<Aspettavi qualcuno?> Le chiedo... Chi potrà mai essere, soprattutto a quest'ora!?
<No e tu?> Domanda altrettanto confusa.
<No.>
Nessuna delle due scende dal letto, restiamo a guardarci negli occhi, fin quando i battiti si fanno più forti, facendo vibrare i vetri, sulla porta principale.
Alex allunga il braccio all'indietro, afferrando gli occhiali e indossandoli, mettendo a fuoco la mia faccia struccata e i capelli spettanti.
<Sei bellissima.> Mormora con un sorriso fiero e vivace.
Le dò un bacio sulle labbra, rapido e furtivo, come se fossimo due amanti, che sono appena state beccate... Il nostro ospite inaspettato, non ha intenzione di andarsene.
Continua a battere, quello che sembra essere un pugno, sbattendo le nocche sempre con più violenza.<Vado io.> Alzo lo sguardo al cielo. Sarà sicuramente qualche vicino che ha bisogno di qualcosa, o dei ragazzi che fanno uno scherzo.
Alex comunque non si fida... Insomma di cosa può avere bisogno un vicino, alle due di mattina? E i ragazzi che sono ancora svegli, a quest'ora sono in discoteca, non in giro a fare scherzi per le case.
Sue testuali parole.Apro la porta, sicura del contrario di ciò che afferma Alex, quando davanti a me, si spalancano due occhi iniettati di sangue, fuori dalle orbite.
La saliva cade al lato della sua bocca, macchie di alcol sono evidenti sulla sua maglia sporca di qualche giorno.<Cazzo!> Alex si affretta a prendere un ombrello, la prima cosa che trova e si avvicina per colpirlo, quando poggio la mia mano sopra l'oggetto, già pronto a colpire e l'abbassa lentamente.
<Piper è un maniaco, non lo vedi cazzo!?> Alex si fa prendere dal panico. Ridotto così, nemmeno io lo riconoscerei, se non per l'inconfondibile fede d'oro al dito, più piccola di due misure.<È mio padre.>
...
<Mettilo sul divano.> Alex lo solleva per le braccia, mentre io penso ai piedi. Facciamo uno sforzo enorme, per portarlo dalla porta, al divano, ma infine ce la facciamo.
<E adesso?> Chiede abbastanza incazzata. Posso capire il suo rancore. Mio padre è sempre stato uno stronzo arrogante con lei, soprattutto verso il nostro rapporto, ma non posso lasciarlo per strada, mentre è sbronzo, ma nonostante ciò, ha una bottiglia di whisky in una mano.
Per tutto ciò che ha detto, o fatto, sarebbe una soluzione soddisfacente, appagante... Ma non giusta, o risolutiva.<Adesso lo lasciamo qui. Domani mattina mi occuperò di lui.> Le dico, controllando che non cada dal divano. Mi affretto a prendere una coperta. Avevo scelto quella della nonna, senza accorgermene, ma la rimetto al suo posto, cercando una coperta ordinaria.
<Non può restare.> Esordisce Alex, indicando l'uomo steso sul divano, con il braccio che pende verso il pavimento e la bottiglia stretta fra le dita, in una presa debole.
<Alex non posso lasciarlo sul portico di casa. È una notte, poi se ne andrà.> Tento di farla ragionare, mentre corpo mio padre.
Padre... Mentre corpo l'uomo inerte sul divano, bisognoso di soccorso, che apparentemente fa parte del mio albero genealogico. Ecco, meglio.<Cazzo non ce lo voglio un ubriaco nel nostro salotto!> Urla a voce più alta. Mio padre scuote un po' la testa, lamentosi per le grida, ma si gira subito sull'altro fianco, mezzo addormentato e tornare a ronfare.
Faccio segno ad Alex, di spostare l conversazione in cucina. Mi segue con passo pesante, le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso su mio padre, fin quando non voltiamo l'angolo, sparendo nella cucina e allora i suoi occhi, si focalizzano sui miei.
<Deve restare qui.> Le faccio capire che non ammetto obiezioni.
<Non se ne parla nemmeno.> Si oppone fermamente. Non so quale sia la sua paura, o il suo disagio, ma leggo nei suoi occhi, che qualcosa la turba.
<Pensa se fosse stato tuo padre...!> La frase esce senza volerlo. Il padre di Alex, non è l'esempio migliore di stereotipo di padre.I suoi occhi si rabbuiano e sposta lo sguardo da una parte all'altra della stanza, imbarazzata, ma sono io a pentirmi.
Intendo scusarmi immediatamente, prima che la cosa degeneri, ma ovviamente ogni volta che decido di fare un'azione buona, Alex giunge alle sue conclusioni, interrompendomi.<Io non ho un padre.> Punta il dito contro di me, serrando la mascella <E per quanto mi riguarda, nemmeno tu ne hai uno.> Dopodiché esce dalla stanza, lasciando dietro di lei solo una scia di profumo.
Quando torno in sala, sento i passi di Alex, salire le scale.
Mi chino accanto al divano, puntando il dito verso mio padre e stringendo i denti dico<Se alla fine riesci davvero a farci lasciare, giuro che domani mattina ti uccido io con queste mani.> Mormoro in un respiro arrabbiato, ma comunque troppo sensibile, per poterlo scaricare in balia della notte.
Lo so che la mia decisione complicherà le cose con Alex, ma sicuramente sarà comprensiva.
Preferisco passare una notte separata da lei, che essere l'artefice della fine di mio padre.
Ed anche se è un vero bastardo, nessuno meriterebbe una fine del genere, nemmeno lui.Salgo le scale, procedendo al buio, per non svegliare Alex. Quando arrivo davanti alla porta di camera nostra, provo a spingere la maniglia, ma è bloccata dall'interno... Ovviamente.
Non provo neanche a convincerla. Intuisco perché la presenza di mio padre la disturbi tanto... Perché lei non ha mai avuto una vera figura paterna, nessun uomo della casa su cui poter fare affidamento. E da quando mio padre mi ha dato un calcio nel sedere, basandosi sul mio orientamento sessuale, beh da allora per Alex è morto.Mi sdraio sul letto degli ospiti, a testa in su. Porto le mani sotto al volto, chiudendo gli occhi affaticati.
Ho davvero bisogno di dormire...
E lo farei, se non fosse che... Mio padre inizia ad urlare il mio nome, interrotto da rigurgiti tremendi.
Corro al piano di sotto, dove lo trovo immerso in una pozza di vomito...Sarà una nottata lunga.
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Alex e Piper || #Wattys2016
FanfictionAlex Vause e Piper Chapman. La loro storia inizia in un semplice bar, ma le loro strade continuano ad incontrarsi... Commettono atti illegali, uno per i quali, finiscono dentro. La loro storia è tormenta, ma non possono fare a meno di stare l'una...