t e n

92 5 1
                                    

Mi guardai attorno, lasciando che Zack aiutasse Diana ad alzarsi e raggiungere Josie che, nel frattempo si era andata a sedere sul marciapiede. Davanti a lei il ragazzo dai capelli radi osservava verso un punto della parete esterna al locale.

Mi voltai in quella direzione e vidi Harry liberarsi dalla presa di altri due suoi amici.
Gli altri tre ragazzi nel frattempo stavano scappando, correndo per la strada.

Harry mi passò di fianco a sguardo basso e raggiunse la sua moto nera.
Subito lo raggiunsi, cercando di guardarlo in faccia, ma lui, approfittando del lampione alle spalle, cercava di non voltarsi e di rimanere col viso in ombra.

«Harry, per piacere.» Lo pregai, facendolo voltare alla luce.
Gli posai le dita sulla guancia e lui socchiuse l'occhio sinistro, sotto al quale si intravedeva un enorme livido.

«Oddio, Harry.» Commentai, trattenendo il respiro. «Ti fa molto male?»
Lui scosse subito il capo e sfuggì alla mia presa, prendendo la moto per raggiungere gli altri.

Nonostante la situazione non fosse delle migliori, fui quasi felice di vedere Zack chinato sulle gambe davanti a Diana, seduta sul marciapiede.
Nella sfortuna di essere stata vittima di una mezza aggressione, ora poteva finalmente dire di aver parlato col suo tanto adorato Zack.

Lo vidi sorridere e tenderle la mano.

«Accompagno Diana a casa. Voi cosa fate dopo?» Disse, rivolgendosi agli altri quattro.

«Io pensavo di accompagnare lei e di andare a letto, domani vado a lavorare.» Disse il ragazzo dai capelli corti.

«Anche noi andiamo.» Dissero gli altri due.

Le nostre strade si divisero e io rimasi, ancora una volta, da sola con Harry.
Mi infilai le mani in tasca e lo guardai dal basso.

«Suppongo che tocchi a me accompagnarti a casa.» Commentò, grattandosi distrattamente il sopracciglio.

Deglutii. «Posso anche andare a piedi.»

In tutta risposta Harry mi fulminò con lo sguardo ed espirò dal naso, scendendo dal marciapiede con la moto.
Mi passò il casco e io salii dietro di lui, risolvendomi incapace di trattenere un sorriso aperto e sincero quando mi strinsi a lui.

«Ti ringrazio.» Dissi, levandomi il casco.

Lui annuì, senza scendere dalla moto. Il livido era davvero enorme ora che lo guardavo meglio e doveva anche fargli tremendamente male.

«Vieni dentro un attimo, ti prendo del ghiaccio.»

Harry scosse il capo. «Non ce n'è bisogno.»

Sbuffai. «Ti prego, non fare il duro con me. È enorme quel livido, se non metti subito del ghiaccio si gonfierà in men che non si dica.»

E fu così che ottenni la mia prima vittoria su Harry.
Entrammo silenziosamente nel casolare e io andai in sgabuzzino.
Abitando in un maneggio, Jonathan si teneva molto attrezzato con gli strumenti del primo soccorso.
Le cadute da cavallo potevano causare traumi e fratture anche parecchio gravi.
Presi una busta di ghiaccio secco e ne spaccai il contenuto, cercando di non fare troppo rumore.
Dopodiché tornai da Harry, seduto sulla sedia con il gomito appoggiato al tavolo.
Si passò una mano fra i capelli, quando mi vide arrivare e sbuffò.

Gli appoggiai la busta al lato del viso e lui mi guardò negli occhi, accigliandosi.

«Va meglio?» Gli chiesi.

«Se vuoi che mi si congeli la faccia...» Commentò lui alzando le sopracciglia.

Levai subito la busta dal suo viso. «Oh, giusto. Meglio trovare un panno.»
Tornai dalla cucina con la busta avvolta in un panno pulito e glielo riappoggiai sul viso.

Howling's LakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora