Capitolo nove

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<Piper muoviti! Cazzo quanto sei lenta.> Urla Alex, dal corridoio.
<Solo un attimo...> Infilo l'ultima scarpa, saltellando per la stanza e contemporaneamente afferro la valigia, raggiungendo Alex in corridoio.

<Finalmente! Quanta roba ti sei portata? Stiamo via solo una settimana. Dovevamo svegliarci un'ora prima, non ricordavo quanto fossi lenta.> Mi bacchetta, con il suo solito sorriso da rimprovero scherzoso.
<Non potevo partire senza il profumo e le scarpe, e il caricabatterie e...>
<Ho capito. Ti prego andiamo.> Apre la porta, prima che finisca la mia lista.
La guardo, faccio la boccuccia e lo sguardo da cane bastonato, le passo davanti, senza togliere lo sguardo dal suo. Alex, appena la sorpasso di qualche passo, mi sculaccia ridendo.
<Pessima. Sei pessima.> Le dico, ma rido anch'io. La porta si chiude e saliamo sul taxi, che ci porterà all'aeroporto.

...

Abbiamo il posto vicino al finestrino, Alex è seduta nel mezzo, accanto a lei si siede un uomo sulla cinquantina, sono contenta che sia un uomo maturo, soprattutto uomo.
Sono un po' più gelosa ultimamente...

<L'ultima volta che sono stata su un'aero, mi stavano trasferendo alla prigione, per il processo.> Deglutisco, concentrandomi sul paesaggio. Sono un po' nervosa, mi sudano le mani e ho la bocca secca.
Alex mi squadra, si accorge che qualcosa non va e mi stringe subito la mano. Mi aggrappo alla sua pelle con le unghie, deve sopportare un po' di dolore, sono in ansia.
<Adesso andiamo a Cuba, lontano da tutto e da tutti... Incluso anche il passato. Perciò non pensarci Pip.> Mi dà un bacio leggero e dolce sulle labbra, faccio un bel respiro, prendo coraggio.

La voce del pilota irrompe, spezzando la nostra conversazione, avvertendo i passeggeri che stiamo partendo.
<Alex ti prego dimmi qualcosa, qualsiasi cosa per calmarmi!> La imploro. Farfuglia strani discorsi, prima di arrivare a dire
<Voglio scoparti ad alta quota.>
La guardo rammaricata e con un tono assai piatto le rispondo
<Davvero? Non ti è venuto in mente altro?>
In quel momento l'aero inizia a prendere quota. Lo stomaco sale per un secondo in gola e il battito accelera. Mi faccio piccola contro il mio sedile e stringo forte la sua mano, chiudendo gli occhi.
Quando gli riapro, le case sotto di noi si fanno sempre più piccole, le nuvole sono più vicine.

<Che cosa diceva riguardo al sesso ad alta quota?> Domando seriamente rivolta verso Alex. Si morde il labbro, frenando un sorriso malizioso e si sgancia la cintura, afferrandomi per la mano e trascinandomi per tutto il corridoio, ci guardiamo attorno prima di entrare nel bagno.

Le sue mani sono già dappertutto. È uno spazio piccolissimo, c'è un piccolo wc è un lavandino. Entriamo a malapena in due, siamo strette come sardine, ma meglio così.
Le sfilo la maglietta e mi avvento sul suo petto, Alex mi trattiene per la nuca, lancia la testa all'indietro gemendo.
Le abbasso i pantaloni, fino alle ginocchia, perché non riesco a toglierli, per lo spazio ridotto.
Mentre le bacio le anche, lei mi sfila la maglietta impacciatamente. Ridiamo, mi sento una quindicenne in piena crisi ormonale.

Con forza abbasso le sue mutandine nere, baciandola fra le gambe. Con le mani afferro le sue cosce e l'attiro a me, immergo la lingua sul suo punto debole e potrei venire, soltanto a sentirla gemere.
<Oddio Pip... Tirati su, tirati su!> Mi alza con forza e mi sbatte contro il muro. La sua mano stringe il mio collo, mentre con l'altra entra dentro le mie mutandine e due dita entrano dentro di me.

Cerco di aggrapparmi a qualsiasi cosa, ma non trovando niente, afferro la mia ragazza e spingo la lingua contro la sua.
Alex aumenta il ritmo, non riesco quasi a respirare.
Gemo a voce alta, al che Alex mette una mano sopra la mia bocca ed io la lecco, per gioco, ma non solo.
<Alex...> Respiro affannosamente, sento quel brivido lungo la schiena <Merda.> Vengo sulle sue dita, irrigidendomi all'inizio, ma rilassandomi poco dopo.

Alex accarezza i miei capelli, portando quelli sudati dietro le orecchie e baciandomi il naso.
Attorciglio le braccia attorno al suo collo, non voglio lasciarla più andare, se non fosse che qualcuno bussa alla porta...
Alex si rimette velocemente la maglietta, si rialza i pantaloni e anch'io devo sbrigarmi, a recuperare la mia roba.

Apriamo la porta, dovremo essere imbarazzate, invece siamo divertite. Tanto.
L'uomo in piedi davanti a noi, ci guarda dalla testa ai piedi e sospirando indica Alex
<Hai la maglietta al contrario...> Poi ci sorpassa seccato e sbatte la porta, chiudendo a chiave.
Torniamo al nostro posto, ridendo come bambine, sotto gli occhi di tutti.

...

Atterriamo più o meno in orario, il taxi ci scorta all'hotel. Un piccolo albergo in periferia, immerso nel rumore e nella gioia di Cuba.
<La prima cosa che vuoi visitare?> Chiede la mia ragazza, mentre stiamo rimettendo a poste le nostre cose.
La nostra stanza dà sul mare, ha un piccolo balcone, una televisione a schermo piatto, un letto matrimoniale confortevole e un armadio sfarzoso.
<Castello del Morro. Voglio immergermi nella storia di questa città.> Muovo le spalle, in maniera intellettuale.
<Allora io sarò una piratessa. La migliore... dopo Anne Bonnie, ovviamente.> Alex mi sorprende sempre, non c'è cosa alla quale non sappia rispondere, o argomentare. È bella quando fa la parte della nerd.
<Vorrei vedere Sierra Maestra. Stare a contatto con la natura.> Questa era più un'affermazione da me, che da lei.
Ripiego l'ultima maglietta, chiudo la zip della valigia e la faccio sparire sotto al letto.

<Uh sai cosa dovremo fare?> Domando eccitata.
<Che cosa?> Anche Alex finisce di sistemare le sue cose e cade a peso morto sul letto, accanto a me.
<Farci leggere le carte. Scoprire il nostro futuro.> Faccio giochi con le mani, fingendo di avere una sfera di cristallo in mano.
<Che cazzata! Sono stronzate quello che ti dicono. È solo un modo per guadagnare soldi. Le persone sono spinte a conoscere l'ignoto, ma sono tutte balle.> Si sistema gli occhiali, alza lo sguardo su di me.
<Non so se siano cazzate o meno, ma voglio farlo. Che c'è, hai paura di non essere nel mio futuro?> Chiedo ironica, stuzzicandole i fianchi. Il suo punto debole, per il solletico.
Ride appena, prima di togliere le mie mani dai suoi fianchi.
Si mette a quattro zampe e sale su di me lentamente, lasciando un bacio sul braccio e poi all'altro.

<Impossibile. Ieri sera ti ho fatto la proposta di non-matrimonio. Sei sicuramente nel mio futuro.> Piega la testa, i suoi capelli neri ondeggiano nell'aria. Le sue labbra sono così vicine alle mie, che posso sentire il suo respiro.
<Allora andiamo?!> Sorrido, sapendo già di aver vinto.
<Come vuoi Pip. Andiamo a farci leggere queste fottute carte.>

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora