Capitolo 48-Troppo vecchio.

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Una botta sorda mi fece spalancare gli occhi.
Io: come mai ho dormito?
Mi guardai un po' attorno, non vedendo nessuno.
Io: sono pure sola. Eh vabbe...
Sentivo persone urlare fuori dalla stanza, credo stessero litigando per un paio di scarpe, non so.
Poi lo scroscio dell'acqua nel lavandino del mio bagno in camera si fece largo nella stanza.
Io: mmm?
Entrai in bagno, vedendo Toby che si lavava i denti.
Toby: emozionata per oggi?
Io: sì, ma che ore sono?
Mi guardò negli occhi, poi sputò del dentifricio sciacquandosi la bocca con acqua e colluttorio.
Toby: le 6.
Io: devo star lì alle 7.
Mi accostai a lui, pettinandomi i lunghi capelli scuri intrecciati dal continuo rigirarsi nel letto.
Toby: che ti ha detto D? Cosa farai?
Io: ha detto che per il momento semplicemente lo guarderò e aiuterò nelle mansioni più semplici. Con il tempo poi, inizierà ad 'appesantire il carico'.
Toby: beh ovvio. Dove andrete oggi lo sai?
Io: sono sicura abbia un incontro con D2 per discutere del purgatorio.
Lasciai la spazzola sul lavandino, dirigendomi verso la tazza per fare pipì.
Toby: ci mancherai oggi...
Io: ehi tranquillo, non sono mica lontana! Solo ad una scala a chiocciola da questa casa! E poi scusa, Sland non ti aveva offerto di lavorare più a stretto contatto con lui?
Toby: non so se accettare...
Io: questo potrebbe essere un segno, non sprecare le occasioni amore mio.
Mi alzai, scaricai lo sciacquone e mi accostai al ragazzo, che mi prese per i fianchi.
Io: dovresti iniziare anche tu questa 'nuova esperienza'. Vedere come funziona il suo mondo, vedere il suo metodo! Magari ti sarà di ispirazione, che ne sai?
Toby: se me lo dici con questa faccetta come posso dire di no?
Feci gli occhioni da cerbiatto, sbattendo velocemente le ciglia.
Io: daaaaaai.
Toby: va bene, lo faccio lo faccio.
Io: siiii.
Toby: i bambini?
Io: Masky come sta?
Toby: ancora in after, non ha più l'età per fare quelle cose. Poverino, la festa di ieri in tuo onore lo ha stroncato, unendolo poi alla sbornia della mattina.
Io: mmmm. Li lascio a Pros, tanto voleva farsi un giro in centro. Almeno prendono un po' d'aria.
Toby: benissimo.
Io: mi vesto e vado a chiederglielo.
Uscii dalla stanza, cercando dei vestiti puliti, quindi optai per i pantaloni attillati neri, una maglia fino all'ombelico con scritto 'Highway to Hell' nera e rossa e un paio di anfibi con le borchie, ovviamente e rigorosamente neri.
Mi truccai leggermente, solo un po' di mascara.
Mi misi la solita collana con il mio nome, unita ad una con la mano di fatima. Presi un orologio più elegante e me lo misi al polso sinistro, unito ad un elastico nero e un bracciale d'oro.
Misi un paio di orecchini a cerchio d'argento e uscii dalla stanza, afferrando una borsetta a tracolla nera con le borchie, infilandoci dentro il telefono, le chiavi (per sicurezza), un rossetto, i fazzoletti e un po' di soldi.
Andai da Pros, che stava proprio per scendere le scale per fare colazione.
Io: ehi Pros!
Pros: dimmi Clock. Stai benissimo oggi!
Io: primo giorno di lavoro, sai.
Pros: emozionata eh?
Io: direi. Senti, non è che ci puoi tenere i piccoli? So che vorresti uscire e a loro fa bene un po' d'aria.
Pros: certo tesoro, non preoccuparti.
Io: allora vado, grazie Pros.
Pros: in bocca al lupo!
Io: crepi sto lupo...
Dato che ero in anticipo, decisi di passare per lo studio di Sland, dove poi trovai Toby.
Io: oh, scusatemi, vado via subito.
Sland: ti devo ringraziare Clock, lo hai convinto.
Io: mi sembrava giusto. Divertitevi.
Toby: spacca tutto amore eh.
Io: ovvio. Anche tu.
