Capitolo 46

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Mi alzai dal letto con i muscoli intorpiditi.
Il cattivo umore regnava ancora in me, anche perché non avevo dormito nulla.
Andai direttamente in doccia cercando di sciogliere tutta la tensione ma a quanto pareva neppure quello funzionò a farmi calmare un minimo.
Uscii più nervosa di prima vestendomi abbastanza a casaccio.
Aprii la porta della camera degli ospiti.
Irene dormiva con la bocca dischiusa, come suo fratello, abbracciata ad un cuscino.
Mi faceva tenerezza.
Uscii dalla camera dirigendomi al piano di sotto.
Mamma probabilmente era uscita per fare la spesa, come suo solito fare di Domenica.
Ne approfittai per uscire in balcone e accendermi una canna.
Stavo da schifo.
Avevo rischiato, lei era sua sorella e io l'avevo fatta drogare.
Ironia della sorte, l'unica persona che avrebbe potuto farmi sentire meglio era lui.
L'immagine di lei che sniffava continuava a vorticare nella mia testa a ripetizione.
La marijuana era droga leggera ed ero la prima a farne uso, ma lei aveva sniffato, sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa.
Sentii la portafinestra aprirsi e mi trovai davanti il volto sorpreso di mia madre.
«Jennifer, che cosa stai facendo per l'amor del cielo?»
«È solo una sigaretta.» dissi abbassando lo sguardo e buttando il mozzicone giù dal balcone.
«E da quando fumi?»
«Ci sono tante cose che non sai, fatti due domandine.» risposi acida.
«Jennifer...»
Succedeva sempre così quando ero arrabbiata. Dicevo cose che non pensavo per ferirla.
«Scusa.» dissi dispiaciuta.
Tornò in casa lasciandomi da sola, con il freddo che mi penetrava nella pelle e nei polmoni.
Dopo un'infinità di minuti sentii delle voci dall'interno, perciò mi alzai ed entrai.
Seduta al tavolo della cucina c'era Irene che chiacchierava con mamma.
«È andata bene, ci siamo divertite tanto.» disse con il sorriso più finto che le avessi mai visto sul volto.
Aveva dei profondi solchi che le cerchiavano gli occhi.
Si accorse di me mentre mia madre le porse del latte con i biscotti.
«Ciao Jen.» mi disse con tono calmo.
«Buongiorno Irene.» le dissi con il tono più neutrale che avessi mai potuto avere.
Non volevo di certo fare scenate davanti a mamma.
Mangiammo silenziosamente. Non riuscii a mettere sotto i denti quasi nulla, se non qualche biscotto.
«Mamma io e Irene saliamo in camera che si deve preparare per tornare a casa.»
Mi guardò con un accenno di paura negli occhi seguendomi su per le scale.
Entrai in camera mia sedendomi sul letto.
Lei restò sulla soglia con fare imbarazzato.
«Entra.» le dissi fredda.
Entrò sedendosi al mio fianco.
«Senti Jen... Mi dispiace così tanto, io non volevo farlo.» mi disse scoppiando in lacrime.
Mi sciolsi in pochi secondi e l'abbracciai.
«Shh, tranquilla. Adesso ci calmiamo e mi racconti tranquillamente tutto ciò che è successo, va bene?»
Annuí cercando di regolarizzare il respiro.
«Okay, allora, quando te ne sei andata io sono andata da Luke e abbiamo cominciato a parlare del più e del meno. La conversazione si stava facendo noiosa, lo vedevo dal suo viso, io poi quando sono nervosa ho il vizio di parlare tanto.
Ad un certo punto è arrivata la tua amica che ci ha chiesto se avevamo voglia di divertirci un po'.
Luke ha subito risposto di sì, chiedendole di cosa si trattava.
Lei ci ha mostrato una bustina di polvere bianca.
All'inizio mi sono spaventata un po', io non ho mai neanche provato a fumare una sigaretta.
Poi ho visto Luke farsi una riga e la tua amica anche e ho pensato che per una volta non sarebbe successo niente, non volevo sembrare più noiosa di quanto già fossi davanti a lui.» disse mentre altre lacrime le scendevano.
«Senti l'importante è che stai bene. Lo ammetto, sono fottutamente arrabbiata con quella cretina di Sophie, perché sapevo che ultimamente aveva cominciato ad essere strana, ma non pensavo sarebbe arrivata a tanto.
Probabilmente era già arrabbiata con me, o arrabbiata di suo per qualcosa mnj prima, però il fatto che abbia offerto cocaina ad una sedicenne lo trovo da vera cogliona.
E comunque, fattelo dire, questo Luke è davvero un coglione.»
«Mi dispiace di averti deluso e per tutto, ti ho rovinato la serata.»
«Non importa stai tranquilla, però mi sento da schifo.»
«Perché?»
«Perché è un po' come se avessi fatto del male anche a Justin oltre che a te.»
Mi posò una mano sulla spalla.
«Jen non è stata colpa tua, cosa potevi saperne? Non incolparti, e comunque Justin non verrà di certo a sapere di questa cosa, stanne certa.»
Annuii continuando a rimurginarci sopra.
«Dai comincio a prepararmi che tra poco prendo l'autobus.»
Mi disse uscendo dalla mia camera.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora