Capitolo trentaquattro

1.3K 79 2
                                    

Lavorare al Bar ieri è stato divertente, ma anche molto stancate. Mi sono trascinata dal locale, a casa e poi ho strisciato fino al letto e sono crollata.

Oggi c'è la festa di beneficenza a Litchfield.
In questo momento, non amo la compagnia di nessuno, ma devo ammettere che mi fa piacere rivedere le ragazze, stare con loro come ai vecchi tempi... Anche se non sarà lo stesso, perché Alex non c'è e quindi... Ok. Non devo pensarci. Sarà una splendida giornata.

Indosso un vestito bianco, lungo. Il corpetto mi stringe un po', ma adoro come il velo, un po' trasparente, ricade morbido sulle mie gambe. Ha una  spaccatura sulla gamba destra, che arriva all'altezza coscia. Prendo una pochette, ma metto dentro solo il telefono, tanto dovremo lasciare le borse all'entrata.

Prendo un taxi, perché non ho ancora una macchina. Sto cercando lavoro, ma nessuno sembra disposto ad assumere una ex-detenuta. Capisco che possono essere intimoriti, ma anche noi abbiamo bisogno di lavorare e con Joe ho svolto un ottimo lavoro, magari potrei chiedere a lui se ha bisogno di qualcuno al bancone...

<Siamo arrivati.> Mi avvisa il tassista. Indossa un buffo sombrero messicano, tutto colorato e apparentemente pesante. Gli dò i soldi e scendo dal taxi, camminando nuovamente nel parcheggio di Litchfield.

Sono nel piccolo atrio principale, ed è già il caos! Bambini che urlano dalla gioia, altri che piangono perché odiano la cravatta attorno al collo, genitori che fanno la predica ai figli, ricordandogli come ci si deve comportare, le detenute spiaccicate ai vetri, che tentano di vedere la loro famiglia e se riconoscono qualcuno nella folla, battano la mano contro il vetro ripetutamente, prima che una guardia le porti via.

<Piper Chapman.> Dico a voce alta, così che l'agente possa comprendere, nonostante il rumore.

<Va bene.> Mi fa segno di avvicinarmi e di scostare i capelli, dopodiché attacca una targhetta di carta con su scritto il mio nome e sopra di esso, c'è una scritta in blu che dice "visitatore."

I corridoi sono addobbati come non mai prima. Palloncini che pendono dal soffitto, disegni astratti attaccati ai muri bianchi, sculture di fango ammassate sui tavoli... Sembra perfino un posto accogliente.

<Chapman!> Morello mi riconosce da lontano. Indossa uno strano cappello rosso, con delle piccole eliche sopra e mi informa che lei sarà il clown per i bambini.

<Wow è... Wow.> Mi congratulo, sono molto sorpresa.

<Lo so.> Si pavoneggia Morello, facendo girare le piccole eliche sopra la sua testa.

<Chapman.> Nicky si saluta con una scrollata della testa.
Guarda Morello leccandosi le labbra e mette il braccio attorno al suo collo, sussurrando qualcosa al suo orecchio e poi se ne va.

Lorna si accosta a me, mette una mano davanti alla bocca, per coprire quello che sta dicendo.
<Io e Nicky abbiamo ripreso a fare sesso.>

<Davvero?! Ma tu non eri sposata? E Nicky non sta con Stella?> Sono confusa.

<È vero. Ma se il mio piccolo non lo sa, non può ferirlo. È solo sesso, nessun sentimento. Per quanto riguarda Nicky e Stella, sembra che loro abbiano una specie di relazione aperta.> Scrolla le spalle, poi si allontana, perché iniziano ad arrivare i primi bambini, ed è suo compito farli divertire.
Cammino verso la sala principale, dove Red sta distribuendo le sue prelibatezze.

Mi servo un bicchiere di succo all'arancia rossa e mi sposto in mezzo alla sala, ammirando le "opere d'arte" delle detenute.

Ed è in quel preciso istante, che il mio cuore smette di pulsare, o forse riprendere battere.
Alex è in piedi accanto alla finestra, indossa un vestito nero attillato, che le lascia scoperto le spalle e le gambe. Ha un bicchiere di carta rossa in mano, lo porta lentamente alle labbra, bevendo un sorso di succo... Scommetto che è quello all'ananas, lei lo adora.

Si guarda intorno spaesata, con aria indifferente, come se si trovasse qui, ma solo per caso. Poi i suoi occhi incontrano i miei, Alex si irrigidisce, la sua mano potrebbe disintegrare quel bicchiere, da quanto è tesa.
Istintivamente, alzo la mano per salutarla. Lei fa un passo verso di me, un altro e poi si ferma, indecisa sul da farsi.
Io mi muovo verso di lei, ma dopo pochi passi, mi blocco pure io. Credo che sia perché, il sangue non arriva bene al cervello, in questo momento.

Alex prende coraggio e cammina con decisione verso di me, così io le vado incontro.
Ci ritroviamo faccia a faccia e adesso, posso sentire il suo profumo. Chiudo gli occhi, respirandolo a pieni polmoni: quello è ossigeno per me.

<Com..come stai?> Balbetto.

<Bene... Bene te?> Che bugiarda! Abbassa lo sguardo, guardando i suoi piedi e la voce esce più bassa, rispetto al solito.

<Tutto bene.> Mento. Cala il silenzio fra noi, in cui i nostri occhi non fanno altro che cercarsi. Più volte Alex è sul punto di dirmi qualcosa, ma le parole le si spezzano in gola e finisce che si ritrae indietro e non dice niente.

<Oh, ma guarda le sposine!> Mi volto di scatto, nella direzione della voce. Non è possibile. Stella.
Con la coda dell'occhio guardo Alex, alza lo sguardo al cielo e batte il piede in terra, si sta trattenendo dal non ucciderla.

<Allora Chapman, come stai?> Mima delle pistole con le mani e ride in seguito, avvicinandosi con passo indiscreto.

<Bene.> Rispondo secca.

<Allora quand'è il matrimonio?> Stella ha un gran sorriso furbo. Secondo me è già al corrente di tutto, ma le piace girare il coltello nella piaga.
Mi schiarisco la voce, balbetto qualcosa di incomprensibile, sento le lacrime pungermi gli occhi.

<Il 23 ottobre.> Mi salva Alex. <Ci sposiamo al ranch.> La guardo ringraziandola in silenzio. L'unica cosa che voglio, è scappare da questa conversazione. È troppo difficile, intraprendere l'argomento.
E mentre Alex è intenta a spiegare i dettagli della cerimonia, le mie gambe iniziano a tremare e una lacrima riga il mio volto.
Quando se ne accorge, smette di parlare, abbassando lo sguardo.

Stella mi guarda confusa. Sposta lo sguardo da me ad Alex, da Alex a me.

<Scusate, io... Io devo andare.> Poso il bicchiere sul tavolo, allontanandomi in fretta.
Il mio cuore sta esplodendo, quando le lacrime hanno iniziato a scendere solitarie sul mio volto, ho sentito la voce di Alex rompersi e poi è crollato il silenzio.

Apro con forza la porta principale e respiro profondamente. Sta diluviando, ma non posso restare nemmeno un secondo di più qui.
Mi incammino sotto la pioggia, le gocce bagnano il mio vestito, le pozzanghere schizzano il mio lungo velo, macchia dolo di marrone.

<Piper!> Riconosco la voce di Alex. Mi girò lentamente e la vedo camminare verso di me, passo dopo passo.
La pioggia bagna il suo vestito, rendendolo ancora di più attillato. Riesco a vedere le sue forme, più definite. I capelli neri le si attaccano al volto, formando dei ghirigori sulle sue guance.
È bellissima. Per un momento mi dimentico di tutto, lascio cadere i nostri problemi alle spalle come briciole, perché la sua bellezza è divina.

Continua a muoversi verso di me, mentre la pioggia scende più veloce sopra di noi.
È arrivato il momento del confronto.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora