toby.
La cosa mi parve alquanto strana, ma, non essendo per me, decisi di portarla a Toby che in cucina mangiava tranquillo i cereali leggendo un quotidiano.
Io: Toby, amore, c'è una lettera per te...
Hoodie: una cosa?
Io: una lettera. Assurdo eh? Come ci sarà mai arrivata qui...
Jeff: il mittente è segnalato?
Io: solo il destinatario. Leggila, avanti!
Il ragazzo, afferrata la bustina, scartò l'involucro e, estratto un foglio a righe, iniziò a leggere.
Quello, quel preciso istante fu la rovina del giusto. Eh sì, infatti mentre Toby leggeva la lettera nella sua mente, tutti eravamo così in attesa di sapere di cosa si potesse trattare, che il tempo non volava più, rovinando la concezione di 'Giusto'.
Io: allora?
Toby: è una lettera di minaccia. Sanno dove viviamo, chi siamo e con chi siamo in 'combutta', citando testualmente.
Jeff: certo, la polizia crederà sicuramente che il Diavolo è dalla nostra parte.
D: ma crederanno alla parte su dove vivete.
Io: papà, sai di chi è?
D: no, ma puoi scoprirlo quando vuoi.
Io: che?
D: pensa allo scrittore della lettera e boom, come al solito.
Io: si può fare?
Pupp: sì, forzato ma sì.
Io: va bene. Lucas, vieni con me. LJ anche tu. Portatevi le armi, non possiamo sapere dove finiremo.
Toby: vengo anche io!
Io: no amore mio, se fosse una trappola tu potresti morire. Non permetterò mai una cosa del genere.
Lucas: io sono pronto.
LJ: anche io.
Mentre partivamo, sentii una mano infilarsi con noi.
Arrivati, mi girai subito per vedere chi si potesse essere infilato.
Katy: ehi, voglio fare esperienza!
Io: che colpo, pensavo fossi Toby.
Lucas: ragazze, dove siamo di preciso?
LJ: sembra un edificio abbandonato, un classico.
Ci trovavamo davanti a questa enorme fabbrica, che come giustamente aveva detto LJ era abbandonata, e chissà da quanto.
Io: io lo conosco questo posto!
Katy: è familiare anche a me...
Io: ecco! È il vecchio zuccherificio! Quando tornavamo in francia dalla famiglia di mia madre, spesso passavamo di qui. Era un posto bellissimo e colorato! I bambini avevano un'enorme area giochi e i genitori potevano controllarli da un bar.
Lucas: oddio. Lo zuccherificio no. Nononono. NO.
Io: shhh! Fa silenzio!
Lucas: io là non ci torno, fine del discorso.
LJ: cosa succedeva lì dentro?
Io: niente, è che dopo di solito i genitori portavano i bambini dai dentisti, così li facevano svagare prima. Diciamo che Lucas non aveva affatto un bel rapporto con lo zuccherificio.
Katy: mi ricordo che c'era anche una mascotte carinissima!
Io: sì! Era un coniglio rosa con un fiocco giallo al collo, che canticchiava. Ma come fai a saperlo?
Katy: noi vivevamo qui...
LJ: M in una casa terrena?
Katy: oh nono! Io sono stata adottata da piccolina. Quando mia madre scomparve, appena nata, mio padre in preda a risentimento e ira mi diede ad una famiglia così carina da queste parti. Loro portavano anche me qui prima del dentista ahahah.
Io: non lo sapevo...
Katy: nessuno lo sa ahahah.
Io: comunque, siamo venuti qui per cercare chiunque ci minacci. Andiamo. Anche tu Lucas.
Lucas: quanto vi odio.
Entrammo dal portone principale di legno marcio piuttosto scricchiolante.
Io: ora silenzio assoluto.
Era buio lì dentro a causa delle finestre sbarrate con assi di legno. La poca luce entrava da qualche buchetto sporadico sul soffitto.
Katy: sentite anche voi?
Dal piano superiore proveniva un fastidioso suono come di lame che venivano affilate.
Io: state attenti.
Salimmo senza fare un rumore le scale di metallo.
In cima, ci fermammo davanti all'unica porta con la luce accesa. D'improvviso, il cellulare del tipo nella stanza squillò e lui rispose.
X: mi dica. Sì, ho mandato la lettera. Certo che trovarlo è stato un gioco da ragazzi, sono un sicario professionista io. Come? Sisi me ne occuperò questa sera stessa. Per gli altri dettagli dove e quando ci vediamo? Alle 5.30 davanti al forno del paese è perfetto, un attimo che me lo segno. Sì, sì risolverò quella faccenda in poche ore. Se mi è permesso chiederglielo, perché ha tanto astio per quei ragazzi? So che sono fatti suoi, ma non capisco come una ragazza come quella Natalie possa averle suscitato tanto rancore, tutto qui. Sì che so cosa sono, ma da quel che ho capito eravate amici, o sbaglio? Va bene, mi limiterò a spaventarla ed eliminarla. A dopo.
Riattaccò il telefono e con il passo sparato si diresse verso la porta per uscire.
Gli altri se ne andarono di fretta, io invece mi resi invisibile per seguirlo.
Dovrei cambiare lavoro. Quella povera ragazza, una fine così orrenda non la auguro a nessuno. Ora però, devo assolutamente fare la spesa. Cosa mangiare a cena?.......
I pensieri noiosi da persona monotona continuarono, poi, mi stancai di seguirlo.
Mi resi visibile, ero in mezzo ad un prato.
Era tutto deserto, il meteo metteva pioggia eppure il cielo era limpido.
Qualcosa non mi quadrava, solo non capivo cosa.
Io: cosa cazzo sta succedendo?
X: ehi? Tutto bene?
Mi girai in fretta, era una ragazza, alta circa come, forse anche della mia stessa età.
Io: chi sei?
X: ahahah calma. Sono la figlia del contadino a cui appartiene questo terreno. Volevo solo avvertirti che se dovesse vederti mio padre, penso tu non usciresti viva di qui ahah.
Io: mi ci servirebbe sai. Va bene, vado via. Sai dirmi dove si trova il bosco nero?
X: ohhh, perché dovresti andare là? È un postaccio!
Io: lo so, ma ci vivo. Allora?
X: guarda, basta che torni su quel sentiero laggiù e continui tutto sulla sinistra. Quando vedi della nebbia, beh, sei vicinissima.
Io: grazie mille. E scusa per il tuo campo, mi ero persa tornando a casa.
X: non preoccuparti.
Io: bene. Ah, un'ultima cosa. Sai per caso se mette pioggia oggi?
X: pioggia? Ahahah guarda che cielo!
Io: ahahah beh, effettivamente. Grazie mille ancora, emmm, come hai detto che ti chiami?
X: non l'ho detto!
Mi fece l'occhiolino e se ne andò via, in mezzo al campo verde.
Io: che strano questo posto.
Mi trasportai a casa, non avevo nessuna voglia di camminare.
Una volta lì, trovai tutti preoccupati.
Katy: dove eri sparita?!
Pupp: temevamo il peggio!
Lucas: non farlo mai più, o ci giochiamo rouge la prossima volta.
In tre secondi la ragazza spuntò dalla cucina saltandomi addosso.
Io: ehi!
Rouge: zitta stai.
Finito l'abbraccio, si staccò, lasciando spazio a Toby.
Quando lo vidi, scoppiai in lacrime buttandomi sul suo petto.
Il ragazzo fece cenno a tutti di andarsene e mi accompagnò fuori sulla panchina, dove fumammo una sigaretta.
Toby: amore, cos'è successo?
Io: non ce la faccio, ecco cosa! Perché sempre tutti contro di me? Perché tutti cercano di uccidermi? Perché cazzo!
Toby: perché siamo i cattivi, quelli che per gli uomini non vincono mai! Vogliono farci fuori, ma noi gli dimostreremo che col cazzo che crepiamo. Vero?
