Capitolo otto

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<Siediti Pip.> Il tocco caldo e consolatorio di Alex, sorregge le mie spalle, accompagnandomi a sedere.
<Ho veramente preparato quella fottuta camomilla... Te ne verso un bicchiere.> Non avrei mai pensato di vedere Alex nel ruolo di una donna di casa, ma invece eccola qui, che si prende cura di me, senza annegare nel brutto giro di prima, semplicemente essendo se stessa.

Mette la tazza verde, davanti ai miei occhi e si siede di fronte a me, stringendo le mie mani nelle sue. In silenzio, mi dona la forza di cui ho bisogno in questo momento.

<Perché non capisce? Perché non l'accetta?> Le chiedo, ma rivolgo questa domanda più che altro a me stessa.
<Pip non voglio difenderla, ma dopotutto quello che abbiamo passato, tua madre attribuisce a me la colpa del suo fallimento. Che io non reputo tale, perché tu non sei un fallimento.> Aggiunge velocemente infine.

<Non ho più una famiglia. Nessuno con cui passare il Natale, il ringraziamento, la Pasqua, nessuno con cui scambiare regali, o urlare contro.> Il panico mi assale irrimediabilmente, che cosa diventi quando perdi la tua famiglia? Ti senti un piccolo granello di sabbia sperduto e calpestato.
<A me piace il Natale, anche il ringraziamento e tutte le altre stronzate simili. Ti farò tutti i regali che vorrai e, ci siamo urlate contro tante volte, credo di poterlo sopportare ancora e ancora e ancora...> Si avvicina per darmi un innocente bacio. Quando le sue labbra toccano le mie, non mi sento più sola, o sperduta.
Alex è qui, con me e nessuno potrà dividerci. Ho perso molto per lei, e lei per me, ma rifarei tutto da capo. Solo per poterci trovare qui, in cucina sfasciata a baciarsi.

<Sai di cosa abbiamo bisogno?> Chiede Alex sorridente, ovviamente conosce già la risposta, ma io no, non riesco a pensare in questo momento.
Scuoto la testa, affidandomi a lei.
<Di una vacanza. Io, te, il mare, il bikini...> Si morde il labbro, arrivata alla parola bikini. La colpisco leggermente sulla spalla, ridendo.
Alex pretende di sentire male, solo per farmi continuare a ridere
<Sei una vera gangsta! Non scherzavi.> Ridiamo e per qualche secondo il dolore lascia il mio petto, uscendo da quella risata confusionaria e spontanea.

<Sarebbe bello, scappare per un po' da tutti, ma non abbiamo un lavoro, né dei soldi da parte.> Le ricordo. Lei si alza dal tavolo, con fare sospetto si appoggia rigidamente al bancone da cucina e mi guarda, cerca le parole giuste per dirmi qualcosa.
Quando si comporta così, vuol dire che ha qualcosa da dirmi e generalmente non è niente di bello...

Mi alzo in piedi anch'io, ma mantengo le distanze, sono seriamente preoccupata.
<Alex...> La esorto a sputare il rospo.
<Io ho dei soldi da parte.> Ammette infine. Lo dice velocemente e fa un bel sospiro, rilassando il corpo.
Faccio un passo avanti timorosamente.
<Dei...dei soldi? E dove gli hai presi?> Ho paura della sua risposta, la guardo con il fiato in sospeso e spero davvero di non sentire la risposta che mi aspetto...

<Io...> Si ferma a pensare, fissa il pavimento irrequieta <Sono tornata a casa, quando sono uscita di prigione e... Ho trovato dei soldi nell'appartamento di un vecchio amico...> Fa un'altra pausa, di pochi secondi, ma a me sembra un'eternità <Un vecchio amico morto, che lavorava con me.>

Faccio un sospiro di sollievo. Non è la cosa migliore che potesse dire, ma almeno non si è messa a spaccare di nuovo.
La vedo ad abbracciare e la supplico di non fare più scherzi del genere.
Alex mi afferra per le spalle, i nostri occhi si incontrano e i suoi sono terribilmente confusi.

<Aspetta non sei arrabbiata?> Chiede sorpresa.
<No! Voglio dire... Se è morto, non gli servivano più quei soldi. Non sto giustificando il tuo gesto, dico solo che dovremo sfruttare quest'opportunità.> Scrollo le spalle tranquillamente e le lascio un bacio a stampo sulle labbra, le sue mani afferrano le mie guance e le sue labbra premano più forte contro di me.

<E dove andiamo?> Chiede eccitata.
Guardo il soffitto, forse la risposta si nasconde lassù, tra le crepe... Qualche posto mi viene in mente, ma posso sceglierne soltanto uno.
<Andiamo a Cuba!> Dico infine.
<A Cuba?>
<Si. Non ti piace Cuba? Possiamo anche andare...> Alex mette la mano sulla mia bocca, zittendomi
<Andiamo a Cuba.> Sorride e toglie la mano dalla mia bocca, per zittirmi con la sua lingua. Un modo molto più carino e dolce.

...

Siamo distese fra le coperte sudate. Abbiamo fatto l'amore più volte stanotte e abbiamo prenotato il volo, per domani mattina. Alex sta leggendo di nuovo, poggiata sulle mie gambe, mentre io le accarezzo i capelli.
<Piper...> Chiude il libro velocemente e si tira su sul letto, ha uno sguardo acceso e si morde il labbro. Le sue mani giocano con la rilegatura del libro.
Ha qualcosa da dirmi, qualcosa che voleva chiedermi da tempo, ma non riusciva a farlo. Lo so, la conosco.

<Quando... Quando hai detto a tua madre quelle cose... Insomma si, che... Che io sono la donna della tua vita, che potresti sposarmi e avere dei figli con me... Lo pensavi davvero?> Il suo sguardo vaga nella stanza, non riesce a guardarmi negli occhi, fin quando le prendo il mento e la costringo a farlo.
<Si lo pensavo davvero. Ero arrabbiata, ma lo pensavo davvero. Lo penso. Perché... Perché tu no?> Domando impaurita. Non riuscirei a sopportare di perderla, non di nuovo.
Non Alex.

<Si... Si voglio sposarti. Non adesso, perché siamo uscite da poco di prigione e non abbiamo un lavoro fisso, tanti problemi da risolvere, ma si. Sei la persona della mia vita.> Si avvicina a me, abbracciandomi stretta ed io ricambio, stringendola più forte.
Mi riempie di baci sul collo, salendo fino alla mia bocca.

Siamo ancora nude, nascoste nella penombra, riesco a vedere a malapena il suo delizioso corpo tatuato.

<Quindi questa è ufficialmente una non-proposta di matrimonio?> Chiedo ridendo.
<Credo di sì.> Si mette a ridere anche lei, poi lascia un bacio in mezzo ai miei seni. 
Le afferro il volto e passo il pollice sopra il suo labbro inferiore, mordicchiato.
Le nostre labbra premono l'una contro l'altra, gattono verso di lei, salendo sopra le sue gambe.
Le sue mani scivolano sul mio sedere, stringendolo con passione.
Spingo il mio corpo contro il suo, i nostri seni si toccano, i suoi capelli solleticano il mio corpo e mi concedo a lei. Le sue labbra baciano i miei seni, il mio collo, ogni millimetro del mio corpo e torniamo sotto le coperte, per la quarta volta, in questa nottata.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora