<Aspettiamo qualcuno?> Alex si è già innervosita e non la biasimo, ho i nervi tesi anch'io, ma non lo dò a far vedere, perché altrimenti anche lei uscirà fuori di testa, ed è meglio mantenere il controllo della situazione, prima che degeneri.
<Sarà il postino.> Rispondo disinvolta, scrollando le spalle, come se non avessi il minimo dubbio e andasse tutto bene.Mi alzo dal letto, cammino lentamente sul parquet, che scricchiola al mio passaggio.
Continuo a ripetermi che andrà tutto bene e che quando aprirò la porta, nessuno mi punterà una pistola alla tempia, o mi romperà l'osso del collo, per comando di Kubra, ma mi tremano le gambe e un po' di insicurezza è normale.Sto per aprire la porta, ho già la mano sulla maniglia, quando la presa decisa di Alex mi ferma, scostandomi appena e mettendomi dietro le sue spalle.
<Apro io.> Mi dice con tono fermo e gli occhi di chi sa, cosa sta facendo.
<Alex...> Alzo leggermente gli occhi al cielo, con un sorrisetto spensierato, che in realtà non lo è per niente.
<Apro io Pip.> Insiste e si frappone fra me e la porta, aprendo in uno scatto deciso quell'asse di legno e rivelando qualcosa di peggiore, della vendetta di Kubra.<Mamma?!> Chiedo sbalordita ed esterrefatta alla vista di quella donna ben vestita, ma fin troppo rugosa.
Alex si sposta, rivolgendomi un'occhiata annoiata e sospirando, lasciandomi scivolare davanti a lei, per ritrovarmi faccia a faccia con mia madre.
<Che...che ci fai qui?> Mentirei se dicessi che non sono nervosa. È ovvio che lo sono. Abbiamo chiuso in maniera brusca, l'ultima volta che abbiamo trovato e... Come diavolo ha fatto a trovarmi?
<Posso entrare?> Chiede con la sua voce noiosa e altezzosa. Non riuscendo ad impormi su di lei, mi faccio da parte, lasciandola entrare in casa.Si guarda attorno inorridita, disgustata da quella piccola casa, l'arredo antico, le pareti scrostate e i pavimenti vecchi.
<Vi siete sistemate bene qui.> Mente spudoratamente, senza sforzarsi nemmeno di sembrare realista.
<Come ci hai trovate?> Domando. Di tanto in tanto lancio qualche occhiata ad Alex, pregandola di restare in silenzio e lasciarmi risolvere la cosa.<Sono andata ala prigione. Ho chiesto dove mia figlia avesse lasciato il recapito e, dopo qualche giorno, ho deciso di venire.>
<E perché? Ci siamo già dette tutto quello che c'era da dire.> Incrocio le braccia e la guardo con la testa alta. Non riuscirà a farmi sentire una puttana lesbica da quattro soldi.
<Per riportarti a casa ovvio!> Lo dice come se fosse normale, crede che questa sia un'altra delle mie crisi di pazzia. Ma non è così. Cazzo non è così.<Riportarla a casa!? Lei non va da nessuna parte...> Alex si intromette, innervosita per il comportamento di mia madre e le sue affermazioni da donna autorevole.
<Ok ci penso io.> Con la mano prendo quella della mia ragazza e la stringo forte, ricordandole che quello è il mio posto e nessuno mi farà cambiare idea.
<Mamma...> Inizio con calma, senza lasciare la mano di Alex. Lo sguardo di mia madre non lascia per un secondo le nostre mani, unite perfettamente.<Io non tornerò a casa. Non voglio. Significherebbe rinnegare Alex, la nostra storia, il nostro amore. E non ho nessuna intenzione di farlo, perché la amo e quando lo accetterai, allora potrai tornare a farci visita... Fino ad allora, non farti vedere.> Apro la porta, indicandole la strada per il ritorno, ma lei invece di uscire e andarsene, gira sui tacchi e si mette a sedere in cucina, aspettandomi al tavolo.
<Faccio un caffè. Voi parlate.> Dice nervosamente Alex, scuotendo i capelli lucenti e avviandosi ai fornelli.
<Io non bevo caffè.> Ribatte mia mamma.
<Ha ragione. Meglio una camomilla. Per tutti.> La zittisce Alex, in maniera così sexy e dura, che mi fa venire voglia di saltarle addosso.Mi siedo di fronte a quella donna, che non riconosco come una madre. Si c'è stata per me, ma solo quando le cose andavano bene. Quando c'era Larry, quando aveva una vita normale e piatta, un lavoro decente e una famiglia assicurata.
Quando sono andata in prigione, è scomparsa, se non fatta eccezione per due visite. Quando le ho detto che amavo una donna, è stato una scandalo per lei, ed ancora oggi non l'ha accettato.
Ma dovrà farlo.
Se vuole almeno dimostrare di tenerci a me, dopo tutte le stronzate che ha fatto.<Senti Piper, io non ho cresciuto una figlia criminale e lesbica. Ho cresciuta una donna ammirevole, pronta ad essere madre, ma al contempo una donna in carriera. Non accetterò tutto questo.> Parla ad alta voce, per assicurarsi che anche Alex senta e allora io, parlo più forte di lei.
<Oh mi dispiace mamma di essere una tale delusione per te, ma vedi, io mi sento pronta ad essere madre e forse non avrò mai un posto di lavoro da perdere la testa, ma ne troverò uno, mi guadagnerò da vivere e non lascerò Alex. Non la lascerò nemmeno se mi dovessi riportare a casa tirandomi per le braccia.> Se c'è una cosa che ho imparato da mia mamma, è che bisogna sempre essere più autorevoli dell'altro.<Piper la prigione ti ha cambiata, lo capisco, ma non c'è bisogno di continuare questa farsa! Torna in te!> Quella è la goccia che fa traboccare il vaso.
Mi alzo in piedi di scatto, sbattendo le mani sul tavolo e le rivolgo uno sguardo pieno di odio.
Alex si volta di scatto, pronta a fermarmi, se dovessi arrivare alle mani e gliene sono grata, perché in questo momento potrei strapparle i capelli e graffiarle gli occhi con le unghie.<Tu sei una farsa! Tu non sei mia madre. Non lo sei! Una madre non si comporta così! Accetta una figlia per quello che è, la ama per quello che è, le sta vicino e tu non sei una madre, cazzo no!> Riprendo fiato e urlo più forte di prima <Vieni qui a parlare male della mia ragazza, a giudicarmi e non ti sei nemmeno chiesta come sto! Ma non chiedertelo, perché sto bene. Sto benissimo e sono innamorata! Quella...> Indico Alex, mia mamma le lancia un'occhiata veloce, ma riporta subito lo sguardo su di me <... È la donna della mia vita! Avremo bambini, ci sposeremo e non me ne frega un cazzo di quello che pensi, se non lo accetti. Se non vuoi venire al mio matrimonio, conoscere i tuoi nipoti e amarmi, me ne sbatto! Se è a te che devo rinunciare per Alex, allora rinuncio sicuramente a te. E adesso vattene.>
Finisco sospirando, non ho più fiato nei polmoni, ma finalmente le ho detto quello che pensavo, le ho sputato in faccia tutto il veleno che non mi sono mai permessa di sputare.
È una fottuta liberazione!Mia madre si alza, guardandomi, ma senza dire niente lascia la stanza e se ne va, sbattendo la porta.
Alex corre subito da me, abbracciandomi a lei e quando le sue braccia mi stringono, mi lascio andare, piangendo come una bambina.
E piango, per non aver avuto una vera madre. E piango per averla persa.
E piango per aver chiuso con la mia famiglia.
E piango anche perché ancora mi odio, per quello che ho fatto ad Alex.
Piango per tutto, liberandomi finalmente da quel peso opprimente.
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Alex e Piper || #Wattys2016
FanfictionAlex Vause e Piper Chapman. La loro storia inizia in un semplice bar, ma le loro strade continuano ad incontrarsi... Commettono atti illegali, uno per i quali, finiscono dentro. La loro storia è tormenta, ma non possono fare a meno di stare l'una...