Capitolo 26-Lui ha fame.

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Le assi di legno borbottavano ad ogni nostro passo.
Io: shhh, fa silenzio!
Toby: scusami se ho un peso corporeo!
Io: okay basta, vieni qui.
Mi afferrò il braccio e ci ritrovammo in cantina.
Toby: non potevamo farlo prima?
Io: prima volevo vederti sclerare, giusto un pochino!
Toby: cretina. Allora, dove l'hai messo?
Io: se c'è ancora, sotto la scala.
Andai vicino alle scale, spostai degli scatoloni di birra, levai dal muro delle mattonelle e frugai tra i libri.
Io: eccolo, per fortuna!
Toby: pensi davvero dovremmo distruggerlo?
Io: non mi sembra più una grande idea effettivamente...
Toby: sai, potrebbe darci un vantaggio enorme su di lei. Se davvero sta tramando contro di noi, un aiuto 'sovrannaturale' non farebbe male. Dai, c'ho messo pure la rima.
Io: cretino... Comunque hai ragione, ci serve. Vieni, sediamoci al tavolo.
Prese una seconda sedia e si sedette vicino a me, mentre leggevo a voce alta l'indovinello da risolvere.
Io: allora:
'Vedere non si può e neanche sentire,
fiutare non si può e neppure udire.

Sta sotto i colli, sta dietro le stelle,
Ed empie tutti i vuoti, tutte le celle.

Per primo viene, ultimo va,
a vita e a riso termine dà.'
Toby: che cosa ne dici?
Io: potrebbe essere il silenzio, ma lo trovo improbabile... Non avrebbe senso il collegamento con le stelle ed i colli.
Mi venne un'idea.
Io: aspetta qui, torno tra un secondo.
Scomparii, per poi apparire sul tetto. Guardai il cielo stellato, per poi rivolgere la vista alle nebbiose colline francesi.
Ridacchiai e tornai da Toby giù in cantina.
Toby: allora?
Gli sorrisi e presi il libro dalle sue mani.
Io: il buio.
Il libro si aprì, improvvisamente.
Toby: sei un genio amor mio.
Io: grazie tesoro. Allora, cosa chiediamo?
Toby: sei tu l'esperta.
Io: okay... Ummm... Ah, sì. Libro, Zalgo trama vendetta?
Sul libro apparvero a mano a mano varie lettere, che formarono una specie di poesiola.
Io: dice:
'Colui che il buio pian piano mangiò,
Che tutte le cose nella mente bramò,
Colui che di notte vive aspettando,
Una cosa sola vide arrivando,
Era una dolce e tenera ragazza
Che lui trasformò in una triste pazza.
Attenti a voi, chiunque siate
Si prenderà ciò che meritate'.... Vuole lei.
Toby: chiedi altro, dai!
Io: sisi, hai ragione. Come possiamo difenderci da lui, libro?
'Nulla potrete fare,
Se la ragazza con lui vuole andare.
Cercate di dissuadere la povera pazza
Da una fine di triste razza.
Non permettete a tutti di entrare,
Qualcuno di voi deve perdonare'.
Toby: 'non permettete a tutti di entrare'? Dove, libro?
'il posto che tutto nasconde,
Tiene coperto un segreto enorme.
Attenzione però, facile non sarà,
Se la mente chiusa resterà.
Chiudete gli occhi, aprite il cuore
E la risposta arriverà con ardore.
Vicino o lontano, che vuoi che sia,
Tanto la stella indicherà la via.'
Il libro si chiuse di scatto.
Io: penso lo abbiamo esaurito....
Toby: la stella? Che significa?
Io: parla della mia buona stella.
Toby: chi?!
Io: è una storia talmente lunga che non ho neanche la minima intenzione di spiegartela. Pian piano capirai.
Toby: beh, non ho alternative. Allora, ricapitolando, cosa abbiamo saputo?
Io: che Zalgo vuole Jill, che qualcuno deve perdonare qualcun altro in un luogo che nasconde un grande segreto, ma è così nascosto che solo una stella può indicarcelo.
Toby: praticamente abbiamo saputo tanto, senza in realtà sapere un cazzo. Fantastico.
Io: non dobbiamo farci abbattere, lui vuole questo.
Toby: pensi abbia un seguace? Laggiù non può assolutamente usare i suoi poteri.
Io: beh, in qualche modo dovrà pur fare no?
Toby: e se stessimo sbagliando tutto?
Io: in che senso?
Toby: dico solo che magari abbiamo frainteso qualcosa e che lui intende un'altra ragazza. Credo che Jill sia la sua seguace.
Io: direi che davanti ad una tazza di caffè penseremmo più lucidamente.
Toby: non dico certo di no.
Andammo in cucina, guardai subito l'orologio: segnava le 4 del mattino.
Io: amore, dovresti andare a dormire, sai... Voi mortali...
Toby: non ti lascio neanche morto. Se ti capitasse qualcosa non me lo perdonerei mai.
Io: ma cosa può capitarmi? Sono già morta! Non cambierebbe nulla.
Vidi il suo sguardo spegnersi improvvisamente, come se si fosse ricordato di qualcosa di orrendo.
Andai da lui e lo abbracciai.
Io: l'importante è che sono qui con te, giusto?
Toby: sì, ma...
Io: ehi, pensala in un altro modo! Pensa che, appunto, non potrebbe succedermi mai più niente e che quindi sono... Al sicuro.
Toby: se lo dici tu... Ma sai che il male-
Io: amore siamo noi il male, ricordi? Quelli che si intrufolano nelle case, rapiscono, mutilano, ammazzano e rapinano tutto. Nessuno può sconfiggere il male, solo nei film vince il bene, qui vince la realtà. Stai tranquillo? Per me.
Rialzò il viso.
Toby: solo per te eh, ricordatelo.
Io: vai a dormire va, tanto tra due ore sarai di nuovo in piedi. Ma almeno avrai dormito qualcosa.
Mi prese il volto tra le mani, abbassò la sua testa e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Io: notte amore mio.
Toby: buonanotte.
Lo vidi scomparire pian piano per le scale.
Ero sola.
Gli altri erano sicuramente a scopare in qualche stanza e di disturbare non ne avevo nessuna voglia.
Così decisi di informarmi meglio su Zalgo leggendo qualche libro. Ma poi, capii che parlare con Sland sarebbe stato molto più utile.
Ero davanti al suo ufficio, intenta a bussare, quando si aprì da sola la porta.
Io: eddai, spiegami come fai!
Sland: un mago non svela mai i suoi trucchi. Dimmi tutto Clock.
Io: ah, spiegarti tutto impiegherebbe ora credo.
Sland: qualche preoccupazione?
Io: qualche? Pff, ne ho a bizzeffe.
Sland: beh, siediti allora.
Poggiò la penna con cui stava scrivendo su di una cartellina, ripose quest'ultima e incrociò le mani sulla scrivania.
Sland: vai.
Io: credo che Jill sia qui... Sia qui per ordine di Zalgo.
L'uomo scosse un attimo la testa, prese subito un foglio di carta e una penna, meno bella dell'altra. Anche se, questa era strana: uno strano liquido rosso usciva da essa, era denso e profumato.
Io: è sangue?
Sland: se vuoi far arrivare una lettera direttamente a D, serve sangue.
Finì di scrivere la breve lettera e schioccò le dita: quella prese fuoco e scomparve, senza lasciare la minima traccia di bruciatura.
L'uomo si alzò in piedi, prese una torcia e scostò il tappeto.
Sland: seguimi.
Si cacciò la chiave che aveva al collo, aprì la botola che portava all'inferno e vi entrò dentro, seguito a ruota da me.
Io: perché andiamo da D?
Sland: dobbiamo parlare con lui.
Io: non sono certa di quello che ho detto...
L'uomo si bloccò, girandosi verso di me.
Sland: avevo un presentimento identico, come una scossa, un brivido. Pensavo fosse una mia paranoia, ma come ben sai non sbaglio mai. Il tuo arrivo qui è la prova che, come al solito, avevo ragione. Toby sa?
Io: ho deciso che da ieri sera fino alla fine, ciò che saprò io, saprà anche lui.
Sland: molto saggio, andiamo.
Continuammo a scendere le fredde scale di pietra antica, fortunatamente avevo le pantofole.
Arrivammo al cancello dorato, che si aprì davanti a noi, con tanto di fiamme giganti e lampi folgoranti.
Io: quanto ama quell'uomo le entrate ad effetto nessuno eh.
Sland: è sempre stato così.
Io: immagino, le abitudini sono dure a morire.
Arrivammo nella 'Sala del Trono', come l'amava definire, io invece ridevo ogni volta che lo dicevo.
D: ho ricevuto il tuo messaggio Sland, seguitemi. Ciao figliola.
Io: padre.
Sland: andiamo.
Entrammo in una porta, che ci condusse alle segrete, dove, nella parte più lontana, era rinchiuso Zalgo.
D: potrebbe...
Io: sì?
Sland: stagli il più possibile lontano, basta questo.
D: ti prego, non prendere iniziative.
Io: quando mai!
Arrivammo davanti la sua cella, l'essere era sdraiato su una brandina di ferro.
D: alzati, lurida bestia.
Zalgo: una volta avresti apprezzato il mio operato.
D: hai ragione, una volta.
Io: cosa vuoi da Jill?
Zalgo: quella ragazza, pendeva dalle mie labbra una volta. Purtroppo chiuso qui non so più niente di lei. Sai come l'avevo abbindolata?
Io: illuminami.
Si avvicinò alle sbarre, mettendo le mani fuori.
Zalgo: le avevo promesso di dividere il mio potere con lei, sarebbe stata la mia regina, se vuoi il posto è disponibile.
Mi avvicinai, cuata, alle sbarre. Feci finta di pendere dalle sue labbra, poi di scatto gli afferrai la testa portandola a sbattere contro le sbarre.
Io: ricordati questo, stronzo maledetto: lei è sotto il nostro tetto, dove è lei, siamo noi. Ho portato il tuo culo ossuto qui già una volta, non costringermi a farlo ancora.
Lo lasciai andare, tirandomi indietro.
Si strofinò il collo che le mani, quando iniziò a ridere.
Poi di colpo smise.
Zalgo: tutte le api regina un giorno o l'altro muoiono, e sai che succede a quel punto? Ne arriva un'altra. Il tuo impero cadrà farfallina, ricordatelo.
Io: per ora è stabilissimo.
Me ne andai, ero incazzatissima. Arrivata nella sala del trono spaccai una sedia lanciandola contro il muro.
D: non è ora di impanicarsi, abbiamo bisogno di te lucida e sana.
Io: quello stronzo, quel pezzente! Quale autorità del cazzo crede di avere?! Io lo faccio fuori, giuro.
Sland: calma gli animi di fuoco ragazza.
Io: quanto vorrei... Quanto vorrei...
Non so cosa successe esattamente in quel momento, credo di essere scattata in BM. Fatto sta che il grosso felino si fece vedere ancora, questa volta davanti a D che non doveva sapere assolutamente.
Iniziai a graffiare il pavimento con gli artigli, erano retrattili, ma molto affilati.
Iniziai a fare un giro, poi un altro e poi un altro ancora, poi tornai in me, senza neanche svenire o far del male a qualcuno.
Io: va tenuta sotto controllo.
Sland: ti sei accorta di...
D: quello che cazzo era.
Io: sì Sland, credo di stare imparando a controllarla. Esce solo quando sono incazzata abbestia, ma mentre sono in quello stato sono cosciente.
Sland: va studiato assolutamente questo fenomeno, è così dannatamente interessante.
D: mi spiegate?
Io: credo sia la parte animale della mia anima, filosofica come cosa, no?
Sland: abbastanza.
D: perché non me l'hai detto?
Nel suo volto, vidi un misto di preoccupazione e rabbia.
Io: ehi, perché ti arrabbi così?
D: sei mia figlia cazzo, avrò il diritto di sapere cosa minchia ti succede?
Sland: ti aspetto su Clock.
Se ne andò, lasciando un silenzio imbarazzante.
Io: perché devi farmi fare queste figure di merda?
D: ah, ora sono imbarazzante?
Io: ma la vuoi finire? Ci stanno guardando tutti...
Praticamente tutti i demoni erano intorno a fissarci, quasi spaventati. Credo avessero paura D potesse reagire esageratamente e fare un casino.
D: non me ne frega niente! L'unica preoccupazione della mia esistenza sei tu, ora vengo a sapere che diventi letteralmente una bestia quando ti agiti e non posso neanche arrabbiarmi perché non me l'hai detto? Ma cazzo.
Io: possiamo parlare da un'altra parte?
D: VIA DI QUI, ANDATE A LAVORARE BESTIE INFERNALI.
I demoni sparirono tutti nello stesso istante.
Io: umm, deve essere divertente...
D: abbastanza. Torniamo seri, perché non me l'hai detto?
Io: cercavo... Emmm...
Arrivarono in quell'istante Pupp e Lucas.
Lucas: è stata colpa mia.
Io e l'altro ragazzo lo guardammo sconvolti, si era preso la colpa come quando eravamo bambini.
D: cosa?
Lucas: le ho detto che sarebbe stato meglio non caricarti di un peso ulteriore, essendoci già troppi problemi qui.
D: è la verità, Pupp?
Lui era la bocca della verità, era addetto alle scartoffie e ai suicidi sì, ma era anche tra i consiglieri fidati di D.
Pupp: no...
Lucas: cosa?!
D: decidetevi!
Pupp: in realtà è colpa mia D, sono il maggiore e devo prendermi le mie responsabilità. Pensavo che così la cosa non si sarebbe ingigantita e arrivata ai piani alti.
D: questo è molto da te. Ho apprezzato la tua onestà e l'atteggiamento protettivo di Lucas. Ma devo punirvi lo stesso, sapete. Vi saranno aggiunte 4 ore di lavoro a settimana per... Penso che mezzo decennio basti.
Lucas: così sia.
Pupp: accettiamo ogni tua decisione, D.
Io: ma io no! La volete smettere di difendermi?! Cazzo sono cresciuta! Non ho più 8 cazzutissimi anni!
Pupp cercò di avvicinarsi, ma io mi scostai subito.
Io: dovete... Dovete andar via.
Lucas: cosa?
Io: allora... Andrò io... Lui, lui sta arrivando.
Me ne andai, sentivo che l'animale dentro di me cercava di evadere dalla sua prigione.
Arrivai, d'istinto, nella casa di Off, come se l'animale considerasse quello un luogo sicuro.
Era con una donna legata, imbavagliata e piangente.
Io: lui ha fame.
Off: sarà saziato.
L'uomo fece un passo indietro, richiudendo la fibbia della cinta.
La bestia scattò: la vista era di nuovo come bianca e nera, sentivo anche i più finissimi suoni, i miei baffi avvertivano anche il più piccolo granello di polvere.
Scattai sulla ragazza, che iniziò ad urlare dal dolore nonostante il bavaglio alla bocca.
La mangiai in 10 minuti scarsi, mi saziai per poco, la bestia aveva bisogno di energie continue per riuscire a sopravvivere.
Dopo quel pasto però, ripresi controllo del mio corpo.
Il mio viso, collo, petto e ventre sembravano una cascata di sangue, tra i denti sentivo dei rimasugli di pelle umana, ammetto piuttosto difficile da mandare giù.
Io: ho sete papà...
Mi porse subito un bicchiere di acqua gelata.
Io: grazie...
Si sedette sul divano e mi buttai su di lui, pulendomi il viso con un lembo ancora pulito della maglia bianca.
Io: sono a buon punto per controllarlo, lo giuro...
Off: ho visto. Ti stanca?
Io: tantissimo. Quando sono in lui, la fame si triplica, come se non mangiasse da secoli. Le ossa poi mi fanno male, come se tutte le volte ricrescessero di botto. Controllare la coda è ancora un mondo sconosciuto per me.
Off: ahahahah immagino. Beh, bel casino che hai fatto. Hai spolpato fino all'ultimo muscolo o tendine eh?
Io: te l'ho detto, fame triplicata ahahah. Senti, posso rimanere qui per riposare qualche oretta? Non mi va di tornare a casa, troppo caotica, con tutta quella gente...
Off: resta pure quanto vuoi, piccola mia.
Io: grazie papà.
Off: per la mia principessa, questo e altro.
Io: anche se la tua principessa si trasforma praticamente in un gatto gigante?
Off: soprattutto per quello! Ho sempre voluto un gatto.

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