Capitolo cinquantanove

1.1K 75 22
                                    

Prima di iniziare voglio scusarmi ancora per la mia assenza!
Vi lascio alla lettura.
Spero che il capitolo vi piaccia...

Ciaooo😘

----



<Andiamo Piper... Non fare così ti prego.> Si alza leggermente gli occhiali, per massaggiare le tempie addolenzite da un forte mal di testa.

<Non ce la faccio! Ecco l'ho detto... Non ce la faccio.> Incrocio le braccia al petto, sospirando profondamente. Tengo lo sguardo fisso su Alex, per non essere costretta a guardare quegli attrezzi da macello!

<Pipes... È come ricevere un pizzicotto, non sentirei niente di che, tra poco sarà tutto finito.> Mi assicura con un sorriso sfinito. Siamo in ospedale già da sei ore, di mio padre non si sa niente.

<I pizzicotti fanno male.> Mi lamento, facendole il labbruccio.
<Non è vero.> Mi contraddice dolcemente, afferrando la mia mano e stringendola nella sua. Mi sento già molto meglio.
<I pizzicotti di Cal mi facevano male...>

<Cazzo ci credo!> Alex sbuffa, alza gli occhi  al cielo, puntando il nasino a punto all'insù, poi riabbassa lo sguardo e fa qualche passo verso di me, chinandosi accanto alla mia poltrona verde <Tuo fratello ha delle mani da macellaio.>

<Ti sento!!> La tendina blu si spalanca in un secondo, rivelando mio fratello, con un lecca-lecca in mano e un batuffolo di cotone, fermato con del nastro adesivo sul braccio.
Mi corpo gli occhi, immaginando l'incredibile dolore che ha provato, a farsi le prove del sangue.

Alex si alza da terra, sbattendo i piedi, ad ogni passo  verso mio fratello.

<Torna al tuo lecca-lecca!> Lo sgrida, come se fosse un bambino e ritira la tendina, che dovrebbe fornirci la nostra privacy, ma che in realtà, sta lì solo per bellezza.

L'infermiere prepara l'ago, lo disinfetta e mette un laccio emostatico attorno al mio braccio. Riesco a vedere la mia vena, più marcata, più violacea.. 
Quando sta per infilare l'ago dentro la mia vena, ritiro il braccio indietro, spaventata.

Sento la mano di Alex sfiorare la mia spalla, il mio sguardo corre veloce su di lei.
Accenna ad un sorriso, facendo intravedere i suoi denti bianchi. Le sue dita stringono con più forza la mia maglietta, anche da sopra il tessuto, posso sentire il suo tocco e lascio andare tutta la pressione, rilassandomi.

<Ok...> Tendo il braccio all'infermiere, ha un'espressione scocciata e nervosa. Non gli capiterà tutti i giorni di assistere a queste scene, ma da piccola ebbi una situazione traumatizzante, con il sangue.

Sento quella piccola punta pungere la mia vena e velocemente il sangue percorre il tubicino trasparente, arrivando alla provetta in pochi secondi.

<Sto per vomitare.> Dichiaro, combattendo contro gli urti di vomito, che aggrediscono il mio stomaco. Alex afferra il mio mento, facendomi girare verso di lei e successivamente stringe le mie guance fra i suoi palmi, baciando prima la mia fronte, poi le mie palpebre, scendendo lentamente sulle mie guance arrossate e calde, per poi baciare la punta del mio naso e conclude, premendo le sue labbra contro le mia, sfiorandole appena, così leggermente che sembra un soffio di vento, se non fosse che quel tocco dolce, porta il suo inconfondibile sapore.

<Fatto.> L'infermiere si alza velocemente dallo sgabello, chiude il buco nel mio braccio con un batuffolo di cotone e con del nastro di carta bianco, tiene stretto il tutto. Se ne va, alzando le braccia al cielo e gridando "Alleluia!"

<Alex...> La guardo profondamente negli occhi, vorrei dirle quanto la amo, ma in questo momento c'è un unico pensiero che vaga nella mia mente

<Sono qui amore, che c'è?>

<Potresti portarmi un lecca-lecca?> Domando sorridendo debolmente.

----

Stiamo aspettando da ore i risultati e ancora nessuno è venuto a dirci niente.
La sala d'attesa dove ci hanno spostato, è ancora più brutta di quella precedente.
Nessuno scaffale, nessun gioco, solo una piccola televisione nera appoggiata al muro.
Sembra che questa stanza non abbia mai visto bambini, che sia stata fatta apposta per gli adulti.
Non c'è niente qui che ispiri gioia, o spensieratezza.

<Che cosa farai?> Mio fratello rompe il silenzio, accartocci i miei pensieri, rivolgendogli uno sguardo confuso. <Che cosa farai, se sarai compatibile?> Specifica.

Mi sistemo sulla sedia, attiro le gambe al petto, inclinandomi leggermente di lato. Non so cosa rispondere. Ho fatto gli esami certo, ma perché c'era qualcosa dentro di me, che mi diceva che io non sarei mai stata compatibile, forse perché volevo dimostrare a mio padre, che non solo non eravamo compatibili a livello mentale, ma che lui non faceva nemmeno parte del mio DNA.
Non ho pensato a che cosa potrebbe accadere, se io mi fossi sbagliata.

<Tu che cosa farai?> Rispondo con un'altra domanda, passando a lui la patata bollente.
<Nostro padre è uno stronzo... Odierei dovergli dare parte del mio fegato, ma... Lo farei per la mamma. Perché non è pronta ad accoglierlo in paradiso, lui deve ancora scusarsi con te.> Sorride, lanciandomi un piccolo pezzo di carta, che ha ricavato dall'angolo di un giornale, che nessuno sembra aver mai letto.

Un medico entra nella stanza, interrompendo i nostri discorsi. Tiene la cartella nelle mani, controlla tutti i fogli e poi fa il nome di mio fratello.

<Si eccomi.> Cal si avvicina a lui, mordicchiandosi un'unghia.
Il medico controlla tutto, poi si volta verso di lui,  rivolgendogli una smorfia e una pacca di conforto
<Mi dispiace, non è compatibile.> Cal sospira e non saprei definire se quello fosse un sospiro di disapprovazione, o di sollievo.

<Piper Chap...>

<Sono io.> Lo interrompo. Stringo la mia mano in quella di Alex e la trascino con me, davanti a quell'uomo in camice bianco, che spero stia per dire la stessa cosa, che ha detto a Cal.

<Signorina Chapman, lei è compatibile.> Sorride, come se fosse una cosa bella e lo sarebbe sicuramente, se non fosse per mio padre.
<Co..cosa? Ci dev'essere un errore.> Mi posizioni accanto a lui, scorrendo il dito sulla cartella.. Non ci capisco niente, leggo solo la parole "compatibile", scritto in grassetto.

Il medico nasconde gelosamente la cartella sotto al camice, sistema gli occhiali sul naso e tenta di mantenere un tono cordiale.
<Non deve darmi una risposta subito, sappia solo che questo salverebbe la vita di...>

<Non lo farà.> Alex interrompe la nostra conversazione, frapponendosi nel mezzo e decretando il verdetto finale al mio posto. I suoi gelidi scrutano oltre le lenti del medico, incrocia le braccia al petto e scuote la testa quasi a rallentatore, mantenendo salda la sua posizione

<Lei non lo farà.>

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora