Capitolo 54

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Mi strinsi nel mio giubbotto di jeans. Aveva iniziato a piovere e i miei capelli, come il mascara, erano ormai in condizioni pietose.
Sentii dei movimenti dietro e mi voltai.
Notai Liz seduta sul muretto fradicia esattamente come me.
La guardai schifata tornando a voltarmi verso la strada.
Riconobbi finalmente l'auto nera di Justin. Lo vidi scendere preoccupato e dirigersi verso di me.
«Cazzo Jen che hai...»
«Baciami.» lo interruppi.
Allacciai le braccia al suo collo mentre le nostre labbra si incontravano bisognosamente.
«Scusami, mi dispiace tanto. Sono un'idiota.» dissi mentre qualche lacrima mi scendeva lungo le guance.
«Shh, Jen, va tutto bene.» disse rassicurandomi.
La pioggia continuava imperterrita ma lui non sembrava farci troppo caso.
«Sono stata sospesa.» dissi abbasssando lo sguardo.
«Non importa, chi ti ha fatto questo?» Accarezzò il mio viso nei punti dove erano presenti graffi e ferite.
«Ti racconto tutto dopo, andiamo a casa.»
Mi strinse forte e mi accompagnò alla macchina.
Stetti in silenzio per tutto il viaggio, con la testa appoggiata al finestrino, fissando le gocce che scendevano.
Arrivammo a casa sua.
Spensi il telefono.
Volevo cercare di evadere dalla realtà almeno per qualche ora.
«Mamma lavora e Irene è a scuola, siamo da soli.»
Spense il motore e scese.
Feci lo stesso seguendolo dentro casa.
Mamma sembrava felice stamattina quando le avevo detto che sarei tornata a scuola.
Immaginai già in anticipo la sua faccia delusa e arrabbiata.
Justin posò una tazza di the caldo davanti a me.
Mi decisi a parlare.
«Ho fatto a botte. Liz ha cominciato a insinuare che fossi troia, e fin li tutto okay, le sue offese me le lascio scivolare sopra, ma poi ha messo in mezzo papà, dicendo che ero andata via dal funerale con un ragazzo perché volevo scopare. Non ci ho visto più Jus te lo giuro.»
Mi abbracciò soltanto. Non avevo bisogno di parole in quel momento, ma solo di lui.
«Mamma sarà troppo delusa.»
«Non ci pensare Jen. Vieni.» disse stringendomi la mano.
Mi accompagnò in camera sua.
Sembrava indeciso.
Si avvicinò all'angolo e mise su un vinile.
«L'ho preso oggi per te. Avrei voluto ascoltarlo insieme a te in occasione diversa, ma questo mi sembra il momento più adatto.»
Sentii la voce di Lana sprigionarsi per tutta la camera e sorrisi immediatamente.
Al contrario dell'opinione generale Lana non mi deprimeva per niente, anzi, il contrario. Mi rilassava in una maniera impressionante.
Frugó nel cassetto prendendo qualcosa a me familiare.
Mi prese di nuovo per mano ed entrammo nel bagno di camera sua. Era abbastanza spazioso, con una grande vasca sul lato.
Aprì il rubinetto della doccia cominciando a riempirla.
Capii le sue intenzioni.
«Non pensare a nulla, rilassiamoci.» disse cominciando a sbottonare la mia giacca di jeans.
Rollò una canna mentre si toglieva le scarpe.
Si spogllò fino a rimanere in boxer ed entrò nella vasca quasi piena fino a metà.
Mi tolsi i pantaloni e la t-shirt, rimanendo in intimo ed entrai a mia volta.
L'acqua era caldissima, ma non bollente.
Mi abbracciò da dietro. Posai la testa contro il suo petto.
Accese lo spinello e, dopo aver preso un tiro, me lo passò.
Accarezzò le mie gambe con dolcezza.
«Ma esisti davvero?» chiese quasi più a se stesso che a me.
«Sai, non avevo mai conosciuto una ragazza come te.» aggiunse.
Mi girai guardandolo negli occhi.
«Che intendi?»
Espirai il fumo con sguardo un po' vacuo.
«Non so come spiegartelo. Tu sei così... Non lo so diversa. Forse ci siamo conosciuti per uno scherzo del destino, se non ti avessi urtato non sarebbe mai successo, ma io sono convinto del fatto che le cose non accadono mai per caso. Magari ci saremo incontrati per forza in qualche modo, perché è come se tu fossi la parte che mi ha reso completo, quel pezzo che combacia perfettamente con il vuoto che avevo dentro e che lo ha riempito. Non so neanche se sono davvero all'altezza di starti accanto, ma sono un egoista e quindi non ti lascerei andare in ogni caso.»
Mi accarezzò la guancia leggero, come se davanti avesse la cosa più preziosa ma allo stesso tempo fragile del mondo.
Il suo tocco mi faceva letteralmente bruciare.
Ero rimasta ammutolita dalla sua confessione e mi sentivo una stupida a non rispondergli ma non sapevo davvero come prenderla.
Non ero mai stata abituata a essere così importante per qualcuno e tantomeno al fatto che me lo dicesse.
Non mi avevano mai dedicato frasi romantiche e nessuno si era mai preso davvero cura di me.
Mi sentivo come una ragazzina alla prime armi, cosa che in realtà ero.
«Sai, in questi anni mi sono sempre considerata quasi del tutto apatica, non ero come le altre, non mi sono mai innamorata in tutto questo tempo e mai ho provato una sensazione lontanamente simile.
Per anni ho sentito parlare d'amore, da amiche, nei film, nelle canzoni, nei libri che tanto amavo, senza mai provarlo davvero per nessuno.
Non ho mai saputo che cosa significasse essere legati davvero ad una persona tanto da star male.
Ma ora è cambiato tutto e non mi sembra quasi vero, come se tutto questo fosse un grandissimo sogno, come se tu non fossi davvero reale.
Ma so che lo sei e che ci sei, come nessuno c'è mai stato per me.
E hai ragione, magari ci siamo conosciuti per una banalità, ma io sono sicura che tutto questo non sia un caso.» dissi stringendogli forte la mano.
Ricambiò la stretta stringendomi ancora più forte a sé, con il sottofondo delle note soffuse di Ultraviolence.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora