Capitolo diciannove

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<Piper devi restare ferma.> È l'ennesima volta che Alex mi riprende.
Stamani ci siamo svegliate presto, per colpa mia. Ho sentito un bruciore alle gambe, al quale ho gridato, svegliando Alex soprassalto.

Mi ha detto che dobbiamo disinfettare i piccoli taglietti sulle gambe, ed è così, che mi sono ritrovata distesa sul divano, con le gambe appoggiate sulle cosce di Alex.
Con un batuffolo di cotone ed alcol, sta cercando di disinfettare le ferite, ma ogni volta ritraggo le gambe, impaurita che possa frizzare.

<Lasciamo perdere. Sto bene.> Tento di alzarmi dal divano, ma lei mi spinge di nuovo sul divano, rivolgendomi un'occhiata di fuoco.
<Basta un secondo Piper... Se solo la smettessi di muoverti.>
<Ok, ma... Ma potresti stringermi la mano?>
Alex trattiene una risata, ma non riesce a far meno di sorridere.
La sua mano afferra la mia, la stringo forte forte, quasi la stritolo. La sua mano diventa in poco tempo rossa.
Non sorride più, la mia bella ragazza adesso ha una smorfia sul volto.

Sospira arrendendosi alle mie suppliche disperate.
Tampona gentilmente, con cautela, ferita per ferita. Stringo i denti, sopportando il dolore, cercando di non lamentarmi più di tanto, ma ogni tanto mi lascio scappare un gemito, quando il taglio brucia più del previsto.

<Ecco... Fatto.> Alza la mano velocemente, gettando a terra il batuffolo, con noncuranza.
Controllo ogni taglio, evidentemente messo meglio di ieri.
<Grazie.> Sorrido. Non sento più bruciare. Prima frizzava, ma adesso è sistemata.
Alex gattona verso di me, appoggiandosi sui palmi delle mani, il suo corpo resta a qualche centimetro dal mio, si toccano solo quando Alex preme le sue labbra contro le mie, distendendosi sul mio petto.

<La mia infermiera personale.> Mi vaneggio allegra. Alex sospira amareggiata e mi guarda con un sorriso malinconico
<Da grande spacciatrice di Mondo, a infermiera casalinga.>
La nostra vita è cambiata radicalmente, dopo le nostre avventure e la prigione.
Si è rivoluzionato il nostro modo di vivere.
Capisco che per Alex sia stato molto più difficile, di quanto lo sia stato per me, ma mi piace ciò che abbiamo adesso, mi rende felice e desidero che lo sia anche lei.

<Ti manca quella vita?> Le chiedo, guardandola negli occhi. Incrocia le mani sul mio petto, appoggiandosi su di esse. Ha lo sguardo perso, abbandonato ai ricordi di una volta.
<No. Non mi manca vivere con la paura, sempre sulla cresta dell'onda, senza sapere quando saresti arrivato a riva. Però mi manca l'adrenalina, quella scarica che percorre le vene.> Ne parla con un tono frizzante, entusiasta, ma poi torna alla realtà, ricordandosi dov'è. In una piccola casa sperduta, a prendersi cura della sua ragazza.
<Anche se tu di adrenalina, ultimamente me ne stai dando anche troppa.> Sfiora con il dito il mio naso, lasciando una carezza minuscola e veloce.

<Pensavo che dovremo decidere quando sposarci.> Non so perché l'abbia detto. È solo che non riesco a smettere di pensarci. È un pensiero fisso, impossibile da scacciare via.
<A me piacerebbe d'autunno... Magari in un ranch. Con le foglie che cadono sopra di noi, colorando il tuo vestito...> Sto navigando con la fantasia. Immagino la scena... Alex che cammina impacciata, con il vestito bianco. Una distesa di verde alle sue spalle, foglie marroni e gialle che cadono lentamente, rallentando quel momento e immortalandolo nel tempo.

<Davvero? A me piacerebbe d'estate. Sulla spiaggia. Sarebbe bello sposarci scalze. I tuoi piedi che lasciano orme sulla sabbia, mentre un caldo e torrido Sole illumina la tua faccia.> Alex sorride a trentadue denti. Anche lei si sta immaginando la scena, nonostante le nostre idee siano diverse, mi piace vederla fantasticare sul nostro giorno speciale.

Il giorno in cui lei diventerà mia moglie, ed io la sua. Legate per sempre.
Possiamo sposarci in un ranch, sulla spiaggia, da sole, o con trecento persone... Non importa. Quello sarà il nostro giorno, chissene frega di dove sarà, come sarà, o chi verrà: noi saremo lì.
È questo l'importante.

Continuiamo a parlare, non riuscendo a decidere niente, essendo in disaccordo su tutto. Ci veniamo incontro, tentando di combinare le idee di entrambi, ma non è facile...
Lei vorrebbe arrivare su un quad, a me piacerebbe cavalcare un cavallo bianco.
Così abbiamo deciso, che potremo andare sul quad, ma sposarci nel ranch... Poi abbiamo ritrattato, preferendo l'idea di sposarci sulla spiaggia, ma arrivare a cavallo..

Driin. Driin. Driin.
Il telefono interrompe le nostre chiacchiere divertite. Chi può essere?
Vado io a rispondere.

<Una detenuta del carcere di Litchfiled, sta cercando di contattarla. Per accettare la chiamata, premere uno...> Metto la mano sulla cornetta, chiamando Alex con un gesto della mano.
<Qualcuno dal carcere.> Le dico a bassa voce. Lei mi fa segno di rispondere, potrebbe essere una delle nostre vecchie amiche.
Premo uno e dopo pochi secondi, riconosco quella voce burbera, ma allo stesso tempo amorevole.

<Chapman come va?>
<Red! Noi stiamo bene, voi?> Afferro Alex per il braccio, poggio la testa sulla sua spalla, lei avvicina l'orecchio alla cornetta, per origliare ciò che ha da dirmi.
<Bene sei con Vause. Stavo cercando entrambe...> Fa una pausa, poi a bassa voce <Abbiamo ottenuto un "permesso", per così dire... Caputo ci lascia organizzare una festa per il compleanno di Nicky. Ho pensato di invitare anche voi.> Alex si posiziona davanti a me, muovendo le mani freneticamente, facendo segno di no. Le tiro un calcio alla caviglia, guardandola male. Lei sospira sconfitta e lascia che io accetti, perché lo sa che non direi mai di no a Red. È come una mamma.

<Certo! Veniamo volentieri.>
<Ehh...> Alex gesticola con le mani, alza gli occhi al cielo... Ma che le prende adesso?
<D'accordo. Domani alle tre del pomeriggio.> Specifica più volte, prima di attaccare.

Alex si è distesa sul divano, ha tolto gli occhiali, facendoli scivolare sulla fronte. Si stropiccia gli occhi, la tensione si taglia con il coltello.

<Che succede?> Le domando sedendomi accanto a lei. Ha indosso una maglietta lunga, che lascia scoperte le sue gambe, così approfitto della nudità, per accarezzarle il polpaccio.
<Non mi piace l'idea di tornare a Litchfield.> Alex ne ha passate tante, specialmente là dentro e so che sarà dura per lei, ma non possiamo non andare al compleanno di Nicky. E poi sono contenta di rivedere le altre.

<Staremo lì per un'oretta, come visitatori ed usciremo illese. Prima di sera, saremo a casa nostra, nel nostro letto... A farci le coccole.> Le prometto, baciandole prima la guancia e poi le labbra.
<E ci faremo solo le coccole?> Ha un sorriso malizioso, che adoro. Con le mani accarezza le mie spalle. Sono distesa sopra di lei, i nostri respiri si uniscono lentamente. Il suo è più affannoso del solito, è preoccupata. Lo so.
Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le tolgo gli occhiali dalla fronte, poggiandoli sul tavolino.

<Domani si torna a Litchfield.> Mormoro, mentre ci scambiamo baci leggeri.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora