Capitolo 59

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Stavo andando a scuola camminando per la solita strada ma c'era qualcosa di diverso. La strada sembrava strana.
Mi guardai intorno ma non mi fermai.
Arrivai quasi subito.
Il piazzale era completamente deserto.
Guardai l'orologio stranita.
L'ora era giusta.
Il cielo era molto scuro e questo presagiva un temporale.
Entrai un po' spaesata senza sapere dove andare.
Anche il resto della scuola era deserta.
Girovagai un po' aprendo qualche porta trovando sempre lo stesso risultato: vuoto.
Che ci fosse uno sciopero e io non lo sapessi?
Impossibile, la scuola sarebbe stata direttamente chiusa.
Mi ritrovai davanti ad una stanza che non conoscevo. Mi sembrava proprio di non averla mai vista.
C'era sopra un cartello che diceva: "Solo personale autorizzato"
Stranita ancora di più decisi di entrare.
Mi guardai intorno.
Sembrava una sorta di teatro immenso.
Non c'era un fottuto teatro nella nostra scuola.
Spinta dalla curiosità mi avvicinai al palco.
Pochi secondi e tutte le luci si spensero tranne quelle centrali.
Il sipario cominciò ad aprirsi.
Ero spaventata ma il mio corpo non reagiva al mio volere e mi sedetti in prima fila.
Davanti a me si presentò uno spettacolo orribile.
C'era solo un tavolo in mezzo al palco e sopra c'era Elizabeth in intimo.
Su un lato notai che un ragazzo si stava avvicinando a lei.
Justin.
Che cazzo faceva?
In pochi istanti cominciarono a baciarsi con foga.
Lei lo accarezzava, poi lo baciava di nuovo.
Lui le slacciò il reggiseno lanciandolo verso di me.
Volevo andarmene ma i miei piedi sembravano inchiodati per terra.
Qualche lacrima cominciava già a bagnarmi le guance.
Perché lo aveva fatto? E perché aveva dovuto organizzare questo crudele spettacolino?
I gemiti di lei mi riempivano la testa.
Mi coprii le orecchie con le mani e urlai forte per sfogare la mia rabbia.
Finalmente riuscii ad alzarmi.
«Piccola!» sentii urlare in lontananza mentre me ne andavo dal teatro che improvvisamente sembrava essere diventato più piccolo.
Non me ne curai continuando ad andare avanti per la mia strada.
Sentii qualcuno strattonarmi il braccio.
Lo scrollai continuando a camminare.
«Jen.»
«Non toccarmi cazzo.» dissi mollandogli uno schiaffone in faccia.
«Jen, piccola.»
Sembrava non sentirmi, come se non avessi nemmeno parlato.
Sentii qualcuno accarezzarmi le guance.
«Piccola.»
Aprii gli occhi trovandomi spaesata.
Sentivo le guance rigate di lacrime.
«Shh era solo un brutto sogno.» disse abbracciandomi.
Rimasi a fissare il vuoto qualche secondo.
Avevo bisogno di realizzare.
Cercai di respirare regolarmente.
Sentivo il suo sguardo preoccupato addosso.
Mi strinse forte la mano.
«Hai sognato tuo padre?»
Scossai il capo.
Fummo interrotti da un battere sulla porta.
«Jennifer! Cosa è successo? Ho sentito delle urla. E perché hai chiuso la porta a chiave?!» urlò mamma tentando di aprire invano la porta.
Mi asciugai gli occhi e cercai di controllare la mia voce, anche se risultò comunque rotta dal pianto.
«Sto bene... Mamma tranquilla. Ho fatto solo un brutto sogno.»
Ci fu qualche secondo di silenzio.
«Jennifer, posso entrare?»
Sembrava preoccupata.
Lo sguardo mi cadde su Justin dall'altra parte del letto.
«No mamma, non puoi entrare. Mi dispiace se ho fatto rumore, torna a dormire.»
Sentii dei passi allontanarsi lentamente.
Mi dispiaceva di essere stata così dura con lei ma non potevo farne altrimenti.
Mi buttai sul letto.
«Hai voglia di parlarne?» mi chiese.
Ebbi un déjà-vu assurdo.
«Ho sognato che stavo andando a scuola. Quando sono arrivata era tutto deserto. Mi ricordo che ho guardato l'orologio ma io non ne ho neanche uno. In qualche modo sono arrivata in questa specie di teatro dentro alla scuola, non lo avevo mai visto.
Sul palco c'eravate tu ed Elizabeth e vi baciavate con passione, e poi...»
Non riuscii a continuare.
«Ehi.» disse prendendomi il viso tra le mani.
«Ascoltami. Non succederà mai tutto questo e tu lo sai. Non devi preoccuparti di Liz.»
Annuii calmandomi.
«Hai ragione, però sembrava tutto così reale.»
«Non lo era. E non lo sarà mai.»
Sorrisi strofinandomi gli occhi.
«Che ore sono?»
«Le 8.»
«Che palle.» dissi alzandomi.
«Non ho voglia di scendere.» aggiunsi.
«Beh, non devi farlo necessariamente.» disse abbracciandomi e sdraiandosi di nuovo a letto.
Sorrisi, scossando la testa, anche se avevo ancora il sogno fresco che si ripeteva nella mia testa.

XX

Scusate, aiuto, non aggiorno da una vita. I'm so sorrryyyy.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora