Capitolo quattro

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<Piper... Piper non so che dire.> Mia madre è a dir poco sconvolta e fa bene ad esserlo.
Non le avevo mai parlato così, nemmeno quando aveva insistito perché tornassi con Larry "Devi essere una buona moglie."
La sua stupida voce rimbomba nella mia testa.
Buona moglie un cazzo! Quello sporco traditore, oddio certo io non posso dare giudizi, ma se mia mamma accettava il fatto che Larry mi avesse tradito, con la mia migliore amica, allora deve accettare che io adesso sto con Alex e che la amo, incondizionatamente.

<Allora non dire niente mamma. Sul serio, non dire niente, tanto sarebbero comunque critiche e non costruttive, come le chiami tu. Sarebbero solo critiche, verso di me, la mia ragazza, la mia vita, su di tutto. E dato che sono uscita di prigione solo ventiquattro ore fa, ti sarei grata se mi lasciassi vivere la mia vita e se tu mi accetterai per quello che sono, potremo anche invitarvi a cena qui, altrimenti credo che...> Deglutisco, per timore di quello che sto per dire, penso che non dovrei aggiungere altro, perché la frase già rende bene l'idea, ma poi guardo Alex. I suoi dolci occhi, truccati con un filo spesso di eye-liner e le fossette che le si sono formate, per il sorriso che ha ancora stampato in faccia, dal mio primo discorso e mi comprendo che la parte fondamentale della mia vita è lei e non mia madre.
<Altrimenti credo che... Non dovresti più chiamarmi, né scrivermi, o cercarmi in qualsiasi altro modo. Se non mi accetterai, o non accetterai Alex, beh io e te non avremo più niente da dirci.>

La mano della mia ragazza esercita una pressione maggiore sulla mia, facendomi capire che lei c'è e che posso contare su di lei.
Appoggio la testa contro la sua spalla, chiudo gli occhi e aspetto la risposta di mia madre, speranzosa, quando sento tu, tu, tu... Ha attaccato e penso che questa sia una risposta più che evidente.

<Pronto?> Ripeto più volte, forse cinque o sei, prima di rendermi conto che non c'è più.
Abbasso lentamente l'iPhone, poggiandolo sul letto e prima che Alex possa dire qualcosa, butto le braccia al suo collo e piango come una bambina.
La sua mano accarezza dolcemente i miei capelli, mentre sussurra che va tutto bene.

Mia mamma è una stronza, ma è pur sempre la donna che mi ha tenuto in pancia per nove mesi e troncare il rapporto con la propria madre è doloroso, è molto doloroso.

Stringo più forte Alex a me, perché ho bisogno adesso più che mai di sentirla vicina. È proprio di questo che parlavo.
Alex mi sta sempre accanto, è la mia spalla per piangere, il mio bastone per la vecchiaia, la persona con cui ridere e urlare.

<Ti amo.> Le dico mentre piango <Ti amo tanto Alex.>
Afferra la mia testa fra le sue mani e mi lascia un bacio sulla fronte, poi uno sul naso e un ultimo sulle labbra.
<Lo so, lo so.> Sospira contenta e mi riporta al suo letto, coccolandomi <Ti amo anch'io Piper e dopo questo discorso, penso che non amerò mai più nessuno come amo te.>
Vorrei che il suo abbraccio potesse immergermi dentro di lei, potesse risucchiarmi e tenermi stretta al suo cuore.
Mi addormento fra le sue braccia, mentre lei asciuga le mie lacrime e l'ultima cosa che ricordo, è che mi copre con un lenzuolo e si sdraia accanto a me.

Apro gli occhi, frastornata ancora per la chiamata di prima. Qualche ora di sonno, non ha cancellato l'angoscia di prima.
Mi volto, per vedere se Alex sta ancora dormendo, ma invece è sveglia ed ha la testa poggiata sul palmo della mano.
Mi guarda, con i suoi bellissimi occhi e il suo sorriso con le fossette.

<Mi stavi guardando mentre dormivo?> Chiedo arrossendo per l'imbarazzo, ma anche per l'amore che provo in quel momento, perché ammetto che prima di tutto, cioè prima di questo e della prigione, abbiamo dormito più volte insieme ed io la guardavo spesso dormire, perciò sono contenta di non essere l'unica pazza in questo letto.
<Beccata.> Mi avvicino a lei e le dò un bacio <Ti porto a cena fuori stasera.> Mi dà una pacca sul sedere amorevole, seguita da un bacio, (sempre sul sedere) poi sparisce nella cabina armadio.

<Mi porti a cena fuori, perché hai paura che combini un guaio, come con la colazione?> Dico a voce abbastanza alta, di modo che possa sentirmi, da dentro quella stanza piccola e umida.
<Anche..> Fa capolino e noto una parte di un vestito nero, trasparente <Ti porto a cena fuori perché ho paura che tu combini un guaio in cucina, ma anche perché hai mandato a fanculo tua madre per me, poi perché mi va di andare fuori con te e perché ti amo. Ti vesti?> Poi torna nella cabina armadio, ed io resto nel letto a pensare alle sue ragione.
Faccio una smorfia soddisfatta e mi alzo da letto.
<Sono motivi ragionevoli.>

La mia roba è ancora nel sacco e comunque non troverò un vestito elegante l'ha dentro, al massimo una t-shirt, dello shampoo, infradito e jeans rotti.
<Alex... Potremo anche andare a mangiare un kebab.> Arriccio il naso, aspettando la sua risposta.
Sento i suoi passi dietro di me, mi volto per scusarmi, ma invece resto a bocca aperta.

Indossa un abito nero, lungo e molto trasparente. Ha uno spacco sulla gamba, che permette di vedere il tatuaggio.
I tacchi a spillo e gli occhiali, che le danno un tocco di classe in più.
Era da molto che non la vedevo vestita in maniera seducente, mi si asciugano le labbra e non so che dire.

<Forse quello che stai cercando di dire è, "Dio Alex sei favolosa e se quel vestito non ti fosse costato una fortuna, te lo strapperei di dosso."> Porta le mani sui fianchi e il suo sguardo si fa più scuro.
<Scu... Scusa.> Balbetto come un'idiota <Sei davvero meravigliosa. È che... Io non ho niente da mettermi.> Le mostro la t-shirt sciupata che ho trovato nel sacco.
Alex viene verso di me, con passo lento e maestoso. Mi toglie la maglietta di mano e la lancia sul letto, mi sorride, con il sorriso che dice "Ci penso io."
Mi afferra per la mano e mi trascina nella cabina armadio, non è grande, ma ci sono più vestiti e scarpe di quanto avrei immaginato

<Adesso scegli un vestito, delle scarpe e ti trucchi. Stasera usciamo, perché sono uno schianto e lo sarai anche tu.> Mi dà un bacio sulla guancia, uscendo chiude la porta e grida che mi aspetterà seduta sul letto, perché vuole che sia una sorpresa.

Inizio a guardare tra i vestiti. Sono molto stile Vause, non che non mi piaccia il suo stile, solo che il suo modo di vestire, non è uguale al mio.
Mordo il labbro interno, mentre ispezioni abito per abito e poi, ne scovo uno che mi piace.

Non troppo lungo, circa altezza ginocchio, rosso e con una bella scollatura, che dice "guardatemi le tette."
Sono contenta che non abbia optato per questo, le sue tette sono magnifiche e non virili che nessun'altro le guardi.
Dal momento che io non ho di questi problemi, indosso il vestito e scelgo un paio di tacchi neri, che si abbinano al bracciale, che trovo sullo scaffale in alto.

<Piper sei ancora viva?> Ironizza Alex, dall'altra parte della stanza.
Apro delicatamente la porta, rivelandomi alla mia ragazza.
La sua opinione è l'unica che importi davvero.

Appena mi vede, si alza in piedi e mi guarda, proprio come mi guardava la prima volta che ci siamo viste in quel bar.
Non dimenticherò mai il suo sguardo.

<Sei bellissima.> Mormora.
<Sicura, non è troppo... Troppo?> Mi limito a descrivere l'abito semplicemente con la parola "troppo", per non sminuire il suo gusto in fatto di abbigliamento.

Le sue mani scivolano sulle mie spalle, accarezzano la mia pelle, fino alle mani e le stringe alle sue, portandoli all'altezza dei nostri petti.

<Sei bellissima.> Mi rassicura ancora.
Sospiro sollevata e sorrido, mi spingo in avanti per baciarla, a piccoli passi... Non sono più abituata ad indossare un abito lungo e dei tacchi.
Alex mi afferra per i fianchi, evitandomi una brutta caduta, perché invece di cadere per terra, cado sulle sue labbra e resto incollata a lei per qualche minuto, prima di uscire.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora