Capitolo ventritrè

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Tornando a casa, non rivolgo parola ad Alex, ma lei sa essere molto comprensiva. Non mi esorta a parlarne, resta vicina a me, accarezzandomi la gamba, per tutto il viaggio di ritorno.

Trascino i piedi fin dentro casa, vorrei solo gettarmi sul letto e dormire, o piangere, oppure ridere... Ho dei sentimenti contrastanti, a riguardo.
Ma non faccio niente di tutto questo. Alex me lo impedisce.

<Stai bene?> Afferra le mie spalle, guardandomi diritta negli occhi e spostando le ciocche dei miei capelli, dietro alle orecchia.
<Non molto.> Ammetto con un sorriso nostalgico, scrollando le spalle all'indietro. Alex mi toglie la giacca, poggiandola sullo schienale di una sedia di legno, che teniamo nel corridoio.

<Mi prenderò cura di te.> Sussurra al mio orecchio, lasciando un bacio caldo dietro al collo, un altro sotto all'orecchio e una striscia di altri baci, su tutto il mio collo, sul mento, fino alle labbra.

Le avevo promesso del sesso selvaggio e scatenato, invece si preannuncia passionale, ma abitudinario.
Adoro fare l'amore con Alex, in tutte le maniere, ma quello calmo e passionale, è quello che preferisco.

Le sue mani sollevano la mia maglietta, ma senza toglierla del tutto. Si inginocchia davanti a me, baciandomi lungo i fianchi, sotto ai seni e anche sull'ombelico.
Si alza lentamente, non distacca lo sguardo dal mio, nemmeno per un secondo. Sfila la maglietta, lasciandola cadere dietro alle mie spalle.
Sgancia il mio reggiseno, lasciando pari baci, su entrambi i miei seni, poi prende in bocca prima un capezzolo e poi l'altro... Non riesco a trattenere un gemito.

Intreccio le dita nei suoi capelli, tirandoli leggermente, senza ferirla, ma abbastanza forte, da farla sussultare.
Ci distendiamo sul letto, i nostri corpi quasi interamente nudi, si sfiorano, elevando il desiderio.

Alex ed io ci prendiamo un secondo, i nostri occhi si incontrano, ed in quel momento, solo con lo sguardo, potremo fare l'amore.
Afferra le mie guance, premendo le sue labbra morbide contro le mia ed entrando nella mia bocca, con la sua lingua.
Ho bisogno di lei.
Ho fottutamente bisogno di lei e soltanto di lei. Dopo essere tornata dall'ospedale e aver saputo che mia mamma sta per morire, dopo avermi concesso finalmente la benedizione tanto attesa, fare sesso è l'ultima cosa che vorrei, ma non con Alex.
Con lei, è esattamente ciò che mi serve.

Con due dita entra dentro di me, spinge sempre più in su, facendomi gemere, contro le sue labbra e successivamente, toglie le dita, per poi immergerle di nuovo dentro di me.
La distacco da me, portandomi sopra di lei e baciando con passione i suoi seni prosperosi.
Alex attorciglia le sue gambe attorno a me, spingendo il suo bacino contro il mio.

Afferro le sue spalle, portando il suo corpo, contro il mio, i suoi seni, sui miei. Ci muoviamo lentamente le una contro l'altra, poggio la fronte sulla sua, tengo la bocca leggermente aperta, confondendo i nostri respiri l'uno dentro l'altro.

<Ti amo, Alex. La mia vita non avrebbe senso se tu... Tu...> Non riesco a finire la frase, un brivido percorre la mia schiena, il mio corpo si irrigidisce contro il suo. Sia io che Alex, veniamo, baciandoci in seguito.

Crolliamo sfinite sul letto, tenendoci per mano e osservando le nostre dita intrecciate, alla luce del lampadario, che pende dal soffitto.

<Dicevi?> Chiede Alex con una smorfia vanitosa in faccia. Non distolgo lo sguardo dalle nostre dita, combaciano alla perfezione e so che l'avrete sentito dire tante volte, ma è proprio così.
Stessa lunghezza, stesso taglio delle unghie, stessi polpastrelli.
Sorrido alla visione di quel gesto.

<Che la mia vita non avrebbe senso senza di te, senza di noi, senza questo. Mi fai sentire viva, ogni parte del mio corpo, ti appartiene, non solo il mio cuore.> Alex mi sorride, sporgendosi per darmi un bacio, che dura a lungo.
<Ci apparteniamo. Lo so, da quando ti ho vista nel bar.> Mi confessa sottovoce. Mi rivolge uno sguardo divertito <Lo sai che cosa mi ha detto tuo padre, mentre ti aspettavo?>

No, non voglio saperlo, ma anche se le rispondessi di no, me lo direbbe comunque... Perciò.

<Che cosa?>

<Ha detto che i miei capelli gli ricordano un'attrice famosa...> Oh Wow! Questo non me l'aspettavo. È un complimento... Giusto? È un complimento, si.
<A Mortisia.> Conclude infine e ride divertita. No, non è un complimento.
Adesso sì che riconosco mio padre.

<Beh... Prendiamo per buona la prima, okay?> Mi lascio andare anch'io, ridendo assieme a lei. Ci contorciamo nel letto, l'odore di orgasmo vacilla ancora nell'aria e siamo ancora beatamente nude.

Qualcuno suona al campanello di casa, interrompendo il nostro momento romantico.
Non stiamo aspettando nessuno... Di sorprese ne abbiamo ricevute fin troppe oggi, ma qualcosa mi suggerisce che non siano ancora finite.

Mi alzo dal letto, indosso la prima cosa che mi capita... La maglietta grigia di Alex. Quella lunga che teneva dentro ai pantaloni, mi arriva fino alle ginocchia, coprendomi quasi tutto le gambe.
Mi avvio a passo svelto verso la porta, continuando ad urlare che sto arrivando.

<Si..?> Chiedo sorridente aprendo la porta, ma quando vedo la persona davanti a me, sono tutt'altro che sorridente. Non è Stella, o mia madre, né mio padre... No, Larry.

Alex sbuca alle mie spalle, indossa solo mutande e reggipetto, quando lo vede rimane pietrificata per qualche secondo, poi le indico con lo sguardo il suo corpo.
<Oh cazzo.> Si copre con le mani, corre in camera a vestirsi.
Mi giro verso il nostro inatteso ospite.

<Larry, ma che... Che sorpresa. Cosa ci fai qui?!> Chiedo, fingendo un sorriso di circostanza.
<Polly mi ha lasciato. Non sapevo dove altro andare, così ho pensato a te.> Ammette sconfortato infine.
<Come hai fatto a...?> Ci penso su un attimo, poi annuisco, avendo già trovato la risposta da sola <Sei andato al carcere e hai chiesto dove abitavo, giusto?> Vecchia storia, che si ripete.

<Si.> Larry chiede malamente permesso, spiaccicandomi contro il muro e facendosi strada nel corridoio. Ha due grandi valigie con se, le poggia per terra, voltandosi verso di me a braccia aperte... In quel preciso istante arriva Alex, che con passo veloce mi raggiunge, posizionandosi alla mia destra.

<Ah già.. Ciao Alex.> La saluta imbarazzato, grattandosi la nuca e fissando il pavimento.
<Larry.> Alex ricambia il saluto, con tono distaccato. La sua mano scivola sul mio fianco, avvicinandomi a lei e baciandomi la guancia, tutto questo mentre guarda Larry, assicurandosi che non si perda nemmeno un dettaglio.

<Sentite ragazze, lo so che ci sono stati dei problemi in passato, ma non so dove altro andare. Non mi fermerò a lungo, giusto qualche giorno. Sarà come non avermi qui.> Mette la mano sul cuore, sorride speranzoso e batte il piede a terra, da bravo soldato.

Io ed Alex ci guardiamo. A noi basta poco per capirci, in pochi secondi i nostri sguardi si scambiano parole e parole, ma dato che voi non potete leggere i nostri occhi, tradurrò per voi...

"Non se ne parla nemmeno!" Grida Alex.
"Mica possiamo lasciarlo in strada." Replicò arrabbiata e compassionevole nei confronti del povero Larry.
"Merda... Va bene, ma solo per poco."
"Pochi giorni, promesso." Sorrido infine.

Sospiro, rivolgo uno sguardo sbilenco a Larry e gli comunico il nostro silenzioso verdetto

<Puoi restare, ma solo qualche giorno.>

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora