La mattina arriva sempre troppo presto.
Sono molto stanca, ma se potessi farei in modo che la notte non arrivasse mai.Scivolo fuori dal letto, lasciando che Alex continui a riposare. Io ho impostato la sveglia alle sette e mezzo del mattino, per preparare la colazione, rimettere in ordine il bagno, che di solito è sempre distrutto.
Ho paura ogni volta che apro la porta, perché non so quale scenario si aprirà davanti a me. Lo so che quella non è Alex, la persona che mi spinge via, che mi urla contro, o che mi lascia fuori da tutto, è qualcosa dentro di lei: ha il suo volto, i capelli corvini e gli occhi verdi, splendidi. Però non è lei.Scendo al piano di sotto, metto il caffè sul fuoco, mentre preparo l'impasto delle piadine. Mangeremo piadine con la cioccolata, la crema di arachidi e un po' di frutta.
Sistemo l'ultima piadine nel piatto, spalmo la crema appiccicosa e metto della cioccolata nel piatto, non dentro l'impasto, perché a me fa impazzire questa ricetta,(burro d'arachidi e cioccolata, sono la cosa più buona che abbia ma mangiato) ma non so se Alex la gradirà.
Verso il caffè in due tazzine e lascio che si raffreddi.Salgo al secondo piano, per riordinare la stanza degli orrori. Deglutisco, prima di stringere la maniglia con forza ed entrare.
È messo meglio delle altre volte.
Ci sono delle creme per il viso a terra, un cardine si è rotto e adesso, l'anta dell'armadietto penzola su una parte.
Nient'altro.
Tiro un sospiro di sollievo.
La prima volta che sono entrata, questo posto era il caos. C'era di tutto sul pavimento, dagli asciugamani, alle spazzole, dai vetri dello specchio, ai rasoi, ormai distrutti.Mentre tento di riagganciare il cardine, sento i passi di Alex nell'ingresso. Prima che mi veda qui, corro al piano di sotto, mi siedo allo sgabello e mi stampo un sorriso in faccia.
<Buongiorno.> La sua voce sensuale, adesso sembra solo sconvolta.
<Buongiorno.> Rispondo, facendole segno di sedersi.
Alex si porta i capelli dietro gli orecchi e prima di indossare gli occhiali, gli pulisce con la maglietta.
<Che cos'è?> Chiede indicando confusa il piatto di fronte a lei.
<Piadina con burro d'arachidi e cioccolata.> Mi vanto, in un gesto trionfale con le mani.
Alex fa una faccia strana, le dico di assaggiarla, prima di commentare.
Scetticamente porta la forchetta alla bocca, masticando lentamente.. Infine sorride, alza il pollice e continua a mangiare, silenziosamente.
Si sente solo il rumore delle forchette contro i piatti, nessuna delle due dice niente.Non è un silenzio accogliente, o confortevole, ma imbarazzante e scomodo. Insopportabile.
<Come hai dormito?> Le chiedo improvvisamente. Quasi si strozza con il boccone. Tossisce con forza, sputando un po' di piadina nel piatto, tira dei pugni deboli contro il petto e poi beve un sorso d'acqua, tornando al suo colorito normale.
<Bene.> Mente. Stringo più forte la forchetta, la mia mano si arrossa in fretta.
Vorrei urlarle contro, dirle di smetterla, che ieri notte l'ho sentita e che posso sopportarlo, io voglio aiutarla, perché l'inferno non è quello che descrive lei, ma è questo... L'ignoto....
Come ogni sera, ci distendiamo nel letto, spengo la luce, ma non dormo. Ho paura ad addormentarmi, per ciò che le potrebbe succedere durante la notte.
Di solito ha le crisi dopo un'ora, massimo due, ma invece stanotte si è addormenta subito e sono già passate tre ore, nessun segno di crisi.
Forse dovrei aspettare ancora sveglia, ma gli occhi si chiudano da soli...Sento lo scricchiolare del legno, gli inconfondibili passi di Alex. È un movimento più lento, non la solita corsa di tutte le notti.
Intravedo una figura nera ai piedi del letto, voltata di spalle.<Alex...> Mormoro, alzandomi dal letto. Non risponde. Se sta avendo una crisi, è diversa tutte le altre. Non trema, non suda, le ginocchia non sono molli.
Sta in piedi al centro della stanza, le mani tese in avanti, i piedi saldi al terreno.
<Alex...> Mi avvicino di nuovo, allungo la mano per accarezzarle una spalla, ma la ritraggo subito... Corpo la bocca con le mani, per soffocare un urlo e faccio un salto all'indietro, spaventata.Impugna una pistola argento, la sta puntando contro il muro. I suoi occhi decisi, pietrificato contro qualcosa di apparentemente invisibile.
Provo a chiamarla, ma stavolta a voce più bassa e niente. È come se non fosse qui, se stesse ancora dormendo.Non so che fare! Se la toccassi potrei scatenare in lei una reazione sbagliata, se urlassi potrei terrorizzarla e potrebbe partire un colpo.
Dannazione.<Alex metti giù la pistola.> Mi posiziono alle sue spalle, senza toccarla, parlo dentro al suo orecchio, come se le parole potessero arrivare meglio al cervello.
<Alex ti prego, mettila giù!> Dico a voce più alta. Scuote la testa da un lato, facendo ondeggiare i capelli corvini davanti a me.
È un buon segno... No?Prendo un bel respiro e mi faccio coraggio. Appoggio lentamente le mani sulle sue spalle, facendole scorrere dal collo, verso il basso.
<Alex va tutto bene. Sono io, Piper. Metti giù la pistola.> Non sapevo nemmeno che ne avessimo una, da dove è sbucata? Cazzo, avrei dovuto controllare la casa, prima che lei tornasse qui.
<Cazzo mettila giù!> Dico a voce più alta, perdendo la calma.
Alex fa un saltello spaventata e preme il grilletto.
Il proiettile si conficca nel muro, tra il quadro che ritrae delle rose e l'armadio.Respiro affannosamente, fisso quel buco nel muro, pietrificata dalla paura.
La sua mano trema, come non mai prima e lascia cadere lentamente la pistola. Appena tocca il pavimento, l'allontano con un piede e tiro un sospiro di sollievo.Alex si volta verso di me, ha le lacrime agli occhi e continua a scuotere la testa, sta cercando di dirmi qualcosa, ma le parole le si bloccano in gola.
<M...mi dispiace. Io... Io non volevo.> Dice infine. Piega le gambe, lasciando andare il suo peso. Mi affretto ad aggrapparla, porto la sua testa contro il mio petto e accarezzo i suoi capelli, baciandoli ripetutamente.
È così fragile, che ho paura di romperla.<Pipes... Non so... Non so perché io...> Balbetta. Le sue labbra tremano contro la mia camicia da notte, poi immerge più a fondo la testa, piangendo sul mio petto.
<Shhh... Va tutto bene. Tutto bene Alex.> La rassicuro, stringendola più forte.Le sue mani scorrano sulla mia schiena, stringono disperatamente la mia maglietta.
Singhiozza sempre più forte, ma è un bene. Spero che almeno questo, la sfoghi un po', che faccia un uscire un po' di quel nero, che le si è insidiato dentro.<Andrà tutto bene. Non sei più sola.> Immergo le dita dentro ai suoi capelli, stringendo alcune ciocche.
<L'affronteremo insieme.> Puntualizzo.
<Insieme.> Risponde dopo dei singhiozzi finali.
Restiamo accucciate sul pavimento per diversi minuti, forse ore.
Adesso che sono riuscita ad abbattere quel muro che aveva posto fra di noi, possiamo uccidere i demoni che infestano la sua anima.
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Alex e Piper || #Wattys2016
FanfictionAlex Vause e Piper Chapman. La loro storia inizia in un semplice bar, ma le loro strade continuano ad incontrarsi... Commettono atti illegali, uno per i quali, finiscono dentro. La loro storia è tormenta, ma non possono fare a meno di stare l'una...