Scesi per la botola, lasciando i due da soli.
La scala a chiocciola di pietra sembrava non finire mai, fortuna che al buio vedevo benissimo.
Arrivai davanti al cancello dell'Inferno e il cuore mi balzò in gola. Mille dubbi e domande iniziarono a tartassare il mio povero intestino chiuso dall'ansia, che come un verme si era attorcigliato su sé stesso. Per non parlare delle ginocchia, quelle non le sentivo proprio più per quanto tremavano! Le dita sanguinavano quasi per quante pellicine mi stavo strappando con le mani e la bocca.
'Devo entrare? Non devo entrare?' era fisso nella mia mente in quell'istante che precedette l'apertura del cancello.
Entrai, titubante come mai nella vita, senza far vedere troppo la mia ansia.
D mi aspettava all'entrata dei Campi Elisi, dove stava chiacchierando amabilmente con Atena.
Atena: ciao Natalie. Ho saputo del tuo nuovo lavoro, Ade me lo stava dicendo in questo istante.
Io: eh sì...
D: bene Atena, ci vediamo domani per il controllo dei Campi Elisi e per quell'affare.
Atena: sì, a domani. Ciao Ade, ciao Natalie!
Se ne andò, scomparendo in una nube profumata.
Io: quale affare?
D: lo scoprirai, con calma. Beh, dobbiamo già andare. Il tipo sulla nuvola non aspetta mica.
Io: ahahah immagino. Posso lasciare la borsa da qualche parte?
D: beh, immagino che il tuo ufficio basti e avanzi.
Io: CHE?!
D: shhh! Qui ci sono dannati che vorrebbero soffrire in pace! Vieni, ti accompagno.
Mi porto davanti la prima stanza sulla destra del trono.
Io: wow, che figata!
E parlavo solo della porta, quando entrai non potevo credere ai miei occhi: una scrivania imponente di mogano scuro troneggiava nella stanza, davanti ad una comodissima poltrona nera imbottita. Le pareti in realtà erano costituite da una libreria enorme, non si vedeva la carta da parati! Il pavimento poi, era coperto da una moquette nera come la pece e morbida come un peluche.
Io: CHE MERAVIGLIAAAAA. Sono stra-contenta!
D: beh, ne sono felice. Passerai molto tempo qui dentro... Beh oddio... Alla fine mica tanto. Vabbe comunque per quando ti servirà, ci sarà. E poi è tuo tuo, c'è anche la targa sulla porta.
Io: targa?
Uscii fuori, D schioccò le dite e puff, apparve una targa in oro con una scritta color cremisi intenso, che recava il mio nome in uno splendido corsivo antico.
Io: ok basta, potrebbe prendermi un infarto. Comunque non si sta facendo tardi?
L'uomo si guardò il polso, dove portava uno splendido Rolex d'oro.
D: merda. Lascia la borsa e andiamo, là so impazienti.
Mollai la borsa sulla poltrona e mi accostai a D, abbracciandolo.
Ci ritrovammo in paradiso.
Io: bleah, questo posto fa proprio schifo. Troppa luce, so diventata cieca praticamente.
D: è quello che dico da almeno un millennio. Ma loro continuano a dirmi che sono io quello dark. Ehi, sono il diavolo! Più dark di me c'è solo il colore.
Io: ahahahahah sei un mito. Dove sono tutti?
D: nella stanza là, è quella del consiglio. Andiamo, è ora.
Entrammo in questa stanza molto ampia e spaziosa, rigorosamente bianca e luminosa, dove al centro vi era una tavolo di legno chiaro circondato da bianche poltrone imbottite.
Solo quattro posti erano rimasti, vuol dire che non eravamo gli ultimi per una volta.
D: scusatemi, ho avuto degli impegni. Io.
Ridacchia maliziosamente, ma nessuno parve apprezzare.
D2: ti porti anche la figlia ora? Non può entrare qui, lo sai.
D: in qualità di figlia no... In qualità di assistente, beh, è un altro conto. Lei è il mio nuovo braccio destro. Un giorno prenderà tutto, perché non iniziare ad addestrarla sin da subito?
D2: idea brillante.
D: mai come questo posto. Ribadisco la mia proposta di mettere dei pavimenti neri che assorbano sta dannata luce, poi fai tu.
D2: ancora? Essu dai, ne abbiamo già parlato! Qui deve essere tutto bianco!
D: io sarò pure dark, come dite voi, ma qua state un tantinello esagerando.
D2: sedetevi su.
Ci accomodammo su quelle magnifiche poltrone e mentre sistemavo il mio sedere sopra al cuscinone, mi chiedevo se quella della mia stanza sarebbe stata altrettanto comoda.
Dopo qualche secondo si presentarono M e Katy, ovviamente in ritardo clamoroso.
M: colpa sua, come al solito.
Katy: ehi non dovevo prendere io quel morto! Potevi lasciarlo in vita per un'altra mezz'ora eh!
M: ancora? Te l'ho già spiegato! Devo mantenere un ordine generaleeee! Se lo lascio 'in vita un'altra mezz'ora' succederebbe un cataclisma!
D2: BASTA. Sediamoci tutti e calmiamoci.
D: qualcuno ha uno Xanax?
M si sedette di fronte al fratello e Katy a me.
Io e lei ogni volta che D2 parlava ci lanciavamo occhiatine o facevamo delle facce buffe.
D2: dobbiamo rivedere le strutture del purgatorio. Sì, un'altra volta.
D: io ci rinuncio.
S. Pietro: cosa c'è che non le piace, sua imminenza?
D2: non credo sia utile in questo modo.
Io: cosa c'è che non va?
D2: le persone stanno smettendo di essere una via di mezzo. O sono dei mostri assassini o sono dei dannatissimi santarelli.
Io: ummm, cosa avete fatto fin'ora?
M: abbiamo aggiunto dall'inferno i reati minori, tipo furti o cose così.
Presi il blocco degli appunti e la matita che si trovavano davanti a me, iniziando a scarabocchiare un'eventuale struttura del purgatorio, prendendo Dante come spunto diretto.
Dopo un po' D notò il mio disegno, dandogli un'occhiata.
D: potrebbe andare...
La mia idea consisteva nel distribuire equamente, dividendo tutto in sezioni, i vari gruppi e per riempirlo di inserire anche magari un carcere.
Io: è solo una bozza...
D mostrò a D2 il disegno, che apprezzò molto.
D2: forse non hai sbagliato tanto a portarla con te, sai?
D: mica faccio sempre cazzate io oh.
D2: bene, procediamo in questi modo. Se neanche questo funzionerà, beh, dovremo prendere in considerazione di abolire il purgatorio. Allora, chi si occuperà dei lavori?
Tutti i santi e noi altri tacemmo.
D2: beh, direi che la squadra M-D-Katy-Clock funziona e che andrà benissimo per questo lavoro.
Bene, c'è altro di cui discutere?
D: sì, ahimè. Oggi sono stato in consiglio con Atena, per discutere dei Campi Elisi. Gli dei chiedono se è possibile indire un consiglio con tutti per discutere di varie questioni.
D2: sì certo. Quanto è urgente?
D: mi ha detto circa 4.
D2: allora direi che è necessario in settimana. Boh non so, che giorno è oggi?
Io: lunedì.
D2: ecco perché fa schifo oggi il caffè. Comunque, direi che mercoledì è perfetto. Comunichi tu?
D: sì, ci penso io.
D2: altro di cui discutere?
M: vorrei chiedere se è possibile effettuare un corso per i miei angeli oscuri.
D2: dove vorresti effettuarlo?
M: ovviamente giù. Però in maniera più minuziosa.
D2: se a lui non causa problemi.
D: tranquillo, dimmi quando e io ci sto. Eh beh, tranne questo mercoledì.
M: bene, poi ne riparliamo.
D2: ditemi che non c'è più niente.
M: ah sì, ultima cosa. Ho registrato un calo di morti infantili ed un aumento della prospettiva di vita.
D2: preoccupante... Parlamene meglio.
M: allora, diciamo, molto indicativamente, che almeno un bambino su 10 muore in tenera età. Beh, quel numero si è ridotto a 0.25... Diciamo non il massimo. Poi, prima la media di vita di un uomo era 75 anni, per la donna 80, mentre ora l'uomo arriva almeno a 85 e la donna a 90. Sai che io ho una media da mantenere, o si rischia il sovrappopolamento e la fame, portando al collasso globale.
D2: cosa proponi?
M: una malattia. Nel mille ci aiutò molto la peste, come anche nel '300 e poi nel '600. Propongo un nuovo ceppo di qualche malattia, che possa essere curato e che non porti allo sterminio globale.
D2: beh, meglio di quella volta che D propose un dittatore per ridurre il numero degli ebrei. Mannaggia a me e a quando acconsentii. Allora, ne parleremo meglio mercoledì, così tutti avremo tempo per pensare. Ora, potete andare in pace e che dio bla bla bla.
Tutti si congedarono, salutando chi più allegramente chi meno il dio.
Io: che si fa ora?
D: andiamo giù che dobbiamo sbrigare innumerevoli cose.
Io: perfetto.
M: allora, come va il primo giorno?
Io: una meraviglia!
Katy: ahhh, sono felice!
M: eh sì. Ora dobbiamo andare anche noi, abbiamo svariate cose da fare. Nel pomeriggio veniamo da te D che dobbiamo vedere la malattia insieme al tuo entourage di demoni.
D: vi aspettiamo allora. Mi puoi dare un'ora precisa? Così mi regolo.
M: Katy?
La ragazza prese un'agenda dalla borsa, sfogliando per qualche secondo.
Katy: alle 5?
D: perfetto. A dopo.
Salutammo entrambi e ci portammo giù.
D: prima di andare in purgatorio e sistemare tutto, vediamo innanzitutto di fare un bel giro nelle varie sezioni.
Io: sezioni?
D: i vari inferni e i Campi Elisi.
Io: ahhh, okay.
D: vieni.
Mi portò all'interno dell'Inferno Cristiano, facendomi fare un giro.
Io: non è come me lo aspettavo...
D: nessuno soffre?
Io: ehhh, esatto!
D: al contrario di quel che si pensa, ci piace torturare i mortali e non i morti. Qui espiano la loro pena senza troppi casini. Diciamo che mutiamo le loro abitudini.
Io: cioè?
D: vedi quello magrissimo?
Io: è più scarnificato direi.
D: esatto, lui ha peccato di gola, o ingordigia, chiamala come vuoi.
Io: ahhh, tipo legge del contrappasso?
D: bravissima.
Io: foooorte.
D: oh beh, l'ho inventato io sai.
Io: non avevo dubbi.
Continuammo il giro passando nell'Ade, dove davvero si soffriva e poi nei Campi Elisi.
Finiti i giri, tornammo nella sala del trono.
Io: che si fa ora?
D: ehhh, ora la parte per te faticosa. Mentre io vado a rompere le scatole ai demoni giovani, vai a compilare le pratiche nel tuo ufficio.
Io: ma non so minimamente come si fa!
D: ti ho propinato un asso, è nel tuo ufficio che ti aspetta. Anzi, aspettano.
Io: okay.
Salutai D e me ne andai nel mio ufficio, dove trovai Lucas seduto sulla mia poltrona e Jason si faceva un giretto per la libreria.
Io: no, voi no.
Lucas: sono anni che sono demone e non ho mai avuto un ufficio del genere!
Jason: non lo useresti a nulla!
Lucas: uh, ti piacerebbe tanto il modo in cui lo userei.
Io: LALALALALALALA. Eddai!
Lucas: comunque, non ce l'ho e il problema non si pone. Ti muovi o no tu?
Io: ehi ehi, solo perché sono l'ultima mica mi dovete trattare così.
Lucas: resti sempre-
Io: non lo dire.
Lucas: oh sì.
Jason: cosa?
Lucas: io e Pupp da ragazzi la chiamavamo 'sbaglio'.
Jason: e perché?
Lucas: tesoro, è facile da capire.
Jason: AHHHHH. Ma che cattiveria.
Io: pff, non dirlo a me. Comunque, vorrei stare a pranzo a casa, quindi se ci muoviamo. Grazie.
Lucas: calmina eh. Dai, vieni qui.
Mi misi sulle sue gambe e iniziò a spiegarmi come compilare un modulo.
Finimmo in breve così potei dedicarmi alla cinquantina di moduli da compilare da sola, mentre quei due giocavano a palla, si infastidivano, MI infastidivano e Lucas si lamentava.
Dopo almeno due ore riuscii a compilare l'ultimo modulo.
Io: che ore sono su?
Lucas: boh, le tue lancette stanno correndo velocissime.
Io: che?
Sentii un brivido dietro la schiena.
Jason: avete sentito?
Io: D! D DOVE SEI!
Uscimmo nella sala del trono, dove D accorse subito. Si era riempito di demoni che avevano percepito il pericolo.
Io: le lancette.
Lui guardò il mio occhio terrorizzato, sapeva benissimo che indicava un pericolo.
D: VOI DUE, BARRICATE IL CANCELLO PRINCIPALE. VOI, ANDATE A DISATTIVARE IL TELETRASPORTO DEI DEMONI. MEDICI, SCIAMANI, ALCHIMISTI E SIMILI VADANO A PREPARARE QUALSIASI COSA POSSA ESSERE UTILE: ESPLOSIVI, CURATIVI E VIA DICENDO.
Io: noi che facciamo?
Ci pensò attentamente, poi mi guardò sconfortato.
D: venite.
Tutti e tre lo seguimmo senza fare troppe domande. Ci portò da Zalgo, nella prigione.
D: restate con lui. Qualsiasi cosa sentiate non uscite da qui e soprattutto non fate uscire lui.
Zalgo: uhhh sono curioso, come mai tutte queste visite?
D: se sopravviviamo, giuro che ti ammazzo.
Zalgo: eheheheh.
D se ne andò, barricandoci dentro.
Io: dovremmo essere lì fuori ad aiutare ed essere utili. Invece stiamo qui a fare i babysitter di un deficiente con la faccia strana.
Zalgo: ah beh grazie.
Io: zitto tu o ti cucio ogni singola bocca.
Lucas: non vedevo questo prigioni da tempo.
Il ragazzo accarezzava lo stipite di una gabbia.
Jason: prospettiva diversa.
Zalgo: che spreco sei. Ti avrei potuto rendere il re del mondo intero, ma hai scelto l'amore. Schifo. Beh, devo però ringraziare Jason che se non ti avesse mollato non ti saresti mai unito a me.
Jason: cerca di metterci in disaccordo. Non ascoltatelo.
Zalgo: oh, ora inventa anche delle scuse per non assumersi le responsabilità.
Lucas: non hai mai chiesto scusa...
Jason: amore, non ascoltarlo. Se ti fa star meglio però... Beh scusa. Scusa se ti ho mollato, scoprire di amare una persona stordisce, figuriamoci scoprire di amare un uomo. Però tu hai reso la mia vita completa finalmente e non vedo l'ora di continuare a vivere la nostra eternità insieme, perché io... Io ti amo.
Lucas strinse la mano del ragazzo, sorridendo.
Lucas: ti amo.
Zalgo: oh ma che diamine.
Io: rassegnati.
Zalgo: ciao tesoro. Sai, è tutta colpa se sono qui.
Io: me lo ricordo bene, non preoccuparti.
Zalgo: allora, com'è la vita da morti? Hai dovuto sacrificare tante cose eh? Il contatto umano, il calore, il cibo, un bagno caldo, il sonno. E per cosa? Per rinchiudere me che sto per evadere.
Io: ne è valsa la pena, almeno avrò fatto la mia parte. Ora sta zitto.
Sentimmo vari scoppi, urla, botti. Poi, d'un tratto, il silenzio.
Io: merda. Io v'ho voluto bene.
Lucas: ehi ehi, niente addii. Andremo avanti.
Io: io mi sto portando avanti.
La porta si aprì, rivelando D un po' sporco di fuliggine.
Io: ehi!
D: uhfff, sono troppo vecchio.
Uscimmo fuori, barricando la galera.
Io: cos'era?
D: un fottuto toro della Colchide e un leone di Medea. Nulla di cui preoccuparsi. Sono fuggiti dall'Ade, sai, loro sono lì in 'custodia momentanea'... Da circa due millenni.
Io: wow.
Guardai la sala del trono, lievemente distrutta.
Io: servirà un miracolo.
D: naaa, Efesto sarà più che lieto di aiutarmi. D'altronde, io ai tempi misi una buona parola su di lui con Afrodite.
Io: me la racconterai questa eh.
D: contaci piccola.
Io: hai risistemato il teletrasporto?
D: sì, ma sulla terra ci vorrà almeno un'ora prima che funzioni.
Io: che pizza. Grazie D.
D: beh, puoi andare a casa adesso.
Io: yess. Ci vediamo alle...?
D: vieni alle 4, andiamo da Efesto.
Io: perfetto.
D: ah senti Nat... Grazie.
Io: di cosa?
Sorrisi dolcemente.
D: di fidarti così tanto di me.

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