Capitolo 30-Tornerò.

113 6 2
                                    

La bellezza. Concetto così soggettivo che a parole è di difficile spiegazione. Per me la bellezza erano mio marito, i miei figli, i miei fratelli, mia sorella, i miei papà, i miei amici e i miei animali. Tutto ciò che era mio, ma che più che appartenermi aveva legami con me, era bellezza.
Toby: andiamo amore?
Io: non mi va di alzarmi di qui, restiamo ancora un po' nel letto dai.
Toby: è tutta la mattina che stiamo nel letto amore, credo che i due abbiano bisogno di aiuto.
Mi sedetti a gambe incrociate sotto al piumone.
Io: noi ce la siamo cavata, no?
Toby: sì, ma quanto avremmo voluto avere qualcuno che ci guidasse?
Io: ahah questo anche è vero. Va bene, andiamo a vedere SOLO come stanno.
Addosso avevo solo le mutande, poiché la notte precedente ero riuscita a infilarmi solo quelle prima che Toby crollasse su di me.
Io: mi passi il reggiseno?
Toby: che mi dai in cambio?
Io: mi sembra io ti dia abbastanza quasi tutti i giorni, spesso anche più di una volta.
Toby: ummm, questa era buona. Quale vuoi?
Io: quello nero, sulla sedia.
Mi tirò il reggiseno alle sue spalle, centrando la mia testa in pieno.
Io: grazie eh.
Toby: awww, di nulla amore.
Mi infilai la tuta grigia, le ciabatte nere e afferrai il pacchetto di sigarette sulla scrivania.
Io: andiamo.
I piccoli ancora dormivano, così azionammo il baby monitor e socchiudemmo la porta.
Bussai leggermente alla stanza di Pupp e il ragazzo mi aprì quasi subito.
Aveva un sorriso grosso come la luna da quando, due giorni prima, la sua primogenita, Natalie era nata.
Io: ehi fratellone! Come sta la piccola?
Pupp: meravigliosamente.
Io: Sland vi ha detto qualcosa di particolare?
Pupp: solo che, essendo figlia di due demoni con poteri diversi, è anch'essa un demone, solo con dei poteri ancora ignoti.
Toby: vabbe, quello lo si scopre più avanti. Zero?
Pupp: fa la veglia alla bambina in questo momento. Sai, essendo una bambina, ancora ha necessità di tutto: mangiare, bere e dormire. Come anche Spartaco. Raggiunti i 10 anni circa, l'istino va sempre più ad eliminarsi.
Io: eh sì. Tu invece come stai? Sembri stanco.
Pupp: oh, lo sono. Ma è quella stanchezza buona, tenera. Non mi sembra vero. Hai presente quando, dopo un'intera giornata faticosa dove non ti sei seduto mai, ti infili il pigiama, ti posizioni sotto le coperte e senti i muscoli che, rilassandosi, creano un dolore buono? Ecco, sono in quella fase da due giorni.
Toby: poi passa, non preoccuparti.
Io: ma zitto tu, che ancora ti svegli nel cuore della notte a controllare che tutti e tre siamo in camera.
Toby: prrr.
Io: matto. Vai a prenderti una birra fratellone, ci penso io.
Pupp: accetto volentieri.
Toby: vengo con te. Ti preparo qualcosa amore?
Io: sì, tre dita di whisky con del ghiaccio.
Toby: sono le 11 di mattina.
Io: sono morta amore mio, il mio fegato non vede l'ora.
Toby: come desideri. Scendiamo Pupp.
I due scomparvero dopo le scale.
Io mi infilai nella camera scura e mi sedetti vicino al letto.
Zero: Pupp?
Io: sono io Zero, sono Clock.
Zero: ehi zietta, vuoi tenere la piccola?
Io: oh beh, certo!
Mi passò la bambina: ero minuscola, aveva lo sguardo allegro di Zero, ma la faccia da culo di Pupp. I capelli nero corvino corti incorniciavano quel visetto grigiastro e quegli occhioni bianchi.
Io: quanto è carina!
La ragazza si era completamente addormentata, ma poverina, la capivo.
Io: andiamo piccola Nut, ti faccio fare un giretto!
Uscimmo, passeggiando lentamente.
Io: questo è il piano di sopra, con bagni e camere.
Scesi piano le scale, per evitare di fare casino.
Io: questo è il salone, mentre lì ci sono cantina e retro. Guarda, c'è papà con zio Toby!
Entrammo in cucina, dove i due bevevano sul bancone.
Mi sedetti anche io, dopo aver passato la piccola a Toby.
Toby: ehi piccoletta. Ummm somigli più ad Off che a papà.
Pupp: ehi ehi, evitiamo 'sti scherzi.
Toby: ahahah dai tieni, goditela.
Passò la piccola al ragazzo.
Percepii qualcosa di strano, un presentimento.
Io: LE ORECCHIE.
Scattai verso la bambina tappandole le orecchie, ma io purtroppo fui investita in pieno da quell'urlo assordante.
Per fortuna anche i ragazzi fecero in tempo. Ovviamente due mani a coprire le orecchie non erano proprio il massimo, ma meglio di me senza nulla.
Iniziammo tutti a sanguinare dalle orecchie, io di più, i ragazzi quasi per niente e la piccola fortunatamente neanche iniziò.
Finito l'urlo ci guardammo sconvolti, non sapevamo assolutamente cosa diamine fare.
Toby: cosa cazzo era?
Io: non so, ma sono certa che Katy lo sappia. Pupp, va da Zero e proteggi la bambi-
Spalancai gli occhi e mi trasportai al piano superiore.
In camera trovai Jane china sui piccoli, con le orecchie sanguinanti.
Jeff era sul letto, ma lui sanguinava poco.
Mi buttai verso la ragazza, stringendola forte.
Io: cazzo grazie.
Guardai i piccoli che piangevano, facendoli calmare.
Jane: hai avvertito anche tu quel brivido?
Io: si, infatti ho preso subito Natalie.
Jane: Katy?
Io: mi sembra anche a me centri qualcosa. Voi potreste controllare gli altri? Jeff, tu va da Sally, a te dà sempre ascolto.
Jeff: ragazze, sanguinate e anche tanto.
Io: noi dopo di tutto.
Mi sporsi in corridoio, dove i ragazzi erano raggruppati per scendere al piano di sotto.
Rouge si buttò al mio collo, stringendomi.
Io: anche tu l'hai sentito?
Rouge: sì, ero con Kage e Lucas. Stavamo giocando a carte quando una strana 'voce' dentro di me mi ha ordinato di tappare agli altri le orecchie. Mi sono scaraventata al collo dei due stringedoli al mio petto. Mi ha fatto un male cane...
Io: anche a me sorella, anche a me.
Rouge: va da Katy, io faccio un veloce controllo a tutti. Credi che l'abbiamo sentito solo noi?
Io: sono sicura anche Jane. Forse ha voluto mandare un messaggio a noi ragazze. Ora vado a controllare.
Ero davanti alla sua porta chiusa a chiave. Con un calcio la sfondai senza troppi problemi e ciò che mi si parò davanti mi fece sentir male per un attimo: Liu, che evidentemente non aveva nessuno che lo proteggesse, era steso sul pavimento privo di sensi, mentre vicino a lui, una Katy dalle ali nere spalancate, era in una sorta di trans, all'interno di una sfera di pura energia invalicabile.
LJ, che mi aveva accompagnata, provò a toccarla, ma il risultato fu solo uno sguardo malevolo di Katy e una botta forte in testa, dovuta allo schianto che gli fece fare contro il muro.
Io: Katy? Katy mi senti?
Nessuna risposta.
Io: Katy?
LJ: non ci vede e non ci sente. Finché non tocchiamo quella bolla là. Allora sì che diventa la degna figlia di M.
Io: M... M... Chiamiamolo, lui saprà cosa fare.
Chiamammo M, D e Sland, che si trovava fuori casa per rapimenti random.
Io: per fortuna siete qui, non sappiamo cosa sia successo!
Sland: devo assolutamente smetterla di uscire di casa.
Portammo tutti e tre nella stanza, facendogli vedere il triste spettacolo.
Sland: è stata portata evidentemente in un mondo alternativo, magari creato da lei stessa per fuggire da qualcosa.
D: pensate a Zalgo?
M: non credo.
Sland: ammetto che Zalgo è piuttosto forte, d'altronde ricordo a tutti il disordine che provocò al tempo, ma non sarebbe mai in grado di creare una cosa del genere.
Io: ne sei sicuro?
Sland: tu stessa con i tuoi occhi hai visto uno dei miei mondi. I dettagli in esso sono fondamentali, bisogna far credere all'"ospite" che si trovi ancora dentro casa sua. Zalgo è forte, ma non fino a questo punto.
M: cosa consigli Sland? Cosa possiamo fare?
Sland: per la prima volta nella mia vita, ammetto di non sapere cosa fare. Il rischio di sbagliare è alto, e così le conseguenze delle mie azioni.
D: cosa intendi?
Sland: poniamo il fatto che si trovi in un mondo parallelo: basterebbe portare dentro qualcuno in grado di saper tornare a prenderla e basta.
Io: semplice.
Sland: esatto. Ma se invece si trovasse sul nostro stesso mondo e che si fosse spostata con una proiezione astrale? La cosa sarebbe completamente diversa. Procedura, persone e scelte differenti. Se poi ancora, si trovasse in un sogno? I sogni sono la cosa più insidiosa che il cervello umano, e in particolare il subconscio, abbia creato, solo per tenere occupata la mente di notte.
D: abbiamo capito, non possiamo tirare ad indovinare.
Sland: se vogliamo minimizzare tutto, sì.
M: cazzo... Devi lavorarci su Sland.
Sland: ai suoi ordini.
L'uomo scomparve, probabilmente nel suo ufficio.
Io: M, non ci pensare troppo. Sicuramente se la starà cavando benissimo.
D: anche se ci sembrano delle bambine, sono così in gamba da poterci deporre quando vogliono! Stai tranquillo, Katy è determinata, forte e coraggiosa.
Io: condivido con D, credo di non conoscere persona più cocciuta di Katy. Forse, solo io!
D: beh, bella lotta.
Io: ci teniamo testa, sì.
M: ahahahah. Grazie, me ne ricorderò.
Io: andate giù, io tengo d'occhio Katy e curo Liu.
M: sicura?
Io: vai a prenderti qualcosa per tirarti su, d'altronde la necessità è degli uomini, il piacere degli Dei.
D: mai detta cosa più saggia.
I due scomparvero dietro la porta, che chiusi alle mie spalle.
Presi il kit di pronto soccorso e iniziai a curare il ragazzo: gli pulii tutto il sangue, chiusi le orecchie con del cotone morbido e lo sistemai al meglio sul letto.
Poi, seduta sulla sedia scorrevole, aspettai invano qualche cenno di vita.
Liu riprese i sensi qualche ora dopo, rimanendo sconvolto dalla scena.
Liu: amore... Che cosa succede?
Io: starà bene. Off.
L'uomo apparve di fianco a me.
Off: dimmi piccola.
Io: porta Liu al piano di sotto, fallo mangiare, bere e soprattutto riposare. Non fare entrare assolutamente nessuno qui dentro, senza il mio consenso.
Off: sarai in una fortezza impenetrabile. Andiamo ragazzo.
Liu: non voglio andar via! E se si svegliasse?
Io: sarai il primo a saperlo, te lo prometto. Ora va e riprenditi, questa notte dormirai in camera mia.
Liu: grazie Clock, davvero.
Io: va.
I due scomparvero, lasciandomi sola in un rumoroso silenzio assordante.
Io: Katy, Katy. In che guaio ti sei andata a cacciare? Sai, mia madre diceva sempre 'Solo Dio sa cosa sta passando' quando qualcuno stava male tanto... Ora capisco che Dio non sa proprio un cazzo di quel che passa la gente. Lui se ne sta lì, sul suo grande trono aulico, che manda avanti le leggi del mondo. Lui non sa cosa sia il dolore. Lui non sa cosa significa vedere una persona a noi cara che soffre. Lui non sa un cazzo di che significhi essere un umano con sentimenti ed emozioni che ti riempiono cuore e cervello.
Mi abbattei sulla sedia, con le mani giunte alla testa.
Poi, d'un tratto, una specie di intuizione, mi fece sobbalzare in piedi.
Io: e se non fosse nulla di quel che abbiamo pensato? Se fosse solo un'illusione, una proiezione di qualcuno nella tua testa? Una prigione inventata, uno scherzo infame del tuo cervello, macchinato da qualcun altro. Devo farti svegliare.
Iniziai a lanciare oggetti contro la sfera, ma essa li respingeva tutti, sbattendoli contro il muro.
Io: non funziona... Cazzo. Non riesco neanche a farti girare come prima ha fatto LJ. Forse, dovrei usare me stessa. Attirerei così la tua attenzione? Ahah magari potessi rispondermi.
Mi feci coraggio, avevo tanta paura di farle del male.
Stesi il braccio davanti a me, stranamente tremante
Io: lo faccio per te.
Toccai la sfera e la ragazza mi rivolse uno sguardo tremendo, con gli occhi vitrei e persi nel vuoto.
Cercò di sbattermi al muro dietro di me, ma resistetti con tutta la forza che avevo in corpo.
Mi sentivo morire una seconda volta, come se la mia anima stesse davvero per andarsene.
Infilai l'altro braccio, cercando di rompere la sfera. La crepai inizialmente e, tirate fuori le braccia, la spaccai con un calcio ben assestato.
La ragazza, stremata, cadde a terra. Le ali si chiusero, per poi scomparire, dal naso una goccia di sangue le rigò il labbro, per poi infrangersi sul pavimento di legno.
Io: è tutto finito tesoro mio, tutto.
La strinsi forte al mio petto, capendo che la poverina non aveva superato la botta. M apparve subito, con lo sguardo di chi ringrazia tristemente qualcuno. Prese l'anima di sua figlia, portandola per mano attraverso un portale fin troppo a me familiare. L'anima mi salutò e ringraziò con lo sguardo. Proferì solo poche parole, sorridendo. Disse 'ci rivedremo dopo il mio giudizio'.
Scomparvero dietro una nube di bianco gas, che si dissolse dolcemente al loro passaggio.
Il corpo morto, purtroppo, non le serviva più, poiché quando sarebbe tornata come demone, le avrebbero creato un corpo nuovo, seppur identico al primo, come contenitore sostitutivo per l'anima.
Chiamai Liu: urlò, pianse, tirò pugni, mi incolpò, mi tirò uno schiaffo che mi fece ruzzolare a terra e morire nuovamente. Jeff lo prese con se, portandolo via.
Le ragazze, si fecero rigare lievemente il volto da qualche lacrima fredda, mentre i ragazzi, per questioni di orgoglio e virilità, non ne versarono alcuna, ma i loro visi si spensero per qualche giorno.
Rouge: hai fatto la cosa più giusta. Lei tornerà, come avete fatto anche voi.
Io: lo so, non mi serve commiserazione o alcun ringraziamento. Ho fatto la cosa più giusta. Quando tornerà come demone, nessuno potrà farle più del male o una cosa del genere, senza che D lo sappia.
Masky: sei stanca, ti si vede, vieni a mangiare qualcosa al volo.
Io: no, non mi serve nulla. Non mi serve alcun aiuto. Da nessuno. Tornerò, ciao.
Baciai la fronte di mio marito e sparii, senza sapere dove sarei andata e quando sarei invece tornata.

Ticciwork| Vero Amore 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora