Capitolo cinquantaotto

1.2K 72 14
                                    

<Forse dovresti rallentare...> Schiaccia la testa contro il sedile e chiude gli occhi.
<Alex sto andando a 70.> Tento di tranquillizzarla, con un sorriso ironico, ma non funziona.
<A me sembra di più...> Deglutisce, stringendo le palpebre con forza e corrugando, senza volerlo, la fronte.
<C'ero anch'io in quella macchina.> Le spiego, facendo una pausa. Non se le è mai domandata, ed è giusto che sia così, perché lei è quella che ha sofferto di più, ma anch'io avevo delle cicatrici, che non dimenticherò.

<Andrà tutto bene.> Avvolgo la mia mano attorno alla sua, accarezzando la pelle sul dorso. Alex si gira verso di me, ha uno sguardo sollevato, ma pur sempre titubante. Veniamo interrotti da un rigurgito di mio padre, quasi mi ero dimenticata di lui.

...

Arriviamo in ospedale, accompagniamo a fatica mio padre, oltre la porta principale, fortunatamente un infermiere ci nota e ci viene incontro con una carrozzina.

<Faccio io.> Dice con aria autoritaria. Sembra che abbia la situazione in mano.
Togliamo entrambe la presa, affidando a lui il compito di prendersi cura di mio padre.
Lo sistema sulla carrozzina e poi ci scorta in una stanza, lasciano le pratiche ad un altro infermiere.
Un uomo così secco, che non entra nella sua divisa, impegnato più a leccare un lecca-lecca, che compilare i moduli.
Quando finalmente è in comodo, ci spedisce in una sala d'aspetto, informandoci che presto verranno a chiamarci.

La sala d'attesa è completamente bianca, eccetto per uno scaffale marrone, che contiene libri per bambini, giocattoli, alcuni giornali, che dal colore ingiallito, credo siano abbastanza vecchi.

Ci sediamo tutti in fondo alla sala. La testa di mio padre ciondola sul suo stesso corpo, ancora con la bottiglia stretta fra le mani, unite sulla pancia.

<Cosa credi che sia?> Domanda Alex, guardando l'uomo con una punta di rabbia.
<Non lo so... Forse uno sforzo eccessivo.> Scrollo le spalle. Non voglio pensare al peggio.

<Hai chiamato tuo fratello?> Chiede, stropicciandosi le tempie. Il sonno si sta impossessando di lei.
Scuoto la testa. Effettivamente ha ragione, dovrei chiamarlo. Magari non è niente, ma se fosse qualcosa di grave, non mi perdonerebbe mai, di non essere stato qui per colpa mia.

<Lo faccio subito.> La avverto, sfilando l'iPhone dalla tasca dei pantaloni. Compongo il numero, poi dò un bacio ad Alex, allontanandomi di qualche passo.

<Ehi Piper! Mi chiami per un altro contrabbando? Perché avrei bisogno di extra.. Potremo riprendere con le mutandine! Cioè lo so che sei fuori, ma credo che per iniziare...>

<Sta zitto!> Dico, interrompendo la conversazione <Non si tratta di questo.> Come faccio a spiegare la situazione, ad una persona che ha appena parlato di mutandine da vendere ai maniaci pervertiti?

<Nostro padre si è presentato alla mia porta stanotte... Era ubriaco. Pensavo fosse normale, sai dopo il lutto della mamma, però ha vomitato tutta la notte e l'ultima volta, era sangue. Siamo all'ospedale vicino casa, puoi venire?> Mio fratello non emette un fiato. Naturalmente nemmeno con lui è stato un uomo buono, ma superficiale ed egoista.
Pensava che la sua felicità, fosse la nostra.
Ma non tutti aspirano ad una vita dietro la scrivania, impegnati a sbrigare affari, con quel ghigno in faccia.

<Certo. Arrivo...> Fa un sospiro. In questi mesi ne abbiamo passate di tutti colori, con i nostri genitori <Così possiamo anche parlare delle mutandine.> Ed attacca. Mio fratello... Nessuno al Mondo, potrà mai essere come lui.

Torno a sedermi accanto ad Alex. Anche la sua testa adesso penzola da una parte, ha gli occhi chiusi e la bocca schiusa, delle ciocche le ricadono sul volto, sfiorando le labbra e soffermandosi sull'incavo del collo.
Le tolgo i capelli dalla faccia, appuntandoli dietro l'orecchio e la bacio sulla guancia pallida, poi appoggio la mia testa, che lentamente si fa sempre più pesante, sulla sua spalla e le lascio un altro bacio sul collo, prima di addormentarmi.

<Signorina... Signorina..> Un uomo in camicie bianco, mi scuote leggermente per il braccio. Alex si sveglia insieme a me, togliendosi gli occhiali, per stropicciarsi gli occhi ancora assonnati.

<Che succede?> Domando, quando mi guardo attorno, non trovando mio padre. Mi sposto nervosamente sulla sedia, scuotendo la testa verso il medico, in cerca di informazioni.

<Abbiamo già fatto tutti gli analisi a suo padre, volevo solo informarla che...>

<Piper!> Mio fratello appare dalla porta, interrompendo il medico. Indossa una camicia gialla, con delle palme stampate sopra, pantaloncini blu, da spiaggia e delle ciabatte, di un colore indefinito.
<Ma come ti sei conciato?!> Gli chiedo indignata, mentre Alex soffoca una risata, premendo le mani sulla bocca.
<Stavamo partendo per il mare... Insomma, che succede?> Si avvicina a noi, stringendo cordialmente la mano del medico.

<Stavo giusto per dare la notizia a sua sorella, si è aggiunto giusto in tempo.> Mi alzo anch'io, seguita da Alex. La sua mano non lascia nemmeno per un secondo la mia.

<Vostro padre ha bisogno di un trapianto di fegato, che possiamo prendere anche da un donatore vivente, asportandone solo una parte... A questo punto, credo che voi siate le persone più vicine a lui, se vorrete, potrete sottoporvi a degli esami, per accertarsi che voi siate compatibili... Infine la decisione spetterà a voi.>

Mi volto verso Alex, che scuote la testa incredula, come per negare la realtà.

<Io lo faccio.> Dice mio fratello, mettendo le mani dentro alle tasche e spostando il peso dalla punta dei piedi, ai talloni e stringendosi nelle spalle. Si capisce che lo fa, perché lo deve fare, ma che se potesse, eviterebbe questa situazione a priori.

<Anch'io lo faccio.> La mia voce si spezza, come se anche lei si opponesse di dire una cosa del genere, ma è mio padre, non posso lasciarlo morire così.

---

Ciao a tutti. Scusate se ho aggiornato tardi, ma ho avuto dei contrattempi. Spero che il capitolo vi piaccia e vi ringrazio ancora per tutto!

A presto😘

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora