Scappata, con il cuore in gola, da quel mondo tetro, entrai finalmente nel bagno a lavarmi senza farmi sentire.
Ovviamente doveva esserci qualcuno, sennò come poteva essere una giornata di merda?
Anche questa volta, convinta che alle 4 del mattino nessuno fosse nel bagno, entrai trovando Jeff che si lavava i denti con i capelli bagnati.
Io: che palle, ma tu ora dovevi stare qua?
Jeff: scusa se anche io ho un'igiene.
Io: vabbe io mi faccio la doccia.
Accesi l'acqua e, spogliandomi di fretta, entrai in essa, chiacchierando con Jeff per tutto il tempo.
Dopo venti minuti, mi feci passare un grande asciugamano per coprirmi ed uscire.
Mi sedetti sul water, in attesa che si finisse ad asciugare i capelli tanto amati.
Jeff: allora, come sei scappata?
Io: ha fatto tutto la bestia.
Jeff: forte. Tieni il phono.
Io: grazie.
Mentre ora lui ammirava la sua bellissima figura allo specchio e si radeva quel po' di barba che ogni tanto ancora spuntava, era il mio turno per asciugarmi i capelli.
Una volta coperta, finalmente con vestiti puliti, scesi di sotto con Jeff.
Jeff: cosa vuoi?
Io: cosa puoi farmi di forte?
Jeff: quanto forte?
Io: tanto forte che se fossi viva mi ubriacherei al primo sorso.
Lo vidi iniziare a mescolare cose strane, creando colori sempre diversi.
In fine mi passò questa bevanda tendente all'arancio acceso.
Io: cosa c'è?
Jeff: vodka, rum, succo di arancia e un pizzichino di zenzero. Manda giù. Se fossi viva non ti ucciderebbe, ma un post-sbornia di due giorni non te lo leverebbe nessuno.
Io: quanto mi mancano quei post-sbornia...
Iniziai a tirare giù la buonissima bevanda.
Io: wow, sei un mago.
Jeff: chiamami Cedric Diggory.
Io: Jeff...
Jeff: lo so che è morto, ma mi piacciono i suoi capelli.
Io: guarda, quando sei pronto ad aprirti chiamaci.
Jeff: certo, contaci. Ora, parlando di persone che si aprono, ieri ho sento certi rumorini molesti provenienti dalla tua camera mentre andavo in bagno a prendere un bicchiere d'acqua.
Io: perché prendi l'acqua in bagno?
Jeff: dovrei scender fin sotto e risalire?
Io: mmm.
Jeff: non parlavamo di questo! Allora...
Mi lanciò uno sguardo malizioso.
Io: finiscila cretino ahahahah.
Jeff: pff.
Io: e poi scusa, cosa vuoi, scopo quanto te!
Jeff: a questo è fuor di dubbio. Quello che scopa meno ormai è LJ.
Il ragazzo apparve, distrutto, sullo sgabello vicino al mio.
LJ: chi mi ha nominato?
Io: sicuro non Nina mentre scopavate. Ah no, scusa.
Jeff: WOOOOOOOO.
Mi batté il pugno e iniziammo a ridere come matti.
LJ: siete così simpatici. Scusa, tu come stavi quando eri incinta?! Uguale a me!
Io: noi scopavamo lo stesso. E poi cosa c'entra, io ero incinta! Diciamo che non era tra le mie priorità in quel momento.
LJ: ovvio...
Jeff: beh, l'unica cosa davvero ovvia è che ho fame. Dove sono i biscotti?
Io: vicino ai marshmallow di Sland.
Jeff: smettila di ricordarmi che sono suoi o mi viene voglia di mangiarli.
Io: resisti o ti fa il culo.
Jeff: gnegne.
Prese i biscotti, il barattolo di nutella e tre coltelli.
Jeff: tenete, cagne.
Io: ma se sei la peggio troia qua.
LJ: parlando di troie, poi con Jill?
Io: niente, l'ho lasciata là e me ne so andata. Io non so più cosa pensare di lei... Più che altro non capisco cosa sia cambiato in lei. Aspettavamo con ansia il suo ritorno ed è riuscita a rovinare tutto.
Jeff: credo che nessuno cambi.
Io: Lucas è cambiato.
Jeff: non credo, penso invece sia ora il vero Lucas e che prima fosse solo una... Tipo una fase. Jill è sempre stata così. Tra cattivi e perfidi c'è un abisso.
Io: beh, le dimostrerò chi è davvero la più perfida.
LJ: spero solo rimanga bloccata lì per un po', almeno per farci mettere a punto un piano.
Io: una speranza comune, credo.
Jeff: parlando di speranza, quanta speranza c'è che la mano di LJ vada in fiamme?
Iniziai a ridere come una cogliona, per almeno 10 minuti buoni.
Io: con questa ti sei superato AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH.
Jeff: grazie, grazie.
LJ: voi due siete i peggiori migliori amici della storia dell'umanità, davvero.
Jeff: dubito che Putin sia un buon migliore amico.
Io: secondo me si dai, cazzo, è Putin!
LJ: voi non state bene.
Io: guarda i suoi capelli, può stare bene uno che se li piastra tre volte al giorno?
Jeff: senti, sennò vanno dove cazzo gli pare.
Io: non era questo il punto amore.
LJ: ahahahahah bam.
Jeff: vai da Federica.
LJ: mi sa che vuoi una ciocca in meno sulla tua bella testolina.
Jeff: uuuuh, so che è bella, ma grazie lo stesso.
Io: idiota ahahahah. Mi passi una birra? Sto coso che m'hai fatto mette ancora più sete.
LJ: prego.
Mi porse una bottiglia piuttosto bagnata.
Io: ehi, ma non dirmi che il frigo perde.
Jeff: eh sì, ha sgocciolato tutto.
Io: che bello, mi tocca ripararlo.
LJ: e noi?
Io: ma se non sapreste riparare neanche un vaso integro, figuriamoci un frigo rotto. Passami gli attrezzi tu, bei capelli.
Mi levai la felpa, cingendomela intorno alla vita.
Presi degli attrezzi, spostai il frigo e iniziai a smanettare qua e là.
Dopo un po', il frigo si spense, ripartendo dopo qualche secondo.
Io: chiamatemi Clock Tuttofare cazzo.
Jeff: sisi, ora prendimi una birra donna.
Io: prenditela da solo. Anzi, prendine una anche a me.
Mi buttai su una sedia, tutta sporca di polvere e roba nera.
LJ: bleah, sei disgustosa.
Io: ma cosa vuoi, pensa a farti le unghie.
Jeff: questo ribaltamento della virilità ci sta sfuggendo di mano. E tu smettila di limarti quei guanti!
LJ: ma che vuoi, se le devo appuntire non è colpa mia!
Io: pff.
Mi bevvi un'altra birra, poi un'altra e un'altra ancora, fino a perdere il conto. Ricordo solo che le bottiglie sul tavolo erano davvero tante, almeno una trentina.
Jeff: sto per vomitare.
Io: tu in effetti non dovresti bere così tanto!
Jeff: zitti.
Cadde dalla sedia e come idioti iniziammo a ridere, ovviamente nessuno l'aiutò e ci mise circa 15 minuti di risate a rialzarsi.
Poi, dopo un po', arrivò Toby, che una volta entrato ci guardò e si mise una mano sulla fronte, come un papa' che ritrova sua figlia ubriaca lercia.
Toby: che cazzo state facendo? Perché sei zozza tu? Tu perché sei a terra?
Dopo qualche istante di silenzio, notò il ragazzo vicino a me.
Toby: tu perché ti limi le unghie?
Io e Jeff scoppiammo ancora a ridere.
LJ: ME LE DEVO LIMARE PER FORZA, SENNÒ NON GRAFFIANOOOO.
Toby: se lo dici tu. Comunque, sono le 8 del mattino e voi siete ubriachi.
Io: io e LJ tecnicamente non possiamo ubriacarci. Lui invece... Non l'ha capito.
Toby: lo porto da Jane, almeno gli farà lei la ramanzina. O scoperanno. Si vedrà.
Lo aiutò a salire le scale, mentre io mi versai un bicchiere d'acqua gelida, dandone uno anche a LJ.
LJ: grazie mille.
Io: di niente. Allora, sul serio, con Nina?
LJ: mah, tutto normale.
Io: Jack...
LJ: ok non è tutto normale. Lei è sempre incazzata con me, come se io accimentassi Jill! Poi boh, non è felicissima di questo nuovo arrivo... O non so se non è felice per via mia...
Io: ehi ehi, calmo bro. Tu sei fantastico, divertente, intelligente e un soggettone. Lei ti ama, tanto poi. Jill... Lei non dovete considerarla più, è inutile ormai contarla proprio. È una costante, sì, ma basta far finta non esista. Ora poi, è molto lontana. Per il resto, so al 300% che lei voglia ardentemente questo bambino, come lo vuoi tu.
LJ: e se non fossi pronto?
Io: aaaaaah, allora dietro a tutte queste cazzate c'è la paura! Ora capisco meglio.
LJ: paura? Io?
Io: non fare lo stupido con me. Tu sei come un buon libro, non smetti mai di stupire. E quando credi di aver capito magari chi è l'assassino della storia, un piccolo particolare sconvolge tutti e tutto, facendoti andare nel pallone. Tu sei un giallo ben riuscito caro mio.
LJ: grazie clock, mi serviva.
Io: ahahah di nulla. Certo, sei un giallo ben riuscito che se ne va in giro con un libro malconcio di storia e filosofia, un tomo così trasandato che neanche lui riuscirebbe a leggere le parole scritte sopra.
LJ: tu sei molto più di così.
Sorrisi.
Io: no, ma la consapevolezza di non essere altro che un tomo malconcio non mi dispiace.
LJ: nessuno vorrebbe esserlo!
Io: io sì invece.
LJ: e perché?
Io: perché li ho sempre trovati entusiasmanti. Perdere decimi di vista a capire la scrittura, impolverarsi le mani, beccarsi gli attacchi di allergia! Che poi sono quelli che stupiscono di più, perché non ti aspetteresti mai un contenuto fluido. Ma a me... Piace sorprendere. E tu?
LJ: cosa?
Io: io ti ho detto cosa sono io e tu, ma che ne pensi davvero?
LJ: credo di non esser altro che un vecchio e logoro libro di Moccia di seconda mano... O magari un pentagramma stropicciato di una canzone di Gigi d'Alessio.
Io: wow. Alte aspettative.
LJ: quando siamo cambiati Natalie?
Io: in che senso?
LJ: quando abbiamo iniziato a smettere di credere di essere invincibili e a preoccuparci della vita? Quand'è che siamo diventati pesanti e abbiamo smesso di credere nei propri sogni, iniziando a metter su famiglia? Quand'è, Natalie, che siamo diventati adulti?
La domanda mi spiazzò, poiché non avevo mai riflettuto su quell'argomento.
Io: io... Io credo...
LJ: il tomo di filosofia non sa la risposta eh?
Io: no, non la so. Ma, forse, siamo solo...
LJ: che cosa?
Io: ho sempre creduto ad una teoria, molto semplice: nessuno cresce mai veramente.
LJ: in che senso? Tutti cresciamo.
Io: fisicamente, certo. Diventiamo alti, i nostri organi e le nostra ossa crescono con noi. Per non parlare poi del cervello, quello non smette mai di crescere, intellettualmente parlando. Ma io non intendevo questo. Nessuno di noi cresce davvero, rimaniamo tutti in uno stato primitivo. Come spiegarlo? I filosofi antichi credevano che non si smettesse mai di imparare e che il vero saggio fosse colui che sa di non sapere, per citare Socrate, e che quindi continuamente si imparasse un sapere nuovo, dal più semplice, come cucinare un uovo, al più complesso, come ideare un'astronave. Eppure, io, dall'alto della mia non-saggezza, ritengo che tutti noi sappiamo tutto ciò che ci serve, da sempre però! Che quindi, alla nascita, noi sappiamo come far tutto, solo che ancora non sappiamo farlo manualmente. Mi segui?
LJ: a stento, ma sì.
Io: ottimo. Insomma, credo che tutti noi non cresciamo, impariamo solo a fare le cose che sapevamo come fare, ma che ancora non c'era concesso fare. Poi però, le cose che sappiamo fare vengo immagazzinate. Ci vengono quasi naturali, come respirare o piangere o avere paura. Allora, le mettiamo in un angolo che chiamiamo infanzia, nella nostra memoria. Che succede poi? Crediamo che quel sapere non ci serva, o che comunque non ci serva ricordare tutti i passaggi perché, come detto prima, ci viene naturale! Perché devo ricordarmi come si allacciano le scarpe, se mi viene naturale? Questo è il mio discorso: non cresciamo, diventiamo solo ciechi davanti l'evidenza.
LJ: quale sarebbe questa evidenza?
Io: è evidente che abbiamo tanto da imparare, quanto ne ha un bambino di due anni. Eppure, ci crediamo superiori, e dimentichiamo quei sogni che volevamo far avverare con tanta insistenza. Questo per me non è crescere, per me è sbagliare.
LJ: un punto per te. Anche se continuo a credere nella crescita. Essa è parte di noi!
Io: il mondo è bello perché vario, no?
LJ: condivido a pieno cara mia. Beh, vado a farmi una doccia.
Io: a dopo.
Scomparì.
Restai sola, seduta su uno sgabello a guardare il vuoto e a riflettere a voce bassissima.
Io: mi piace stupire... O forse no? Mi piace stupire o essere stupita? Stupida mente!
Masky: ragazzina, con chi stai parlando?
Io: oh ehi! Non ti avevo sentito...
Si aprì una bottiglietta di Coca-Cola e me ne passò una seconda.
Io: Coca-Cola?
Masky: non possiamo sempre bere. E poi Toby mi uccide se ti passo dell'alcol dopo quello che avete bevuto sta notte.
Io: ah beh, allora sia lodato il signor Coca-Cola.
Masky: sia lodato! Allora, con chi parlavi?
Io: da sola, come sempre.
Masky: comprendo. Vado, ci vediamo più tardi piccola. Ah, ti conviene iniziare a preparare la colazione, ho sentito persone alzarsi e urlare di prima mattina. Se scendessero e non trovassero la colazione credo ci converrebbe scappare di corsa.
Io: oh diamine, sono le 8. Hai ragione, grazie Masky.
Masky: a dopo bambina.
Io: oh sì.
Iniziai a preparare pancake e waffle, tagliare la frutta e preparare aranciata e limonata.
Finii in breve, per fortuna quando iniziarono a scendere gli altri.
Io: buongiorno a tutti e buona domenicaaaa.
Jason: ehi ehi, abbassa la voce.
Lucas: qui qualcuno sarebbe in dopo sbornia.
Io: che novità.
Lucas: ehi, non infastidirmi ora.
Io: ma vaffanculo.
Feci per andarmene, infastidita tremendamente, ma fui bloccata da Lucas dopo aver urtato la sua spalla di proposito.
Lucas: chiedi scusa!
Io: ma levati!
Jason: ehi, ragazzi!
LJ: oh oh! Che succede qua?
Prima che ci potessero fermare, diedi un pugno alla mascella di Lucas. Qualcosa non quadrava, senza nessun motivo ci eravamo agitati e di conseguenza menati.
Io: oddio!
Mi guardai le mani, spaventata.
Poi abbracciai mio fratello, stordito quanto me.
Io: scusa, non so che cazzo stavo facendo.
Lucas: lo so... Andiamo da Sland.
Corremmo noi due di sopra, entrando nello studio senza bussare.
Sland era come al solito indaffarato a scarabocchiare pratiche e firmare procedure strane. Senza alzare lo sguardo, ci rimproverò.
Sland: bussare non è un optional, spero lo sappiate.
Io: qualcosa ci ha fatti litigare dal nulla!
Si bloccò, alzando lo sguardo.
Sland: cosa?
Lucas: lei ci ha dato il buon giorno e poi d'improvviso mi sono ritrovato con un pugno sulla mascella senza sapere come!
Io: ricordo che ci siamo arrabbiati, ma come non lo so.
Avevo rimosso quel lasso breve di tempo, come fossi stata ipnotizzata.
Sland: questo è un problema.
Era notevolmente agitato.
Io: cosa succede?
Lucas: cosa ci ha fatti agire in quel modo?
Sland: la domanda giusta è chi.
Io: ma chi può essere stato?!
Sland: un mostro solo è capace di far ciò: Zalgo.~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
So che vorreste ammazzarmi per tutta questa attesa, ma in questo periodo pre-natalizio e post terremoto a scuola non è uno spasso.
Quindi, in sunto, chiedo umilmente venia per tutto questo tempo in assenza di un capitolo, anche se immagino non siate morti.
O forse sì, chi lo sa? Muahahahah
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Ticciwork| Vero Amore 2
FanfictionIl seguito della mia precedente storia, Ticciwork-Vero amore. I nostri 'amici' resteranno fedeli fin proprio la fine?