Mi prese il mento con due dita e lo sollevò piano.
Toby: vero?
Lo guardai, aveva così tanta speranza e dolcezza negli occhi, che subito mi sciolsi.
Io: vero.
Toby: ora fammi un sorriso o non mi scollo più!
Gli sorrisi, poi gli feci una linguaccia e mi stesi su di lui.
Guardavamo quello strano cielo e ripensai alla ragazza.
Toby: che strano eh?
Io: il cielo?
Toby: metteva pioggia, eppure è così limpido!
Io: eh sì, proprio una stranezza.
Ridacchiai tra me e me, sempre pensando alla ragazza del campo.
Toby: ora puoi spiegarmi cos'è successo dal tipo? Lucas non è bravo a spiegare le cose, Katy era presa dal panico, Pupp creava strategie con Hoodie e LJ, beh, stava bevendo.
Io: immagino ahahah. Abbiamo scoperto che è un sicario. Vuole farci... Farmi soffrire. Non abbiamo capito chi è il mandante, ma ho visto il sicario. L'ho seguito per un po', fino ad un campo vastissimo. Poi, presa da qualcosa che non so spiegare, mi sono fermata e resa visibile.
Toby: che stranezza... Qualche idea?
Io: mooolte idee. Ma nessuna ha una spiegazione razionale.
Toby: per esempio?
Io: qui non va bene.
Presi Toby e lo portai nello studio di Pupp, giù all'inferno.
Pupp: ehi ragazzi, ditemi.
Io: pensavo fossi ancora in casa.
Pupp: avevo del lavoro arretrato.
Io: provi ancora a mentirmi, pff.
Pupp: e va bene, stavo cercando di trovare il mandante.
Toby: quello di cui stavamo discutendo noi.
Io: in giardino non era molto sicuro.
Pupp: avete fatto bene. Tra un po' arriveranno anche Masky, Hoodie e Sland. Cercavano anche te, ma tanto sei già qui. Nel frattempo, ditemi tutto.
Io: ho solo delle idee stupide in mente...
Pupp: la paura non detta mai idee stupide. Razionalmente ti sembrano idiote, perché appunto sono irrazionali pensandoci bene. Ma la paura ha sempre ragione. Quindi, dì.
Io: penso che tra i sospettati, Jill sia inclusa.
Toby: okay, ammetto che ha creato casini ed è qui solo per farci fuori, ma... Non credi sia strano? È un'assassina, perché non fare tutto da sola?
Io: troppo sospetto. Se iniziasse a sabotarci lei stessa dall'interno, noi ce ne accorgeremmo subito! Invece prendendo un sicario-
Pupp: nessuno sospetterebbe di lei e si parerebbe il culo, mischiandosi alla preoccupazione di noi altri.
Io: esatto.
Toby: beh, ha senso. Altri?
Io: il solito immagino, D2, Zalgo...
Toby: D2? Con un sicario terreno?
Pupp: questa stento a crederla anche io sorellina cara.
Io: vi ho detto che erano stupide! Ma questi sono i nemici 'forti' che abbiamo.
Pupp: se fosse uno nuovo?
Hoodie: è probabile.
Io: ehi ragazzi! Sland, che piacere.
Sland: vi vedo già attivi.
Toby: la paura unita alla noia è un grande stimolo.
Sland: dovrei imparare allora.
Masky: tu incuterci paura? Dai slanduccio non diciamo fesserie.
Sland: vuoi passare un mese nel mio mondo?
Masky: sto zitto.
Hoodie: allora, che avete pensato?
Pupp: Clock propone Jill come sospettato più probabile.
Hoodie: ha la sua logica. Ma noi crediamo più a qualcuno di nuovo.
Io: cosa ve lo fa pensare?
Sland: nessuno dei nostri nemici avrebbe agito così, è una cosa nuova. Non si cambia di colpo strategia, almeno non in questo modo.
