Capitolo 14-Posso entrare?

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Dovresti smetterla.
Io: a fare cosa?
Stare sempre sveglia. Puoi dormire eh!
Io: non ne sento proprio il bisogno. Cioè, non ho il bisogno proprio, però ora di mettermi sdraiata sul letto, proprio non ne ho voglia! Capito?
Sei tutta matta.
Io: lo so. Ora va via.
Guardai l'orologio della televisione.
Io: mmm le 4.30... E io mo che faccio? Ideooooonaaa.
Salii le scale ed entrai nellaa camera di Zero e Pupp, dopo essermi accertata che lei non ci fosse.
Io: Zero?
Pupp: sta facendo un torneone di fifa con quei due in camera.
Io: non avete...
Pupp: oh sisi, quello si. Poi volevo stare un po' solo e hanno improvvisato sto torneo.
Io: allora che dici se andiamo al bar?
Pupp: la catapecchia di Tom? Ma perché no. Mi vesto decentemente, aspe.
Io: tieni conto chefa più caldo di quanndo siamo rientrati.
Pupp: ovvero un'ora e mezza fa, dopo che siamo stati ad ubriacarci.
Io: senza nessun risultato devo dire.
Pupp: dettagli.
Si alzò dal letto, era solo in boxer, così mi ci buttai io a quattro di spade.
Pupp: fa pure eh.
Io: oh sisi non preoccuparti.
Per caso mi capitò la mano sotto al cuscio e avvertii qualcosa di strano. Era la punta di qualcosa di carta, come una fotografia.
Infatti alzai, senza farmi notare, il cuscino e trovai tra la testata del letto e il materasso una fotografia.
Eravamo noi quattro con la mamma, ricordavo perfettamente qul giorno: eravamo andati a fare una gita al mare, purtroppo papà non era venuto perché si eera beccato la febbre a lavoro. Io avrei compiuto otto anni poco dopo, mi sembra fosse fine luglio o inizio agosto. Pupp si era andato a tagliare i capelli e ai miei occhi era la perfezione. Rouge era tornata straordinariamente dall'Università, era il periodo prima che scomparisse. Aveva questi lunghi capelli rosso fiamma e boccolosi, che le incorniciavano il viso meravigliosamente. Lucas mostrava fierissimo il suo nuovo gameboy color blu, lo aveva ricevuto per la splendida pagella riportata quell'anno. Io invece stavo manngiando un gelato al melone e yogurt, con tantissima panna sopra, credo fossero i miei gusti preferiti. Ero tutta sbrodolata e nella foto ridevo sulle spalle di Pupp perché avevo fatto cadere il gelato proprio sui suoi capelli nerissimi. Si vede infatti lui con una faccia buffa, causata dal gelato freddo sulla testa. La mamma era al centro con le braccia conserte che guardava noi due che facevamogli scemi, con dietro Rouge piegata a ridere e Lucas vicino a lei con il gameboy rigorosamente in mano, ma con il voolto ridente verso di noi.
Io: dove l'hai presa questa?
Si girò verso di me, era a petto nudo con i pantalonj di jeans scuri fino alle ginocchia. Si sporse verso di me e cercò di afferrarla, ma io ero più veloce di lui.
Pupp: dai Clock, è un ricordo...
Gliela porsi e quando la prese mi buttai tra le sue braccia, stringendomi contenta al suo petto.
Sentii però il ragazzo singhiozzare leggermente.
Io: ehi, fratellone, che succede?
Pupp: ormai non sei più quella bambina... Sei una donna e hai anche una famiglia tutta tua...
Io: ehi coso, ascoltami bene.
Lo staccai da me e strinsi le sue spalle con le mie mani.
Io: tu sarai per sempre il fratello maggiore che mi ha sempre difeso, quello simpatico, spiritoso e con un senso dell'umorismo unico. Non credere che solo perché ho un marito e dei figli tu non sarai più mio fratello eh! Levatelo dalla testa! E ora sorridi, che quando piangi, gli occhi d'oro sembrano come spenti e non vorrei mai si spegnesse quella luce meravigliosa.
Pupp: hai un taalento innato perconsolare le persone, grazie sorella. Ora andiamo, lo scotch economico non aspetta nessuno. Si mise una maglia a maniche corte e, infilate le scarpe, eravamo pronti.
Io: aspe, mi presti la tua felpona?
Pupp: non faceva caldo?
Io: si, ma devo... Devo...
Il ragazzo sorrise dolcemente, infilandomi la felpa nera che mi stava enorme.
Pupp: ti abituerai alla morta, te lo prometto.
Mi strinse forte e ci ritrovammo nella via dietro al bar.
Io: devo dire che quel talento è di famiglia, fratello.
Sorridemmo e, finalmente, entrammo nel locale.
Io: scotch doppio, con ghiaccio-
Pupp: il più economico che hai.
Tom: erano già pronti.
Fece scivolare sul bancone due bicchieri stracolmi di quella 'benzina'.
Pupp: davvero, fossi stato in te avrei cambiato fornitore!
Tom: lo stavo per fare, ma poi è arrivata lei.
Io: ah Tom, mi chiamo Natalie!
Tom: e cloe?
Nel frattempo ridacchiava.
Io: è il nome che uso per gli sconosciuti e poi cosa ridi!
Pupp: emm, la catenina con la N decisamente non aiuta, lo sai?
Mi toccai la collana d'oro che avevo al petto, era un grande N corsiva con una croce sempre d'oro.
Io: era di nonna Nala...
Nonna Nala in realtà non era nostra nonna, ma la sorella della madre di nostra madre. Per semplicità la chiamavamo nonna, anche se per noi era più una zia lontana. Il suo vero nome era Natalie, come il mio, ma tutti la chiamavano Nala come vezzeggiativo. Io ero fierissima di portare il suo nome, era una donna così forte e indipendente. Non si era mai voluta sposare, tant'è che trovò un compagno uguale a lei e che condivideva i suoi ideali di matrimonio. Durante la sua giovinezza aveva girato tutto il mondo con lo zaino in spalla, dormendo dove capitava e faacendo qualsiasi cosa gli venisse proposto. Scalò il K2, viaggiò in Tibet, si fece tutta la muraglia a piedi, dormì con gli indigeni dell'Africa nera, era presente alla caduta del muro di Berlino, amica stretta di molti artisti come Frida Khalo, Salvador Dalí, Diego Rivera, Pablo Picasso e altri geni di quel periodo. Era il mio ideale di donna: fiera, spavalda, contro il mondo e soprattutto unica nel suo genere. Amava le moto e qualsiasi auto rotta le passasse sott'occhio era pronta in meno di due giorni. Fumatrice convinta, questo suo vizio la seguì fino in letto di morte, quando, qualche ora prima di morire, per una forte leucemia trovatale troppo in ritardo, ci fece entrare nella sua camera: era sulla sua sedia a dondolo, che si pettinava i lunghi capelli bianchi, aveva rifiutato qualsiasi terapia, mentre si fumava una sigaretta. Ci disse che mai avremmo dovuto rimpiangere la sua morte, che mai saremmo dovuti esser stati tristi per la sua morte, perché lei aveva vissuto secondo le sue regole e scondo i suoi ideali. Disse a noi ragazzi di rincorrere ogni momento, ogni passione, ogni uomo o donna entrasse nella sua vita. Prima che andassimo via, mi prese da parte e mi diede il suo porta sigarette d'argento conuna N incisa sopra e la sua catenina, dicendomi 'fumerai, io lo so già. Non dovrai aver paura di indossare un croce se non crederai in dio. Segui sempre il tuo cuore, ascolta i consigli della tua testa e soprattutto fai tutte le cose stupide che ti vengono in mente. Spesso sono le idee che ti assalgono nel pieno della notte, che non lasciano più spazio al sonno e che sembrano così stupide da chiedersi come è possibile anche solo pensarle, che rivoluzionano il mondo'
Pupp: nonna Nala, la adoravo. Hai ancora il portasigarette?
Io: sempre.
Tom: nonna Nala?
Io: lunga storia, prima o poi te la racconteremo.
Continuammo a chiacchierare tranquillamente, ridendo, facendo battute e scherzando su cazzate atroci.
Io: ehi J, sono le 5.30, dobbiamo tornare.
Pupp: hai ragione Nut, ci vediamo domani Tom.
Tom: vi piace tanto questo posto?
Io: diciamo che da noi è affollato, qui invece è così calmo e senza impegni. Quindi si, diciamo che lo amiamo.
Pupp: e poi ci ricorda i pub in Inghilterra, dove siamo cresciuti.
Tom: wow, domani mi racconterete tutto dell'Inghilterra!
Io: accordato! Ora dobbiamo proprio andare. A domani e soprattutto buongiorno!
Uscimmo sghignazzando, ci rinfilammo nella vietta e tornammo in un battibaleno nella camera di Pupp.
Mi levai la felpona e gliela ridiedi, levai le scarpe poggiandole vicino al letto e infilai le infradito.
Pupp: fa come stessi a casa tua.
Io: in effetti, ci sono.
Pupp: hai capito benissimo.
Io: shhhh. Vado giù a preparare la colazione.
Pupp: preparo la tavola se vuoi.
Io: si grazie!
Scendemmo sotto e continuammo a parlare del più e del meno.
Alle 6.05 si presentarono Toby, Masky e Hoodie.
Io: come mai questa novità.
Toby: non abbiamo dormito granché.
Masky: c'è odore di scotch in questo posto!
Hoodie: e di uno sconosciuto.
Hoodie era come un segugio, uno dei suoi poteri era infatti un'olfatto finissimo come auello di un cane da caccia.
Io: questa notte abbiamo incontrato The Crooked Man, detto semplicemente Crook. Molto simpatico. Gli ho preparato la stanza, spiegato le regole e fatto fare un giro. Tutto questo alle 4 di mattina.
Toby: e io ero solo nel letto. Giusto.
Hoodie: Sland che ne pensa so che loro-
Io: a Sland va bene perché a me va bene.
Mi guardarono tutti e quattro storti.
Io: cosa c'è?
Pupp: stai calma Clock...
Io: non scherzate, che succede?
Toby: amore, sei in BM.
Io: cosa?!
Mi guardai le mani, effettivamente mi erano spuntati gli artigli. Mi toccai le labbra che sentii abbastanze dure e grandi, così presi lo specchio sul tavolo e mi guardai: avevo l'occhio completamente verde smeraldo.
Io: cosa mi sta succedendo?!
Cercai di calmarmi e dopo svariati minuti riuscii nella mia impresa.
Io: cosa succede?! Mi comporto così da un po'!
Semplice, stiamo tornando.
Mi sembra così ovvio.
Oddio, l'ansiaaaaa.
Io: oh nonono. Ancora no. Occupatevi della colazione, tutto il cibo è là. Se finisce, rifate.
Sparii lasciando tutti piuttosto stupiti.
Io: papà!
Ero al centro della 'sala del trono'.
D: ehi, che succede?
Io: devi farmi tornare le voci!
D: pensavo fossi contenta di sbarazzartene.
Io: all'inizio si, ma ora loro stanno tornando.
D: loro?
Io: con le voci degli altri non potevo pensare, così la mia mente, il mio cuore e la mia coscienza non potevano parlarmi! Ora sono tornati e mi stanno incasinando! Sono scattata due minuti fa in BM davanti ai ragazzi senza motivo! Fa tornare le voci.
D: ok, ma devi esserne certa. Forse è meglio affrontare i propri scheletri nell'armadio, piuttosto che lasciarli lì.
Io: è meglio non averne.
Mi guardò in modo piuttosto riflessivo.
D: facciamo così, io ti do nuovamente questo potere, se tu ora mi ascolti e segui senza fare domanda alcuna. Ci stai?
Io: tanto... Ci sto!
Presi il suo braccio, sorridendo, e iniziai a passeggiare con lui. Dalla sala del trono ci dirogemmo verso una delle innumerevoli porte che comunicavano con quell'immenso salone, non ero mai riuscita a contarle tutte.
D: 3323.
Io: che cosa?
D: le porte, 3323.
Io: non riesco a capire mai quanto sia grande questo posto.
D: si estende per tutto il dentro della terra, quindi tanto
Io:capisco. Dove mi stai portando papà?
D: rabbrividisco ancora ogni volta che mi chiami così. In senso buono, s'intenda.
Io: ahahah dai serio, dove mi porti?
D: vedrai.
Entrammo nella porta, sopra c'era una targa arrugginita ed evidentemente molto vecchia con scritto 'buoni'
Io: buoni? In che senso scusa?
D: ancora? Vedraaaaiiii.
Continuammo a camminare in silenzio e completamente al buio.
Pian piano vidi un luce sul lato, era una cella con dentro una suora.
Io: una suora?
Essa si avvicinò zoppicando verso la grata.
D: suor Gilia, come sta oggi?
Suora: non c'è malaccio, anche se sto sempre all'inferno. Con piacere, potrebbe chiedere ad Aldo di portarmi il vangelo secondo Matteo?
D: già finito secondo Marco?
Suora: sa, ho così tanto tempo libero.
D: certo suor Gilia. Se però prima dice a questa ragazza perché è finita in quuesto postaccio lugubre e solitario.
Suora: va bene. Cara, mi chiamo suor Gilia. Ero una ragazza come te, senza un dio e alcuna voglia di preoccuparmi della vita e dei grossi problemi. Poi uccisi il mio fidanzato dell'epoca, seppellendolo in giardino. Mi stava sul cazzo, onestamente. Andai dai suoi genitori e li ammazzai, piazzandoli come fossero una scenografia teatrale. Mi divertii tremendamente. Il giorno dopo, capii cosa avevo fatto. Non potevo crederci. Andai nell convento del mio paese e mi feci suora. Fui suora per 43 anni. Alla veneranda età di 62 anni, confessai alla polizia. Mi misero in psichiatria quasi subito perché attaccai la mia compagna di cella. Le strappai un orecchio. Mi suicidai il giorno dopo avermi piazzato in quel postaccio con la pistolaa rubata al poliziotto che mi controllava, buon'uomo. Ovviamente prima lo ammazzai.
Io: beh, wow.... Perché mi hai fatto venire qui?
D: semplice, lei ha affrontato i propri scheletri troppo tardi.
Suora: non seppellire le tue paure e i tuoi segreti. Ti avvicineranno sempre più alla tomba, ma il peggio sarà quando non avrai nessuno che ti seppellirà perché pian piano avrai allontanto tutti dalla tua vita.
Io: io non ho paure e neanche segreti. Sono un libro aperto in fase di scrittura, ora ridammi il mio potere.
Sentivo il cuore pompare a mille, le unghi bruciare, la bocca gonfiarsi e gli occhi farmi male.
D: accordato.
Poi tutto buoio.
Ero nella mia camera, era tutto così tetro. Mi alzai e andai verso lo studio di Sland, mi appoggiai alla porta e silenziosamente ascoltai, ovviamente diventando invisibile.
Masky: mi oppongo fermamente a questa decisione, mi dispiace, ma io qui non lascio nessuno.
Hoodie: siamo obbligati dalle circostanze...
Toby: comprendo Masky che siamo una famiglia, ma non possiamo aspettare oltre.
Masky: e se dovessimo lasciare Clock? E se doveste lasciare me? Non lo fareste mai eh? Esattamente. Io non mi muovo categoricamente da qui.
Sland: Masky, non era un consiglio il mio, ma un ordine.
Masky: onestamente, me ne pentirò, ma il consiglio puoi beatamente mandarlo a fare in culo. Non mi sono spiegato forse, non mi muovo di qui.
Entrai sparata nella stanza.
Io: ora vi riunite senza di me?
Toby: amore!
Io: no, amore niente. Ditemi soltanto cosa succede.
Sland: le vicissitudini ci stanno portando all'immediato trasferimento.
Io: ok, perché scaldarsi così tanto?
Masky: vogliono lasciare Pros qui. Ecco cosa.
Io: perché?
Sland: non vogliamo rischiare troppo.
Ero piuttosto calma e oggettiva, nessun emozione era affiorata in quel momento.
Io: plausibile. Ma vorrei dei pro e contro da valutare attentamente.
Mi guardarono tutti un po' storti.
Io: quindi?
Toby: e se la uccidessimo? Possiamo farlo tranquillamente!
Hoodie: nessuno lo saprebbe.
Masky: potremmo dire che è fuggita, non voleva più nessun rapporto con noi.
Spalancai gli occhi.
Io: cosa?!
Toby: ho detto: se tornassero? Non possiamo assolutamente permettercelo.
Hoodie: nessuno potrebbe difendersi.
Masky: potremmo aspettare 15 giorni, ha l'esame esattamente il 2 luglio.
Io: concordo con Masky, ora scusate, ma sapete dirmi che giorno è?
Toby: cosa?
Io: il giorno!
Hoodie: è il 18 di giugno Clock, due giorni da siamo stati al mare!
Io: ragazzi, qualcosa non va.
Sland: qual è il tuo ultimo ricordo Clock?
Ero piuttosto confusa, non arrivavo a capire il perché di quella domanda.
Io: ero da D, volevo mi ridesse il potere di leggere costantemente nella mente. Ma non capisco, era il 1 giugno.
Toby: Sland, cosa succede?
Masky: ok, dobbiamo andare via. Assolutamente.
Sland: sinceramente Toby, non ne ho la più pallida idea. Mi consulterò con D e le ridaremo la memoria, fino a quel momento nessuno deve uscire di casa. Imballate bene le vostre cose, al mio rientro andremo via e non voglio che qualcosa si rompa.
Ero terrorizzata, credo che per la prima volta in vita mia fossi davvero spaventata.
Sland se ne andò, lasciandoci soli.
Io: Toby... Cosa...
Mi strinse tra le sue braccia, potevo avvertire le medesime emozioni nel suo battito, così accellerato e ad un certo punto credo ne avesse perso addirittura uno.
Hoodie: ce la caveremo. Vuoi dare tu la notizia a Pros, prima di dirlo agli altri?
Mi scostai da Toby, fiera di me e soprattutto incazzata nera pulii le lacrime dal mio viso, gonfiai il petto e sorrisi.
Io: tra 10 minuti tutti in salone.
Apparii davanti la stanza di Pros e bussai allegramente.
Io: posso entrare?

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