Capitolo 43

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Aprii gli occhi svegliata da un fastidioso raggio di sole.
Feci per alzarmi ma sentii il peso di un corpo sopra di me.
Accoccolato sopra il mio stomaco c'era Justin che dormiva come un bambino, con la sua solita bocca dischiusa, tratto che già avevo notato di lui.
Posai la mano sui suoi capelli accarezzandoli leggermente per evitare di svegliarlo.
Era davvero strano come le cose potevano cambiare in poco tempo.
In questo mese avevo perso una parte importante e ne avevo trovata un'altra.
Come un contrappeso.
Come se la natura sapesse che non sarei stata abbastanza forte da sopportare tutto da sola.
Non mi era mai capitato di affezionarmi ad una persona in così poco tempo.
La vita mi aveva insegnato che delle persone non ci si poteva fidare e io ero sempre sull'attenti.
Vidi il simpatico raggio di sole colpire anche il volto di Justin che si svegliò infastidito, ma che addolcì lo sguardo quando mi vide.
«Buongiorno.» sussurrò coprendosi gli occhi con una mano.
«Dormito bene?» chiesi continuando ad accarezzargli i capelli.
«Solo grazie a te.»
Sorrisi involontariamente alzando mi dal letto.
«Che ore sono?»
«Quasi le due.» risposi dopo aver conrollato il telefono.
«Oddio, per fortuna che c'eri tu allora, sennò mamma mi avrebbe buttato giù dal letto a calci già alle 11.»
«Povera Pattie, mi sa che se prima avevo qualche minima speranza di piacerle ora mi odia.»
«Ma va la, però meglio che scendiamo.» disse sfilandosi la maglietta e indossandone un'altra.
Trovammo Pattie sul divano con Irene a discutere su un programma tv.
«Ehi, guardate chi c'é la bella e il bel addormentato nel bosco. Dormito bene a quanto vedo.» disse Irene rivolgendomi un occhiolino.
Arrossii abbassando lo sguardo.
«Eravamo un po' stanchi.»
«Immagino...» disse di nuovo lei scoppiando a ridere.
«Sei stressante!» esclamò lui ridendo.
«E comunque ci terrei a precisare che quando dovrò fare qualcosa con la mia ragazza non lo farò di certo in questa casa.»
La mia ragazza.
«Che cosa vorresti insinuare su casa mia signorino? Che non è all'altezza?» disse arrabbiata Pattie.
Questa conversazione stava decisamente prendendo una piega imbarazzante.
«Okay, la prossima volta lo faremo con voi due in casa se la cosa può rendervi felici. Io e Jen andiamo a mangiare qualcosa.»
Lo seguii in cucina senza guardarlo negli occhi. Ero ancora veramente imbarazzata, non erano argomenti che affrontavo spesso, tanto meno con lui.
«Che cosa vorresti mangiare?» mi chiese.
«Ciò che vuoi. Non ho molta fame.» risposi senza troppo interesse.
«Jennifer devi mangiare, sennò mi finisci in una clinica.»
Lasciai cadere il discorso mentre cominciammo a mangiare.
Dopo aver finito tornammo in camera sua.
«Devo andare un secondo in bagno.» gli dissi.
«Vai nel mio, è quella porta.» disse indicandomela.
Uscii trovandolo con il mio telefono in mano.
«Che stai facendo?»
«Ti è arrivato un messaggio, pensavo potesse essere tua madre o qualcosa del genere.»
«Era lei?»
«No, My bae?»
«E che dice?»
«Amo scusa se ieri non ti ho raggiunto a casa tua ma ho avuto un problema con la macchina e sono arrivato direttamente in chiesa ma non ho fatto in tempo a salutarti che non c'eri più. :(
Comunque domani sera avevamo in mente di uscire, ti va di unirti? Puoi portare anche il tuo bel biondino cucciola, baci Robxxxxxxxxx.»
Mi coprii la faccia per l'imbarazzo.
«Hai già parlato di me quindi eh?» disse lui beffardo.
«E chi ti dice che sia tu?» dissi con lo sguardo serio, per poi scoppiare a ridere.
«Comunque è il ragazzo, che era con me quando mi hai fatto cadere, il mio migliore amico Rob.»
«Sono geloso.» disse mettendo su un finto broncio.
«Non ti preoccupare, è gay e oltrettutto fidanzato.»
«Che bella la vita.» disse attirandomi a sé, lasciando mi un bacio sulle labbra.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora