Capitolo 55

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Aprii gli occhi leggermente confusa.
Provai quella sensazione familiare che sentivo quando mi addormentavo al pomeriggio dopo scuola e mi svegliavo chiedendomi che giorno fosse, se fosse mattina o sera e se avessi dormito un giorno intero.
Dovevo essere stata davvero stanca.
Il mio cervello cominciò a svegliarsi e mi ricordai perché non fossi a scuola.
L'acqua era ormai gelata e Lana non risuonava più nella piccola stanza, perciò dedussi che avevamo dormito entrambi un bel po'.
«Jus...» chiamai cercando di svegliarlo. Mugugnó qualcosa e aprì gli occhi.
«Che succede?» chiese con la confusione sul volto.
«Nulla, ma direi che è ora di svegliarsi.»
Mi alzai sorridendogli.
«Gli asciugamani sono lì.»
Si strofinò gli occhi e indicò un punto dietro di me.
Mi allungai e ne presi uno ricoprendomi completamente con esso.
«Sto morendo di freddo.»
Mi strinsi nelle spalle andando in camera seguita da lui.
Mi buttai sul suo letto prendendo il cellulare e accendendolo.
«Prepariamoci.» sussurrai più a me stessa che a lui.
Strabuzzai gli occhi.
19 chiamate perse da mamma.
Gli mostrai il telefono piena di ansia.
Avvolse le mie spalle con il braccio.
«Adesso mi ammazza.» dissi componendo il suo numero.
«Dai piccola, andrà tutto bene.»
Dopo qualche squillo rispose.
«Jennifer, dove diavolo sei?! Ti ho chiamato una ventina di volte!»
Riuscii a sentire la sua rabbia anche attraverso il telefono.
«Mamma...» mi interruppe.
«No, mamma nulla! Sospesa? Ma sei fuori? Hai alzato le mani ad una ragazza? Ma cos'hai in testa?! È colpa di quel ragazzo. Ti stai giocando l'anno Jennifer e io non sono disposta a fartelo ripetere, visto l'impegno che ci stai mettendo. Ora, non mi interessa nulla di dove sei, prendi e torni a casa che ne parliamo. Ti do dieci minuti!»
La linea si interruppe lasciando spazio al fastidioso segnale acustico di fine chiamata.
Era incazzata nera.
Sospirai frustrata alzandomi in piedi.
«Devo andare Jus. 'Sta volta sono nella merda.»
«Aspetta, vado a prenderti qualcosa dall'armadio di Irene.»
Sparì per qualche secondo tornando con dell intimo semplice.
Andai in bagno e raccolsi i miei vestiti per poi tornare in camera.
«Vai pure in bagno per...»
«Non ho tempo.» lo interruppi dandogli le spalle, sfilandomi gli slip sostituendoli con quelli asciutti.
Mi vestii velocemente alla meno peggio e mi diressi verso la porta.
Restò in piedi come distratto.
«Mi accompagni per favore?»
«Oh sì, certo. Andiamo.»
In pochi minuti eravamo già davanti a casa.
Spense la macchina e fece per uscire ma io restai immobile.
Presi un respiro profondo, mi preparai mentalmente ed aprii la portiera.
Suonai al campanello, dato che tanto mamma era a casa per forza.
Mi aprì la porta con sguardo severo.
«Entra.» mi disse facendososi di lato.
«In quanto a te, ho bisogno di parlare da sola con mia figlia. Ti dispiace?»
«Capito. Tolgo il disturbo.» disse andando via.
«Ecco.» bisbigliò acida.
«Ci sentiamo dopo. Ciao Jus.» urlai quasi per farmi sentire, prima che lei chiudesse la porta.
La incenerii con lo sguardo.
«Mamma!» la ripresi poi, quando fui certa che lui se ne fosse andato.
«Sei stata davvero scortese.»
«Non mi interessa Jennifer. Non ti immagini quanto io sia arrabbiata in questo momento.
Ti hanno persino tolto i crediti. Ma realizzi che fra pochi mesi hai l'esame di maturità? Ciò che determinerà il tuo futuro? Mi sembra che la prendi così alla leggera, proprio non capisco. Se avere un ragazzo ti scombussola così tanto la vita allora...»
Non la lasciai finire.
«Mamma non provarci. Sai benissimo come stanno le cose e sai benissimo che avere un ragazzo non è stata la mia "distrazione".» dissi mimando le virgolette con le dita.
«Ma quella non è una scusa Jennifer. Stai facendo la bella vita.
Esci, ti diverti, dormi dal tuo ragazzo e te ne freghi della scuola. Da ora in poi le cose dovranno cambiare. Se non sono stata una buona madre fino ad ora non mi ripermetterò di fare lo stesso errore due volte.» disse seria.
«Mamma di cosa stai parlando? Ho quasi diciannove anni, sono grande e vaccinata, so badare a me stessa.»
«Sai qual è il problema? Che io non ti ho mai messo delle regole, nessuno te le ha mai messe. Sei sempre stata abituata a fare ciò che volevi, e questo soprattutto per colpa mia ed ecco il risultato. Non riesco proprio a concepire il fatto che tu abbia picchiato una ragazza. Fin da quando eri piccola ti ho sempre insegnato a non rispondere alle provocazioni e a lasciar correre e ora? Mi si è ritorto tutto contro?»
«Che discorsi stai facendo mamma? Sono tutte cazzate! Quando vengono nominate persone a me care certo che rispondo!»
«Per il gusto di cosa? Una sospensione, crediti in meno e un esame già sottovalutato? Oh e non dimentichiamo la faccia storpiata.»
«Continui a credere che l'abbia fatto perché ora ho un ragazzo!»
«È normale, una forma di ribellione verso tutto.»
«Ma te importa solo della fottuta sospensione? 'Oh figlia, come stai? Ti sei fatta male? Come ti sei sentita e perché lo hai fatto?'
Lo sapevo che non poteva essere vero, che prima o poi saresti tornata a essere quello che sei davvero. Sei stata una ex-moglie distrutta e amorevole con la figlia per due settimane per poi tornare una stronza? Oh, tu si che sei triste per la tua perdita.»
Dolore.
Ci misi qualche secondo per realizzare.
Mi aveva dato uno schiaffo da farmi girare la faccia.
Non mi aveva mai alzato un dito, ma a quanto pareva c'era sempre una prima volta per tutto, no?
«Non... Provare neanche per un secondo a giudicarmi o ha sottovalutare ciò che provo. Non ti permettere proprio. Hai superato davvero il limite oggi. Vai in camera tua. Adesso.
Ne riparleremo. Questi giorni starai a casa e ti rimetterai in pari con il programma. Questo è tutto.»
Diedi un calcio ad una sedia dalla rabbia.
Odiavo il tono con cui me lo aveva detto, come se lo volesse fare per punirmi, di una cosa che avrei rifatto altre mille volte.
Nessuno poteva nominare papà in quel modo, soprattutto la bocca di quella succhia cazzi.
Frustrata salii le scale e chiusi la porta a chiave.
Fanculo.
Fanculo, fanculo, fanculo.
Più tardi avrei contattato Justin. Per ora non volevo pensarci.
Mi buttai sul letto a peso morto.
E decisi di fare una cosa che non facevo da tantissimo: scrivere.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora