Capitolo 47

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Stavo guardando la televisione quando il mio telefono squillò.
Irene se ne era andata già da qualche ora.
Sperai che fosse andato tutto bene.
Presi il telefono leggendo il nome sullo schermo.
Justin.
«Ehi.» gli dissi rispondendo alla chiamata.
«Piccola. Tutto bene.»
«Si e tu?»
«Tutto bene, volevo sapere se mi volevi portare dal tuo amico alla fine stasera.» disse ridendo.
«Sí certo, mi aveva detto che mi mandava un messaggio per farmi sapere il posto, poi quando lo ricevo te lo invio. Resti da me stanotte?» chiesi speranzosa.
Avevo bisogno di passare un po' di tempo con lui.
«Certo, vado a farmi la doccia ci sentiamo dopo.»
«Okay, ciao.»
Mi mancava ancora una cosa da fare per continuare in bellezza questa giornata.
Indossai una felpa larga e dei leggins, scendendo di casa senza neanche truccarmi.
Mentre aspettai l'autobus decisi di chiamare Rob.
«Jen.» rispose al quarto squillo.
«Ehi Rob.»
«Tutto bene? Ti sento strana.»
Gli rispiegai in breve la situazione successa il giorno prima dato che si ricordava solo qualche spezzone per via dell'alcol.
«L'ho sempre detto che quella tipa era una gran stronzetta del cazzo, avresti dovuto ascoltarmi. Ma che cazzo le hai fatto? Se ne è uscita così? Io lo direi al suo ragazzo quanto è stronza, così la molla.»
«Rob te lo giuro, non le ho fatto nulla. Non lo farei mai, non sono il tipo, e poi ormai convivono da tanti mesi, non sono così stronza.»
«Beh, io sì.»
«Dai devo andare, poi ti faccio sapere.»
L'autobus si fermò proprio vicino a casa di Sophie.
Camminai per qualche metro e bussai alla sua porta.
Mi aprii struccata e in pigiama ma la cosa che mi sorprese non fu quello, ma le chiazze violacee che si sparpagliavano sul suo volto e vicino al collo.
Ero arrivata lì con l'intento di tirargli direttamente uno schiaffo in faccia ma le mie intenzioni andarono a farsi fottere nel momento in cui la vidi ridotta così.
«Sophie che cazzo ti è successo?»
«Jennifer, non ti aspettavo.» disse guardandosi intorno
«Oddio.» dissi accarezzando piano il suo viso con la mano.
«Jen io...»
«Chi era alla porta?» la interruppe qualcuno.
«E' Jennifer, ma se ne stava andando.»
Vidi Caleb avvicinarsi a lei e abbracciarla da dietro quando mi vide.
«Caleb ma che le è successo?»
«Oh è caduta dalle scale, non guarda mai dove mette i piedi.» disse sorridendomi con finta cortesia. Lei sembrò quasi ritrarsi al suo tocco.
«Okay devo andare, ci sentiamo dopo.» dissi fingendo di crederci stampandomi un sorriso in faccia.
Feci dietrofront tornando alla fermata anfora in stato di shock.
Quel bastardo figlio di troia.
Non gli ero saltata addosso solo per il fatto di essere da sola.
Feci subito uno squillo a Sophie.
Mi rispose dopo una manciata di istanti.
«Ho bisogno di parlarti, tu non puoi stare lì.» sparai prima di darle il tempo di dire qualsiasi cosa.
«Ci vediamo al bar vicino alla fermata.» disse interrompendo la telefonata.
Fissai il telefono attonita per qualche secondo.
Entrai dentro al bar ordinando due caffè e mi sedetti in un tavolino.
Dopo una decina di minuti la vidi entrare.
Indossava degli occhiali da sole e molto trucco che copriva i segni lasciando solo delle piccole ombre sul viso e sul collo.
Si sedette con calma senza dire una parola.
«Mi dispiace.» disse dopo qualche istante.
La guardai interrogativa.
«Per la storia con la tua amica.»
«Raccontami tutto dall'inizio.»
«Lo sai no che io e Caleb ormai conviviamo già da un po'. Ecco sai, all'inizio andava tutto bene, era tutto così magico, sembrava un sogno. Te ne avevo parlato di come mi faceva sentire.
Noi stavamo bene, mi portava fuori a cena, mi faceva regali.
Io uscivo spesso, sai come sono fatta, mi piace stare in compagnia e tutto.
All'inizio lui si arrabbiava, pensava avessi un altro.
Io non gli davo troppo peso, anzi, pensavo che fosse una cosa buona il fatto che fosse geloso, pensavo che volesse significare che gli importava di me e di questo mi sembra che ti avessi accennato qualcosina.
Pian piano le cose hanno cominciato a farsi più pesanti.
Una volta stavo per vedermi con una vecchia amica di scuola. Avevo un vestito, non troppo corto ma lasciava le gambe abbastanza scoperte.
Mentre stavo per uscire lui mi ha fermato e ha cominciato a dirmi che la gonna era troppo corta e ad insultarmi. Quando ho provato a ribattere mi ha tirato uno schiaffo.
Pensavo fosse un episodio singolo. Sai, quando tornai a casa mi chiese scusa.
Poi gli episodi ultimamente hanno cominciato a farsi più frequenti, a volte tornava a casa di cattivo umore e se facevo cadere una forchetta per sbaglio, spostavo qualcuno dei suoi vestiti, non aprivo la finestra, insomma le piccole cose, lui mi picchiava.
Ho cominciato a farmi di coca, sempre più spesso, almeno non sentivo il dolore, mi faceva sentire felice.
Quando siamo uscite ero arrabbiata, perché sapevo che quando sarei tornata a lui mi avrebbe ammazzata di botte perché non ero a casa e me la sono presa sia con te che con la ragazza.» disse con il volto rigato di lacrime.
«Sophie ma perché non mi hai detto nulla?»
«Non lo so, io me ne vergognavo. Credo che lui mi ami a modo suo comunque.»
«No Soph non ti ama, non può amarti una persona che ti fa una cosa del genere. Devi denuciarlo. Fai la valigia mentre non c'è e vattene, vai in un centro di disintossicazione dove potranno aiutarti.»
«Non lo so...»
«Devi farlo per te stessa, per concederti una vita migliore.» le dissi accarezzandole il braccio.

Stone Cold || Justin Bieber (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora