<Grande... No davvero grandioso! Hai appena vomitato sul mio tappeto, per il corridoio e adesso sulle mie scarpe.. Riesci ad arrivare al bagno?> Domando arrabbiata.
Sono furiosa per come si è ridotto, anche perché ha suonato alla mia porta, dopotutto quello che si è concesso di dire, ma soprattutto sono furiosa con me stessa, che invece di mandarlo a fanculo, l'ho fatto restare per la notte, contro la volontà di Alex.Le uniche cose che mi sono guadagnata sono un padre ubriaco, una ragazza arrabbiata e del vomito sulle scarpe.
<Questo... Questo è il minimo che puoi fare per me.. Dopo.. Dopo tutto quello che ti ho dato.> Biascica, sputando per terra. Le sue parole mi impediscono. Non ha fatto proprio un bel niente per me, se non impormi delle regole, o regalarmi libri a Natale, al posto delle bambole, screditare la mia relazione, la mia vita.
Miracolosamente arriviamo al bagno, lascio che gattoni fino al water, vomitando dentro.
Mi appoggio allo stipite della porta, prendendomi la testa fra le mani e respirando contro i miei palmi.
Sento un'irrefrenabile voglia di piangere, ma mi rifiuto di lasciar uscire anche una sola lacrima, di fronte a mio padre.I rigurgiti cessano, mi volto verso di lui, controllando a stento i miei istinti. Si siede accanto al muro, pulendo si la bocca con un fazzoletto di stoffa. Mi accingo a portargli un po' d'acqua, quando gli passo il bicchiere, lui lo afferra senza guardarmi negli occhi e dopo aver bevuto un sorso, dice
<Perché mi hai fatto questo?>
<Non sono stata io.> Mi siedo di fronte a lui, appoggiando la schiena contro l'armadietto di legno <Sei tu che ti sei ridotto così.> E non mi riferisco solo all'alcol, ma a tutto l'insieme.
<Dal primo momento che è nato tuo fratello, ho capito che non avrebbe combinato niente di buono nella vita. Ero suo padre, lo percepivo. Ma quando sei nata tu, è stato il girono più bello della mia vita. C'era qualcosa dentro di me che mi urlava che saresti divenuta la figlia che ho sempre voluto. Eri destinata a grandi cose e poi...> Scuote la testa, se il suo tono prima trasmetteva orgoglio e stima, adesso è tutt'altro. Storce la bocca, in una smorfia ripugnante <Poi hai incontrato quella lì.>
Sospiro. Tento di far entrare le sue parole da un orecchio e farle uscire dall'altro.
Odio quando attribuisce i miei fallimenti ad Alex, se ho commesso degli errori, è solo colpa mia.<Alex non mi ha rovinato, mi ha salvato.> Dico tutto d'un fiato, affrontandolo a viso aperto <Mi ha salvato da una vita noiosa, imposta da te. Mi ha salvato quando eravamo in carcere, ogni giorno mi svegliavo e mi alzavo da letto, solo perché c'era lei. Mi ha salvato da me stessa, anche quando le ho fatto del male, lei è rimasta.>
Mi alzo in piedi, lanciandogli contro un asciugamano, perché il suo fazzoletto è troppo sporco per essere usato un'altra volta
<Perciò non puoi permetterti di parlare di lei. Se cerchi qualcuno con cui rifartela, allora punta il dito contro di me, o ancor meglio, contro di te. Ma non su di lei, chiaro?> Esco sbattendo la porta, senza attendere una risposte. Sfoceremmo in un'accesa discussione e non mi sembra il caso, di litigare alle tre del mattino.
Torno nella stanza degli ospiti e distendo la testa sul cuscino, abbandonandomi ad un sonno profondo.
...
Vengo svegliata verso le sei, da rumorosi rigurgiti provenienti dal bagno. Resto nel letto, indecisa se alzarmi o meno, quando alla fine sono le mie gambe, a prendere una decisione per me.
Scivolo fuori dalle lenzuola, infilo le ciabatte e ancora mezza addormentata, entro nel bagno.<Ci son...> Alzo lo sguardo, barcollando in avanti per aiutarlo, quando vedo Alex afferrare le spalle di mio padre e tenergli i capelli, mentre lui vomita nel water.
<Ti sto dando il cambio.. Sei stata sveglia fino alle tre.> Risponde Alex, senza guardarmi, concentrandosi sul vomito di mio padre.
<Alex io...> Scuoto la testa, tentando di ringraziarla, ma vengo interrotta da un rigurgito di vomito.<Da quanto va avanti?> Domando stropicciandomi gli occhi.
<Da circa un'ora.> Mio padre alza la mano, mostrando il palmo, facendo capire che ha finito.
Alex lo volta, appoggiandolo contro il muro e prendendo un asciugamano pulito, mentre io mi occupo di riempire un bicchiere d'acqua.Alex tende la mano verso di me, afferrando il bicchiere. Le sue dita sfiorano le mie, entrambe alziamo lo sguardo, senza interrompere quel contatto fisico e le sussurro un "grazie", sorridendo.
Alex sospira, buttando giù i dissidi che c'erano fra noi, si avvicina a me, lascia un bacio caldo sulla mia guancia e torna ad occuparsi di mio padre.<Devo.. Devo...> Mio padre indica la tazza, così Alex lo afferra per le spalle, riportandolo davanti al water.
L'aiuto, sorreggendo l'uomo da sotto le ascelle.<Non dovevo comportarmi così prima.. Scusami.> Mormora Alex, sopra ai rigurgiti di mio padre.
<Non importa. Lo capisco amore.> La guardò sorridente.
Anche davanti ad un uomo che vomita, con la maglietta sporca e i capelli scompigliati, sembra la donna più bella del Mondo.<Eh Piper...> Alex tiene gli occhi bassi, fissi dentro al water, io continuo a fissarla, come ipnotizzata
<Mh??>
<C'è un problema...> I suoi occhi incrociano i miei, ed è a quel punto, che con la testa mi fa segno di guardare dentro al water.
Non c'è vomito, non è solo alcol almeno.
C'è del sangue, tanto sangue.<Cazzo.> Pronunciamo insieme, prima di alzare mio padre da terra.
Lui cammina a malapena, vomita di nuovo sangue, poi riusciamo a stenderlo in macchina, per portarlo all'ospedale.<Vengo con te.> Alex aggira la macchina, salendo al posto del passeggero.
Si lega la cintura con forza e stringe la pelle del sedile, mentre annuisce energicamente, facendomi capire che è pronta...È la prima volta che sale in auto, dopo l'incidente.
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Alex e Piper || #Wattys2016
Fiksi PenggemarAlex Vause e Piper Chapman. La loro storia inizia in un semplice bar, ma le loro strade continuano ad incontrarsi... Commettono atti illegali, uno per i quali, finiscono dentro. La loro storia è tormenta, ma non possono fare a meno di stare l'una...