Capitolo 45-L'amore mi uccide.

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Presi di peso il ragazzo e lo portai sul tavolo della cucina.
Io: Hoodie resisti, non farci questo. Ti prego, ti prego, ti prego.
Gli misi dei punti su delle ferite profonde, estraendo anche delle schegge di vetro. Bendai tutti e 5 i tagli ricuciti, mettendo anche dei cerotti qua e là.
Diedi infine al ragazzo un tranquillante, poiché non avevo potuto dargli della Morfina: il rischio che non si risvegliasse era troppo alto. Fortunatamente il ragazzo aveva un carattere forte, così non urlò neanche per sbaglio.
Trasportai il suo corpo sul divano, cosicché potesse dormire tranquillo.
Io: oh Hoodie, che cos'è successo?
Dovevo indagare.
Mi armai di coraggio, oltre che di un coltellaccio da cucina, e mi feci un giro nel piano terra, nella cantina e poi al piano superiore.
Tutte le porte e tutte le finestre erano chiuse ermeticamente e Sland non permetteva di fare entrare con il teletrasporto degli estranei.
Io: qualcuno deve essere così bravo da intrufolarsi qui da qualche porta, rubare capelli, uscire richiudendo tutto, ritornare qui, ferire uno dei nostri con un pezzo di vetro rotto e dulcis in fundo, richiudere tutto una seconda volta senza che nessuno si accorga di nulla. Ci sta palesemente prendendo per il culo.
Tornai da Hoodie, che dormiva ancora.
Gli carezzai varie volte i capelli, cercando di capire. Poi, dopo un'illuminazione, decisi di farmi breccia nei ricordi più prossimi del ragazzo.
Gli afferrai la mano e-
******
Io: eccomi qua. Sono Hoodie. Dove mi trovo?
Era tutto così buio.
Io: ah, sento freddo. Tira aria. Ecco, la luna è apparsa da dietro il caminetto.
Sono seduto sulla finestra a fumare una sigaretta. Masky mi guarda ogni tanto per controllarmi, quanto lo amo. Guardo giù. Ehi, una figura.
Hoodie: merda.
Masky: che succede?
Hoodie: oh niente, scendo giù che mi è caduto l'accendino.
Io: gli ho mentito! Perché non ho voluto dirgli della figura scura?
Masky: io mi metto a dormire, tanto Clock è già passata. Non fare troppo casino quando rientri. Notte amore.
Io: gli lascio un bacio sulla fronte.
Hoodie: notte.
Io: esco dalla camera e scendo le scale. Clock è ancora a controllare le camere, non voglio dargli anche questa scocciatura.
Arrivo al portone e lo apro, nulla. La figura non c'è più. Sento come una folata gelida che entra dalla​ porta: è freddo sì, ma non tira così tanti vento.
Avverto qualcosa di sospetto.
Chiudo il portone senza troppi problemi, mi giro di scatto e afferro il coltello. Una volta girato non trovo nulla. Ma poi, vedo che vicino alla porta sul retro vi è qualcosa.
Mi ci fiondo sopra, ma essa è più veloce e apre la porta del retro. Inciampo su una molletta, quante volte ho detto a Jeff di levarle tutte?! L'erba mi bagna leggermente la maglietta e il venticello mi raffredda.
La figura scura mi accoltella con un vetro 5 volte, fortuna la forza sulle braccia mi basta per sferrargli un colpo al ventre e farla scappare via. Bleah, un liquido strano bluastro mi cola sulla maglia. Clock! La vedo passare, sta fischiettando qualche canzone. Non ho la forza neanche per pensare, ma non posso assolutamente lasciarmi andare. Un proxy deve essere vivo. Prima il lavoro, poi la morte, come dice sempre Masky. Cosa farebbe se morissi? Ah, il dolore è lancinante. Mi alzo, dai che ce la faccio. Una volta in piedi apro leggermente la porta senza farmi sentire. Purtroppo zoppico e lei mi sente. 'Oh no', è l'ultima cosa che riesco a sentire chiaramente...
******
Rinvenii piangente. Quella scena mi aveva ucciso, purtroppo sentivo tutto fisicamente quando entravo nel corpo di qualcuno.
Mi sentivo svenire, ma se Hoodie ce l'aveva fatta, dovevo usare la stessa forza.
Il ragazzo rinvenne urlando, così gli tappai subito la bocca.
Subito ci ritrovammo Toby in salotto, a lui non sfuggiva neanche un suono, seppur lieve o veloce.
Toby: oh merda!
Io: shhh, sveglierai tutti! Sta bene ora, non preoccuparti.
Toby: perché piangi allora?
Mi strinse forte a sé.
Io: ho vissuto la scena dell'aggressione e devo dire che è meno doloroso diventare la bestia e mangiare degli uomini.
Toby: wow. Chi è stato?
Io: devo studiare prima di sapere.
Toby: allora va, ora che Sland è nel suo mondo e non ti sente. Veloce, resterò io con Hoodie.
Io: grazie mille.
Salii lesta nello studio, afferrando libri di vario genere come: 'Studio sulle Ombre Paranormali'; 'Ombre dal passato'; 'Gelo' e anche qualcosa sull'Uomo Storto, dato che Crook aveva detto che era uno dei suoi nomi.
Presi quei libri tornai in salone e ne lanciai uno a Toby.
Io: ho visto l'ombra di un uomo. Cioè, l'ombra era compatta, come fosse l'uomo stesso.
Toby: altro?
Io: sì, quando arrivava sentivo una folata gelida.
Toby: ottimo, del freddo e un'onda.
Hoodie: cercate... Cercate...
Toby: ehi ehi, calmo. Non ti agitare.
Hoodie: Ombre dal Pa.... Dal pa...
Ripiombò nel sonno indotto dal farmaco.
Toby: ombre dal pa?
Guardai uno dei libri di sfuggita.
Io: OMBRE DAL PASSATO! Eccolo qua!
Lessi l'indice, finché non vidi 'Ombre umane'.
Io: allora, pagina 174.
Quel numero mi parve strano, come fosse un presagio funesto.
Io: scusami amore, che giorno è oggi?
Toby: venerdì. Perché?
Io: non a quanto di numero?
Toby: aspe...
Prese il telefono e lo accese.
Toby: ecco, 13 amore.
Io: è venerdì 13. Quindi martedì sarà 17! 174!
Toby: sì, la pagina.
Io: no! Non capisci? I primi numeri fanno 17, ma se si sottrae l'ultimo compare 13! Amore tra i giorni più sfortunati dell'anno!
Lessi l'introduzione della pagina ad alta voce.
Io: 'Questo tipo specifico di ombre si presentano solo ed esclusivamente durante i due giorni funesti per eccellenza. Esse provengono dal passato, rappresentano i problemi non risolti di un'intera famiglia e non di un singolo individuo. Attaccano se necessario anche una persona all'ora, senza causare ferite pericolose, finché il problema non sarà risolto da colui (o colei) che tornò nella patria.'
Toby: non ho capito un cazzo.
Io: shhhhh. 'Esso dovrà affrontare il dramma con l'ombra del passato, ammettendo tutte le proprie colpe'.
Mi fermai un attimo.
Io: oh Lucas, non posso chiederti questo.
Toby: dovrai, altrimenti siamo fottuti. Anche uno all'ora!
Io: oh no, sono quasi le 6...
Mi trasportai in camera di Lucas e nel trovarlo nudo nel letto con Jason ebbi il tremendo rimorso di non aver bussato.
Io: oh cazzo.
Mi girai velocemente coprendomi gli occhi mentre Lucas inveiva.
Lucas: PORCA PUTTANA MA VUOI BUSSARE?!
Io: è letteralmente una questione di vita o di morte!
Lucas: e quando non lo è in questa casa?
Io: mi posso girare?
Jason: sì tranquilla Clock.
Mi girai e vidi Lucas furente.
Io: puuuuurtroppo questa particolare missione richiederebbe esclusivamente l'apporto fonda-
Lucas: CHE COSA VUOI?!
Io: DEVI UCCIDERE L'OMBRA DEL NOSTRO PASSATO CHE È TORNATA A PERSEGUITARCI POICHÉ OGGI È VENERDÌ TREDICI. PER FARLO PUOI SOLO CHIEDERE AMMENDA PER LE TUE COLPE PASSATE.
Mi guardò stupefatto.
Jason: le ombre del passato sono delle belle bestie. Una volta ne ricevemmo una... Uff, è stato dura chiedere ammenda per ogni fratello di mezzo.
Lucas: perché io, perché non Pupp?
Io: perché deve essere il fratello che 'è tornato in patria'.
Lucas: pure le ombre mi scassano la minchia oggi. Allora, dove si trova?
Io: bella domanda. Dobbiamo aspettare le 6, ma può tornare quando lo ritiene necessario.
Jason: non c'è qualche formula per evocarlo?
Io: su quel libro no... Ma sono sicura che nello studio troveremo le risposte che cerchiamo, cercando un po' meglio.
Jason: ti aiuto io.
Io: ah grazie mille!
Mi alzai e aspettai mentre i ragazzi si rivestivano.
Io: Lucas va sotto da Toby. Lui ti spiegherà cosa devi fare. Io e Jason spulceremo nella libreria. Ma dobbiamo sbrigarci, alle 7 Sland sarà lì.
Jason: finiremo molto prima.
Uscimmo dalla stanza e una volta nello studio, cercammo tutti i libri sotto la lettera O.
Io: sono le 6.15, ancora nulla...
Jason: ehi non lasciarti abbattere troveremo qualcosa. Sai, se sei positivo con il Karma, lui lo sarà con te. Il Karma ci ama, solo che deve insegnarci tanto.
Io: oh, il Karma fa tutto tranne amare me.
Jason: ahahah, certo, se lo prendi negativamente!
Io: senti, mi dispiace per prima. Mi sento così in imbarazzo. Ora mio fratello mi odia.
Jason: tralasciando il fatto che lui ti adora, che problema c'è stato? Era un'emergenza più che giustificata. Non mi sembra la fine del mondo, dai.
Io: quando avevo 6 anni lo vedevo come un'eroe. Tornava a casa sempre con le labbra spaccate o qualche occhio nero e aveva solo 12 anni. Lo vedevo come un eroe, che pur essendo in quello stato giocava con me senza lamentarsi mai. Poi successe quel che successe e ho passato quasi 10 anni della mia vita ad odiarlo. E poi? E poi successe che tornai a vederlo come un eroe. Ho solo paura... Ho solo paura io possa tornare ad odiarlo... Ho sofferto tanto per le sue scelte, non voglio che tradisca ancora la mia fiducia, ma solo perché lo amo​ troppo per tornare ad odiarlo.
Mi scese una lacrimuccia, che quasi neanche si vide. Ma Jason era bravo in queste cose, capiva al volo gli stati d'animo delle persone.
Mi abbracciò forte, era così caldo e affettuoso.
Jason: lui non ci tradirà ancora e noi non li tradiremo ancora.
Io: sapevo che tu avessi tradito lui, non anche lui te.
Jason: ahah, mi tradì in un altro senso, molto più astratto e filosofico. Ma, sono tempi passati! E lo sai, se non sei positivo, come può la vita esserla con te?
Mi strinsi ancora a lui e quando aprii gli occhi, vidi un libro nella libreria, sotto la lettera I.
Io: guarda! 'Il libro delle Ombre Umane'! Forse hai ragione sai? La positività aiuta!
Lessi il libro da cima a fondo in pochi minuti.
Jason: ma come fai?
Io: oh, credo di avere un disturbo o qualcosa del genere, ci sono nata così. Parlo e capisci perfettamente anche tutte le lingue del mondo, ma quello è un dono di mio padre alla mia nascita.
Jason: sorprendente. Dice come invocarla?
Io: sì, ecco qui. Guarda, la pozione si prepara in tre secondi. Mi dovresti trovare 5 candele nere però.
Jason: capatina al supermercato e torno.
Scomparve e riapparve con 6 candele nere belle grandi.
Jason: per sicurezza.
Io: ottimo. I gessetti sono in camera di Zero. Lei è in camera di Pupp a quest'ora, nel caso dille che ti ho mandato io. Prendine uno bianco.
Io scesi in cantina, mentre il ragazzo fece quel che gli chiesi.
Tornò subito, ma io avevo già preparato la pozione giallognola.
Io: disegna una stella a 5 punte e su ognuna di esse posiziona una candela.
Lucas, mettiti di fronte. Tieni, recita queste parole. Ci siete?
Tutti annuirono e potei versare la pozione al centro della stella, dopo che tutte le candele furono state accese da Zeta, che era sceso da Toby.
Lucas:
'Ombra della notte, Ombra umana
Ombra delle stelle e della luna
Fa che lei non sia più una,
Ma rendici partecipi della tua sfortuna.'
Apparve subito l'ombra dalle sembianze umane. Essa iniziò a parlare con una voce roca e metallica, come quando i bambini parlano davanti al ventilatore.
Ombra: ammetti le tue colpe, figlio di mezzo.
Lucas: non sono mai stato un bambino forte. Ho sempre odiato giocare con gli altri. La mia felicità era la solitudine. Amavo mia sorella, ma la maltrattai. Feci scappare l'altra. Uccisi il mio unico fratello. Resi mia sorella minore un mostro, che uccise i miei genitori. Mi pento di tutto, lo giuro. Ma sicuramente, in un passato alternativo, farei lo stesso, perché quello che ho ora, non lo cambierei con nient'altro al mondo. Loro sono unici... Mi capiscono, mi apprezzano. Tutta questa pantomima per dire solo, che gli voglio bene e che se per arrivare a tutto ciò che ho adesso, dovessi rifare ogni minimo sbaglio, compresa la morte, lo rifarei.
L'ombra lo guardò, come se stesse soppesando ogni parola di Lucas.
Ombra: dimostri coraggio ammettendo ogni tua colpa. Anche nell'ammettere che rifaresti tutto, hai coraggio. Quindi, per la tua lealtà e il tuo coraggio, vi libero. Con un monito, però. Non stuzzicatelo, non sono qui per una casualità. Lui vi osserva, lui sa dove mangiate se uscite, dove comprate le scarpe, quale gusto di leccalecca preferite e quale pizza amate di più. Lui sa tutto e vede tutto. Non stuzzicatelo. Non stuzzicatelo mai.
Io: chi è questo lui?
Ombra: lo sai, figlia di Satana. Non siete al sicuro in nessuna delle nazioni in cui vi trasferite, prevede ogni vostro passo. Solo la sua distruzione porterà la vostra salvezza.
L'ombra scomparve con una folata di vento che spense tutte le candele, oltre ai nostri animi.
Io: bene. Ora mi sento peggio e non sono neanche le 7 di mattina.
Hoodie: pensa come mi sento io.
Io: potete andare a dormire, mancano due ore a colazione. Io vado a farmi una passeggiata.
Presi il cappotto e uscii di casa, come frastornata.
La brezza mattutina, la cosa che di più amavo in vita, non la sentivo neanche.
Io: sii positiva...
Jason: allora ascolti, non sei una testa calda come dice tuo fratello.
Io: vorrei stare da sola, grazie.
Jason: prego, ma tutti vorremmo stare soli, ma non per questo ci stiamo. Il genere umano si sarebbe estinto tanti tanti tanti anni fa sennò.
Io: se lo dici tu.
Jason: a che pensi?
Io: a quel mostro. Ha preso le persone che amavo di più e me le ha distrutte. Non sopporterei un altra cosa del genere.
Jason: oh, la gente sopporta tutti i giorni cara bambina. Tutti sopportiamo il peso di qualcuno o qualcosa. Chi per il mutuo da estinguere, chi un padre malato, un fratello drogato, un figlio morto. Tutti sopportiamo, sopporti benissimo anche tu. Ma ti prometto, se ti fa stare tranquilla, che nulla succederà a nessuno, finché io sono qui di fianco a te. Ok?
Io: grazie Jason, sei gentilissimo. Allora, cambiamo discorso. Con Lucas?
Jason: come hai notato sta mattina, alla perfezione.
Io: ahahah immagine stampata nella mia memoria ormai... Credo in modo permanente.
Jason: AHAHAHAHAHAH.
Continuammo a camminare, per un po'.
Jason: ehi, ho scordato che alle 8.30 è il mio turno per la lavatrice. Torni con me?
Io: oh, vai pure. Torno a piedi.
Jason: ok, a tra poco.
Io: sisi.
Il ragazzo scomparve e io cambiai direzione.
La voglia di tornare in quel disagio, con tutti preoccupati e l'ansia percebile a km di distanza diciamo che si era persa con me per strada.
Io: ottimo, ora mi sono pure persa. Mannaggia a me che non torno coi poteri.
Lucas: basterebbe chiedere aiuto.
Io: lascio uno e spunta l'altro?
Lucas: mi eviti da prima.
Io: non è vero.
Lucas: sì che è vero
Io: non evito te. Evito me stessa.
Lucas: e perché mai? Qui a sinistra comunque.
Io: ah sì. Perché? Ogni cazzo di azione che compio non sembra essere mai abbastanza! Mi sono rotta il cazzo di dover essere sempre destinata a grandi cose, per poi non riuscire a farne mezza!
Lucas: ne hai mai parlato con D?
Io: e cosa direbbe? 'Oh dai, non dire sciocchezze'.
Lucas: dai, non credo.
Io: è stupido da dire, ma mi sento sola.
Il ragazzo si fermò.
Io: dai, che stiamo andando bene.
Lucas: no.
Io: mmm sì, vedo casa da qui.
Lucas: ti senti sola? E allora cerca compagnia.
Io: vorrei, ma non ci riesco.
Lucas: allora, ogni volta che ti senti sola, vieni da me.
Io: ma se mi odi...
Lucas: ahahah chi te l'ha detta sta cazzata?
Io: l'ho immaginata...
Lucas: beh hai una ferbidissima immaginazione. Io non ti odierò mai.
Ci abbracciammo, stringendoci fino a farci perdere il respiro.
Io: senti mai la voglia di tornare laggiù, da lui?
Lucas: ogni giorno.
Io: e come fai a fermare quell'istinto?
Lucas: penso a tutto quello che ho guadagnato staccandomi da lui.
Io: cioè?
Lucas: riconciliazioni, una famiglia, un compagno. Dovrei rinunciarci solo per avere potere? Non sono così stupido.
Io: grazie Lucas. Mi fa sentire davvero meglio.
Lucas: ci speravo. Ora andiamo, la gente non accetta di buon grado le colazioni preassemblea, specie se arriva in cucina e non sono pronte.
Io: vero.
Ci affrettammo a tornare, altrimenti, come aveva detto Lucas, i ragazzi non avrebbero trovato la colazione e questo li avrebbe fatti irritare terribilmente.
Appena tornati, mi misi subito ai fornelli, preparando brioche calde, waffle e servendo il tutto accompagnato da succhi, latte, cereali e biscotti.
Finii proprio prima che arrivasse la prima persona.
Io: buongiorno sorella.
Rouge: pff, dove lo vedi il buono...
Io: oh, non ne parliamo.
Rouge: passata una buona nottata?
Arrivò in quel momento Hoodie a petto nudo pieno di fasce sanguinanti.
Rouge: presuppongo che la risposta sia no.
Io: siediti piccolo, ti cambio le fasce.
Hoodie: ah sì grazie.
Gli levai le bende, buttandole nel cestino.
Gli tamponai le ferite con un bel po di Betadine, che gli rese la pelle sul giallo-marrone.
Io: quasi fatto. Non dovrebbe bruciare, vero?
Hoodie: ho la pelle così addormentata dal dolore, che non sento un cazzo.
Scese in quel momento Masky, che a momenti non svenne per la paura.
Masky: PERCHÉ CAZZO NON MI AVETE CHIAMATO?!
Io: dormivi...
Masky: QUINDI? MI SVEGLIAVO!
Hoodie: ehi calmo, non ho voluto io. Ti saresti spaventato per nulla. Sto bene, sono solo un po' stanco.
Masky: oh amore mio. Ma cos'è successo?
Io: ve ne parleremo durante l'assemblea dopo colazione. Oh guarda, un'altra scheggetta.
Presi le pinzette dalla cassetta del pronto soccorso ed estrassi la scheggia, notandone altre ancora più piccole.
Io: ti faccio male?
Hoodie: tranquilla.
Una volta finito, potei fasciarlo nuovamente.
Io: come nuovo. Beh, si fa per dire.
Hoodie: ahahah tranquilla. Vado sul divano.
Masky: ven-
Io: mangia tu, altrimenti ci rimarrai secco! Ne ho salvato uno, due non posso farcela. Andrò io con lui.
Masky: sei un angelo.
Io: ahah grazie. Che vuoi da mangiare piccoletto?
Hoodie: bambina, portiamo rispetto eh. Umm voglio una brioche, un caffè americano e un succo d'arancia, grazie mille.
Io: consideralo fatto. Vai a sederti, arrivo subito.
Presi un vassoio da sotto alla macchina da caffè, mentre quella america ne sfornava un bricco bollente e profumato. Quando finì, ne riempii una bella tazza, unendola infine al succo e la brioche.
Andai di là e aiutai il ragazzo a mangiare, poiché una coltellata ferì di striscio il bicipite destro, creando un forte dolore nel ragazzo.
Hoodie: sei davvero una santa.
Io: santa Satana. Mi piace sai?
Hoodie: scherzaci, ma sei l'unica qui dentro a dare tutta la disponibilità che possiede. Tu riesci a dare il proprio tempo a chiunque, anche se poi rimarresti senza.
Io: che vuoi farci, l'amore mi uccide.

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Volevo solo spendere giusto due parole per chi, come me (magari in maniera più grave o più tenue), sta vivendo sotto il 'controllo' del terremoto. Purtroppo, essendo naturale, è inarrestabile. So cosa state provando, so cosa significa aver paura di stare dentro casa propria, il luogo che dovrebbe essere ai nostri occhi il più sicuro di tutti. So cosa si prova a scappare da un posto all'altro, cercando disperatamente un luogo dove poter passare delle ore di sonno tranquille. Non ho perso la casa, fortunatamente non siamo arrivati a quei livelli, ma mi dispiace per chiunque, al contrario, non ha più un luogo dove vivere.
Tutto questo per dirvi che vi capisco e vi sono vicino e che chiunque voglia condividere i propri problemi, può contare sul mio ascolto.
Buonanotte per chi può o non dormire tranquillo.
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