f i f t y - t w o

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Diana e Josie mi guardavano come se avessi appena raccontato loro la trama di un film giallo visto alla televisione.
Scossi il capo, ché se stavo cercando un consiglio da parte loro sull'intera questione, direi che l'avevo appena ricevuto, dati quegli sguardi così tesi e allarmati.
«Non posso andarci con lui...» Sussurrai, portandomi le dita fra i capelli.

«Helena, lascia che sia lui a decidere.» Disse infine Josie, fermandosi davanti all'ennesimo negozio. «Avete cominciato le ricerche insieme, no? Non puoi tagliarlo fuori, non dopo che lui si è offerto di accompagnarti da questo Arnold.» Aggiunse, sospirando. «Anche se dovessi scoprire dell'altro sui suoi genitori, pensi che poi non glielo diresti comunque?»

«Sì, ma sarebbe diverso se lo scoprisse proprio davanti a lei, ancora. Io non penso sia una buona idea...» Commentò Diana, camminando al mio fianco con i suoi quattro sacchetti colmi di vestiti, scarpe, accessori e qualsiasi altra diavoleria ritenesse fondamentale comprarsi, nonostante manchino due settimane a Natale.
«State insieme da troppo poco tempo, rischieresti di creare attriti e sappiamo tutte e tre come reagisce quel ragazzo di fronte ad essi.»

Chinai il capo, trovandomi perfettamente d'accordo con lei. Harry non sapeva ancora il ruolo di questo Arnold Finn nel quadro del tutto.
Sapeva solo che si trattava di un vecchio amico di Jonathan che in passato aveva conosciuto i miei genitori.
Ma non era al corrente del fatto che aveva lavorato come giardiniere nella villa di suo padre, prima che venisse confiscata.

Sembrava che io ed Harry non fossimo destinati ad avere un po' di tranquillità.
Ogni volta che finalmente ci avvicinavamo e che si creavano tutti i buoni propositi per cominciare una relazione, succedeva sempre qualcosa che minacciava puntualmente di allontanarci di nuovo.

Presi un profondo respiro, cercando di mettere in sordina quei pensieri almeno per il resto del pomeriggio, anche perché Diana e Josie avevano già cambiato discorso almeno una decina di volte, mentre la mia testa era rimasta arenata su quel dilemma esistenziale.
«Comunque, io lo trovo adorabile.» Commentò Diana, alzando l'ennesimo vestito della seduta di shopping. Se lo rigirava sotto gli occhi, tenendolo dalla gruccia, con lo sguardo perso dietro chissà quali pensieri. Di solito di fronte ad un nuovo vestito, la domanda da porsi è - mi piace? Lo metterò? - , ma lei no. Lei sembrava vittima di un brain storming che le causava un momentaneo stato di trance.

Aspettai che decidesse se provarlo o meno e infine, quando i suoi occhi tornarono a posarsi su di me - segno che la trance era finita - le sorrisi, annuendo.
«Come gli altri ventisette che ti sei provata finora...»

Lei ridacchiò, riabbassando l'abito e mi squadrò divertita. «Ma no, intendevo Harry...» Mi corresse, scuotendo il capo. «Sei proprio fra le nuvole oggi, Helena. Dicevo che è adorabile quando ti chiama Helly.»  Aggiunse e subito il suo sorriso intenerito si velò di malizia, mentre le sue sopracciglia scure si alzavano conferendole un'aria ammiccante. «Ti chiama così, durante l'orgasmo?»

Avvampai in un battito di ciglia, sicuramente cambiando otto tonalità di gradazioni sul volto paonazzo.
«Diana!» Esclamai, sbarrando gli occhi e sentii le labbra allontanarsi l'una dall'altra, per consentire all'ossigeno di riprendere la sua corsa verso i polmoni. Rantolai, sentendo il respiro incastrarsi e sobbalzare in una mezza risata e subito cercai di correre ai ripari, scacciando dalla mente certe immagini calde, roventi, fatte di corpi nudi e intenti a giocare e ad assaggiarsi.
Diana aveva colto nel segno: quel soprannome era nato esattamente in uno di quei momenti di intimità con Harry, per quanto non sfociassero mai in un orgasmo suo o mio.
Mi morsi le labbra, chiedendomi come dovesse risuonare il mio nome nella sua bocca in un momento così intenso e subito un brivido caldo e vibrante mi incendiò il ventre, tramortendomi.

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