Io: va bene, ne parliamo in un secondo momento, ora sono stanca.
Pupp: tutto bene?
Io: solo stanchezza.
In realtà avevo uno strano presentimento.
Toby: amore io resto qui a discutere, va bene?
Io: certo amore. Non scervellatevi troppo però! Ci si vede.
Me ne tornai nella mia stanza, dove i bimbi quieti dormivano sogni d'oro.
Una cosa, però, mi turbò molto: una bambola di porcellana, posta sul davanzale della finestra aveva la testa inclinata e gli occhi come vivi.
Io: e tu? Da dove vieni?
Feci quella domanda, senza aspettarmi alcuno risposta, ma la bambola alzò il braccio a indicare l'armadio.
Mi spaventai, non tanto per la bambola, non era la cosa più strana che avessi mai visto, ma per i bambini, che ignari continuavano a dormire.
Li presi in braccio e la bambola con la testa seguiva tutti i miei movimenti.
Io: LUCAS! VIENI SUBITO!
Il ragazzo in boxer e canotta comparve con una birra in mano alle mie spalle.
Io: la bambola!
Il ragazzo guardò la bambola, che ricambiava il suo stupore.
Lucas: piuttosto brutta, quindi?
La bambola scattò in piedi, come irritata dalle sue parole.
Bambola: non sono brutta, sono una bambina!
Dopo quelle parole, qualcosa scattò dall'armadio e spaccò la testa della bambola, che cadde a terra senza vita.
Ci girammo di scatto entrambi, e vedemmo un ragazzo con una bandana sulla testa giocare con un coltello.
Aveva la pelle grigia come un demone, ma dal gomito partiva una voglia nera che gli copriva entrambe le mani artigliate. I capelli erano rosso fuoco e un'occhio brillava di luce verde.
X: sai, ma nessuno ne aveva fatta parlare una. Beh, tranne me e te. Hai un dono Natalie.
Il sorriso non si levava dalla faccia truccata di cerone bianco e disegni neri sotto gli occhi.
Poggiai, tranquilla, i bambini.
Io: e io che credevo fosse entrato un umano. Ci conosciamo?
Lucas: noi sì...
X: oh Luke caro, ma quanto tempo è passato?
Lucas: mi chiamo Lucas, lo sai benissimo.
X: sai non condivido l'uso di soprannomi. Signorina, piacere mio, lei non mi conosce ma i suoi fratelli anche troppo bene.
Fece un inchino e mi prese una mano, baciandola.
X: sono Jason. Comunemente sono detto il Toy Maker, ma sa, odio i soprannomi.
Io: piacere mio. Sei un demone anche tu?
Jason: oh, decisamente. Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista. Per lei è fortuna o sfortuna?
Io: dammi del tu, o mi sentirò vecchia!
Jason: oh, non lo sarà mai quanto me.
Lucas: gnegnegne che ci fai qui?
Pupp: l'ho chiamato io. L'aiuto non manca mai e qui abbiamo camere libere a volontà.
Jason: amico, quanto tempo.
Pupp: troppo, per i miei gusti.
Si misero a ridere e si abbracciarono per qualche secondo.
Pupp: tutto bene?
Jason: ho dovuto far fuori una bambola, sai..
Pupp: come mai?
Io: credo per colpa mia.
Pupp: davvero ne hai fatta parlare una?!
Io: più che altro si è irritata dopo l'insulto di Lucas.
Jason: sono forti entrambi, non l'avrei mai detto di tuo fratello.
Lucas: il suo aiuto è essenziale vedo.
Io: Lucas!
Jason: non preoccuparti. Del tu, giusto?
Io: sì ahahah. Ehi Pupp, Toby e gli altri?
Toby: eccomi amore.
Io: tesoro!
Mi strinsi al suo petto, non so per quale motivo.
Una volta staccata, il ragazzo guardò l'altro.
Toby: Jason, giusto?
Jason: Tobias Rogers, tanto piacere.
Toby: chiamami Toby, lo preferisco.
Jason: come vuoi.
Toby: è un piacere averti qui.
Lucas: sì come no.
Lucas se ne andò indispettito.
Pupp: Jason, capiscilo...
Jason: sì, non preoccuparti. Ho smesso di starci male anni fa.
Toby: di cosa parlate?
Io: nulla amore, non ci riguarda. Ora, puoi accompagnare Jason nella sua nuova stanza?
Toby: di solito te ne occupi tu, come mai mi lasci questo onore?
Io: mio fratello ha bisogno di me. Vai ora, sciocco. Ah, e ricordati di prendere i giochi dei piccoli da Sally.
Jason agitò vorticosamente le mani, porgendoci poi due peluche.
Pupp: spero non siano il tuo solito, sono i miei nipoti quelli!
Jason: non preoccuparti, vedi anime qui in giro?
Pupp: no.
Jason: allora sono puliti.
Io: poi devi spiegarmi quel trucchetto!
Jason: ummm, un mago non rivela mai-
Io: sì, i suoi trucchi. A dopo ragazzi.
Baciai Toby e me ne andai, alla ricerva di Lucas.
Lo trovai infine in cantina, sulle scale al buio.
Lucas: va via, non è aria oggi.
Accesi la luce.
Io: non è mai aria con te. Perciò parla.
Lucas: non è facile per me.
Io: ammettere ciò che sei? Credi che ti vorremmo meno bene se sapessimo? Pensi davvero che io e Rouge, saremmo infastidite nel sapere che tu sei gay?
Lucas: te lo ha detto Pupp?
Io: no sciocco ahahah, l'ho sempre saputo. Come anche Rouge. Forse gli altri non se ne sono accorti, ma noi ti conosciamo fin troppo bene.
Lucas: io avrei voluto-
Io: shhh, non dire nulla. Non mi interessa. Sono ancora qui mi sembra, il passato è andato a puttane tempo fa per me. Rispetterò la tua volontà di non farlo sapere, ma a Rouge, anche se lo sa, dovresti dirlo. Lo apprezzerebbe. Come sorella maggiore, le farebbe piacere se noi tutti le dicessimo i nostri segreti.
Lucas: grazie, davvero. Lo farò, ma mi accompagnerete tu e Pupp?
Io: certo. Ora però... Voglio del gossip caro. Chi è questo Jason???
Continuavo a guardarlo con faccia ammiccante, così dopo poco scoppiammo a ridere.
Lucas: è un'idiota, di cui mi sono fidato troppo e ci sono rimasto di merda. Non ci vediamo da prima che scappassi dall'inferno. Tanto tanto tempo fa...
Io: mi dispiace fratellone, forse non avrei dovuto chiamarti prima...
Lucas: invece hai fatto bene. Ho visto che se la cava benissimo senza di me, mi basta questo.
Io: che cuore buono. Ora andiamo da Rouge eh.
Lucas: ora ora? Cioè magari sta con Kage tranquilla, perché disturbarla ora!
Io: Luke, muovi quel culone.
Lucas: andiamo sul pesante vedo. Che pizza. Va bene, su.
Io: prima però...
Lo strinsi forte a me, accarezzandogli i capelli.
Io: ti voglio bene, sappilo. Qualunque tua scelta, qualunque cosa ti piaccia fare e qualsiasi persona decidi di essere. Ma ti dico questo ora e mai più, sii te stesso, ti prego. Sei così bello così come sei, non buttare tutto nel cesso e almeno non tirare la catena. Il bagnato si recupera, sai?
Lucas: ahahah cretina. Ti voglio bene.
Fu un momento splendido che condivisi con mio fratello. E avrei tanto voluto, il tempo si fermasse a quell'istante dove tutto ancora doveva essere stravolto.
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Ticciwork| Vero Amore 2
FanfictionIl seguito della mia precedente storia, Ticciwork-Vero amore. I nostri 'amici' resteranno fedeli fin proprio la fine?