Capitolo quarantatré

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Sette ore al matrimonio:

Ho dormito serenamente stanotte. Perché Alex mi ha abbracciato tutto il tempo.
Il suo naso solletica la pelle del mio collo, svegliandomi pacificamente.

<Buongiorno.> Le dico baciando la punta del suo naso. Alex arriccia le labbra e scuote il naso, si volta verso il comodino e afferra gli occhiali, indossandoli.
Le conferiscono un'aria intellettuale.

<Buongiorno.> Risponde baciandomi sulle labbra.
<È un giorno speciale. È il nostro giorno.> Dice entusiasta. Si alza dal letto, dirigendosi verso l'armadio, scatto verso di lei, bloccando le ante con le braccia.

<No, no! C'è il mio vestito.> Sorrido nervosamente, allontanandola leggermente.
<Ok, ma io come faccio a vestirmi? Non posso mica andare fuori nuda... Anche se ho sempre desiderato...> Vaga con la mente, portando un dito sul mento e immergendosi nei suoi loschi pensieri.

<No!> La fermo prima che possa dire qualsiasi cosa <Non devi andare fuori nuda. Scelgo io i tuoi vestiti, tu vai a... A fare il caffè!> La spingo fuori dalla porta, vietandole categoricamente di aprire l'armadio!
Porta sfortuna vedere il vestito prima della cerimonia e ci sono già troppi pensieri nella mia mente, non ci serve anche la sfortuna.

Quando Alex lascia la stanza, apro l'armadio. Il mio vestito è la prima cosa che salta all'occhio. È bellissimo. Sfioro la pellicola che lo ricopre, sorridendo. Scelgo dei vestiti per Alex: jeans e maglietta nera, con una scritta in rilevo rossa: Hard Rock!

Poggio gli abiti sul braccio, dalla tasca dei jeans esce un vecchio foglio, stropicciato e macchiato... Cos'è?

Mi piego e quando lo giro, lo riconosco subito. È il biglietto aero per Cuba.
L'ha tenuto. Eravamo così felici, libere, solo allora stavamo conoscendo il Mondo.
E poi sono iniziati i problemi... Stella, mia madre, mio padre, Kubra, di nuovo Stella... Insomma, non c'è stato un attimo di pace.
Sarà sempre così la nostra vita? Frenetica e irrefrenabile?

Rimetto il biglietto nella tasca, quando mi accorgo che c'è qualcos'altro dentro. Intrufolo l'indice dentro al jeans, fino in fondo afferrando con l'unghia l'oggetto misterioso...

Un piccolo anello, con un brillante sopra circonda il mio dito. Non avevo neanche pensato agli anelli, per fortuna ha provveduto Alex.
Improvvisamente, è come se quel piccolo diamante si trasformasse nella sfera viola della cartomante di Cuba e mi mostra il mio futuro...

<Aiden non tirare i capelli di tua sorella!> Urlo arrabbiata contro il bambino, indicandolo con un mestolo di legno in mano, sporco di minestra.
<Alex sarebbe gradito un po' d'aiuto!> Mi rivolgo a lei seccata. Se ne sta sul divano, con un giornale fra nella mano e il caffè nell'altra.

Lancia gli occhi al cielo, infastidita dalla mia voce.
<Aiden fa come dice mamma Piper! Sennò ti sculaccio.> Lo avverto minacciosamente. Il bambino si siede a terra, sbattendo i camioncini l'uno contro l'altro, facendo un gran rumore.

<Non è possibile...> Sbuffo alterata. Da quando ci siamo sposate, le cose sono sempre andata a peggiorare. Alex ha voluto disperatamente un bambino, ed io ho non desideravo altro che una femmina. Così abbiamo adottato due fratellini... E andava tutto bene, fin quando lei ha trovato un lavoro, che la impegna gran parte della giornata, lasciando i ragazzi, la casa, le faccende e tutto il resto, a me.
Ma non posso lamentarmi, no signore! Perché lei dice sempre "Sono io che porto il pane a casa! Non andremo avanti senza di me!"

Perché l'ho fatto? Perché?

Sento l'ansia mozzarmi il respiro, non posso vivere così! Non posso farlo!
Le gambe non si muovano più, sono rimasta ferma contro il pavimento, fantasticando sul nostro futuro, poco roseo.

Trovo la forza di correre in cucina, solo per urlare disperatamente e in preda al panico

<Non possiamo sposarci!>

Alex con molta calma posa la macchinetta del caffè sul lavabo, si volta verso di me sorridente e mi accarezza le spalle.

<Ok ero pronta a questo. Piper, andrà tutto bene, non devi preoccuparti. Lo so che tua madre non ci sarà e nemmeno tuo padre, che i nostri unici invitati, sono anche i nostri testimoni, ma noi ci amiamo! Non c'è motivo di preoccuparsi.> Mi conforta, ma non mi fa sentire meglio per niente. Il cuore sta esplodendo nel mio petto, potrebbe saltarmi l'aorta da un momento all'altro!

Levo le sue mani dalle mie spalle, lego i capelli in una coda di cavallo alta. Sento il sudore ovunque, non sta succedendo, non sta succedendo. Io lo so che andrà tutto bene, ma perché non riesco a calmarmi?

<No Alex! Tu non capisci... La nostra vita sarà un'inferno! Avremo dei bambini e non sarò in grado di fare tutto da sola, perché tu non ci sarai! Avrai un lavoro e te ne fregherai di noi! Oddio!> Cammino su e giù per la stanza, portando i ciuffi ribelli all'indietro.

<Tu pensi questo? L'idea di avere dei bambini con me è così terrificante? Credi davvero che non mi importerebbe di voi, dopotutto quello che abbiamo passato?> Non è arrabbiata. Parla in modo calmo, ma deluso e scuote continuamente la testa, convincendosi che non penso davvero quello che ho appena detto.

<Non ho detto questo... Penso solo che sia un'errore sposarsi! È troppo presto!> Urlo in paranoia.

<Troppo presto?!> Alza la voce, indietreggiando velocemente <Troppo presto?! Ci conosciamo da una vita! Stiamo insieme da... Da sempre! Perché tu lo sai, ed io lo so, saremo anche state lontane, ma non ci siamo mai lasciare! Io ho sempre creduto che il matrimonio fosse una stronzata, ma cazzo per te l'avrei fatto! E adesso, a poche ora dalla cerimonia, tu impazzisci!>

<Alex non intendevo...> Tento di farle comprendere il mio stato d'animo, ma un velo di rabbia offusca il suo giudizio.

<No è proprio questo che intendevi! E sai che c'è? Mi sono rotta del tuo comportamento del cazzo, dei tuoi ripensamenti continui! Non vuoi sposarti? Perfetto, non sposiamoci, se non sei pronta ad impegnarti con me per sempre, dopotutto quello che ho sacrificato per te, allora va al diavolo!> Mi sposta dal suo cammino, dandomi una spallata e sparisce in camera da letto, per riapparire pochi minuti dopo, ancora imprecando, ma con una valigia in mano.

L'afferro per il braccio, chiedendole scusa e dicendole che ho fatto uno sbaglio, che mi sono fatta prendere dal panico, ma lei non mi ascolta.

<No cazzo Piper, no!> Si dimena voracemente, liberandosi infine dalla mia presa <Tu non sei mai pronta, ad amarmi come io vorrei.> Sbatte la porta alle sue spalle, lasciandomi da sola nell'appartamento, con un vestito bianco che non indosserò.

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Ciao a tutti! Scusate se ho aggiornato così tardi, ma stamani ho fatto la babysitter, perciò non potevo scrivere. Chiedo ancora scusa e spero di riuscire a pubblicare un altro capitolo entro stasera!

Grazie a tutti per apprezzare la storia e continuare a leggerla!
Ciao ciao 😘

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora