Capitolo 29- Natalie.

142 5 3
                                    

Era arrivato il momento dell'incontro. Scendere all'inferno per conoscere un nuovo problema, o peggio l'aggravante di uno vecchio.
Sapevo solo che dovevo tenere la bestia in gabbia e questo avrebbe completamente esaurito la mia concentrazione.
Gli scalini, freddi come al solito, sembrava non finissero più.
Jill pesava, stranamente più del solito.
Una goccia di sudore gelido mi rigò tutta la schiena, ma non sentii alcun brivido.
La mano destra di Toby teneva la mia sinistra, era sudata e scivolosa ma la tenni lo stesso.
Sland aveva un gran passo, era agitato come me, ma lui lo dava a vedere in modo completamente diverso.
Aprii io il cancello, rovente come al solito.
Mi scottai il palmo della mano, che si rigenerò subito.
D: eccovi. Ciao piccola.
Io: ciao papà.
D: Toby, Sland.
Si fecero un cenno di inchino con la testa.
Io: è arrivata?
Riesci a liberare la mente?
Guardai Toby e sorrisi, rassicurandolo. Sentii la sua mano stringersi per un attimo, come se avesse compreso il senso del mio sorriso così pacato e quasi inopportuno.
D: ancora no, è una che sa farsi attendere.
Io: allora vado a portare i bambini ad Andrè. Vieni con me amore?
Toby: si tesoro.
Condussi entrambi verso una porta sulla destra del grande trono, lì di solito si trovava il mio amico, ma quella volta non lo trovammo.
Al suo posto un ragazzo piuttosto alto cercava di spiegare ad una ragazza come riuscire nel teletrasporto.
Io: devi liberare la mente, basta, semplicemente, non pensare a nulla. Ma soprattutto, devi liberarla dai pensieri degli altri. Ciò che pensano, non è affar tuo. Visualizza dove vuoi andare e sarai lì in un secondo.
La ragazza si concentrò e poi la ritrovammo dall'altra parte della stanza. Quando aprì gli occhi iniziò a saltellare di gioia, lanciando qua e là urletti allegri.
Io: come vi chiamate?
X: io sono Matteo, lei è Michelle. È mia sorella maggiore.
Michelle: mi è toccato morire dopo e ora crede di essere un capetto.
Matteo: shhh.
Io: che carini! Sentite, sapete dov'è andato Andrè?
Michelle: penso sia andato sulla terra una ventina di minuti fa.
Io: ah, cavolo.
Toby: non possiamo tenerli noi, non voglio ascoltino.
Michelle: possiamo tenerveli noi!
Matteo: ma se a stento badi a te stessa!
Michelle: perciò ho detto noi, scemo.
Io: sarebbe molto carino da parte vostra, grazie davvero!
Toby: sono Spartaco e Jill. Sanno farsi odiare spesso e volentieri, vi avverto.
Matteo: ah sentite, come vi chiamate?
Io: oddio che maleducati. Io sono Clockwork e lui Ticci Toby.
Ci guardarono esterrefatti.
Michelle: le due creepypasta?!
Io: emmm sì.
Matteo: tu sei la figlia di D! E tu dello Sland!
Toby: umm, lo sanno tutti a quanto pare.
Io: se sono chiacchierona, dovrò pur aver ripreso da qualcuno no?
Michelle: sarà un grande onore per noi.
Io: torneremo subito, dobbiamo discutere di...
Toby: affari.
Io: sì, affari, con D e Sland. Non ci faremo attendere insomma.
Matteo: andate pure!
Li salutammo e tornammo nella sala, dove, questa volta, Atena ci attendeva impaziente.
Io: cosa dovevi nel bigliettino?
D: saltiamo i convenevoli?
Io: scusami, padre caro, se temo per la vita di tutti.
D: la vita è sopravvalutata.
Io: come la tua simpatia.
D: ehi...
Atena: sapevo lo avresti trovato.
Io: beh, diciamo che è stato più lui a trovare me.
Atena: sia ringraziata... Beh, me. Lassù non avrei potuto parlare, anche le nuvole ormai hanno orecchie.
Io: immagino.
Atena: nel biglietto volevo solo avvertirvi di Jill, non ho sentito belle cose riguardo al suo ritorno.
Io: oh no... Impazzirò, lo sento. Che cosa hai saputo?
Atena: allora, mi è stati riferito da quella chiacchierona di Afrodite, che a sua volta lo aveva saputo da Atena, sentito da Narciso, il quale era stato avvertito da Ermes, che Jill sta tramando per liberare loro.
D: nonono. Io non me la rivivo la pantomima di più di duemila anni fa eh, sia chiaro. L'incoscienza dilaga nei giovani. Come cazzo si può pensare di liberarli, come!
Io: ma loro chi?!
D: i Titani.
Mi prese una piccola fitta allo stomaco, nulla di grave.
Io: Atena, siamo sicuri?
Atena: beh, Ermes viaggia in tutti i mondi, è strano che riferisca cose che non ha sentito in prima persona.
Io: potrebbe essere mutata la notizia da voce a voce?
Atena: beh, con Narciso ed Afrodite effettivamente... Mi informerò e vi chiamerò. Fino a quel momento, vi prego di stare attenti.
Scomparve, senza lasciare la minima traccia.
Io: quanto stiamo nella merda effettivamente se la notizia è vera?
D: beh, conosci i miti.
Io: sì, infatti, i miti. Come sono in realtà?
D: onestamente? Peggiori di quel che l'uomo racconta. Per detronizzarli mi dovetti unire con i miei due fratelli, Zeus e Poseidone, ma non fu affatto semplice. Fra l'altro solo le armi usate nella battaglia originale potrebbero essere difficili da recuperare.
Io: ottimo. Fantastico. Spettacolare oserei dire. Cosa consigliate di fare?
Atena: una mezza idea l'avremmo già decisa... Ma non ti piacerà.
Io: immagino sia quella di mettere Jill in gabbia.
D: veramente vorremmo che tu la lasciassi stare per un po', ovviamente seguendola ovunque vada.
Io: ovviamente.
Toby: ti aiuterò io, tranquilla.
Non ero affatto tranquilla e la bestia non tardò ad accorgersene. Infatti, uscì in breve tempo.
Vedevo le persone a me care scostarsi da me, tranne Toby. Lui era certo non gli avrei fatto nulla, per fortuna perché io invece non ne ero proprio convinta.
Il bianco e nero si diffuse come un velo intorno ai miei occhi, il corpo fremeva e faceva tremendamente male. Non trattenevo l'istinto animale che era in me, vedevo tutti come probabili pasti.
Fortunatamente avevo ancora un briciolo di me stessa in quella bestia, che frenava la voglia di quella carne.
Mi feci un giretto, infilandomi nella galera.
Arrivai nella parte piu in fondo, fino alla cella di Zalgo.
Lui mi guardò, non tanto spaventato, quanto incuriosito.
Si avvicinò alle sbarre, la bestia emise una sorta di ringhio-ruggito di disappunto, come per mettere in chiaro chi comandava. Lì mi resi conto che anche quell'animale aveva paura di Zalgo, al punto di difendersi.
Zalgo: shshsh, micione. So che ci sei, non prendermi per scemo. Vedo la tua aura cara Natalie, sento il tuo profumo e la tua grande mente è così agitata che non riesce a stare zitta. Ma dove sei?
Io e la bestia decidemmo, senza parlarci o chissà che, di mantenere il segreto della nostra convivenza, almeno con Zalgo.
Gli ringhiai nuovamente contro e corsi via, più forte che potevo.
Superata la porta, sempre mentre correvo, la bestia mi lasciò il posto, facendosi da parte.
Caddi a terra, con un rumore sordo.
Il pavimento lucido della sala era freddo, tanto da farmi venire i brividi. Le ginocchia e i gomiti pulsavano, d'altronde ero atterrata proprio con quelli per pararmi.
Una lacrima rigò il mio volto prima di svenire, essa dal naso scese fino al pavimento infrangendosi e propagandosi per qualche centimetro.
Sentii delle voci attutite dalla botta, chiamavano il mio nome, ma io non lo riconoscevo. 'Clock' rimbombava nella mia testa, senza che io riuscissi ad associarlo. In quel momento ero una povera bambina di 9 anni di nome Natalie, spaventata e sperduta in un bosco solitario alla ricerca della propria mamma, purtroppo deceduta.
Io: la mia mamma...
Sentii qualcuno dire di chiamare Off, poiché lui sarebbe stato in grado di aiutarmi. Poi buio.

Ticciwork| Vero Amore 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora