Capitolo ventisetti

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<Pipes...>

<No, non voglio parlarne.> Ho chiesto ad Alex, di poter guidare l'auto, per il viaggio di ritorno. Spingo l'acceleratore, sfiorando i centotrenta chilometri orari. Alex è sbiancata, solo quando le ho chiesto le chiavi, vi lascio immaginare, come stia adesso. La sua faccia spiaccicata contro il sedile, stringe i denti e cerca di parlarmi, per distrarsi, ma discutere dell'argomento, è l'ultima cosa che voglio, eppure...

<Non l'accetta.> Inizio ad alta voce, sovrastando la musica che esce dalla radio. <È più forte di lui. Deve avere il controllo sulla mia vita, la mia carriera, le mie relazioni. Lui non concepisce l'idea che io sia felice, con una donna, non comprende che non potrò mai avere un futuro brillante, come lui si era prospettato, perché sono appena uscita dal carcere. Ed io sono felice, per la prima volta sono felice, ma lui non può esserlo per me! Stronzo egoista bastardo!> Sbatto le mani sul volante, più volte, i capelli volano sui miei occhi, impedendomi di vedere la strada. Prontamente gli rimetto al loro posto, acquistando una visuale perfetta del percorso davanti a me, così accelero.

<Woo, Piper! Non ti riconosco quando ti arrabbi così tanto.> Mi ammonisce principalmente, poi con una mossa veloce, scuote la chioma nera, porta il suo sguardo su di me... Riconosco subito gli occhi accesi e il sorriso malizioso <Però mi fai arrapare così tanto.> La sua mano stringe la mia coscia, vicino alla mia parte intima.
Il suo tocco melodioso mi risveglia, i miei muscoli si rilassano, diminuisco la velocità, scendendo a settanta chilometri orari.
È incredibile ciò che riesce a farmi, mi terrorizza: nessuno mi conosce come lei, o riesce a controllarmi con un solo dito.
Non posso immaginare la mia vita senza Alex, né ora, né mai.

<Ferma l'auto.> Mi ordina. Il suo sguardo guizza su di me, ha la bocca serrata e la sua mano sale lentamente sotto le mie mutandine.

<Alex, non mi sembra il momento di...>

<Ferma l'auto Piper.> Ripete, puntualizzando ogni parola. Non posso oppormi alla sua resistenza, anzi non voglio oppormi.

Accosto sul lato della strada, in mezzo a dei pini, del terreno rallenta la nostra corsa, ci fermiamo all'ombra di uno spiazzo.

Alex si sgancia velocemente la cintura, sale sopra di me, in due secondi la sua lingua si fa strada nella mia bocca, roteandola ritmicamente.
La rabbia che avevo in corpo si dissolve immediatamente, sostituita dalla passione.

Le tolgo la maglietta, lanciandola sul sedile, dove era seduta qualche minuto fa.
Alex mi sgancia i pantaloni, ma senza togliermi la maglietta, semplicemente abbassandola e baciandomi sul petto.
Le sue labbra si fermano in un punto preciso, i suoi denti stringono la mia pelle e succhia forte.

<Alex!!> L'alzo velocemente, tirando la pelle sul petto, nel punto dove ha lasciato il suo marchio <Tu odi i succhiotti.>

<Odiavo. Perché eravamo in prigione, le guardie avrebbero potuto fare domande, ma adesso siamo libere e voglio marchiare ogni tuo singolo centimetro.> La sua bocca è così vicina alla mia, che devo resistere a non baciarla, lasciando che finisca di parlare.
Seguo ogni sua parola, sposto lo testa ogni qualvolta che scuote i capelli, o si allontana di qualche centimetro, o se le sue labbra sfiorano le mie, per non perdere nemmeno un minimo dettaglio.

È più forte di me. Mi è impossibile resisterle.

Alex fa scattare il sedile all'indietro, cadiamo all'indietro, il suo corpo sopra al mio.
Scoppiamo a ridere. La sua risata armoniosa, mi fa sorridere, dimentico ogni problema e mi concentro sui suoi occhi. Puri e vivaci.

La sua mano scorre sulla mia fronte, accarezzandola interamente, poi delicatamente afferra una ciocca bionda dei miei capelli, intrecciandola all'indice, formando un groviglio attorno alla sua pelle chiara e poi gli scioglie, portando la ciocca dietro al mio orecchio.

<Mai fatto sesso in macchina Chapman?> Domanda incuriosita, ed eccitata.

<No. Dovevo ancora incontrare la mia Vause.> Specifico, sorridendo e accarezzando la sua guancia. È sempre più bella, non so come sia possibile, ma ogni giorno, diventa più bella e irresistibile.

La sua mano scivola sotto le mie mutandine e le sue labbra umide, scivolano sulle mie, unendosi in un bacio appassionato.
Due dita entrano dentro di me, muovendosi in cerchio. Muove le dita velocemente, per poi rallentare e  facendomi desiderare di volerne di più.
Premo la mia mano sulla sua, esortandola ad aumentare il ritmo.

<Non funziona così.> Ridacchia, mordendomi il labbro e tirandolo a se <Sei troppo esuberante Chapman...> Mi ammonisce. Non riesco a trovare il fiato per rispondere, così l'afferro per la nuca riportando le sue labbra contro le mie. Un sorriso spontaneo nasce  sulla sua bocca, contro la mia.

Alex morde il mio collo, gemo lasciando cadere la testa all'indietro e scoprendo di più la pelle bianca per lei. Un piccolo segno rosso rimane sul mio collo, Alex allora lo bacia dolcemente.
Muove più velocemente le dita dentro di me, gemo più a lungo e un brivido scuote il mio corpo, il mio sangue, i miei organi... Ogni parte di me. Poi mi irrigidisco e intreccio le braccia al suo collo, grido il suo nome e vengo.

...

Rincasiamo, più tardi del previsto. Larry è seduto sul divano, tiene le mani sulle gambe divaricate e fissa un punto impreciso dalla stanza, a bocca aperta.
Io ed Alex ci guardiamo confuso, mi schiarisco la voce per fargli capire che siamo qui. Lui non ci guarda, ma con voce sconvolta chiede

<Com'è andata la cena?>

<Ah.. Eccitante.> Rispondo divertita, rivolgendo un sorriso ad Alex.

Larry si alza dal divano e ci chiede di seguirlo in camera da letto. Apre la porta, pregandoci di restare calme e non dare di matto.
Pessimo avvertimento, per aiutare qualcuno a restare tranquillo. Lo esorto ad aprire la porta.

Sul letto c'è una donna, girata di spalle, addormentata. I capelli castani ricadono sul volto, coprendolo quasi del tutto. Un pancione sbuca sul letto e si appoggia sul materasso, rilassandosi. Mi ci vuole un po', ma la riconosco.

<E questa chi cazzo è?!> Chiede Alex alterata, indicando la donna distesa sul nostro letto.

<Polly.> Rispondo io per Larry.

<Si è presentata qui... Ha detto che non ha abortito.> Ci avverte Larry, con voce piatta e sconvolta. Chiudo la porta e l'afferro per le spalle, accompagnandolo in sala.

<Voi due dovreste parlare.> Alex comprende che Larry ha bisogno di qualcuno che gli resti vicino in questo momento. Mentre noi ci sediamo sul divano, lei resta in piedi sulla porta, tiene lo sguardo basso, poi annuisce nel vuoto, come se si fosse convinta di qualcosa e alzando lo sguardo mi dice

<Vi lascio in pace... Tanto io... Io devo fare delle commissioni.>

<Che commissioni?> Domando.

<Devo comprare... Comprare delle cose Pip. Torno presto.> Apro la bocca per rispondere, ma le parole si strozzano in gola, quando notò che Alex è già uscita e la porta si chiude con un botto.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora