Quella mattina, a darmi il buongiorno, c'era un cielo coperto di fitte nuvole grigie.
Grigie. Uno specchio perfetto di come stavo io, insomma.«Buongiorno!»
La voce di Jonathan mi raggiunse dalla porta del casolare, mentre camminavo per raggiungerlo e fare colazione.
«Guarda chi è venuto a fare colazione, stamattina.» Disse ancora, facendomi strada nell'ampio salone del casolare, composto da qualche tavolo ciascuno con quattro sedie.
Alzai lo sguardo e i miei occhi si incontrarono con quelli di Harry.
Sbattei le palpebre, incredula.
Che diamine ci faceva qui?«Era da tanto che non veniva a scroccare la sua tazza di caffelatte.» Commentò Jonathan, scoccandogli un sorriso paterno. Poi sparì dietro la porta della cucina.
Non avevo mai capito se quel casolare fosse stato un tempo un ristorante o qualcosa del genere. C'era ancora il bancone con la macchinetta del caffè, ormai non più funzionante e polverosa, alcune bottiglie di alcool e un frigorifero alto, anch'esso spento e vuoto, contro il muro di fianco al bancone.
Per tutto il tempo che Jonathan restò in cucina, io e Harry rimanemmo in silenzio.
Lui stava seduto, osservando con aria assorta fuori dalle finestre che davano sulla strada principale.
Si mordicchiava distrattamente il labbro inferiore, leccandolo e torturandolo senza tregua.Avrei voluto guardare altrove anche io, ma la sua presenza non mi consentiva di concentrarmi su altro in particolare, quindi i miei occhi finivano sempre a posarsi su di lui e sul suo labbro che spariva e ricompariva tra i suoi denti.
«Ecco qua, Harry.» Disse Jonathan, posando la sua tazza di caffelatte sul tavolo.
Io presi il solito caffè e Jonathan ci portò anche dei biscotti.«Grazie.» Dicemmo insieme.
Mi voltai a guardarlo, ma Harry era troppo occupato a osservare il suo caffelatte.
Anche Jonathan lo guardò, poi mi sorrise e ci disse che andava in veranda a leggere il giornale.E così, rimanemmo soli.
Era la prima volta che lo vedevo mangiare.
Prendeva i biscotti nella mano enorme e li lasciava in ammollo nel latte per qualche secondo, poi li raccoglieva uno per volta e li mangiava in silenzio, con gli occhi fissi sul mio caffè.
Erano gesti automatici e assolutamente infantili, ma li trovai così dolci e in netto contrasto con la sua immagine di ragazzo forte e tenebroso, da risolvermi assolutamente incapace a smettere di guardarlo, mentre giravo il cucchiaino nella mia tazzina.«Giri il caffè senza averlo zuccherato?»
Mi chiese, bevendo poi un sorso di latte e mi osservò con aria divertita, seppure le sue sopracciglia fossero, come sempre, aggrottate all'inverosimile.
Premetti le labbra, rendendomi conto che aveva ragione. Non mi ero nemmeno resa conto di quel gesto.
Lasciai il cucchiaino e presi la bustina di zucchero, versandone metà nel caffè.
Ripresi a girarlo col cucchiaino, tentando di nascondere l'imbarazzo.
In pochi sorsi lo finii, anche perché detestavo il caffè tiepido.Harry mi guardò con un'espressione di finta compassione in volto e io mi accigliai, riappoggiando la tazzina al tavolo.
«Doveva essere tutt'altro che buono.» Commentò infine, sgranocchiando l'ennesimo biscotto.
Annuii. «Sì. Hai ragione.» Sorrisi imbarazzata.
Sospirando, ripresi la bustina di zucchero e ne versai un po' sul cucchiaino.
Harry ora mi stava fissando con gli occhi sbarrati.Mi levai il cucchiaino dalla bocca e sbattei le palpebre.
«Che c'è?» Gli chiesi, masticando lo zucchero tra i denti.Lui schiuse le labbra e per un attimo mi sembrò fosse in procinto a chiedermi qualcosa. Poi ci ripensò, scosse il capo e aggrottò le sopracciglia, finendo in silenzio la sua colazione.

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Howling's Lake
Lãng mạn«Qui non si tratta di aver paura della verità. Credo solamente che certi segreti siano fatti per rimanere tali.» Tutti i diritti sono riservati by ©MirianaTartari I personaggi, per quanto ispirati a persone reali, sono frutto della mia immaginazione...