Capitolo 23-Un mio amico mi disse...

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L'incontro con la stella mi lasciò stupita, ma la cosa non durò molto perché da noi i problemi non mancavano mai.
L'ospedale sembra un così brutto posto alle persone normali: gente che sta male e muore tutti i giorni lascia molta tristezza negli animi semplici, a me invece il luogo intrigava tantissimo.
Mentre aspettavamo che facessero una lastra al piede di Sofia, mi feci da sola un giro nei corridoi.
Andai nel reparto di maternità e psichiatria, divertendomi un casino. Per ultimo, poi, andai in un reparto a caso, non aveva neanche il nome fuori dalla porta.
Una volta entrata, capii subito che si trattava del reparto più brutto di tutti: quello dei quasi-morti.
Avevo letto che quel ospedale era molto ben quotato e fornito e scorrendo tra le informazioni notai che avevano da poco costruito un'ala intera dove mettere i, come li definivo io, condannati a morte.
Io: quanta gente...
Mi fece un giro, guardando pian piano in tutte le stanze e vedendo tanta gente intorno a letti colmi di lacrime e fiori.
Poi, mi fermai davanti ad una camera dalla porta aperta, ad osservare questo ragazzo molto molto giovane guardare fuori dalla finestra.
Io: ehi, non c'è nessuno che ti fa compagnia?
Si girò, era un bel ragazzo della mia stessa età circa, con un occhio verde e uno marrone, capelli castani e nasino alla francese. Aveva indosso il camice e dalle braccia uscivano i tubicini della flebo.
X: molto diretta. No, sono solo ora.
Andai da lui e mi sedetti sulla sedia di fianco al letto.
Io: come ti chiami?
X: sono Matteo.
Io: come mai così solo?
Matteo: i miei genitori abitano in Italia, possono venire a trovarmi poco, non siamo messi benissimo economicamente e le cure costano tanto tanto. La mia ragazza mi ha piantato quando ha scoperto che poco mi mancava, non voleva soffrire. I miei amici lavorano o vanno a scuola, vengono quando possono. Comunque io preferisco star solo, almeno si evitano le bugie.
Io: io mento spesso a me stessa. Cos'hai?
Matteo: cancro maligno ai polmoni. E pensare che non ho mai fumato.
Io: non sai cosa ti sei perso, Matteo. Piacere, mi chiamo Natalie.
Gli porsi la mano e lui la strinse subito.
In quel momento arrivò Toby.
Toby: amore, finalmente ti ho trovata. Hanno fatto la lastra a Sofia.
Io: okay amore, arrivo subito. I bambini?
Toby: li ho lasciati con Mas-
Si fermò subito.
Toby: emmm, con Tim e Brian.
Io: va bene, intanto vai, troverò la strada.
Toby: fa presto.
Io: arrivo arrivo.
Se ne andò, salutando il ragazzo e dandomi un bacio.
Matteo: simpatico.
Io: non è tra le sue doti principali, ma si, lo è. Parlami un po' di te.
Matteo: non devi andare?
Io: oh, andiamo, sono venute altre 6 persone con me per una caviglia evidentemente slogata e non rotta, quindi.
Matto: wow, beh, allora... Mi piace la musica rock, la mia canzone preferita è Boulevard of broken dreams, amo suonare la mia chitarra elettrica.
Io: amante della musica eh?
Matteo: eh si ahahah. Tu?
Io: sono una madre di vent'anni, vivo con i miei amici in un villone stratosferica, suonare il basso mi rilassa, la mia canzone prefererita credo sia Make me Wanna Die e non ho un genere preferito, ascolto tutto tutto.
Matto: wow. Sono venuto qui con l'idea di star solo a contare i minuti che mancavano alla mia morte e invece ho trovato un'amica. Spettacolare, non trovi?
Io: oh si. Ora devo andare, ci sarai domani?
Matteo: se non muoio prima. Ciao Natalie.
Io: ciao Matteo.
Me ne andai, senza troppe dolcinerie.
Girai un per l'ospedale, finendo ovviamente per perdermi, o almeno questa era la scusa che usai con i ragazzi momentaneamente.
Mi intrufolai infatti nel ripostiglio dei medicinali usando il pass di una dottoressa che avevo prontamente rubato e presi tutto quello poteva servirci, lasciando poi la carta nella all.
Andai da Sofia e mi sedetti vicino a lei nella sala d'aspetto.
Io: come stai?
Sofia: ho provato a suicidarmi ancora e il risultato è stato una caviglia slogata.
Io: perché continui a provarci?
Sofia: mi sento inadeguata.
Io: vivi in una casa di inadeguati.
Sofia: non con voi, con il mondo esterno.
Le spostai una ciocca di capelli e asciugai una lacrima con il pollice.
Io: non devi curarti del mondo, piccola.
Sofia: non è semplice.
Io: non ho mai detto questo. Ho detto che non devi preoccupartene, ma ciò implica ovviamente una difficoltà.
Sofia: come posso allora?
Io: inizia con il ripetere, davanti allo specchio, che vali qualcosa. Pupp non ama dirlo, ma da vivo lo faceva tutte le mattine prima di andare a scuola.
Sofia: funziona?
Io: è un inizio di certo.
Sofia: poverò.
Io: dovresti parlare con tua madre.
Sofia: miss sonounadea?
Io: ahahah proprio lei. D mi ha aiutato tanto, dovresti provare anche tu.
Sofia: ma D è D! Lei... Lei...
Io: lo so, lui è diverso. Ma anche tua madre si preoccupa tanto per te, farebbe di tutto per vederti sorridere.
Sofia: mi... Mi accompagneresti tu?
Io: che domande! Oggi pomeriggio ti ci porto, quando sarai più lucida.
Sofia: grazie Clock.
Io: per le sorelle questo e altro.
Sofia: ahahah.
Tornarono i ragazzi, imbottiti di merendine.
Masky: che sonno. Non credevo che avrei passato così il giorno prima delle nozze, ma vabbe.
Sofia: scusatemi ragazzi...
Hoodie: lascialo perdere, gli hai solo fatto un favore.
Masky: questo era sottinteso.
Toby: dove sono Pupp, Jane, LJ e Jeff?
Sentimmo proprio in quel momento un fracasso assurdo.
Io: seguiamo il rumore.
Girammo l'angolo e vedemmo Jane e Jeff su due carrozzine schiantati a terra che ridevano come matti e dietro LJ e Pupp che facevano un video, sempre sulle sedie a rotelle, che ridevano ugualmente.
Io: AHAHAHAHAH.
Ci beccammo la strigliata dell'infermiera, ma la vista di quella scena ne valse la pena.
Infermiera: aldilà di questo, potete andare. Chi è il tutore della ragazza?
Io: sono io. Mi dica.
Infermiera: ecco la ricetta, deve prenderlo due volte al giorno dopo i pasti per i primi 5 giorni, potrebbe darle un po' di iperattività, non si preoccupi, è normale.
Io: perfetto. Quando può togliere la fascia elastica?
Infermiera: tra 15 giorni.
Io: meglio del previsto. Sa dove possiamo prendere delle stampelle?
Infermiera: in qualsiasi farmacia di turno. Oggi dovrebbe essere la Pharmacie de la Place Republique, in Piazza Repubblica.
Io: grazie mille e scusi per il casino, sono un po'...
Infermiera: di solito sono i bambini a fare così, ma ogni tanto serve qualcuno che sdrammatizzi la situazione qui in ospedale. Arrivederci.
Io: grazie ancora e arrivederci.
Andai dai ragazzi e, dopo esserci incollati Pros e averla caricata in auto, andammo nella farmacia a prendere le stampelle, tanto i medicinali li avevo già presi casualmente prima.
Comprammo un altro paio di stampelle, dato che quelle che avevamo nello scantinato si erano, del tutto casualmente, sciolte mentre provavo uno dei miei intrugli.
Io: allora, io Masky e Hoodie portiamo in macchina Sofia che non può essere trasportata. Voi, LJ e Pupp, portate Jeff, Jane, Toby e i bambini a casa. Amore, puoi mettere i piccoli a dormire?
Toby: certo.
Jane: andiamo, ho un sonno mai visto.
Io: ok, ci rivediamo a casa.
Loro si nasconderono in un vicoletto e se ne andarono tranquilli, mentre a noi spettavano quaranta minuti di viaggio in auto, stretti davanti perché Sofia dormiva stesa dietro.
Io: che bella giornata eh?
Masky: eh sì.
Io: senti Hoodie, hai mai sentito parlare delle buone stelle?
Hoodie: nel senso le stelle con cui i bambino esprimono i desideri?
Io: sì, quelle. Volevo sapere se esistevano davvero e si potevano, non so, materializzare sulla terra come persone comuni.
Hoodie: sì certo. Sono solo racconti per lo più medievali, ma si racconta spesso di donne dall'aria fatata che si presentano al proprio protetto in momenti di profonda crisi per l'individuo e gli infondono fiducia, per rialzarlo insomma. Perché me lo domandi?
Io: niente, mera curiosità.
Masky: sì e se mio nonno aveva tre palle era un flipper dai.
Io: AHAHAHAHAHAHAH.
Hoodie: queste romanate mi sconvolgono, amore caro.
Masky: vabbe, ci stava.
Io: dai seriamente, era solo curiosità. Ne ho letto per caso in un libro, ma non diceva quasi nulla a riguardo.
Hoodie: che libro?
Io: trovato nella libreria proibita, a voi plebei, di Sland.
Hoodie: faccio finta di fidarmi ok?
Io: lo apprezzerei molto.
Tornammo a casa distrutti, passare le prime ore della mattina all'ospedale avrebbe distrutto chiunque, anche i morti.
Per fortuna Ben ci fece trovare la colazione, che spazzolò via quasi tutta Sofia.
Zero: 15 giorni eh? A me una fascia così stretta sul piede ucciderebbe, ma sarà che sono gonfia come un elefante.
Pupp: ma zitta che sei uno splendore raro.
Intonammo tutti un awww, mentre lei ridacchiò.
Zero: che fate oggi pomeriggio?
Io: accompagno Sofia da sua madre.
Sofia: che volete farci, è piuttosto convincente.
Ben: se dici logorroica non si offende mica.
Ridemmo tutti insieme.
Io: come siete simpatici. Ben, dato che ti sei offerto così spontaneamente, accompagna sopra Sofia che deve riposare.
Ben: prima spar-
Io: ora.
Ben: la contessa ha deciso.
Li vedemmo salire insieme le scale sottobraccio, che sghignazzavano.
Io: io vado a...
Pensai per un attimo a cosa dire.
Io: beh, vado in cantina. Se vi serve qualcosa, non chiamatemi e sbrigatevi i casini da soli.
Mi rinchiusi in cantina a provare sempre nuove pozioni, come per esempio quella per far cresce i capelli di colori assurdi o come quella per la pazienza. Ma la più divertente fu quella per cambiare aspetto, un po' come la polisucco di Harry Potter. Effettivamente era molto simile, disgustosa, marrone fango e con una preparazione molto lunga.
Mi divertivo anche molto a scrivere su un blocco vari appunti, cambiando dosi e ingredienti, per modificare o stravolgere completamente una pozione.
Era come un rilassante per tutto quello, mi staccava dai problemi del piano di sopra, anche se spesso la gente urlava così forte che era impossibile tirarsene fuori.
Comunque, dopo essermi uccisa tre volte in modi diversi, decisi che una pausa non mi avrebbe fatto di certo male, così salii sopra per farmi un bel panino: non mi ero mai sbagliata tanto in vita mia.
In quel momento in casa era scoppiata una guerra: chi urlava da una parte delle cazzate e chi si lanciava coltelli o forbici a pochi palmi dal naso.
E poi c'era Toby in boxer e ciabatte che tranquillo mangiava cereali e leggeva il quotidiano sorseggiando un caffè americano.
Io: che diamine succede qui?!
Toby: storia ridotta o integrale?
Io: quanto è integrale?
Toby: 10 minuti.
Io: quella corta, grazie.
Toby: Jane ha detto a Nina che un vestito, non so quale, stava meglio a Zero incinta piuttosto che a lei, Jeff ha detto che Death Note è una palla, Lucas ha spruzzato lo sciroppo d'acero sui capello di Rouge e Pupp cerca di fare da blocco umano a LJ che sta per uccidere Liu, da quel che ho capito ha insultato Fifa.
Io: ah. Notizie dal giornale?
Toby: come, non vai a fare l'eroina della situazione?
Io: per una volta che possiamo stare insieme tranquilli, ne approfitto.
Toby: è vero, è piuttosto calmo qui.
Quasi non riuscivamo a sentirci per via delle urla e dei frastuoni.
Io: allora, che c'è di nuovo nel mondo?
Toby: ummm, niente di che. Gente che muore ammazzata, di fame e di freddo, gente annegata sui barconi, gente che ruba da anni ed è al governo e chi non ha un soldo per pagare la bolletta della luce.
Io: ah vabbe, solito mondo.
Toby: sì, il solito, ingiusto, crudele mondo.
Io: madre natura ha qualcosa in mente per gli ustringemmosono sicura.
Toby: lo spero.
Ad un certo punto, tutto si placò. Io e Toby ci guardammo, lanciandoci uno sguardo complice.
Scattammo in piedi e andammo in salone, dove rimanemmo sconvolti.
In salone c'era... C'era Jill. La vera Jill.
Io: Jill...
Andai a stringerla forte, era decisamente lei in carne e ossa.
Jill: oh, i tuoi abbracci. Diamine se mi mancavano.
Jeff: qualcuno non sarà affatto felice di questo.
Scese di fretta anche LJ, mano nella mano di Nina.
LJ: ragazzi dobbiamo dirvi una cosa straor-
Rimase anche lui di sasso, Nina la guardò spalancando gli occhi e corse verso di lei a braccia aperte.
Io, Nina, Sally e Jane non ci staccavamo proprio.
Masky: è giusto da dire 'chi muore si rivede'.
Jeff scoppiò a ridere come un idiota.
Toby: ci sei mancata, ragazza.
Toby la strinse forte, loro prima avevano un grandissimo legame, lei stessa andò da lui chiedendogli di ammazzarla.
LJ scomparve.
La ragazza ci rimase malissimo, in fondo era stato lui a crearla.
Io: devi capirlo...
Nina: non è stato facile per lui. Non lo è stato per nessuno eh, ma lui...
Jill: per fortuna voi siete stati accanto a lui.
Prese le mani di Nina, sorridendo felicemente.
Jill: devo ringraziare soprattutto te, sei stata fondamentale. Spero possiate stare insieme altri 100 anni come minimo ahahahah!
Ridacchiammo.
Io: io vado, emmm... A prendere la.... La limonata, va?
Entrai in cucina, cercando di mettere in chiaro i 'pensieri' e senza farmi prendere dal panico.
Io: Jill... Quella è Jill, fuori in salone, in carne e ossa. La stessa ragazza che hai desiderato ardentemente di rivedere è là fuori. Perché è la fuori? Non può essere vero.
Mi accoltellai lo stomaco, accasciandomi per poi rialzarmi subito.
Io: no, non è un sogno. Minchia che stecca mi son data, immagino le mie vittime eheheheh.
Alzai lo sguardo e vidi Masky appoggiato a braccia conserte sullo stipite della porta.
Io: emmm...
Masky: sei completamente fuori di testa, lo sai?
Io: sì, me ne sono resa conto ahah.
Mi prese un attacco d'asma, il ché fu assurdo perché non mi capitava da quando ero una bambina insicura e bullizzata.
Masky scattò ad abbracciarmi.
Mi strinsi forte al suo petto, strizzando la maglietta e piangendo le lacrime più calde mai versate.
Masky: bambina, si aggiusta tutto.
Io: guardami! Sono ridicola! Dovrei star organizzando il matrimonio più bello della storia dei matrimoni per i miei cazzo di migliori amici e invece guardami... Piango. Come una cazzo di bambina stupida.
Masky: piangere non ha mai reso nessuno stupido, capito?
Mi buttai a terra, afferrando la prima bottiglia di vino trovata in dispensa.
Io: bevendo pure vino scadente! Come i vecchi invece!
Si mise in ginocchio, aprendo la bottiglia e afferrando due calici al volo, versandovi dentro il contenuto.
Masky: beh, facciamo i vecchi insieme allora.
Fece toccare i nostri bicchieri, sorridendo e facendomi ridere.
Io: tu sei un matto.
Sorseggiavo dal calice pian piano.
Masky: perché?
Io: dovresti essere in camera tua con il tuo futuro marito e invece? Qui a bere con la tua stupida e infantile amica.
Masky: beh, serve un addio al celibato no? Sennò che matrimonio è?
Io: non è un sogno vero?
Mi dovetti riempire nuovamente il calice.
Masky: se continui a bere così quel vino, vedrai che mal di testa!
Io: ma magari guarda... Cazzo LJ! Dovrei andare da lui...
Masky: vengo anche io. Porto il vino va.
Io: ahahahah prendine un'altra, servirà.
Afferrò un terzo bicchiere e un'altra bottiglia di vino, più pregiato questa volta.
Io: non dici nulla a Hoodie?
Masky: naaaa, non ho tre anni oh. E poi, saprà.
Mi prese sottobraccio, lanciandomi un sorriso di quelli letali.
Mi concentrai su LJ e ci ritrovammo in un posto scuro, con odori strani, chimici.
Io: siamo in cantina.
Masky: come fai a dirlo?
Io: ricordi? Io vedo al buio!
Masky: vero.
Io: è sotto la scala. Prenderai il tetano là sotto, scemo!
LJ: andate via.
Aveva un voce tremante, evidentemente spezzata da un pianto duro.
Io: una volta un mio amico mi disse che piangere non aveva mai reso qualcuno stupido.
Masky mi guardò, lo sentii sghignazzare compiaciuto.
LJ: così non aiuti...
Masky: ehi amico, abbiamo il vino.
Accese subito la luce e scattò fuori.
Io: ah proprio così? Ahahah. Prendetemi le braccia, vi porto da una parte.
Li trasportai sul tetto, il tempo era orrendo, nuvoloso e ogni tanto mandava delle gocce.
Io: non lo trovate fantastico?
La nebbia era fittissima, si veda forse ad un palmo dal naso e non oltre.
LJ: pittoresco. Dammi il vino va.
Prese la bottiglia iniziata e se la scolò in un minuto.
Io: beh grazie.
LJ: scusatemi, non ci sto capendo più un cazzo. Passare da notizie fantastiche a questo è troppo per la mia povera testa.
L'altro ragazzo stappò la seconda bottiglia.
Masky: ah è vero, eri sceso così entusiasta, cosa è successo?
LJ: Nina è incinta.




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Scusate per la mia assenza, ma essendo io una capra a scuola, sono stata rimandata e finiti gli esami lunedì, ho finalmente iniziato le mie vacanze ahahahah.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, se sì votate e, se volete, commentate facendomi sentire cosa vi passa per la mente.
Ci rivedremo muahahahah.

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