Capitolo trentasette

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ALEX:

<Ripetimelo ancora...> Mordo il labbro inferiore, metto tutta la forza che ho, posso sentire il sapore del sangue in bocca. Sono terrorizzata, se sbagliassi una sola mossa... Non importa che vi spieghi cosa accadrebbe.

<Mentre lui parla con il cliente, tu ti allontani con una scusa, estrai il telefono dalla tasca dei pantaloni e scatti la foto. Torni come se niente fosse e bam! Lo incastriamo> Piper è esaltata, per questo piano, crede che sia la soluzione di tutti i nostri problemi, eppure preferirei che ne parlasse con meno eccitazione, perché non è un gioco e potremo rimetterci la pelle entrambe.
I suoi atteggiamenti, in questo momento, mi ricordano di quando era il boss delle mutandine... E non mi piace per niente, anche se sono contenta, che almeno una delle due non abbia paura.

<Alex...> Piper si siede davanti a me, a gambe conserte e prende le mie mani fra le sue. Si è accorta che qualcosa mi turba e con i suoi modi affettuosi, tenta di scacciare via i brutti pensieri che annidano la mia mente <Andrà tutto bene. Kubra non è nessuno in confronto a noi.> Bacia entrambi i dorsi delle mie mani, stringendo più forte la presa.

<Oh no certo... Lui ha solo un'armata di cento uomini che sono pronti a tutto pur di compiacerlo.> Sbuffo ironica <Ma noi abbiamo l'amore.> La guardo male, inclinando la testa da un lato. Se i miei occhi potessero, saetterebbero fulmini in questo momento.

<Ok, se la metti così...> Il suo entusiasmo svanisce, rattristandomi.
<Scusa.> Dico velocemente. Sfilo le mani dalle sue, solo per massaggiarmi le tempie, che stanno scoppiando. <Sono nervosa.> Ammetto, ma non penso che ci fosse bisogno di dirlo, era già abbastanza evidente.

<Lo so tesoro. Ma tu sei Alex Vause! Non ti succederà niente, io ti proteggerò.> All'apparenza, possono sembrare frasi di circostanza, ma Piper lo dice con convinzione, con gentilezza, non così tanto per dire, ma perché ci crede davvero: mi dà la carica, per fronteggiare il mostro.

Ci spostiamo sull'entrata: è arrivato il momento di andare.
Piper si butta fra le mie braccia, stringendomi così forte, da farmi mancare l'aria, ma è una mancanza piacevole.
<Ti amo.> Sussurra al mio orecchio. Intreccio le braccia al suo collo, attirandola più vicina a me. Non c'è posto più bello, che stare fra le sue braccia.
<Ti amo anch'io.> Mi abbasso per darle un bacio casto sulle labbra, restiamo immobili per qualche secondo, nella medesima posizione.

Sono io a distaccarmi per prima, altrimenti lei non mi lascerebbe andare. Lo so che ha sorriso fino ad adesso, che ha mostrato eccitazione ed entusiasmo, ma so anche che in cuor suo, è più spaventata di me.

Lascio le sue labbra umide, così passo il polpastrello del pollice sopra di esse, asciugandole dolcemente.

<Piper... Devo andare.> Indietreggio, aprendo la porta con una mano.

<Certo.> Sorride. I suoi occhi sono lucidi, non sopporterei vederla piangere, non adesso.

<Dovresti lasciarmi il braccio...> Le faccio notare. La sua mano stringe la mia pelle con forza, a tal punto che si arrossa.
Piper si scusa, togliendo la mano e allontanandosi da me.
Continuo ad indietreggiare, ripetendomi che andrà tutto bene... andrà tutto bene.

L'ultima cosa che vedo, prima che la porta si chiuda, è il suo sorriso, in contrasto con i suoi occhi preoccupati e il corpo pietrificato.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora