«Comunque, a titolo informativo... quel tizio non fa altro che guardarti il culo, ogni volta che ti trova di spalle.»
Immaginai stesse parlando di Anthony, a giudicare dal tono della voce.
Non gli andava molto a genio quell'uomo e fino a quel momento non mi era sembrato nemmeno che si fosse fatto troppi problemi a farglielo notare.«Ti ringrazio della notifica...» Commentai, sorridendo lieve e passai la parte finale della garza sotto ad un lembo della fasciatura, annodandola ad esso.
Harry si guardò brevemente la mano e la riabbassò sulla gamba, osservandomi poi a fondo negli occhi con la stessa espressione con cui aveva guardato Jonathan dopo che gli aveva portato il caffè.
Sospirai, ripensando a quel momento che avevamo vissuto nel salone del casolare.
Mi morsi il labbro e abbassai gli occhi sulla benda della sua mano.«Mi dispiace molto per quello che hai dovuto sopportare in passato.» Dissi in un sussurro e lui si accigliò, sbattendo gli occhi e abbassando lo sguardo. «Volevo solo... dirti questo.»
Lui annuì e mi guardò di nuovo negli occhi. «Non stavo cercando la compassione di nessuno, comunque... volevo solo fargli capire che doveva smetterla di parnarne.»
Io annuii, perfettamente consapevole che quanto aveva puntualizzato già lo sapevo dentro di me.
Se avesse avuto intenzione di cercare la mia compassione, mi avrebbe detto di sua madre già quando gli avevo chiesto come fosse, ricevendo come risposta un vago commento sul loro difficile rapporto.
«Come... com'è successo?» Domandai, passandomi una mano fra i capelli.
Harry prese un profondo respiro e si morse il labbro, volgendo gli occhi dai miei ad un punto oltre le mie spalle.
Vidi il suo sguardo perdersi nel vuoto ed io scossi il capo, sentendomi incredibilmente stupida per avergli porto una simile domanda.«Scusami... è chiaro che non hai voglia di...»
«Non ha mai superato la... morte di mio padre.» Mi interruppe, serrando poi le labbra e io lo guardai intensamente, schiudendo le mie.
Rimasi in silenzio, aspettando qualsiasi cosa. Che se ne andasse, che cambiasse discorso... o che andasse avanti a parlare.
Ogni opzione mi sembrava improvvisamente possibile allo stesso livello di probabilità delle altre.Finalmente parlò di nuovo, lento e con una voce bassa e roca. «Lei... soffriva di depressioni croniche.» Affermò. «Quando arrivava questo periodo, sul finire dell'estate, cadeva puntualmente in depressione.»
«Tuo padre... è venuto a mancare in questo periodo?» Domandai, scrollando le spalle e respirando lenta al suo fianco.
Annuì, guardandomi brevemente. «L'ultima volta che è caduta in depressione, non si è più ripresa. Noi... non parlavamo mai di... papà.» Mi parve di sentirlo sforzarsi per pronunciare quell'ultima parola. «Cinque anni fa, iniziò a circolare la voce che si fosse suicidato. Lei... mi aveva sempre detto che fosse morto di infarto.»
Buttai fuori l'aria dai polmoni e sentii le mie labbra aprirsi lievemente. Serrai le mani sulle mie ginocchia e abbassai gli occhi al pavimento, cercando di ignorare la fitta che era tornata a trapassarmi lo stomaco.
«La gente non sa farsi i cazzi propri.» Commentò, sospirando. Deglutì. «Iniziai comunque ad avere dei dubbi e a voler capire quanto ci fosse di vero dietro a quello che diceva la gente.»
«E hai chiesto a tua madre...» Immaginai io, osservandolo dal basso.
Annuì greve. «Abbiamo avuto una discussione davvero brutta e da allora ha iniziato a peggiorare sempre di più.» Sospirò, passandosi la mano fra i capelli. «Per stare in piedi, doveva prendere almeno il doppio dei farmaci antidepressivi che le prescriveva la sua dottoressa.» Continuò, parlando lento e con la voce incrinata da una sfumatura quasi impercettibile di tristezza.
Poi si riscosse e la sua voce tornò neutrale, senza alcun tipo di emozione leggibile in essa.

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Howling's Lake
Romance«Qui non si tratta di aver paura della verità. Credo solamente che certi segreti siano fatti per rimanere tali.» Tutti i diritti sono riservati by ©MirianaTartari I personaggi, per quanto ispirati a persone reali, sono frutto della mia immaginazione...